tag:blogger.com,1999:blog-6060708469165954842024-03-18T21:43:24.875-07:00EN EL DESIERTONepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comBlogger231125tag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-90717775898081612352018-03-19T09:03:00.005-07:002018-03-19T09:03:57.100-07:00<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><b>La Dormizione
della Madre di Dio. Iconografia e innografia nella tradizione bizantina. <i><o:p></o:p></i></b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><b>Sollevate
le porte e accogliete la Madre dell’eterna luce. </b><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span></span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">La tradizione
bizantina ha come prima grande festa del ciclo liturgico la Natività della
Madre di Dio il giorno otto settembre, e lo conclude con la sua Dormizione e
transito in cielo il quindici agosto, quasi a volere sottolineare che per ogni
cristiano e per tutta la Chiesa la Madre di Dio rappresenta il cammino che
introduce al mistero salvifico di Cristo. In Oriente la festa della Dormizione
della Madre di Dio viene fissata come tale alla fine del VI secolo
dall’imperatore Maurizio (592-602), mentre in Occidente viene introdotta da
papa Sergio I alla fine del VII secolo. La festa del 15 agosto, nei libri liturgici
bizantini porta il titolo di “Dormizione” della Madre di Dio, e ne celebra il
transito e la sua piena glorificazione come primo frutto del mistero pasquale
di Cristo stesso. La celebrazione liturgica va preceduta il 14 da un giorno di
pre festa, e seguita da un’ottava che si conclude il giorno 23. Come spesso
abbiamo potuto vedere nella tradizione bizantina, i testi liturgici delle
grandi feste sono una lettura dell’icona della festa, o se si vuole l’icona
stessa diventa la visione, l’immagine del mistero di fede cantato dai tropari
liturgici. Nella festa della Dormizione della Madre di Dio troviamo due tropari
che sono un bel esempio di questa sinergia tra eucologia ed iconografia.
Ambedue sono due tropari dell’ufficiatura del vespro.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRWmxW4NJwe0n3-KM7tzVir1mh1WW6soe-qc0Kw3bZ7hW0tT49s4sW_sbEm844FJ-feXG1zKqf66sDdvEX-KRwMCZpOWOjDJWF4t9LjMV0okFY7_5SBIX_BvmjxZPLHPo12j5SWgrXnRM/s1600/Dormition+de+Maria.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="198" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRWmxW4NJwe0n3-KM7tzVir1mh1WW6soe-qc0Kw3bZ7hW0tT49s4sW_sbEm844FJ-feXG1zKqf66sDdvEX-KRwMCZpOWOjDJWF4t9LjMV0okFY7_5SBIX_BvmjxZPLHPo12j5SWgrXnRM/s320/Dormition+de+Maria.jpg" width="320" /></a></div>
<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt 0cm 28.25pt 56.6pt 84.9pt 113.2pt 141.55pt 169.85pt 198.2pt 226.5pt 254.8pt 283.15pt 311.45pt 339.8pt 368.1pt 396.0pt 424.75pt 453.05pt 481.4pt 509.7pt 538.0pt 566.35pt 594.65pt 623.0pt 651.3pt 679.6pt 707.95pt 736.25pt 764.6pt 792.9pt 821.2pt 849.55pt 877.85pt 906.2pt 934.5pt 962.8pt 991.15pt 1019.45pt 1047.8pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Il primo è un lungo tropario, a
seguito della glorificazione alla Santa Trinità, ed è una bella descrizione
dell’icona stessa della festa, e la presenta quasi una “celebrazione liturgica”
della sua dormizione e il suo transito in cielo. È un tropario che alterna gli
otto toni musicali della tradizione bizantina che dividono a loro volta il
testo liturgico in otto parti, cantando ognuna di queste parti in un tono
diverso, dal primo al quinto, dal secondo al sesto, dal terzo al settimo e dal
quarto all’ottavo, riprendendo il primo alla fine. Seguendo il tropario stesso troviamo
una lettura quasi descrittiva dell’icona stessa della festa: Maria, morta o
meglio addormentata, è messa nel bel mezzo dell’icona su un letto, che è un
letto funebre certamente ma anche è l’icona di un alare cristiano. Attorno ad
esso gli apostoli con diversi altri personaggi, e tra i primi, come nell’icona
dell’Ascensione di Cristo e in quella della Pentecoste, sempre Pietro e Paolo,
cioè ad indicare la presenza di tutta la Chiesa: “Gli apostoli teofori <i>(tono
primo)</i>, portati su nubi per l’aria da ogni parte del mondo, a un cenno del
divino potere, <i>(tono quinto)</i> giunti presso il tuo corpo immacolato
origine di vita, gli tributavano le più calde manifestazioni del loro amore”. Cristo
nell’icona, in mezzo a un semicerchio, con gli angeli attorno, regge nelle sue
braccia l’anima di sua Madre: <i>“</i>Le supreme potenze dei cieli <i>(tono
secondo)</i>, presentandosi insieme al loro Sovrano, <i>(tono quinto)</i>
scortano piene di timore il corpo purissimo che ha accolto Dio; lo precedono
in ascesa ultramondana e, invisibili, gridano alle schiere che stanno piú in
alto: Ecco, è giunta la Madre-di-Dio, regina dell’universo”. La presenza
degli angeli nella parte superiore dell’icona la accosta tipologicamente a
quella dell’Ascensione di Cristo, ed il tropario stesso le applica il versetto del
salmo 23, che troviamo anche in diversi tropari della festa dell’Ascensione del
Signore: “Sollevate porte…”. Come accennavo nell’icona il letto di Maria è
anche altare su cui si celebra la liturgia: gli apostoli attorno che la celebrano,
Cristo sul fondo, nell’abside, che la presiede; Pietro che incensa attorno
all’altare, quasi al momento del grande ingresso nella Divina Liturgia
bizantina: <i>“</i>Sollevate le porte <i>(tono terzo)</i>, e accoglietela con
onori degni del regno ultramondano, lei che è la Madre dell’eterna luce. (<i>tono
settimo</i>) Grazie a lei, infatti, si è attuata la salvezza di tutti i
mortali. In lei non abbiamo la forza di fissare lo sguardo, ed è impossibile
tributarle degno onore”. Maria infine, gloriosamente assunta in cielo, diventa
per tutta la Chiesa che la celebra, la grande interceditrice presso suo Figlio:
“La sua sovreminenza <i>(tono quarto)</i> eccede infatti ogni mente. (<i>tono
ottavo</i>) Tu dunque, o immacolata Madre-di-Dio, che sempre vivi insieme al
tuo Re e Figlio apportatore di vita, incessantemente intercedi perché sia preservato
e salvato da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo: noi godiamo infatti
della tua protezione, (<i>tono primo</i>) e per i secoli, con ogni splendore, ti
proclamia-mo beata”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Il
secondo tropario, sempre preso dal vespro e a </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">seguito della
glorificazione trinitaria, mette in evidenza già dall’inizio la presenza, anche
nell’icona, di tutto il collegio apostolico, con Pietro ed anche Giacomo primo
vescovo di Gerusalemme e fratello del Signore, fatto che collega la festa del
15 agosto alla Città Santa, e anche al Protovangelo di Giacomo, testo apocrifo
su cui si fondamenta in molto punti la stessa festa liturgica: “Quando te ne
sei andata, o Vergine Madre-di-Dio, presso colui che da te ineffabilmente è
nato, erano presenti Giacomo fratello di Dio e primo pontefice, insieme a
Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, e tutto il coro divino
degli apostoli: con inni teologici atti a manifestarne la divinità…”. La
Dormizione della Madre di Dio si colloca chiaramente nell’economia di salvezza
di Cristo stesso; gli apostoli diventano “celebranti” del mistero della
redenzione di Cristo per mezzo della “cura” del corpo di Colei che per mezzo di
esso divenne dimora di Dio: “…con inni teologici gli apostoli celebravano il
divino e straordinario mistero dell’economia del Cristo Dio; e prestando
le ultime cure al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, gioivano, o degna
di ogni canto”. Nella seconda parte del tropario la liturgia in qualche modo si
sposta in cielo –quasi il movimento stesso che troviamo nell’anafora
eucaristica- e tutte le schiere celesti vengono coinvolte nella lode e nella
confessione pure loro del mistero della redenzione di Cristo: “Dall’alto le
santissime e nobilissime schiere degli angeli, guardavano con stupore il prodigio
e a testa china le une alle altre dicevano: Sollevate le vostre porte, e
accogliete colei che ha partorito il Creatore del cielo e della terra;
celebriamo con inni di gloria il corpo santo e venerabile che ha ospitato il
Signore che a noi non è dato contemplare”. Notiamo i due bellissimi titoli
cristologici dati a Maria in questo testo: Colei che ha partorito il Creatore e
Colei che ha ospitato il Signore. Il tropario si conclude con l’invito alla
lode, alla liturgia, di coloro che guardiamo l’icona, che guardiamo la stessa
liturgia e che ne diventiamo anche concelebranti: “E noi pure, festeggiando la
tua memoria, a te gridiamo, o degna di ogni canto: Solleva la fronte dei cristiani
e salva le anime nostre”.</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="3"><i><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;">La Dormizione
della Vergine nella tradizione bizantina<span class="apple-converted-space"> </span></span></i></a><span style="mso-bookmark: 3;"><b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<h1 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="mso-bookmark: 3;"><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif;"><span style="font-size: large;">Sollevate le porte e accogliete<br />
la madre dell'eterna luce</span></span></span><span style="mso-bookmark: 3;"><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 24.0pt;"><o:p></o:p></span></span></h1>
<span style="mso-bookmark: 3;"></span>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;">di Manuel Nin</span></b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">La tradizione bizantina ha come
prima grande festa del ciclo liturgico la Natività della Madre di Dio l'8
settembre, e lo conclude con la sua Dormizione e transito in cielo il 15
agosto, quasi a volere sottolineare che per ogni cristiano e per tutta </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">la Chiesa la Vergine rappresenta
il cammino che introduce al mistero salvifico di Cristo.<span class="apple-converted-space"> </span>Fissata in oriente alla fine del vi
secolo e introdotta un secolo più tardi in occidente, la festa del 15 agosto
celebra il transito e la piena glorificazione della Madre di Dio come primo
frutto del mistero pasquale di Cristo, preceduta il 14 da una prefesta e
seguita da un'ottava che si conclude il 23.</span></div>
<span lang="IT"><div class="separator" style="clear: both; color: black; font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLmFcm_ImDTjc_ruIa8_quWztdj4J7bc0fqocXRjnjZctBW93c3HThSlZ4KvMuNTFsXGF9cqjxlbWbYHG622J5Rpi3o5kXGpapETyxA3SI00m__Q-j8uUcj7gmrbprKNEkXVNx0LwQ4sg/s1600/Dormition.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: justify;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="303" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLmFcm_ImDTjc_ruIa8_quWztdj4J7bc0fqocXRjnjZctBW93c3HThSlZ4KvMuNTFsXGF9cqjxlbWbYHG622J5Rpi3o5kXGpapETyxA3SI00m__Q-j8uUcj7gmrbprKNEkXVNx0LwQ4sg/s400/Dormition.jpg" width="302" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 18px;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Due tropari dell'ufficiatura del vespro esemplificano il rapporto stretto tra
eucologia e iconografia. Il primo presenta l'icona della festa come una
celebrazione liturgica della Dormizione, alternando gli otto toni musicali
della tradizione bizantina: Maria, morta o meglio addormentata, è al centro
dell'icona su un letto funebre che raffigura però anche un altare cristiano.
Attorno stanno gli apostoli con altri personaggi: tra i primi vi sono sempre
Pietro e Paolo, che indicano la presenza di tutta la Chiesa.</span></div>
</span><div style="color: black; font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Cristo, in mezzo a un semicerchio e con gli angeli attorno, regge nelle braccia
l'anima di sua madre: "Le supreme potenze dei cieli, presentandosi insieme
al loro sovrano, scortano piene di timore il corpo purissimo che ha accolto
Dio; lo precedono in ascesa ultramondana e, invisibili, gridano alle schiere
che stanno più in alto: Ecco, è giunta la Madre di Dio, regina
dell'universo". La presenza degli angeli nella parte superiore accosta
l'icona a quella dell'Ascensione di Cristo.</span></div>
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Il letto di Maria è anche altare dove si svolge la liturgia: gli apostoli
attorno che la celebrano, Cristo sul fondo, nell'abside, che la presiede;
Pietro che incensa attorno all'altare, come al momento del grande ingresso
nella Divina liturgia bizantina: "Sollevate le porte e accogliete con
onori degni del regno ultramondano lei che è la madre dell'eterna luce. Grazie
a lei, infatti, si è attuata la salvezza di tutti i mortali. In lei non abbiamo
la forza di fissare lo sguardo ed è impossibile tributarle degno onore".</span></div>
</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Maria infine, gloriosamente assunta in cielo, diventa per tutta la Chiesa che
la celebra colei che intercede presso suo figlio: "La sua sovreminenza
eccede infatti ogni mente. Tu dunque, o immacolata Madre di Dio, che sempre
vivi insieme al tuo re e figlio apportatore di vita, incessantemente intercedi
perché sia preservato e salvato da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo:
noi godiamo infatti della tua protezione, e per i secoli, con ogni splendore,
ti proclamiamo beata".</span></div>
</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Il secondo tropario mette in evidenza la presenza, anche nell'icona, di tutto
il collegio apostolico, con Pietro e Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme e
fratello del Signore. Questo collega la festa alla città santa e al
Protovangelo di Giacomo, apocrifo su cui si basa in molti punti la festa
stessa: "Quando te ne sei andata, o Vergine Madre di Dio, presso colui che
da te ineffabilmente è nato, erano presenti Giacomo, fratello di Dio e primo
pontefice, insieme a Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, e
tutto il coro divino degli apostoli".</span></div>
</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">La Dormizione della Madre di Dio si colloca chiaramente nell'economia di
salvezza di Cristo stesso; gli apostoli diventano celebranti del mistero della
redenzione di Cristo per mezzo della cura del corpo di colei che divenne dimora
di Dio: "Con inni teologici gli apostoli celebravano il divino e
straordinario mistero dell'economia del Cristo Dio; e prestando le ultime cure
al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, gioivano, o degna di ogni
canto".</span></div>
</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 13.5pt;">Nella seconda parte del tropario la liturgia in qualche modo si sposta in cielo
- è quasi il movimento che troviamo nell'anafora eucaristica - e tutte le
creature angeliche vengono coinvolte nella lode e nella confessione del mistero
della redenzione di Cristo: "Dall'alto le santissime e nobilissime schiere
degli angeli guardavano con stupore il prodigio e a testa china le une alle
altre dicevano: Sollevate le vostre porte, e accogliete colei che ha partorito
il Creatore del cielo e della terra; celebriamo con inni di gloria il corpo
santo e venerabile che ha ospitato il Signore che a noi non è dato contemplare.
E noi pure, festeggiando la tua memoria, a te gridiamo, o degna di ogni canto:
Solleva la fronte dei cristiani e salva le anime nostre".</span></div>
<o:p></o:p></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;"><br />
</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Roma</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;">
</span><b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt;">(©L'Osservatore Romano 13-14 agosto 2012)</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<br />Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-89198523478044788332018-02-09T09:50:00.004-08:002018-02-09T09:50:31.264-08:00<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">La Trasfigurazione
del Signore. Iconografia e innografia nella tradizione bizantina. <i><o:p></o:p></i></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Oggi
la natura umana riacquista la sua antica bellezza… <o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT"><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"> </span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"> <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOvWglBoQxJlPgHqvYxKpug4vhhlMUPNdJZ-7Xc9M5W2TeZdJhtxdtRD6HPSxHkyHkGI7jyXHfJqWGaSOP4JByCXZTfQJfPEbtyGFVUUm0K8OYMEamcYLlVGFLIKsYLpJdM8yFuVbhvy0/s1600/La+Trasfigurazione.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOvWglBoQxJlPgHqvYxKpug4vhhlMUPNdJZ-7Xc9M5W2TeZdJhtxdtRD6HPSxHkyHkGI7jyXHfJqWGaSOP4JByCXZTfQJfPEbtyGFVUUm0K8OYMEamcYLlVGFLIKsYLpJdM8yFuVbhvy0/s1600/La+Trasfigurazione.jpg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><br /></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"><span lang="IT">La festa della Trasfigurazione è una
delle Dodici Grandi feste del calendario bizantino; ha un giorno di pre festa
il 5 agosto, ed un’ottava che si conclude il 13 dello stesso mese. L’iconografia
della festa, già a partire dal bellissimo mosaico del VI secolo nel monastero
di Santa Caterina del Sinai, riprende la narrazione evangelica con il Signore
trasfigurato al centro, avvolto di luce, Mosè ed Elia ai lati e sotto i tre
discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni che non osano quasi a guardare la luce
abbagliante che viene dal Signore. L’ufficiatura della festa, in uno dei
tropari, fa quasi una semplice parafrasi dell'icona, come se l’innografo leggesse
l’icona componendo i suoi inni liturgici: </span><span lang="IT">“…il mistero
nascosto dall’eternità, lo ha negli ultimi tempi manifestato a Pietro,
Giovanni e Giacomo la tua tremenda trasfigurazione: essi, non sopportando il
fulgore del tuo volto e lo splendore delle tue vesti, oppressi stavano curvi
col volto a terra; nella loro estasi stupivano vedendo Mosè ed Elia che
parlavano con te di quanto ti doveva accadere. Una voce da parte del Padre
dava testimonianza, dicendo: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono
compiaciuto: ascoltatelo, egli donerà al mondo la grande misericordia”.</span></span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>La liturgia bizantina, in questa
festa, collega strettamente il mistero della trasfigurazione di Cristo alla sua
passione: nella salita sul Tabor per primo e in quella sul Calvario dopo; anche
per la presenza dei discepoli meravigliata nell’ora della trasfigurazione,
smarrita poi nell’ora della passione: “Prima che tu salissi sulla croce,
Signore, un monte ha raffigurato il cielo, e una nube lo sovrastava come tenda.
Mentre tu ti trasfiguravi e ricevevi la testimonianza del Padre, erano con te
Pietro, Giacomo e Giovanni, perché, dovendo essere con te anche nell’ora del
tradimento, grazie alla contemplazione delle tue meraviglie non temessero di
fronte ai tuoi patimenti… Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i
discepoli su un alto monte, davanti a loro ti sei trasfigurato, illuminandoli
con bagliori di potenza, volendo mostrare loro lo splendore della risurrezione…”.
La trasfigurazione quindi vuol preparare e in qualche modo rafforzare i
discepoli di fronte alla passione di Cristo, e allo stesso tempo è
prefigurazione della sua risurrezione; uno dei tropari del vespro accosta
ambedue i fatti salvifici, mettendo in parallelo la presenza della luce
abbagliante, gli angeli, il tremore della terra di fronte al Signore
trasfigurato e quindi risorto: “Prefigurando la tua risurrezione, o Cristo Dio,
prendesti con te i tuoi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni per salire
sul Tabor. E mentre tu ti trasfiguravi, o Salvatore, il monte Tabor si
ricopriva di luce. I tuoi discepoli, o Verbo, si gettarono a terra, non
sopportando la vista della forma che non è dato contemplare. Gli angeli
prestavano il loro servizio con timore e tremore; fremettero i cieli e la
terra tremò, perché sulla terra vedevano il Signore della gloria”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>La presenza di Mosè ed Elia nella
trasfigurazione la collegano anche alla teofania divina al monte Sinai, e allo
stesso tempo essi diventano testimoni della sua divino umanità: “Colui che un
tempo, mediante simboli, aveva parlato con Mosè sul monte Sinai, dicendo: Io
sono ‘Colui che È’, trasfiguratosi oggi sul monte Tabor alla presenza dei
discepoli, ha mostrato come in lui la natura umana riacquistasse la bellezza
archetipa dell’immagine. Prendendo a testimoni di una tale grazia Mosè ed
Elia, li rendeva partecipi della sua gioia, mentre essi preannunciavano il
suo esodo tramite la croce, e la salvifica risurrezione”. Quindi troviamo t<span style="color: black;">re testi veterotestamentari che sono presenti come filo
conduttore dell'esegesi della festa, collegati alla figura di Mose il primo: “</span>Colui
che un tempo aveva parlato con Mosè sul monte Sinai… trasfiguratosi oggi sul
monte Tabor<span style="color: black;">…”; ad Elia il secondo, nella sua
ascensione in 2Re 2: “</span>Mosè il veggente ed Elia, l’auriga di fuoco, che senza
bruciare ha corso i cieli, vedendoti nella nube al momento della tua
trasfigurazione, hanno attestato che tu sei, o Cristo, l’autore della Legge e
dei profeti e colui che li porta a compimento…”. A Davide il terzo nel testo
del <span style="color: black;">salmo 88,12-13: “</span>Prevedendo in Spirito la
tua venuta tra gli uomini, nella carne, o Figlio Unigenito, già da lungi Davide,
padre di Dio, convocava la creazione alla festa, esclamando profeticamente: Il
Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno...”. <span style="color: black;">La
bellezza e la gloria di Cristo trasfigurato manifestano anche la bellezza e la
gloria della natura umana che viene rinnovata, redenta dal Signore della
gloria: </span>“… oggi il Signore sul monte Tabor alla presenza dei discepoli,
ha mostrato come in lui la natura umana riacquistasse la bellezza archetipa
dell’immagine… Salito infatti su questo monte, o Salvatore, insieme ai tuoi
discepoli, trasfigurandoti hai reso di nuovo radiosa la natura un tempo oscuratasi
in Adamo, facendola passare alla gloria e allo splendore della tua divinità…”. <span style="color: black;"><o:p></o:p></span></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"><span lang="IT" style="color: black;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Il cànone del
mattutino della festa, opera di san Giovanni Damasceno (VII-VIII secoli) con
delle immagini bellissime avvicina ambedue le teofanie, quella
veterotestamentaria sul Sinai e quella neotestamentaria sul Tabor; da notare
come la roccia che sul Sinai protegge Mosè dal morire alla visione divina,
nella trasfigurazione lo protegge la stessa umanità di Cristo: </span><span lang="IT">“Mosè,
sul mare, vedendo un tempo profeticamente nella nube e nella colonna di fuoco
la gloria del Signore, esclamava: Cantiamo al nostro Redentore e Dio… Protetto
dal corpo deificato come un tempo dalla roccia, il veggente Mosè, contemplando
l’invisibile, esclamava: Cantiamo al nostro Redentore e Dio… La gloria che un
tempo adombrava la tenda e parlava con Mosè tuo servo, era figura della tua trasfigurazione…
Tu che sei il Dio Verbo, sei divenuto pienamente uomo, congiungendo nella tua
persona l’umanità alla pienezza della divinità…”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="testo02" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"><span lang="IT" style="color: windowtext;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Il collegamento tra la trasfigurazione di Cristo e la sua
passione, e la presenza di Mosè e di Elia porta infine l’innografo a riprendere
la centralità del mistero della croce di Cristo già prefigurata nei fatti
veterotestamentari: “</span><span lang="IT">Tracciando una croce, Mosè, col bastone
verticale, divise il Mar Rosso… </span><span lang="IT" style="color: windowtext;">poi lo riunì
su se stesso con frastuono… una </span><span lang="IT">verga è assunta come
figura del mistero perché, con la sua fioritura </span><span lang="IT" style="color: windowtext;">per la Chiesa un tempo sterile, è fiorito ora l’albero della
croce… o </span><span lang="IT">albero beatissimo, su cui è stato steso Cristo, Re
e Signore! Per te è caduto colui che con un albero aveva</span></span><span lang="IT" style="color: windowtext;"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif; font-size: x-small;"> ingannato, è stato adescato da Dio che nella carne in te è
stato confitto, e che dona la pace alle anime nostre”.</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p> </o:p></span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: xx-small; text-align: right;">P. Manuel Nin</span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: xx-small;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: xx-small;">Roma</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="mso-bookmark: 2;"><i><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;">La
Trasfigurazione del Signore nella tradizione bizantina<span class="apple-converted-space"> </span></span></i></span><span style="mso-bookmark: 2;"><b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b></span></div>
<h1 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="mso-bookmark: 2;"><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif;"><span style="font-size: small;">Oggi la natura umana riacquista<span class="apple-converted-space"> </span><br />
la sua antica bellezza</span></span></span><span style="mso-bookmark: 2;"><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 24.0pt;"><o:p></o:p></span></span></h1>
<span style="mso-bookmark: 2;"></span>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="color: black; font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: xx-small;">di Manuel Nin</span></span></b><span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">La festa della Trasfigurazione è una delle dodici Grandi feste del
calendario bizantino, con una prefesta il 5 agosto e un’ottava che si conclude
il 13. Già a partire dal bellissimo mosaico del vi secolo nel monastero di
Santa Caterina del Sinai, l’iconografia riprende la narrazione evangelica con
il Signore al centro, avvolto di luce, Mosè ed Elia ai lati e sotto i tre
discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni che non osano quasi guardare la luce abbagliante.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibOrDjoZlHVChENofsNSvrTjD5dIn5PYQU5DJCTZfH7B7Wks84yr1ubpIvl6__wkgDskFHZ4G8O2zk0_dQyr0Y4Dv1hONtVFSb4vh6MWNDv03h_eJqRLI6z91rawD6s7NfnBGgoWiJUSQ/s1600/Transfiguraci%25C3%25B3n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="149" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibOrDjoZlHVChENofsNSvrTjD5dIn5PYQU5DJCTZfH7B7Wks84yr1ubpIvl6__wkgDskFHZ4G8O2zk0_dQyr0Y4Dv1hONtVFSb4vh6MWNDv03h_eJqRLI6z91rawD6s7NfnBGgoWiJUSQ/s320/Transfiguraci%25C3%25B3n.jpg" width="240" /></a></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
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tropario l’ufficiatura fa quasi una parafrasi dell’icona, come se l’innografo
la leggesse: "Il mistero nascosto dall’eternità è stato negli ultimi tempi
manifestato a Pietro, Giovanni e Giacomo dalla tua tremenda trasfigurazione.
Essi, non sopportando il fulgore del tuo volto e lo splendore delle tue vesti,
oppressi stavano curvi col volto a terra; nella loro estasi stupivano vedendo
Mosè ed Elia che parlavano con te di quanto ti doveva accadere. Una voce da
parte del Padre dava testimonianza, dicendo: Questi è il mio Figlio diletto,
nel quale mi sono compiaciuto: ascoltatelo, egli donerà al mondo la grande
misericordia".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">La liturgia collega strettamente il mistero della trasfigurazione
di Cristo alla sua passione: la salita sul Tabor e quella sul Calvario, dove la
presenza dei discepoli meravigliata nell’ora della trasfigurazione viene
smarrita in quella della passione: "Prima che tu salissi sulla croce,
Signore, un monte ha raffigurato il cielo, e una nube lo sovrastava come tenda.
Mentre tu ti trasfiguravi e ricevevi la testimonianza del Padre, erano con te
Pietro, Giacomo e Giovanni, perché, dovendo essere con te anche nell’ora del
tradimento, grazie alla contemplazione delle tue meraviglie non temessero di
fronte ai tuoi patimenti. Prima della tua croce, o Signore, prendendo con te i
discepoli su un alto monte, davanti a loro ti sei trasfigurato, illuminandoli
con bagliori di potenza, volendo mostrare loro lo splendore della
risurrezione".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">Uno dei tropari del vespro accosta passione e risurrezione,
mettendo in parallelo la presenza della luce abbagliante, gli angeli, il
tremore della terra di fronte al Signore trasfigurato e risorto:
"Prefigurando la tua risurrezione, o Cristo Dio, prendesti con te i tuoi
tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni per salire sul Tabor. E mentre tu ti
trasfiguravi, o Salvatore, il monte Tabor si ricopriva di luce. I tuoi
discepoli, o Verbo, si gettarono a terra, non sopportando la vista della forma
che non è dato contemplare. Gli angeli prestavano il loro servizio con timore e
tremore; fremettero i cieli e la terra tremò, perché sulla terra vedevano il
Signore della gloria".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">La presenza di Mosè ed Elia esprime il collegamento con la
teofania sul Sinai: "Colui che un tempo, mediante simboli, aveva parlato
con Mosè sul monte Sinai, dicendo: Io sono Colui che è, trasfiguratosi oggi sul
monte Tabor alla presenza dei discepoli, ha mostrato come in lui la natura
umana riacquistasse la bellezza archetipa dell’immagine. Prendendo a testimoni
di una tale grazia Mosè ed Elia, li rendeva partecipi della sua gioia, mentre
essi preannunciavano il suo esodo tramite la croce e la salvifica
risurrezione".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">Tre testi veterotestamentari sono presenti come filo conduttore.
Il primo è collegato a Mosè: "Colui che un tempo aveva parlato con Mosè
sul monte Sinai trasfiguratosi oggi sul monte Tabor". Il secondo (2 Re, 2)
a Elia: "Mosè il veggente ed Elia, l’auriga di fuoco, che senza bruciare
ha corso i cieli, vedendoti nella nube al momento della tua trasfigurazione,
hanno attestato che tu sei, o Cristo, l’autore della Legge e dei Profeti e
colui che li porta a compimento". Il terzo (Salmi, 88, 12-13) a Davide:
"Prevedendo in Spirito la tua venuta tra gli uomini, nella carne, o Figlio
Unigenito, già da lungi Davide convocava la creazione alla festa, esclamando
profeticamente: Il Tabor e l’Ermon nel tuo nome esulteranno".<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-bidi-font-size: 13.5pt;">La bellezza e la gloria di Cristo trasfigurato manifestano anche
la bellezza e la gloria della natura umana rinnovata: "Oggi il Signore sul
monte Tabor alla presenza dei discepoli ha mostrato come in lui la natura umana
riacquistasse la bellezza archetipa dell’immagine. Salito infatti su questo
monte, o Salvatore, insieme ai tuoi discepoli, trasfigurandoti hai reso di
nuovo radiosa la natura un tempo oscuratasi in Adamo, facendola passare alla
gloria e allo splendore della tua divinità". Infine, il canone del
mattutino, opera di san Giovanni Damasceno, avvicina la teofania sul Sinai a
quella sul Tabor: "La gloria che un tempo adombrava la tenda e parlava con
Mosè tuo servo era figura della tua trasfigurazione. Tu che sei il Dio Verbo,
sei divenuto pienamente uomo, congiungendo nella tua persona l’umanità alla
pienezza della divinità".<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="color: black; font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-weight: bold;">(©L'Osservatore
Romano 5 agosto 2012)</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<br />Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-12807967422587565262018-01-26T18:16:00.004-08:002018-01-26T18:16:51.160-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: large;">La Pentecoste. </span></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Iconografia e innografia nella tradizione bizantina. <i><o:p></o:p></i></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Oggi
il Cristo illumina i pescatori con lo Spirito</span></i><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;"> e li convoca all’unità <o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> La festa della Pentecoste come festa
liturgica si celebra in tutte le liturgie cristiane il cinquantesimo giorni
dopo la Pasqua, ed è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Già
nel III secolo ne parlano Tertulliano ed Origene, e la indicano come festa celebrata
annualmente, e già nel IV secolo entra a far parte del patrimonio
teologico/liturgico delle diverse Chiese; Egeria poi ne indica la celebrazione
a Gerusalemme nella seconda metà del IV secolo. L’icona della Pentecoste normalmente
ritrae gli apostoli, in due gruppi, con Pietro e Paolo presiedendo ognuno dei
due. Si tratta soprattutto di un</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">icona liturgica; in essa gli
apostoli sono radunati come nella celebrazione della liturgia, come una
concelebrazione attorno al trono vuoto, preparato per Cristo. La presenza di
Pietro e Paolo nell’icona sottolinea la presenza di tutta la Chiesa in attesa
dello Spirito Santo e da lui stesso radunata. L’icona mette in luce come la
Chiesa nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli, in un
contesto di cui dovrebbe scaturirne anche la comunione per tutta la Chiesa, per
tutto il mondo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> I tropari dell'’ufficiatura bizantina della Pentecoste
hanno un carattere marcatamente trinitario, e diventano quasi un canto
liturgico del simbolo di fede niceno costantinopolitano. Uno di essi è nella
sua prima parte tutta una professione di fede trinitaria; quindi nella seconda
parte diventa una parafrasi del canto del Trisaghion: “Santo Dio, Santo Forte,
Santo Immortale”, letto in chiave chiaramente trinitaria: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Venite,
popoli, adoriamo la Deità trisipostatica: il Figlio nel Padre insieme al santo
Spirito. Il Padre infatti ha intemporalmente generato il Figlio coeterno e con
lui regnante, e lo Spirito santo era nel Padre, glorificato insieme al Figlio;
una sola potenza, una sola sostanza, una sola divinità che noi tutti adoriamo
dicendo: Santo Dio, che tutto hai creato mediante il Figlio, con la sinergia
del santo Spirito; Santo forte, per il quale abbiamo conosciuto il Padre e per
il quale lo Spirito santo è venuto nel mondo; Santo immortale, o Spirito
Paraclito, che dal Padre procedi e nel Figlio riposi. Triade santa, gloria a te”.
Mentre le Chiese di tradizione siriaca e le altre Chiese anticalcedoniane
leggono il Trisaghion in chiave cristologica,q uesto tropario manifesta
evidentemente la lettura trinitaria che ne fanno le Chiese di tradizione
bizantina.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> Diversi dei testi liturgici fanno tutto un parallelo tra
Babele e Pentecoste; la prima luogo di confusione e di divisione, la seconda
luogo di concordia e di lode: <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Un
tempo si confusero le lingue per l’audacia che spinse a costruire la torre, ma
ora le lingue sono riempite di sapienza per la gloria della scienza divina. Là,
Dio condannò gli empi per la loro colpa, qui il Cristo illumina i pescatori
con lo Spirito. Allora si produsse come castigo l’impossibilità di parlarsi,
adesso si inaugura la concorde sinfonia delle voci per la salvezza delle anime
nostre… Quando discese a confondere le lingue, l’Altissimo divise le genti;
quando distribuì le lingue di fuoco, convocò tutti all’unità. E noi
glorifichiamo ad una sola voce lo Spirito tutto santo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> Due dei tropari dell'ufficiatura del vespro sono un
commento dell'’icona della festa: la potenza dello Spirito Santo effusa sugli
apostoli, il dono delle lingue: </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Poiché le genti ignoravano, o
Signore, la potenza dello Spirito santissimo effusa sui tuoi apostoli, attribuivano
a ubriachezza l’alternarsi delle diverse lingue. Ma noi, che da loro siamo
stati confermati, incessantemente cosí diciamo: Il tuo santo Spirito non
togliere da noi, o amico degli uomini, te ne preghiamo… Signore, l’effusione
del tuo santo Spirito che ha colmato i tuoi apostoli, li ha resi capaci di
parlare in lingue straniere: il prodigio pareva dunque ubriachezza agli
increduli, ma, per i credenti, era apportatore di salvezza. Rendi degni anche
noi dell’illuminazione del tuo Spirito, o amico degli uomini, te ne preghiamo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> Sempre nei testi liturgici della festa, troviamo due
tropari che sono a loro volta entrati nella celebrazione quotidiana della
liturgia bizantina. Il primo è il tropario: </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Re
celeste, Paraclito, Spirito della verità, tu che ovunque sei e tutto riempi,
tesoro dei beni ed elargitore di vita, vieni ed abita in mezzo a noi, purificaci
da ogni macchia e salva, o buono, le anime nostre”; questo testo è diventato
l’invocazione iniziale dello Spirito Santo che incomincia tutte le celebrazioni
liturgiche bizantine lungo l’anno liturgico, eccetto il periodo pasquale. Il
secondo tropario: “Abbiamo visto la luce vera, abbiamo ricevuto lo Spirito
celeste, abbiamo trovato la fede vera, adorando l’indivisibile Trinità: essa
infatti ci ha salvati”; è il testo che si canta immediatamente dopo aver
ricevuto la comunione ai santi Doni del Corpo e del Sangue di Cristo. I Doni
santificati dallo Spirito Santo diventano per coloro che li ricevono luce
veritiera, fede vera e lode alla santa Trinità. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> “Benedetto sei tu, Cristo Dio
nostro: tu hai reso sapientissimi i pescatori, inviando loro lo Spirito santo,
e per mezzo loro hai preso nella rete l’universo. Amico degli uomini, gloria
a te”. Questo tropario inquadra tutta la festa della Pentecoste nella
tradizione bizantina e la sua stessa icona: grazie al dono dello Spirito Santo
i discepoli portano al mondo la buona novella: il Padre, per mezzo del Figlio
manda lo Spirito Santo alla Chiesa, a ognuno dei suoi discepoli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify; text-indent: 36.0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Se
la Pentecoste cristiana -il dono dello Spirito alla Chiesa- comincia il giorno
che ci viene descritto negli Atti degli Apostoli, essa non vi rimane chiusa, ma
continua a farsi presente -lo Spirito Santo- ogni giorno nella vita della
comunità e nella vita di ognuno dei fedeli che lo invoca con fede. L</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">epiclesi
eucaristica fatta ogni giorno sui Santi Doni è una invocazione dello Spirito
Santo sui Doni e sui fedeli: “Ancora ti offriamo questo culto spirituale e
incruento, e ti invochiamo, preghiamo e supplichiamo: manda il tuo Spirito
Santo su di noi e su questi doni a te offerti... Perché diventi, per coloro che
ne partecipano, purificazione dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">anima, remissione dei peccati,
comunione del tuo Spirito Santo, pienezza del regno, fiducia davanti a Te...”.<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="background: white; margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="4"><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;"><br /></span></a></h5>
<h5 align="center" style="background: white; margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="4"><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;">Nell'iconografia e nell'innografia della
tradizione bizantina<span class="apple-converted-space"> </span></span></a><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></h5>
<h1 align="center" style="text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Cristo illumina<br />
con lo Spirito e convoca all'unità</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 24pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></h1>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;">di Manuel Nin</span></b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiZbvn0qAS0ipBR5uxFgQF-lx4hCwiKSnO8gCQ2e1iWgY-irPqh2_iGYaNl23tZNmIGNxN7Q58zGMpv84-omBOEHCzS2LCiIBzBlfFtc5B3_pQDYI-aV-w2ZMlyXlbljwjdxWHbZQI1k4/s1600/Pentecostes.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="170" data-original-width="135" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiZbvn0qAS0ipBR5uxFgQF-lx4hCwiKSnO8gCQ2e1iWgY-irPqh2_iGYaNl23tZNmIGNxN7Q58zGMpv84-omBOEHCzS2LCiIBzBlfFtc5B3_pQDYI-aV-w2ZMlyXlbljwjdxWHbZQI1k4/s400/Pentecostes.jpg" width="317" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;">La Pentecoste è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Già nel
III secolo ne parlano Tertulliano e Origene, e la indicano come festa celebrata
annualmente. L'icona della Pentecoste normalmente ritrae gli apostoli, in due
gruppi, presieduti da Pietro e Paolo. Si tratta soprattutto di un'icona
liturgica; in essa gli apostoli sono radunati come nella celebrazione della
liturgia, come una concelebrazione attorno al trono vuoto, preparato per
Cristo. La presenza di Pietro e Paolo nell'icona sottolinea la presenza di
tutta la Chiesa in attesa dello Spirito Santo e da lui stesso radunata. L'icona
mette in luce come la Chiesa nasce in una situazione di profonda comunione tra
gli apostoli, in un contesto di cui dovrebbe scaturirne anche la comunione per
tutta la Chiesa, per tutto il mondo.</span><span style="font-size: x-small;">"Benedetto sei tu, Cristo Dio nostro: tu hai reso sapientissimi i
pescatori, inviando loro lo Spirito santo, e per mezzo loro hai preso nella
rete l'universo. Amico degli uomini, gloria a te". Questo tropario
inquadra tutta la festa della Pentecoste nella tradizione bizantina e la sua
stessa icona. Grazie al dono dello Spirito Santo i discepoli portano al mondo
la buona novella: il Padre, per mezzo del Figlio manda lo Spirito Santo alla
Chiesa, a ognuno dei suoi discepoli sparsi nel mondo.</span></div>
<span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span><br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-62995486759369762712018-01-15T08:56:00.001-08:002018-01-15T08:56:20.901-08:00<h2 style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">L’Ascensione
del Signore. Iconografia e innografia nella tradizione bizantina.<br /> </span><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">Tu che per
me come me ti sei fatto povero… </span></i></h2>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpGXF-Cw9DvCJDtJjrfe4qPSnthYoje8hCheGoMLg66JxLaTCqOGPE1X5uq1lvucBY0hQ6Gzg5Rc0j33m6vwBqMBMKDCAd6EjJL4q_xITPSnRFxePyp6r88Re0rqulN5Z_LHbJfxrTiao/s1600/Ascensione+del+Signore.+XVII+secolo.+Latakia+%2528Siria%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="252" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpGXF-Cw9DvCJDtJjrfe4qPSnthYoje8hCheGoMLg66JxLaTCqOGPE1X5uq1lvucBY0hQ6Gzg5Rc0j33m6vwBqMBMKDCAd6EjJL4q_xITPSnRFxePyp6r88Re0rqulN5Z_LHbJfxrTiao/s1600/Ascensione+del+Signore.+XVII+secolo.+Latakia+%2528Siria%2529.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">La festa dell’Ascensione del Signore si
celebra il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, cioè il giovedì della
sesta settimana di Pasqua. L</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">icona della festa
riprende due testi del Nuovo Testamento: Lc 24,50-53: <i>Poi il Signore
condusse i discepoli fuori e alzate le mani li benedisse. Mentre li benediceva,
si staccò da loro e fu portato verso il cielo...</i> e Atti 1,9-11: <i>ecco due
uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Questo Gesù che è
stato assunto di tra voi... tornerà un giorno... </i>Si tratta senz’altro
dell'icona dell'Ascensione del Signore, ma anche l’icona della sua seconda
venuta. L</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">immagine è divisa
in due parti ben distinte: quella superiore dove si vede Cristo assiso su un
trono, ascendente e immobile nella sua gloria, sostenuto da due angeli. Nella
parte inferiore l’icona colloca la Madre di Dio in mezzo ai discepoli, tra cui
c’è Pietro a destra e Paolo a sinistra, e due angeli in bianche vesti. L</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">icona dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Ascensione –e la
stessa festa dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Ascensione come
vedremo nei testi liturgici- contempla Cristo nel suo innalzarsi, sostenuto
dagli angeli. Quindi dalla sua Ascensione fino al suo ritorno Cristo Signore presiede
la sua Chiesa -nell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">icona questo è
molto evidente; Lui dal suo trono presiede la Chiesa formata dagli apostoli,
presiede la preghiera della Chiesa. L</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">atteggiamento di
Maria nell’icona è sempre lo stesso: la preghiera. Lei no guarda in alto -in
quasi nessuna icona dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Ascensione-, ma
guarda di fronte, essa stessa guarda la Chiesa per ricordarle la necessità
della veglia, dell'’attesa, della preghiera. Icona dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Ascensione di Cristo, ma anche l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">icona della Chiesa nata dalla croce di Cristo: nell’icona
su potrebbe anche legere una croce formata dall’asse verticale da Cristo a Maria,
e l’asse orizzontale che percorre le teste degli angeli in bianche vesti e gli
apostoli stessi; icona della Chiesa che vive da e nella preghiera della
comunità e dalla testimonianza degli apostoli, mentre è nella attesa del
ritorno del suo Signore. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> L’icona
dell'Ascensione e i testi dell'ufficiatura della festa sottolineano come il
Signore, ascendendo in cielo esalta l’umanità da noi assunta: “Tu che, senza
separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesú, hai vissuto sulla terra come
uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando,
compassionevole, la nostra natura caduta, l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per
questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio,
estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli
uomini…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> L’Ascensione
del Signore nei testi della liturgia della festa è sempre pegno della sua
promessa e della missione dello Spirito Santo. L’icona della festa della Pentecoste
infatti riprenderà quasi uguale la parte inferiore dell'icona dell'Ascensione: in
ambedue vediamo la Madre di Dio e gli apostoli in atteggiamento di preghiera
contemplando il Cristo ascendente; la Madre di Dio e gli apostoli, la Chiesa
stessa in atteggiamento di preghiere per ricevere il dono dello Spirito Santo: “Il
Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno
preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli
vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">eternità, nel suo seno dimora… Signore, quando
gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel pianto, pieni di
tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O Sovrano, non
lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua tenera
compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare
le anime nostre…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Tutta
l’economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo di
Dio, viene riassunto in uno dei tropari del vespro, che lo presenta con
l’immagine della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">“Signore, compiuto il mistero
della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito sul Monte
degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo. O tu che
per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri
allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime
nostre”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Uno dei
tropari dell'ufficiatura del vespro canta l’ascensione del Signore servendosi
del salmo 23 nella sua forma dialogica, così come lo troviamo anche nella
stessa notte di Pasqua nella liturgia bizantina: “Mentre
tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti
vedevano, si gridavano l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">un l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte,
il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria. Ma
perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne. E tu, dopo
esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai inviato lo
Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Icona
e festa dell'Ascensione del Signore; icona e festa della sua seconda venuta. Diversi dei testi del mattutino della
festa sottolineano questo doppio aspetto, commentando quasi iconograficamente
l’uno e l’altro: </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">“Uccisa la
morte con la tua morte, o Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei
salito al santo Monte degli Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o
Cristo, portato da una nube… Agli apostoli che
continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea, perché restate
sbigottiti per l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">ascensione del Cristo, datore di vita? Così egli
stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale giustissimo
Giudice</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">…”. Il tropario della festa raccoglie i
diversi aspetti della festa stessa: “Sei asceso nella
gloria, o Cristo Dio nostro, rallegrando i discepoli con la promessa del Santo
Spirito: essi rimasero confermati dalla tua benedizione, perché tu sei il
Figlio di Dio, il Redentore del mondo”. <span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Roma<o:p></o:p></span></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="2"><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;">L'Ascensione
del Signore nella tradizione bizantina<span class="apple-converted-space"> </span></span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></b></div>
<h1 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">E gli angeli magnificano<br />
il tuo amore per noi</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 24pt;"><o:p></o:p></span></h1>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT"><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">L'Ascensione
del Signore si celebra il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, cioè il
giovedì della sesta settimana di Pasqua. L'icona è anche quella della sua
seconda venuta. L'immagine è divisa in due parti ben distinte. Nella superiore
si vede Cristo su un trono, ascendente e immobile nella sua gloria, sostenuto
da due angeli. In quella inferiore l'icona colloca la Madre di Dio in mezzo ai
discepoli, tra cui Pietro a destra e Paolo a sinistra, e due angeli in bianche
vesti.<br />
Cristo presiede la Chiesa formata dagli apostoli e la sua preghiera dall'Ascensione
fino al suo ritorno. Nell'icona questo è molto evidente, e l'atteggiamento di
Maria è sempre lo stesso: la preghiera. Lei non guarda in alto, ma di fronte:
per ricordare alla Chiesa la necessità della veglia, dell'attesa, della
preghiera. Ma l'icona è anche immagine della Chiesa nata dalla croce di Cristo,
suggerita dal disegno della croce formata dall'asse verticale che va da Cristo
a Maria e dall'asse orizzontale che separa gli angeli dagli apostoli:
rappresentazione della Chiesa che vive nella preghiera e della testimonianza
degli apostoli mentre è nell'attesa del ritorno del suo Signore.<br />
I testi dell'ufficiatura sottolineano come il Signore, ascendendo in cielo
esalta l'umanità: "Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo
Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso
nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai
fatta sedere con te accanto al Padre. Per questo le celesti schiere degli
incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da
tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini".<br />
L'Ascensione del Signore nei testi liturgici della festa è sempre pegno della
sua promessa e della missione dello Spirito Santo: "Il Signore è asceso ai
cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono,
le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di
sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora.
Signore, quando gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel
pianto, pieni di tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O
Sovrano, non lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua
tenera compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per
illuminare le anime nostre".<br />
Tutta l'economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo
di Dio, è riassunto in un tropario del vespro, che lo presenta con l'immagine
della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: "Signore, compiuto
il mistero della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito
sul Monte degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo.
O tu che per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri
allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime
nostre".<br />
Un altro tropario del vespro si serve del salmo 23, come nella notte di Pasqua:
"Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti
che ti vedevano, si gridavano l'un l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il
forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della
gloria. Ma perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne.
E tu, dopo esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai
inviato lo Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre".<br />
Ascensione del Signore e sua seconda venuta. Diversi testi del mattutino
sottolineano questo doppio aspetto: "Uccisa la morte con la tua morte, o
Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei salito al santo Monte degli
Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o Cristo, portato da una nube. Agli
apostoli che continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea,
perché restate sbigottiti per l'ascensione del Cristo, datore di vita? Così
egli stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale
giustissimo giudice".</span><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background: #DDDD99; font-family: "Georgia",serif;"><br />
</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif;"><span style="font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif;"><span style="font-size: x-small;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif;"><span style="font-size: x-small;">Roma</span><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-15640455464804977162018-01-02T06:28:00.001-08:002018-01-02T06:35:43.106-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 16.0pt;">L’Annunciazione del Signore.
Iconografia e innografia nella tradizione bizantina. <o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 16.0pt;">Oggi Colui che non ha carne,
prende carne da Maria…. <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt -.1pt 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.1pt 432.0pt; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMAElj1xg7HVidm-edoMaBNIOa2qULoIaX2S2lMwMj8YcAGAoolhIqSSo2bgiL3AhqZ_nXJOCeUDp2sKs9S4WxeLLKIzVZaHU2jGloG9ok56uA_3tTKRKq744Xh1BtE5E4d__OYnK1Y-Q/s1600/Annunciazione.+Cipro+XVII+secolo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="320" data-original-width="296" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMAElj1xg7HVidm-edoMaBNIOa2qULoIaX2S2lMwMj8YcAGAoolhIqSSo2bgiL3AhqZ_nXJOCeUDp2sKs9S4WxeLLKIzVZaHU2jGloG9ok56uA_3tTKRKq744Xh1BtE5E4d__OYnK1Y-Q/s1600/Annunciazione.+Cipro+XVII+secolo.jpg" /></a></div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La festa dell’Annunciazione della
Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria, ha il suo fondamento biblico
nei Vangeli, specialmente in quello di Luca, ed è l’unica grande festa che
troviamo lungo la Quaresima nella tradizione bizantina. Si tratta di una antica
festa cristiana, introdotta in ambito costantinopolitano attorno al 530.
L’icona della festa è molto semplice e si potrebbe dire essenziale, e contiene
i due personaggi della narrazione evangelica: l’arcangelo Gabriele in
atteggiamento annunziante, recando nelle mani uno scettro regale, e la vergine
Maria in atteggiamento accogliente della parola dell'arcangelo, del Verbo di
Dio, con una o le due mani alzate in gesto di preghiera. Dall’alto dell'icona
al centro un raggio che si triplica con una colomba al centro scendendo su
Maria indica la forza di Dio che la copre con la sua ombra.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> L’iconografia del 25 marzo viene
cantata dalla stessa innografia liturgica della festa. Tutti i tropari sono
quasi dei dialoghi tra l’arcangelo Gabriele e Maria. Soprattutto nei tre primi tropari
dell’ufficiatura del vespro troviamo come una lettura liturgica
dell'’iconografia della festa. Nel primo dei tropari l’arcangelo saluta la
vergine con sette “gioisci” che introducono tutta una serie di temi
cristologici presi da immagini dell’Antico Testamento: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">“Per rivelarti l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">eterno consiglio, si
presentò Gabriele, o Vergine, salutandoti e così parlando: Gioisci, terra non
seminata; gioisci, roveto incombusto; gioisci, abisso imperscrutabile; gioisci,
ponte che fa passare ai cieli e scala elevata contemplata da Giacobbe; gioisci,
divina urna della manna; gioisci, liberazione dalla maledizione; gioisci,
ritorno di Adamo dall</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">esilio…”. Tutta una serie
di immagini che troviamo poi più sviluppate nell’inno Akathistos, collegato
anch’esso alla festa dell'’Annunciazione. La presenza unica di Gabriele nell’indirizzarsi,
nel parlare alla vergine, viene contrastata dal secondo dei tropari dove si
sviluppa la risposta di Maria; manifesta lo stupore davanti alle parole di
colui, l’arcangelo, che gli appare sotto forma quasi umana. Maria stessa
applica a se stessa le immagini prese dai salmi e che vengono applicate al
mistero dell'’incarnazione del Verbo di Dio: “Mi appari come uomo, disse la
Vergine incorrotta al principe dell</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">esercito celeste: come
dunque pronunci parole che oltrepassano l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">uomo? Mi hai detto infatti
che Dio sarà con me e prenderà dimora nel mio grembo: ma, dimmi, come potrò
divenire ampio spazio e luogo di santità per colui che cavalca i cherubini? Non
trarmi in inganno: non ho conosciuto piacere, sono estranea a nozze, come
dunque partorirò un figlio?” Risposta di Maria diventa professione di fede
della stessa Chiesa nell’incarnazione del Verbo di Dio. Il terzo tropario del
vespro quindi riprende sia la risposta dell'arcangelo sia l’assenso della Madre
di Dio: “Quando Dio vuole, l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">ordine della natura è
superato, rispose l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">incorporeo, e si opera ciò
che oltrepassa l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">uomo. Credi alle mie veraci
parole, o santissima più che immacolata. Ed essa esclamò: Mi avvenga dunque,
secondo la tua parola, e io partorirò colui che non ha carne, che da me
prenderà la carne per ricondurre l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">uomo, grazie a questa
unione, alla dignità antica: egli è il solo potente”. Notiamo la bella
espressione cristologica messa nelle labbra di Maria: “colui che non ha carne…
da me prende carne…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> L’ultimo dei tropari della prima parte del vespro mette
in bocca dell'’arcangelo la meditazione dell'incarnazione del Verbo di Dio a
partire da immagini quasi opposte l’una all’altra e prese tutte da testi veterotestamentari:
“Fu mandato dal cielo l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">arcangelo Gabriele ad
annunciare alla Vergine il concepimento. Giunto a Nazaret, rifletteva in se
stesso sul prodigio e ne era sbigottito: Dunque l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">inafferrabile che è nel più
alto dei cieli nasce da una vergine! Colui che ha il cielo per trono e la terra
come sgabello si rinchiude nel grembo di una donna! Colui che i serafini dalle
sei ali e i cherubini dai molti occhi non possono fissare, si compiace di
incarnarsi da lei in virtú della sola parola. Colui che qui è presente è il
Verbo di Dio. Che attendo dunque, perché non parlo alla fanciulla? Gioisci,
piena di grazia, il Signore è con te; gioisci, Vergine pura; gioisci sposa
senza nozze; gioisci, Madre della vita…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"> Ancora dell'’ufficiatura del vespro abbiamo l’ultimo dei
tropari, opera di sant’Andrea di Creta (VII-VIII sec.), e che diventa una lunga
contemplazione della icona stessa della festa, collegandola con tutta
l’economia di Dio nel suo amore verso l’uomo, da Adamo fino al Verbo incarnato.
In primo luogo troviamo il tema della liberazione di Adamo ed Eva, che a sua
volta un preannuncio della vittoria pasquale di Cristo stesso: “Adamo è
rinnovato; Eva è liberata dalla tristezza di prima…”. Poi il tema della
divinizzazione dell'’uomo: “…la dimora della nostra stessa sostanza, deificata
da ciò che ha concepito, è divenuta tempio di Dio. O mistero! Ignoto il modo
del divino annientamento, ineffabile il modo del concepimento…”. Quindi la
professione di fede trinitaria; l’Incarnazione del Verbo coinvolge tutta la
Trinità, presente nell’icona attraverso il triplice raggio che scende
dall’alto: “Le realtà della terra si congiungono a quelle del cielo… Un angelo
è ministro del prodigio; un grembo verginale accoglie il Figlio; lo Spirito Santo
viene inviato; il Padre dall</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">alto esprime il suo
beneplacito, e si opera questo incontro per il loro comune volere…”. La natura
umana, assunta dal Verbo nella sua incarnazione, viene innalzata e salvata: “In
esso e per esso salvàti, ad una sola voce con Gabriele, acclamiamo alla
Vergine: Gioisci, o piena di grazia dalla quale ci viene la salvezza, Cristo
Dio nostro che, assunta la nostra natura, a sé l</span><span lang="IT" style="font-family: "wp typographicsymbols"; font-size: 12pt; line-height: 115%;">=</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">ha innalzata…”.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: x-small;">Roma</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></b>
<br />
<h1 align="center" style="text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;"><span style="font-size: large;">Colui che non ha carne prende carne da Maria</span><o:p></o:p></span></h1>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">di <span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">Manuel
Nin</span><o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirPxQUhS87i_j2IhDyq9kxbnAzdqnC088UIbsNn5VHmfWVkAvyJpVynVvVwBcN4QtimIpZgJ2nI9Rm_4fEQUUtU-7hsJqM3iGG6hSVdaIL_p0hh_YHTZcxYq0wuYXjilFrs-ebNHOpxlU/s1600/annunciazione.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirPxQUhS87i_j2IhDyq9kxbnAzdqnC088UIbsNn5VHmfWVkAvyJpVynVvVwBcN4QtimIpZgJ2nI9Rm_4fEQUUtU-7hsJqM3iGG6hSVdaIL_p0hh_YHTZcxYq0wuYXjilFrs-ebNHOpxlU/s320/annunciazione.jpg" width="320" /></a></div>
<!--[if gte vml 1]><v:shape id="_x0000_s1026"
type="#_x0000_t75" alt="annunciazione" style='position:absolute;left:0;
text-align:left;margin-left:.4pt;margin-top:68.3pt;width:279.3pt;height:209.8pt;
z-index:-251657216;mso-position-horizontal-relative:text;
mso-position-vertical-relative:text;mso-width-relative:page;
mso-height-relative:page' wrapcoords="-64 0 -64 21515 21600 21515 21600 0 -64 0">
<v:imagedata src="file:///C:/Users/Bangho/AppData/Local/Temp/msohtmlclip1/01/clip_image003.jpg"
o:href="https://chiesacattolica.ilcattolico.it/images/stories/desktop/annunciazione.jpg"/>
<w:wrap type="through"/>
</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La festa dell’Annunciazione della
Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria, ha il suo fondamento biblico
nei Vangeli, specialmente in quello di Luca, ed è l’unica grande festa che
troviamo lungo <st1:personname productid="la Quaresima" w:st="on">la Quaresima</st1:personname>
nella tradizione bizantina. Si tratta di un’antica festa cristiana, introdotta
in ambito costantinopolitano attorno al 530. L’icona della festa è molto
semplice e si potrebbe dire essenziale; contiene i due personaggi della
narrazione evangelica: l’arcangelo Gabriele in atteggiamento annunziante,
recando nelle mani uno scettro regale, e la vergine Maria in atteggiamento
accogliente della parola dell’arcangelo, del Verbo di Dio, con una o le due
mani alzate in gesto di preghiera. Dall’alto dell’icona al centro un raggio che
si triplica con una colomba al centro scendendo su Maria indica la forza di Dio
che la copre con la sua ombra.<o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">L’iconografia
del 25 marzo viene cantata dalla stessa innografia liturgica della festa. Tutti
i tropari sono quasi dei dialoghi tra l’arcangelo Gabriele e Maria. Soprattutto
nei tre primi tropari dell’ufficiatura del vespro troviamo come una lettura
liturgica dell’iconografia della festa. Nel primo dei tropari l’arcangelo
saluta la vergine con sette “gioisci” che introducono tutta una serie di temi
cristologici presi da immagini dell’Antico Testamento: «Per rivelarti l’eterno
consiglio, si presentò Gabriele, o Vergine, salutandoti e così parlando: Gioisci,
terra non seminata; gioisci, roveto incombusto; gioisci, abisso
imperscrutabile; gioisci, ponte che fa passare ai cieli e scala elevata
contemplata da Giacobbe; gioisci, divina urna della manna; gioisci, liberazione
dalla maledizione; gioisci, ritorno di Adamo dall’esilio». Tutta una serie di
immagini che troviamo poi più sviluppate nell’inno Akathistos, collegato
anch’esso alla festa dell’Annunciazione. La presenza unica di Gabriele
nell’indirizzarsi, nel parlare alla vergine, viene contrastata dal secondo dei
tropari dove si sviluppa la risposta di Maria; manifesta lo stupore davanti
alle parole di colui, l’arcangelo, che gli appare sotto forma quasi umana.
Maria stessa applica a se stessa le immagini prese dai salmi e che vengono
applicate al mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio: «Mi appari come uomo,
disse <st1:personname productid="la Vergine" w:st="on">la Vergine</st1:personname>
incorrotta al principe dell’esercito celeste: come dunque pronunci parole che
oltrepassano l’uomo? Mi hai detto infatti che Dio sarà con me e prenderà dimora
nel mio grembo: ma, dimmi, come potrò divenire ampio spazio e luogo di santità
per colui che cavalca i cherubini? Non trarmi in inganno: non ho conosciuto
piacere, sono estranea a nozze, come dunque partorirò un figlio?». <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La
risposta di Maria diventa professione di fede della stessa Chiesa
nell’incarnazione del Verbo di Dio. Il terzo tropario del vespro quindi
riprende sia la risposta dell’arcangelo sia l’assenso della Madre di Dio:
«Quando Dio vuole, l’ordine della natura è superato, rispose l’incorporeo, e si
opera ciò che oltrepassa l’uomo. Credi alle mie veraci parole, o santissima più
che immacolata. Ed essa esclamò: Mi avvenga dunque, secondo la tua parola, e io
partorirò colui che non ha carne, che da me prenderà la carne per ricondurre
l’uomo, grazie a questa unione, alla dignità antica: egli è il solo potente».
Notiamo la bella espressione cristologica messa nelle labbra di Maria: «colui
che non ha carne (...) da me prende carne». <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">L’ultimo
dei tropari della prima parte del vespro mette in bocca dell’arcangelo la
meditazione dell’incarnazione del Verbo di Dio a partire da immagini quasi
opposte l’una all’altra e prese tutte da testi veterotestamentari: «Fu mandato
dal cielo l’arcangelo Gabriele ad annunciare alla Vergine il concepimento.
Giunto a Nazaret, rifletteva in se stesso sul prodigio e ne era sbigottito:
Dunque l’inafferrabile che è nel più alto dei cieli nasce da una vergine! Colui
che ha il cielo per trono e la terra come sgabello si rinchiude nel grembo di
una donna! Colui che i serafini dalle sei ali e i cherubini dai molti occhi non
possono fissare, si compiace di incarnarsi da lei in virtú della sola parola.
Colui che qui è presente è il Verbo di Dio. Che attendo dunque, perché non
parlo alla fanciulla? Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te; gioisci, Vergine
pura; gioisci sposa senza nozze; gioisci, Madre della vita». <o:p></o:p></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Ancora
dell’ufficiatura del vespro abbiamo l’ultimo dei tropari, opera di sant’Andrea
di Creta (<span style="font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">VII-VIII</span> secolo), e che
diventa una lunga contemplazione della icona stessa della festa, collegandola
con tutta l’economia di Dio nel suo amore verso l’uomo, da Adamo fino al Verbo
incarnato. In primo luogo troviamo il tema della liberazione di Adamo ed Eva
che, a sua volta, è un preannuncio della vittoria pasquale di Cristo stesso:
«Adamo è rinnovato; Eva è liberata dalla tristezza di prima». Poi il tema della
divinizzazione dell’’uomo: «la dimora della nostra stessa sostanza, deificata
da ciò che ha concepito, è divenuta tempio di Dio. O mistero! Ignoto il modo
del divino annientamento, ineffabile il modo del concepimento». Quindi la
professione di fede trinitaria; l’Incarnazione del Verbo coinvolge tutta <st1:personname productid="la Trinità" w:st="on">la Trinità</st1:personname>, presente
nell’icona attraverso il triplice raggio che scende dall’alto: «Le realtà della
terra si congiungono a quelle del cielo (...) Un angelo è ministro del
prodigio; un grembo verginale accoglie il Figlio; lo Spirito Santo viene
inviato; il Padre dall’alto esprime il suo beneplacito, e si opera questo
incontro per il loro comune volere». La natura umana, assunta dal Verbo nella sua
incarnazione, viene innalzata e salvata: «In esso e per esso salvàti, ad una
sola voce con Gabriele, acclamiamo alla Vergine: Gioisci, o piena di grazia
dalla quale ci viene la salvezza, Cristo Dio nostro che, assunta la nostra
natura, a sé l’ha innalzata».<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">Pontificio Collegio Greco</span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: x-small;">Roma</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-14116597021187914042017-12-21T19:33:00.000-08:002017-12-21T19:33:13.917-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">Gli Inni
sul Digiuno di sant’Efrem di Nisibi. <o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">Oggi digiuna
la nostra bocca e digiuna anche il nostro cuore. <o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt -.1pt 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.1pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">La traduzione italiana degli <i>Inni
sul digiuno </i>di sant'Efrem il Siro apparsa nel 2011, ci offre l'occasione di
approfondire alcuni aspetti dell'opera del diacono siro assai importanti per
poter capire la teologia, la liturgia, la spiritualità di una Chiesa orientale nella
seconda metà del IV secolo. La collezione di <i>Inni sul digiuno</i> di Efrem
di Nisibi è composta da una decina di testi poetici, con una sorta di appendice
che contiene altri quattro inni, di autenticità più dubbiosa. </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 28.2pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Tutti gli <i>Inni </i>di questa raccolta
hanno una chiara unità tematica che fa di essi quasi un <i>unicum</i>
nell'opera efremiana: il loro nucleo ispiratore comune è costituito infatti dal
digiuno, considerato, quest'ultimo, sotto angolature diverse. Anzitutto Efrem mette
in rilievo il modello del digiunante, Cristo stesso, che lo ha osservato per
quaranta giorni nel deserto: “<span style="letter-spacing: -.15pt;">Questo è il
digiuno del Primogenito, l’inizio dei suoi trionfi. Rallegriamoci della sua
venuta! Con il digiuno, infatti, egli ottenne la vittoria, sebbene in ogni modo
potesse ottenerla. A noi mostrò la forza che è celata nel digiuno, che vince
tutto. Con esso, infatti, si sconfigge colui che, con il frutto, sconfisse
Adamo: pure con avidità l’inghiottì! Benedetto sia il Primogenito, che eresse
il muro del suo grande digiuno attorno alla nostra debolezza”. Il digiuno di
Cristo nel deserto viene così collegato con quello dei cristiani nel periodo
che precede la celebrazione della vittoria di Cristo sulla morte e la sua
risurrezione. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Nei diversi inni,
Efrem predilige come esempi di digiunanti molti personaggi dell'Antico
Testamento. Essi sono presentati sia come modelli per i cristiani sia come
figure e precursori di Cristo stesso. Nello stesso tempo, </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">per esaltare il digiuno come un “frutto
bello”, che può tuttavia diventare guasto se non è praticato con la più sincera
ispirazione, <span style="letter-spacing: -.15pt;">l'autore si serve anche di
immagini tratte dalla natura che lo circonda: “</span></span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Osserva la natura, nel caso in cui siano stati
contaminati frutti allettanti in qualcosa infetto! Il nostro senso ne prova
disgusto, (anche) una volta che siano stati ben lavati”. Oppure, allo stesso
scopo esortativo, Efrem si avvale anche di immagini proprie della realtà
quotidiana della vita: “Benedetto colui che ci donò un’immagine, in cui, se ben
guardiamo, si trova lo specchio per la nostra invisibile unità. Vediamola, miei
fratelli, nei simboli delle cose visibili. Osserviamo il caglio: se è immesso
nel latte liquido, non cola più la sua liquidità, poiché si rapprende insieme
alla forza coagulante. Benedetto sia colui che ci donò l’amore, che innesta una
forza invisibile nella nostra debolezza”. Nei testi di Efrem scorre dunque
tutta una serie di bellissime immagini che ci mostrano la sua capacità di
guardare e penetrare a fondo il mondo creato, la sua capacità di vedere i
simboli che in esso si nascondono e di cui servirsi come saggi ammaestramenti: “Esaminate
(gli effetti) della carne su un volatile! Se ne mangia una grande quantità essa
fiacca la sua ala appesantendola, ed esso non può volare, come in precedenza.
Se l’aquila che (vola) più (in) alto di tutti è stata troppo vorace, non può
più librarsi nell’aria nel modo di (prima). Poiché un (organismo) leggero, con
(la carne), aumenta il suo peso, quanto più uno pesante, che ne mangia, sarà
appesantito”. </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">In questi Inni Efrem
presenta il digiuno come vittoria di Cristo su colui che vinse a sua volta
Adamo col frutto dell'albero. Il digiuno di Cristo stesso nel deserto precederà
la sua vittoria contro il nemico: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Questo è il
digiuno a causa del quale l’avidità dimise i popoli sulla cima del monte.
Rivestito (dei) digiuni egli vinse l’Avido, che s’era rivestito (del) cibo
della stirpe di Adamo. Il capo dei vittoriosi ci diede la sua arma e fu elevato
alle altezze per divenire osservatore (attento delle nostre battaglie). Chi non
correrà all’armi con cui Dio ottenne la vittoria? È vergognoso, miei fratelli,
soccombere con l’arma, che vinse e rese vittorioso tutto il creato!”.</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"> Il digiuno quindi è l'arma con cui il
Signore stesso ottenne la vittoria contro il nemico. La vittoria ottenuta col
digiuno deve rendere l'uomo attento a non cadere di nuovo nelle mani del nemico
che, con astuzia, getta le sue trappole e tende a sua volta le sue armi: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Non date credito, o semplici, all’Ingannatore, che
deruba i digiunanti! Infatti, chi vede astenersi dal pane, (l’Ingannatore) lo
riempie di collera; a chi vede in preghiera insinua un pensiero dopo l’altro e,
furtivamente, gli sottrae dal cuore la preghiera della sua bocca. Nostro
Signore, donaci l’occhio (in grado) di vedere come (quegli) derubi la verità
con frode”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Il digiuno ancora
è presentato da Efrem come vittoria che porta il cristiano alla purificazione e
alla visione di Dio; qui troviamo un tema caro a Efrem e agli autori siriaci a
lui posteriori, quello della purezza di cuore che conduce, quale culmine d’un
cammino di elevazione spirituale, alla visione di Dio. Questo è il gradino più
alto che l'uomo può attingere: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Questo è il
digiuno che eleva in alto: sorse dal Primogenito per elevare in alto i piccoli.
Per chi è accorto il digiuno è motivo di gioia, vedendo quanto sia stato
elevato in alto. Il digiuno purifica invisibilmente l’anima, perché possa
contemplare Dio ed elevarsi alla sua visione…”.<i> </i></span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Nello stesso tempo, però, Efrem non
esita a biasimare il digiuno compiuto nell'ignoranza, perché non porta alla
“visione” ma alla “cecità” chi lo pratica, fino ad uccidere il vero Agnello
pasquale: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Venite, ricordiamo,
digiunando, cosa fecero gli stolti durante i loro digiuni! (…) A Pasqua
uccisero il Signore della Pasqua. Nella festa immolarono il Signore delle
feste. (…) leggevano senza capire e spiegavano senza percepirne (il senso)!
Lessero nelle Scritture; (lo) appesero sul legno. Le figure nei libri; la
verità sul legno. Crocifissero l’Agnello di verità e (lo) appesero (…) (Lo)
avevano crocifisso i ciechi, che si accesero d’invidia e, disorientati,
errarono. (…) In mezzo ai crocifissori visibili stava una comunità spirituale,
invisibilmente”. Inoltre Efrem, offre una bella lettura simbolico-mistagogica
dei fatti anticotestamentari letti alla luce del Nuovo Testamento: “Mosè stava
(là) con le sue braccia stese e il suo bastone sul petto. Stupore sulla cima
del monte: steso il braccio e il bastone innalzato, come sul Golgota. Un loro
testimone esclamò a loro riguardo: questo simbolo ha vinto Amalek. L’alleanza
di Mosè, infatti, era come uno specchio: essa rifletteva nostro Signore. O
verità che, anche ai ciechi, gridò: Qui sono io! I ciechi, avendola toccata,
videro la luce; i vedenti, avendola scrutata, divennero ciechi, poiché
crocifissero la luce”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Il digiuno è
maestro, oppure allenatore nella lotta: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">Questo
è il digiuno istruttore, che insegna all’atleta le mosse della lotta. Accostatelo,
praticate(lo), apprendete il combattimento accorto. Ecco, egli ci ordinò che la
nostra bocca digiunasse e digiunasse anche il nostro cuore. Non digiuniamo dal
pane (se) nutriamo pensieri…”. </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Diverse volte, in questi inni, Efrem mette in guardia di
fronte al falso digiuno, all'ipocrisia di chi ostenta esteriormente di
digiunare, mentre il suo cuore è attaccato al male che non si vede: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">L’Isaia eloquente si fece predicatore per biasimare i
digiunanti: Grida e proclama! L’orecchio chiuso non si apre che al suono
dell’argento! Non digiunare, mentre divori (i beni del)l’orfano! Non vestire
l’abito di sacco, mentre spogli la vedova! Non piegare il tuo collo, mentre
soggioghi degli esseri nati liberi! Un digiuno, che fa gemere e opprime, rende
manifesti gli idoli che si celano in una tale prepotenza”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; text-align: justify; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt; line-height: 115%;">In questi inni Efrem sembra quasi ricorrere a una forma
di personificazione del digiuno; in esso, egli si riferisce ovviamente al
digiuno come a una pratica ascetica, ma di certo pensa anche al Digiunante per eccellenza,
Cristo stesso che è Colui che salva, arricchisce, libera, abbellisce, dà la
vera gioia.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-hyphenate: none; text-align: right; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-hyphenate: none; text-align: right; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-hyphenate: none; text-align: right; text-indent: 1.0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; letter-spacing: -.15pt;">Roma</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="background: white; margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.5pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Negli inni di sant’Efrem di Nisibi<o:p></o:p></span></h5>
<div align="center" style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 18pt;">Oggi digiunano<span class="apple-converted-space"> </span><br />
bocca e cuore<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Gli Inni sul
digiuno di Efrem di Nisibi sono una decina di testi poetici con una chiara
unità tematica che ne fa quasi un unicum: il loro nucleo ispiratore comune è
costituito infatti dal digiuno considerato sotto angolature diverse. Anzitutto
si mette in luce il modello osservato in Cristo per quaranta giorni nel
deserto: «Questo è il digiuno del Primogenito, l’inizio </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_s1026" type="#_x0000_t75" alt=" G. Dimov, «Morte di sant’Efrem», Sofia, XX secolo"
style='position:absolute;left:0;text-align:left;margin-left:-66.4pt;
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">dei suoi trionfi. Rallegriamoci della
sua venuta!</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkrepLCMUu9yLzn3R6E8xXN6-dneGD1FTdP67tNJ684whX3nMYQ5Ul_kcMhnF5fVpXnIgaD0EGyCLiUNN1Qcw6RPtpQCvnaAEyKEfunFpj1WQJPFjh_EzuUDZg-6-Xp42G2isrhZt2M-g/s1600/Primogenito-Rallegriamoci+della+sua+venuta.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkrepLCMUu9yLzn3R6E8xXN6-dneGD1FTdP67tNJ684whX3nMYQ5Ul_kcMhnF5fVpXnIgaD0EGyCLiUNN1Qcw6RPtpQCvnaAEyKEfunFpj1WQJPFjh_EzuUDZg-6-Xp42G2isrhZt2M-g/s1600/Primogenito-Rallegriamoci+della+sua+venuta.jpg" /></a></div>
<br />
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Con il digiuno, infatti, egli ottenne la vittoria, sebbene in ogni
modo potesse ottenerla.<span class="apple-converted-space"> </span>A noi
mostrò la forza che è celata nel digiuno, che vince tutto. Con esso, infatti,
si sconfigge colui che, con il frutto, sconfisse Adamo: pure con avidità
l’inghiottì! Benedetto sia il Primogenito, che eresse il muro del suo grande
digiuno attorno alla nostra debolezza».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Come esempi di
digiunanti molti personaggi dell’Antico Testamento sono presentati sia come
modelli per i cristiani sia come figure e precursori di Cristo stesso. Nello
stesso tempo, per esaltare il digiuno come un «frutto bello» — che può tuttavia
diventare guasto se non è praticato con la più sincera ispirazione — l’autore
si serve anche di immagini tratte da ciò che lo circonda: «Osserva la natura,
nel caso in cui siano stati contaminati frutti allettanti in qualcosa infetto!
Il nostro senso ne prova disgusto, una volta che siano stati ben lavati».
Oppure si avvale di immagini della quotidianità: «Benedetto colui che ci donò
un’immagine, in cui, se ben guardiamo, si trova lo specchio per la nostra
invisibile unità. Vediamola, miei fratelli, nei simboli delle cose visibili.
Osserviamo il caglio: se è immesso nel latte liquido, non cola più la sua
liquidità, poiché si rapprende insieme alla forza coagulante».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Nei testi di
Efrem scorrono dunque una serie di bellissime immagini che mostrano la sua
capacità di guardare e penetrare a fondo il mondo creato, di vederne i simboli
in esso celati e di cui servirsi come saggi ammaestramenti: «Esaminate gli
effetti della carne su un volatile! Se ne mangia una grande quantità essa
fiacca la sua ala appesantendola, ed esso non può volare, come in precedenza.
Se l’aquila che vola più in alto di tutti è stata troppo vorace, non può più
librarsi nell’aria nel modo di prima. Poiché un organismo leggero con la carne
aumenta il suo peso, quanto più uno pesante, che ne mangia, sarà appesantito».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Efrem presenta
il digiuno come vittoria di Cristo su colui che vinse a sua volta Adamo col
frutto dell’albero. Il digiuno di Cristo stesso nel deserto precederà la sua
vittoria contro il nemico, e quindi è l’arma con cui il Signore ottenne la
vittoria. La vittoria ottenuta col digiuno deve rendere l’uomo attento a non
cadere di nuovo nelle mani del nemico che, con astuzia, getta le sue trappole e
tende a sua volta le sue armi: «Non date credito, o semplici, all’Ingannatore,
che deruba i digiunanti! Infatti, chi vede astenersi dal pane, l’ingannatore lo
riempie di collera; a chi vede in preghiera insinua un pensiero dopo l’altro e,
furtivamente, gli sottrae dal cuore la preghiera della sua bocca. Nostro
Signore, donaci l’occhio in grado di vedere come quegli derubi la verità con
frode».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Il digiuno
ancora è presentato come vittoria che porta il cristiano alla purificazione e
alla visione di Dio; qui troviamo un tema caro a Efrem e agli autori siriaci
posteriori, quello della purezza di cuore che conduce, quale culmine d’un
cammino di elevazione spirituale, alla visione di Dio. Questo è il gradino più
alto che l’uomo può attingere: «Questo è il digiuno che eleva in alto: sorse
dal Primogenito per elevare in alto i piccoli. Per chi è accorto il digiuno è
motivo di gioia, vedendo quanto sia stato elevato in alto. Il digiuno purifica
invisibilmente l’anima, perché possa contemplare Dio ed elevarsi alla sua
visione».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Nello stesso
tempo Efrem non esita a biasimare il digiuno compiuto nell’ignoranza, perché
non porta alla “visione” ma alla “cecità” chi lo pratica, fino ad uccidere il
vero Agnello pasquale: «Venite, ricordiamo, digiunando, cosa fecero gli stolti
durante i loro digiuni! A Pasqua uccisero il Signore della Pasqua. Nella festa
immolarono il Signore delle feste. Leggevano senza capire e spiegavano senza
percepirne il senso! Lessero nelle Scritture; lo appesero sul legno. Le figure
nei libri; la verità sul legno. Crocifissero l’Agnello di verità e lo appesero.
Lo avevano crocifisso i ciechi, che si accesero d’invidia e, disorientati,
errarono. In mezzo ai crocifissori visibili stava una comunità spirituale,
invisibilmente».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Inoltre Efrem
offre una lettura simbolica dei fatti anticotestamentari alla luce del Nuovo
Testamento: «Mosè stava là con le sue braccia stese e il suo bastone sul petto.
Stupore sulla cima del monte: steso il braccio e il bastone innalzato, come sul
Golgota. Un loro testimone esclamò a loro riguardo: questo simbolo ha vinto
Amalek. L’alleanza di Mosè, infatti, era come uno specchio: essa rifletteva nostro
Signore. O verità che, anche ai ciechi, gridò: Qui sono io! I ciechi, avendola
toccata, videro la luce; i vedenti, avendola scrutata, divennero ciechi, poiché
crocifissero la luce».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Il digiuno è
maestro, oppure allenatore nella lotta: «Questo è il digiuno istruttore, che
insegna all’atleta le mosse della lotta. Accostatelo, praticatelo, apprendete
il combattimento accorto. Ecco, egli ci ordinò che la nostra bocca digiunasse e
digiunasse anche il nostro cuore. Non digiuniamo dal pane se nutriamo pensieri».
Diverse volte Efrem mette in guardia dal falso digiuno, dall’ipocrisia di chi
ostenta esteriormente di digiunare, mentre il suo cuore è attaccato al male che
non si vede: «L’Isaia eloquente si fece predicatore per biasimare i digiunanti:
Grida e proclama! L’orecchio chiuso non si apre che al suono dell’argento! Non
digiunare, mentre divori i beni dell’orfano! Non vestire l’abito di sacco,
mentre spogli la vedova! Non piegare il tuo collo, mentre soggioghi degli
esseri nati liberi! Un digiuno, che fa gemere e opprime, rende manifesti gli
idoli che si celano in una tale prepotenza».<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;"> Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">1 marzo 2012<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-31337351252879992322017-11-06T02:49:00.001-08:002017-11-06T02:49:37.889-08:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;"><b>La festa
dell'Incontro del Signore nell'innografia e l’iconografia bizantina. <o:p></o:p></b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;"><b>Oggi l’Antico
dei giorni diventa Bambino… </b><o:p></o:p></span></i></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Le Chiese orientali celebrano la
festa del 2 febbraio come una delle dodici grandi feste dell'anno liturgico.
Testimoniata già da Egeria nella seconda metà del IV secolo. Nel V-VI secc. la
festa si celebra già ad Alessandria, ad Antiochia ed entra a Costantinopoli nel
542. Alla fine del VII secolo viene introdotta a Roma da un papa di origini
orientali Sergio I (687-701), che vi introdurrà anche le feste della Natività
di Maria (8 settembre), dell’Annunciazione (25 marzo) e della Dormizione della
Madre di Dio (15 agosto). Si tratta di una festa i cui testi liturgici
sottolineano l'incontro tra l'umanità -rappresentata dai vegliardi Simeone ed
Anna-, e la divinità –lo stesso Cristo Signore. L’iconografia della festa è
abbastanza sobria e con poche varianti nelle diverse tradizioni cristiane in
cui è rappresentata, dai mosaici romani di Santa Maria in Trastevere,
all’iconografia balcanica, alle icone greche e slave. Sostanzialmente l’icona
riprende il passo evangelico di Luca 2, con i cinque personaggi della
narrazione: Cristo, Maria e Simeone come figure centrali; Giuseppe e Anna come
figure in secondo piano. In un posto rilevante dell'icona vediamo l’altare del
tempio vestito con le tovaglie e sormontato da un ciborio e spesso anche attorniato
da un cancello, che fa del tempio dell'’antica alleanza il tempio cristiano e
quindi la presentazione di Gesù al tempio nel quarantesimo giorno della sua
nascita diventa la festa dell'Incontro dell'antica, invecchiata umanità con
l’uomo nuovo nell’umanità di Cristo. Ancora a livello iconografico, in alcune
delle rappresentazioni è Maria che porta il bimbo nelle sue braccia, mentre in
altre icone è Simeone che lo sorregge. L’iconografia di Simeone ricevendo o
sorreggendo il Bambino ci porta anche al momento del Grande Ingresso nella
Divina Liturgia bizantina, in cui il vescovo, alla porta del santuario riceve
dal sacerdote i doni preparati del pane e del vino per deporli sull’altare. I
tropari dell'ufficiatura della festa nella tradizione bizantina appartengono ai
grandi innografi bizantini: Giovanni Damasceno, Germano di Costantinopoli,
Cosma di Maiuoma, Andrea di Creta; essi cantano soprattutto le tre figure
centrali della rappresentazione iconografica e della festa stessa. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> In diversi dei tropari Simeone, come
il vescovo nella Chiesa, accogliendo Cristo diventa anche colui che professa la
fede della Chiesa: “Ora sono stato liberato, perché ho visto il mio Salvatore.
Questi è colui che è stato partorito dalla Vergine: è il Verbo, Dio da Dio,
colui che per noi si è incarnato e ha salvato l’uomo… Si apra oggi la porta
del cielo, il Verbo eterno del Padre, assunto un principio temporale, senza
uscire dalla sua divinità, è presentato per suo volere al tempio della Legge
da Vergine Madre… e il vegliardo lo prende tra le braccia, gridando come servo
al Sovrano: Lascia che me ne vada, perché i miei occhi hanno visto la tua
salvezza. Tu che sei venuto nel mondo per salvare il genere umano”. La
professione di fede dei quattro primi concili ecumenici viene messa nella bocca
di Simeone; anche nella tradizione bizantina al momento della presentazione del
candidato all’ordinazione episcopale, costui professa la sua fede davanti alla
Chiesa che lo accoglie come vescovo con tre professioni di fede legate al
quattro primi concili ecumenici. Simeone stesso in uno dei tropari diventa tipo
di Cristo nella sua discesa agli inferi per salvare, liberare Adamo: “Ora
lascia che io me ne vada, o Sovrano, per annunciare ad Adamo che ho visto il
Dio che è prima dei secoli senza mutamento fatto bambino…”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Diversi dei tropari sottolineano
come il Bambino presentato al tempio è anche Colui che aveva parlato
nell’Antico Testamento; in qualche modo la liturgia mette in rilievo che Colui
che dava la legge, adesso la ubbidisce anche: “Accogli, Simeone, colui che Mosè
vide in precedenza, nella caligine, quando gli dava la Legge sul Sinai, e che
ora, divenuto bambino, si assoggetta alla Legge… Questi è colui che Davide
annuncia; questi è colui che ha parlato nei profeti, colui che si è incarnato
per noi e che parla nella Legge…”. L’incontro tra l’umanità invecchiata
simboleggiata da Simeone ed Anna e la nuova umanità in Cristo, fa riprendere in
parecchi dei tropari il testo di Daniel 7,9 in cui si parla del vegliardo, dell'Antico
dei giorni, un versetto che i Padri e la liturgia stessa hanno letto sempre in
chiave cristologica: “L’Antico di giorni, divenuto bambino nella carne, è portato
al santuario dalla Madre Vergine… È bambino per me l’Antico di giorni; il Dio
purissimo si sottopone alle purificazioni, per confermare che è realmente la
mia carne quella che dalla Vergine ha assunto. Simeone, iniziato ai misteri,
riconosce Dio stesso, apparso nella carne…”. Colui che la visione del profeta
vede come un vegliardo “Antico dei giorni” adesso appare “Bambino nuovo” come
lo canta la liturgia del Natale a due vegliardi nel tempio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Maria la Madre di Dio viene sempre
presentata nei testi liturgici come colei che regge, che porta Cristo. Tre sono
i tropari nella seconda parte del vespro bizantino che si trattengono nella
figura di Maria. Il primo di questi tre è anche entrato nell’ufficiatura romana
della festa odierna come antifona “<i>Adorna thalamum tuum Sion</i>”; sono
diversi i titoli cristologici dati in questo testo alla Madre di Dio: celeste
porta, trono, nube di luce: “Adorna il tuo talamo, o Sion, e accogli il Re
Cristo; abbraccia Maria, la celeste porta, perché essa è divenuta trono di cherubini,
essa porta il Re della gloria; è nube di luce la Vergine perché reca in sé,
nella carne, il Figlio che è prima della stella del mattino…”. Sempre
nell’ufficiatura del vespro troviamo un lungo tropario di Andrea di Creta in
cui le braccia portanti del Cristo non sono già quelli di Maria bensì quelli
del vegliardo Simeone; ambedue pero, Maria e Simeone, sono sempre tipo della
Chiesa che sorregge, porta Cristo agli uomini. Questo tropario introduce, si
potrebbe dire in modo discreto, la figura di Giuseppe, discreta anche nella
stessa iconografia. Riportiamo il testo intero del tropario: “Colui che è
portato dai cherubini e celebrato dai serafini, presentato oggi nel sacro
tempio secondo la Legge, ha per trono le braccia di un vegliardo; per mano di
Giuseppe riceve doni degni di Dio: sotto forma di una coppia di tortore, ecco
la Chiesa incontaminata e il nuovo popolo eletto delle genti, insieme a due
piccoli di colomba per significare che egli è principe dell’antico e del
nuovo patto. Simeone, accogliendo il compimento dell’oracolo che aveva
ricevuto, benedice la Vergine Madre-di-Dio Maria, simbolicamente predicendole
la passione di colui che da lei era nato, e a lui chiede di essere sciolto
dalla vita, gridando: Ora lascia che me ne vada, o Sovrano, come mi avevi
predetto, perché io ho visto te, luce sempiterna, e Signore Salvatore del
popolo che da Cristo prende nome”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Discreta la figura di Giuseppe sia
nell’iconografia che nell’innologia –è presente in un unico tropario-; discreta
anche quella della profetessa Anna, presente soltanto in un tropario del giorno
3 febbraio, quando la liturgia celebra i due vegliardi: “Anna divinamente
ispirata e il felicissimo Simeone, risplendenti per la profezia, divenuti
irreprensibili nella Legge, vedendo il datore della Legge apparso bambino come
noi, lo hanno ora adorato: con grande gioia celebriamo dunque oggi la loro
memoria…”.<span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Roma</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="color: #666666; font-family: Georgia, serif; font-size: 10.5pt;">La festa
dell’Incontro del Signore nella tradizione bizantina<span style="font-weight: normal;"><o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 18pt;">Oggi l’Antico
di giorni<br />
diventa bambino<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Nelle
Chiese orientali la festa del 2 febbraio è una delle dodici grandi feste
dell’anno liturgico. Testimoniata già nella seconda metà del iv secolo,
sottolinea l’incontro tra l’umanità, rappresentata dai vegliardi Simeone e
Anna, e la divinità, lo stesso Cristo Signore.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">L’iconografia
ha poche varianti, dai mosaici romani di Santa Maria in Trastevere ai Balcani,
con Cristo, Maria e Simeone come figure centrali, Giuseppe e Anna in secondo
piano. L’altare con tovaglie e ciborio trasforma il tempio dell’antica alleanza
in edificio di culto cristiano. Così la presentazione di Gesù quaranta giorni
dopo la nascita diventa la festa </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">dell’Incontro dell’umanità invecchiata
con l’uomo nuovo, Cristo. In alcune icone Maria porta il bimbo nelle sue
braccia, in altre è Simeone a sorreggerlo, ricordando il Grande ingresso nella
Divina liturgia bizantina, quando il vescovo riceve i doni preparati del pane e
del vino per deporli sull’altare.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8lepZIIeMOPnEAmBA1hBb8mECvW30RN1qzPygsJvMI3xRJNXdhWSVW_Gr0Ci7XtRV4U77FCo4dV3GZdllDbiihHJm-KqU2J09EYm2l5HvTfVYt362tZpt6QcXn0DBF_66ODpj1dn1tlE/s1600/Incontro+di+Cristo-%2528icona+russa+XVIII-XIX+secolo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8lepZIIeMOPnEAmBA1hBb8mECvW30RN1qzPygsJvMI3xRJNXdhWSVW_Gr0Ci7XtRV4U77FCo4dV3GZdllDbiihHJm-KqU2J09EYm2l5HvTfVYt362tZpt6QcXn0DBF_66ODpj1dn1tlE/s1600/Incontro+di+Cristo-%2528icona+russa+XVIII-XIX+secolo.jpg" /></a></div>
<o:p></o:p><br />
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Simeone,
come il vescovo, accogliendo Cristo diventa colui che professa la fede della
Chiesa: «Ora sono stato liberato, perché ho visto il mio Salvatore. Questi è
colui che è stato partorito dalla Vergine: è il Verbo, Dio da Dio, colui che
per noi si è incarnato e ha salvato l’uomo. Si apra oggi la porta del cielo: il
Verbo eterno del Padre, assunto un principio temporale, senza uscire dalla sua
divinità, è presentato per suo volere al tempio della Legge dalla Vergine Madre
e il vegliardo lo prende tra le braccia».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">La
professione di fede dei quattro primi concili ecumenici viene messa in bocca a
Simeone; anche al momento della presentazione del candidato all’ordinazione
episcopale, costui pronuncia tre professioni di fede legate ai quattro concili.
Simeone stesso in un testo diventa figura di Cristo nella sua discesa agli
inferi: «Ora lascia che io me ne vada, o Sovrano, per annunciare ad Adamo che
ho visto il Dio che è prima dei secoli senza mutamento fatto bambino».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Diversi
tropari sottolineano come il bambino presentato al tempio è anche colui che
aveva parlato nell’Antico Testamento: «Accogli, Simeone, colui che Mosè vide in
precedenza, nella caligine, quando gli dava la Legge sul Sinai, e che ora,
divenuto bambino, si assoggetta alla Legge. Questi è colui che Davide annuncia;
questi è colui che ha parlato nei profeti, colui che si è incarnato per noi e
che parla nella Legge».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">L’incontro
tra l’umanità invecchiata simboleggiata da Simeone e Anna e la nuova umanità in
Cristo, fa riprendere un versetto del profeta Daniele (7, 9) in chiave
cristologica: «L’Antico di giorni, divenuto bambino nella carne, è portato al
santuario dalla Madre Vergine. È bambino per me l’Antico di giorni; il Dio
purissimo si sottopone alle purificazioni, per confermare che è realmente la
mia carne quella che dalla Vergine ha assunto. Simeone, iniziato ai misteri,
riconosce Dio stesso, apparso nella carne». Colui che la visione del profeta
vede come un vegliardo «antico di giorni» adesso appare «bambino nuovo», come
lo canta la liturgia del Natale.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Maria,
la Madre di Dio, viene presentata nei testi liturgici come colei che porta
Cristo. Uno di questi (<em>Adorna
thalamum tuum Sion</em>) è entrato nell’ufficiatura romana: «Adorna il
tuo talamo, o Sion, e accogli il re Cristo; abbraccia Maria, la celeste porta,
perché essa è divenuta trono di cherubini, essa porta il re della gloria; è
nube di luce la Vergine perché reca in sé, nella carne, il Figlio che è prima
della stella del mattino».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">In un
lungo tropario di Andrea di Creta le braccia che portano il Cristo non sono di
Maria ma del vegliardo Simeone, entrambi sono figura della Chiesa che porta
Cristo agli uomini, introducendo in modo discreto la figura di Giuseppe, in
secondo piano anche nell’iconografia: «Colui che è portato dai cherubini e
celebrato dai serafini, presentato oggi nel sacro tempio secondo la Legge, ha
per trono le braccia di un vegliardo; per mano di Giuseppe riceve doni degni di
Dio: sotto forma di una coppia di tortore, ecco la Chiesa incontaminata e il
nuovo popolo eletto delle genti, insieme a due piccoli di colomba per significare
che egli è principe dell’antico e del nuovo patto. Simeone, accogliendo il
compimento dell’oracolo che aveva ricevuto, benedice la Vergine Madre di Dio
Maria, simbolicamente predicendole la passione di colui che da lei era nato, e
a lui chiede di essere sciolto dalla vita, gridando: Ora lascia che me ne vada,
o sovrano, come mi avevi predetto, perché io ho visto te, luce sempiterna, e
Signore salvatore del popolo che da Cristo prende nome».<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"> Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<b style="background-color: transparent;"><i><span style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 9.0pt; mso-ansi-language: ES-AR; mso-bidi-font-family: BaskerR; mso-bidi-font-size: 42.0pt; mso-fareast-language: ES-AR;">L’osservatoreromano</span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">2 febbraio 2012<o:p></o:p></span></div>
<div>
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;"><br /></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-61535205149216329832017-10-26T07:19:00.002-07:002017-10-26T07:19:58.426-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;"><b>L'Epifania
nell'innografia e l’iconografia bizantina. </b><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: center; text-autospace: none;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;">Oggi il
Signore nel Giordano riplasma Adamo <o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-fareast-language: IT;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">L'Epifania è una festa liturgica che celebra la
manifestazione del Verbo di Dio incarnato, in un contesto trinitario e
cristologico. Essa è presente in tutte le tradizioni cristiane di oriente. I
testi liturgici del 6 gennaio riassumono i principali misteri della fede cristiana:
la professione di fede trinitaria, l'incarnazione del Verbo di Dio, la
redenzione ricevuta nel battesimo, visto anche come nuova creazione. I grandi
innografi cristiani orientali hanno dedicato dei testi poetici alla
contemplazione di questa celebrazione: Efrem (†373), Romano il Melode (†555),
Sofronio di Gerusalemme (†638), Germano di Costantinopoli (†733), Andrea di
Creta (†740), Giovanni Damasceno (†750), Giuseppe l'Innografo (IX secolo). Sono
testi dove sono messi in evidenza lo stupore e la meraviglia del Battista e di
tutta la creazione — gli angeli, il firmamento, le acque del Giordano — di
fronte alla manifestazione umile del Verbo di Dio incarnato che si avvia a
ricevere il battesimo da Giovanni. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> L’icona della festa ci presenta la
figura di Cristo nel centro dell'immagine, immerso da Giovanni nel fiume Giordano.
Questo, rappresentato con toni oscuri accoglie Colui che è la luce del mondo e
come tale si manifesta. A un lato dell'icona troviamo Giovanni Battista che
battezza Cristo imponendogli la sua mano destra sulla testa. All’altro lato
dell'icona troviamo delle figure angeliche chine verso Cristo in atteggiamento
di adorazione e pronte ad accoglierlo quando esce dall’acqua. Nella parte
superiore dell'icona troviamo delle volte la mano benedicente del Padre da cui
parte lo Spirito Santo a forma di colomba che scende verso Cristo, oppure un
raggio di luce che si posa sul capo di Cristo. Nella sua sobrietà, l’icona
mette in rilievo come nel battesimo di Cristo è tutta la creazione che si fa
presente, il cielo e la terra, angeli e uomini: </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">“Oggi la
creazione viene illuminata, oggi tutto è nella gioia, gli esseri celesti e
quelli terrestri. Angeli e uomini si uniscono insieme, poiché dove è presente
il Re, là è anche il suo seguito. Accorriamo dunque al Giordano: guardiamo
tutti Giovanni che immerge nell’acqua il capo non fatto da mano d’uomo e senza
peccato”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> I testi dell'ufficiatura della festa
nella tradizione bizantina diventano allora un commento vero e proprio della
rappresentazione iconografica e viceversa. Il battesimo di Cristo è visto come
una nuova creazione di Adamo; il Signore stesso ricrea l’immagine rovinata dal peccato:
</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">“Nei
flutti del Giordano il Re dei secoli, il Signore, riplasma Adamo che si era corrotto
spezza le teste dei draghi ivi annidati… Gesù, autore della vita, è venuto a
sciogliere la condanna di Adamo, il primo creato: lui che non ha bisogno di purificazione,
come Dio, nel Giordano si purifica per l’uomo caduto, e uccidendo là l’inimicizia,
dona la pace che oltrepassa ogni intelligenza”. Il battesimo di Cristo e dei
cristiani è presentato anche come una nuova nascita nella Chiesa: “Il Signore, che
dà forza ai nostri re, solleva la fronte dei suoi consacrati, è partorito dalla
Vergine e viene al battesimo…”. “Sterile un tempo, amaramente priva di prole,
rallégrati oggi, o Chiesa di Cristo: poiché dall’acqua e dallo Spirito ti sono
stati generati dei figli che con fede acclamano: Non c’è santo come il nostro
Dio, e non c’è giusto all’infuori di te, Signore”. Infine, il battesimo di
Cristo è manifestazione, epifania della divinità; e per questo nell’icona il
posto centrale è quello di Cristo incarnato e battezzato, ponte tra il cielo e
la terra: “Ha udito, Signore, la tua voce, colui che hai chiamato “voce di uno
che grida nel deserto”, quando tu hai tuonato sulle grandi acque, per rendere
testimonianza al Figlio tuo; e, tutto posseduto dallo Spirito lí presente, ha
gridato: Tu sei il Cristo, sapienza e potenza di Dio”. “Al Giordano avvenne la
manifestazione della Trinità, è questa infatti la natura piú che divina. Il
Padre emise la sua voce: Colui che viene battezzato è il mio Figlio diletto; lo
Spirito si rese presente a colui che è suo simile, e che i popoli benedicono e
sovresaltano per tutti i secoli”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Il battesimo di Cristo è ancora illuminazione per tutto il mondo.
Nell’icona troviamo volutamente il contrasto tra il buio del Giordano rappresentato
anche col Leviatan e i diversi mostri marini, e l’illuminazione del mondo e di
coloro che sono in esso; la figura centrale di Cristo nell’icona è la fonte
della luce per il mondo: </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">“Il Signore che lava la sozzura degli uomini,
purificandosi nel Giordano per loro, a cui si è volontariamente assimilato
pur restando ciò che era, illumina quanti sono nella tenebra…”. “Quando con la
tua epifania illuminasti l’universo, fuggì allora il mare salmastro
dell’incredulità, e il Giordano che scorreva verso il basso, si volse,
innalzando noi al cielo…”. Il battesimo come illuminazione lo troviamo ancora
mirabilmente cantato in uno dei tropari del mattutino, attribuito a Romano il
Melodo (VI sec.); in esso, a partire dal testo di Is 8-9, l’innografo canta
tutto il mistero della redenzione adoperata da Cristo: “Per la Galilea delle
genti, per la regione di Zabulon e per la terra di Neftali, come disse il
profeta, una grande luce è rifulsa, Cristo: per chi era nelle tenebre è apparso
quale fulgido splendore, sfolgorante a Betlemme; o piuttosto, nascendo da
Maria, il Signore, il sole di giustizia, su tutta la terra fa sorgere i suoi
raggi . Venite, figli di Adamo rimasti nudi, venite tutti, rivestiamoci di
lui per esserne riscaldati: sí, come riparo per gli ignudi, come luce per gli
ottenebrati, tu sei venuto, sei apparso, o luce inaccessibile”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> Diversi dei tropari si trattengono
sulla figura di Giovanni Battista. Nell’iconografia della festa lo troviamo
sempre nella parte sinistra, con l’atteggiamento di imporre la mano sul capo di
Cristo, quasi ad invocare su di Lui lo Spirito Santo. I testi liturgici danno a
Giovanni dei titoli sempre in rapporto con Cristo stesso e la sua missione: </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">“La voce
del Verbo, la lampada della luce, la stella che precede l’aurora, il precursore
del sole, grida a tutti i popoli nel deserto: Convertitevi, e cominciate a purificarvi:
ecco, è giunto il Cristo, per riscattare dalla corruzione il mondo”. Direttamente
sotto la figura di Giovanni, l’icona dell'Epifania rappresenta anche, in riferimento
al testo di Mt 3,10, la scure messa alla radice dell'albero, nella profezia
fatta dal Battista. Tra Cristo e Giovanni i tropari intrecciano il rapporto tra
Creatore e creatura: “I flutti del Giordano hanno accolto te, la sorgente, e il
Paraclito è sceso in forma di colomba; china il capo colui che ha inclinato i
cieli; grida l’argilla a chi l’ha plasmato, ed esclama: Perché mi comandi ciò
che mi oltrepassa? Sono io ad aver bisogno del tuo battesimo. O Cristo senza
peccato, Dio nostro, gloria a te”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"> Nell’icona vediamo anche la presenza
degli angeli a destra dell'immagine. Essi hanno un atteggiamento di adorazione
verso Colui che è battezzato, verso Colui che si manifesta come Dio e Signore: “Gli
eserciti degli angeli fremettero, al vedere il nostro Redentore battezzato da
un servo, mentre riceveva testimonianza per la presenza dello Spirito. E venne
dal cielo la voce del Padre: Costui a cui il precursore impone le mani è il
mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto…”. “Come nel cielo, stavano
al Giordano con tremore e stupore le potenze angeliche, considerando l’abbassamento
tanto grande di Dio: perché colui che tiene in suo potere le acque al di sopra
del cielo, stava, rivestito di un corpo, tra le acque, il Dio dei padri nostri”.
“O fedeli tutti, proclamando incessantemente con gli angeli la sua divinità,
glorifichiamo colui nel quale abbiamo ottenuto la perfezione…”. Icona
dell'epifania trinitaria, icona della manifestazione della vera incarnazione
del Verbo di Dio, icona della restaurazione della bella immagine dell'uomo in
Cristo Signore battezzato nel Giordano. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel
Nin <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-layout-grid-align: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: ORBaskerville-Roman-AA; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="background: white; margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="color: #666666; font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.5pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">La manifestazione di Cristo nell’innografia e
nell’iconografia bizantina<o:p></o:p></span></h5>
<div align="center" style="background: white; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 18pt;">Adamo
riplasmato<br />
nel Giordano<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Festa liturgica
che celebra la manifestazione del Verbo di Dio incarnato, in un contesto
trinitario e cristologico, l’Epifania è presente in tutte le tradizioni
cristiane di oriente. I testi liturgici del 6 gennaio riassumono i principali
misteri della fede cristiana: la professione di fede trinitaria, l’incarnazione
del Verbo di Dio, la redenzione ricevuta nel battesimo, visto anche come nuova
creazione.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">I grandi
innografi cristiani orientali hanno dedicato dei testi poetici alla
contemplazione di questa celebrazione: Efrem (iv secolo), Romano il Melodo (vi
secolo), Sofronio di Gerusalemme (VII secolo), Germano di Costantinopoli (VIII
secolo), Andrea di Creta (VIII secolo), Giovanni Damasceno (VIII secolo),
Giuseppe l’Innografo (x secolo). Sono testi dove sono messi in evidenza lo
stupore e la meraviglia del Battista e di tutta la creazione di fronte alla
manifestazione umile del </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_s1026" type="#_x0000_t75" alt="«Battesimo di Gesù» (icona del XVIII secolo)"
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di Dio incarnato che si avvia a ricevere il battesimo da Giovanni.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZOr47sd343-tzXBfVqWNZ1p1P_Ozqo2NvUe1C_4UkFtLeB-XBMT4EoDjfRTKG1YztPD3APeAYlLaOHgh8RhsZlR_VKquRyrc8a0pi_83iGS2lfE9VX7nvGqtAXPDUs9NApZN2FBZnRI0/s1600/Resurreccion.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZOr47sd343-tzXBfVqWNZ1p1P_Ozqo2NvUe1C_4UkFtLeB-XBMT4EoDjfRTKG1YztPD3APeAYlLaOHgh8RhsZlR_VKquRyrc8a0pi_83iGS2lfE9VX7nvGqtAXPDUs9NApZN2FBZnRI0/s1600/Resurreccion.jpg" /></a></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">L’icona della
festa ci presenta la figura di Cristo nel centro dell’immagine, immerso da
Giovanni nel fiume Giordano.<span class="apple-converted-space"> </span>Questo,
rappresentato con toni oscuri, accoglie Colui che è la luce del mondo e come
tale si manifesta. A un lato dell’icona troviamo Giovanni Battista che battezza
Cristo imponendogli la sua mano destra sulla testa. All’altro lato dell’icona
troviamo delle figure angeliche chine verso Cristo in atteggiamento di
adorazione e pronte ad accoglierlo quando esce dall’acqua. Nella parte
superiore troviamo a volte la mano benedicente del Padre da cui parte lo
Spirito Santo a forma di colomba che scende verso Cristo, oppure un raggio di
luce che si posa sul capo di Cristo.<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Nella sua
sobrietà, l’icona mette in rilievo come nel battesimo di Cristo è tutta la
creazione che si fa presente, cielo e terra, angeli e uomini: «Oggi la
creazione viene illuminata, oggi tutto è nella gioia, gli esseri celesti e
quelli terrestri. Angeli e uomini si uniscono insieme, poiché dove è presente
il Re, là è anche il suo seguito».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">I testi
dell’ufficiatura della festa nella tradizione bizantina diventano allora un
commento vero e proprio della rappresentazione iconografica e viceversa. Il
battesimo di Cristo è visto come una nuova creazione di Adamo; il Signore
stesso ricrea l’immagine rovinata dal peccato: «Nei flutti del Giordano il Re
dei secoli, il Signore, riplasma Adamo che si era corrotto, spezza le teste dei
draghi ivi annidati (...) Gesù, autore della vita, è venuto a sciogliere la
condanna di Adamo, il primo creato: lui che non ha bisogno di purificazione,
come Dio, nel Giordano si purifica per l’uomo caduto, e uccidendo là
l’inimicizia, dona la pace che oltrepassa ogni intelligenza».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Il battesimo di
Cristo e dei cristiani è presentato anche come una nuova nascita nella Chiesa:
«Sterile un tempo, amaramente priva di prole, rallégrati oggi, o Chiesa di
Cristo: poiché dall’acqua e dallo Spirito ti sono stati generati dei figli che
con fede acclamano: Non c’è santo come il nostro Dio, e non c’è giusto
all’infuori di te, Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Infine, il
battesimo è manifestazione, epifania della divinità; e per questo nell’icona il
posto centrale è quello di Cristo incarnato e battezzato, ponte tra il cielo e
la terra: «Ha udito, Signore, la tua voce, colui che hai chiamato “voce di uno
che grida nel deserto”, quando tu hai tuonato sulle grandi acque, per rendere
testimonianza al Figlio tuo; e, tutto posseduto dallo Spirito lì presente, ha
gridato: “Tu sei il Cristo, sapienza e potenza di Dio”».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Il battesimo di
Cristo è ancora illuminazione per tutto il mondo. Nell’icona troviamo
volutamente il contrasto tra il buio del Giordano, rappresentato anche col
Leviatan e i diversi mostri marini, e l’illuminazione del mondo e di coloro che
sono in esso; la figura centrale di Cristo nell’icona è la fonte della luce per
il mondo: «Il Signore che lava la sozzura degli uomini, purificandosi nel
Giordano per loro, a cui si è volontariamente assimilato pur restando ciò che
era, illumina quanti sono nella tenebra». Il battesimo come illuminazione lo
troviamo ancora mirabilmente cantato in uno dei tropari del mattutino, attribuito
a Romano il Melodo (vi secolo); in esso, a partire dal testo di<span class="apple-converted-space"> </span><em>Isaia</em>,
8-9, l’innografo canta tutto il mistero della redenzione adoperata da Cristo:
«Per la Galilea delle genti, per la regione di Zabulon e per la terra di
Neftali, come disse il profeta, una grande luce è rifulsa, Cristo: per chi era
nelle tenebre è apparso quale fulgido splendore, sfolgorante a Betlemme; o
piuttosto, nascendo da Maria, il Signore, il sole di giustizia, su tutta la
terra fa sorgere i suoi raggi. Venite, figli di Adamo rimasti nudi, venite
tutti, rivestiamoci di lui per esserne riscaldati: sì, come riparo per gli
ignudi, come luce per gli ottenebrati, tu sei venuto, sei apparso, o luce
inaccessibile».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Diversi tropari
si trattengono sulla figura di Giovanni Battista. Nell’iconografia della festa
lo troviamo sempre raffigurato nella parte sinistra, con l’atteggiamento di
imporre la mano sul capo di Cristo, quasi a invocare su di lui lo Spirito
Santo. I testi liturgici danno a Giovanni dei titoli sempre in rapporto con Cristo
stesso e la sua missione: «La voce del Verbo, la lampada della luce, la stella
che precede l’aurora, il precursore del sole, grida a tutti i popoli nel
deserto: “Convertitevi, e cominciate a purificarvi: ecco, è giunto il Cristo,
per riscattare dalla corruzione il mondo”».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Direttamente
sotto la figura di Giovanni, l’icona dell’Epifania rappresenta anche — in
riferimento al testo di<span class="apple-converted-space"> </span><em>Matteo</em>, 3, 10 — la scure messa
alla radice dell’albero, nella profezia fatta dal Battista. Tra Cristo e
Giovanni i tropari intrecciano il rapporto tra Creatore e creatura: «I flutti
del Giordano hanno accolto te, la sorgente, e il Paraclito è sceso in forma di
colomba; china il capo colui che ha inclinato i cieli; grida l’argilla a chi
l’ha plasmato, ed esclama: “Perché mi comandi ciò che mi oltrepassa? Sono io ad
aver bisogno del tuo battesimo. O Cristo senza peccato, Dio nostro, gloria a
te”».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Nell’icona
vediamo anche la presenza degli angeli a destra dell’immagine. Essi hanno un
atteggiamento di adorazione verso Colui che è battezzato, verso Colui che si
manifesta come Dio e Signore: «Come nel cielo, stavano al Giordano con tremore
e stupore le potenze angeliche, considerando l’abbassamento tanto grande di
Dio: perché colui che tiene in suo potere le acque al di sopra del cielo,
stava, rivestito di un corpo, tra le acque, il Dio dei padri nostri».<o:p></o:p></span></div>
<div style="background: white; line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt;">Icona
dell’epifania trinitaria, icona della manifestazione della vera incarnazione
del Verbo di Dio, icona della restaurazione della bella immagine dell’uomo in
Cristo Signore battezzato nel Giordano.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 13.5pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"> Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 13.5pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 9pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt;">Roma</span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-39810357900343496642017-10-12T15:40:00.004-07:002017-10-12T15:40:42.323-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">La crocefissione e la risurrezione del Signore negli
inni di sant’Efrem il Siro<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Dal legno discese come frutto e salì al
cielo come primizia… <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 36.0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Efrem il Siro (+373) nella sua abbondante
innografia sulla Crocifissione e sulla Risurrezione di Cristo canta il mistero
della nostra salvezza in tutta la bellezza della sua poesia e con la profondità
della sua teologia. Del poeta siriaco abbiamo una collezione di inni pasquali
che trattano tre aspetti particolari: gli azzimi -21 inni-, la crocifissione -9
inni- e la risurrezione -5 inni. Nell’inno VIII sulla crocifissione Efrem
contempla lungo sedici strofe i luoghi e gli strumenti legati alla passione di
Cristo, e come in altri dei suoi inni inizia ogni strofa con l’acclamazione
“beato” indirizzata a ognuno di questi luoghi e strumenti. Il giardino del
Getsemani è messo in parallelo col giardino dell'Eden, il luogo che vide la
lotta ed il sudore di Adamo accoglie come profumo il sudore di Cristo: “Beato
sei tu, luogo, che fosti degno di quel sudore del Figlio che su di te cadde.
Alla terra mescolò il suo sudore per allontanare il sudore di Adamo… Beata la
terra, che egli profumò con il suo sudore e che malata fu guarita”. L’Eden è
anche presentato da Efrem come il luogo della volontà divisa di Adamo tra il
precetto di Dio e l’astuzia del serpente, e che in Getsemani diventa per mezzo
dello stesso Cristo il luogo dell'accoglienza e l’unità nella volontà del
Padre: “Beato sei tu, luogo, perché hai fatto gioire il giardino delle delizie
con le tue preghiere. In esso era divisa la volontà di Adamo verso il suo
creatore… Nel giardino Gesù entrò, pregò e ricompose la volontà che si era
divisa nel giardino e disse: «Non la mia ma la tua volontà!»”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 36.0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Efrem dichiara pure beato il luogo del Golgota
perché nella sua piccolezza accoglie il mistero della passione di Cristo: la
riconciliazione con Dio, il saldo del debito ed il luogo da dove il buon
ladrone parte per aprire ai redenti l’Eden. L’innografo si serve, come è
abituale in lui, del contrasto tra i due luoghi: il cielo, luogo grande del Dio
nascosto, ed il Golgota, piccolo luogo del Dio manifesto: “Beato sei anche tu,
o Golgota! Il cielo ha invidiato la tua piccolezza. Non quando il Signore se ne
stava lassù nel cielo avvenne la riconciliazione. È su di te che fu saldato il
nostro debito. È partendo da te che il ladrone aprì l’Eden… Colui che fu ucciso
su di te mi ha salvato”. Anche il buon ladrone è da Efrem dichiarato beato
perché è condotto nel paradiso dal Signore stesso; la sua morte è incontro con
Colui che è la Vita. Inoltre è molto bella l’immagine, sempre presentata per
via di contrasto, che Efrem propone tra coloro che tradirono (Giuda), che negarono
(Pietro), e che fuggirono (i discepoli), e colui che dall’alto della croce (il ladrone)
lo annunzia, come se Efrem volesse sottolineare che lì nella croce il ladrone diventa
apostolo: “Beato anche tu, ladrone, perché a causa della tua morte la Vita ti
ha incontrato… Il nostro Signore ti ha preso e adagiato nell’Eden… Giuda tradì
con inganno, anche Simone rinnegò e i discepoli fuggendo si nascosero: tu però
lo hai annunziato”. Nello stesso inno Efrem, come farà anche nel suo commento
al Vangelo, accosta per omonimia i diversi personaggi; nel nostro testo Giuseppe
di Arimatea viene messo in parallelo a Giuseppe sposo di Maria. Il ruolo di
costui nell’accogliere il Bambino neonato, nel fasciarlo, nel vederlo schiudere
gli occhi, diventa in qualche modo il ruolo dell'altro Giuseppe verso Cristo
calato dalla croce: “Beato sei tu, che hai lo stesso nome di Giuseppe il
giusto, perché avvolgesti e seppellisti il Vivente defunto; chiudesti gli occhi
al Vigilante addormentato che si addormentò e spogliò lo sheol”. Efrem canta beato
anche il sepolcro, paragonato e a un grembo che rinchiude per sempre la morte,
e all’Eden diventato sepolcro di Adamo, da dove egli stesso verrà redento da
Cristo: “Beato sei anche tu, sepolcro unico, poiché la luce unigenita sorse in
te. Dentro di te fu vinta la morte orgogliosa, che in te il Vivente morto ha
cacciato via… Il sepolcro e il giardino sono simbolo dell'Eden nel quale Adamo
morì di una morte invisibile… Il Vivente sepolto che risuscitò nel giardino
risollevò colui che era caduto nel giardino”. Infine tre città sono dichiarate
beate da Efrem, città che furono testimoni di tutto il mistero della redenzione:
“Beate voi tre, senza invidia: del Terzo del Padre voi foste degne. La sua
nascita a Betlemme, la sua abitazione a Nazaret, e a Betania poi la sua
ascensione”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 36.0pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Il primo inno sulla Risurrezione è un canto
al mistero della salvezza adoperato in Cristo, dalla sua incarnazione nel
grembo di Maria, alla sua passione, morte e risurrezione. Per Efrem il Figlio
di Dio incarnandosi diventa a pieno titolo il buon pastore che esce alla
ricerca della pecora smarrita: “Volò e discese quel Pastore di tutti: cercò
Adamo pecora smarrita, sulle proprie spalle la portò e salì…”. Efrem si serve
dell'immagine del grembo e accosta quello del Padre e quello di Maria e come
conseguenza anche quello dei credenti, gravidi della presenza in loro del Verbo
di Dio: “Il Verbo del Padre venne dal suo grembo e rivestì il corpo in un altro
grembo. Da grembo a grembo egli procedette e i grembi casti furono ripieni di
lui. Benedetto colui che prese dimora in noi!”. Efrem sottolinea fortemente lungo
tutto l’inno il rapporto stretto di tutto il mistero della salvezza che si
realizza in Cristo, dalla sua esistenza eterna nel seno del Padre alla sua
risurrezione e ascensione in cielo: “Dall’alto fluì come fiume e da Maria come
una radice. Dal legno discese come frutto e salì al cielo come primizia…
Dall’alto discese come Signore e dal ventre uscì come servo. Si inginocchiò la
morte davanti a lui nello sheol e alla sua risurrezione la vita lo adorò…”. Ancora
con altre immagini molto semplici e allo stesso tempo belle e profonde Efrem
canta tutto il mistero della redenzione: “Maria lo portò come neonato. Il
sacerdote lo portò come offerta. La croce lo portò come ucciso. Il cielo lo
portò come Dio. Gloria al Padre suo!”. L’incarnazione di Cristo, sempre in
questo stesso inno, Efrem la contempla ancora come l’avvicinarsi, il farsi
prossimo di Cristo verso l’umanità debole e malata: “Gli impuri non aborrì e i
peccatori non schivò. Degli innocenti gioì molto e molto desiderò i semplici…
Dai malati non vennero meno i suoi piedi né le sue parole dagli ignoranti. Si
protese la sua discesa verso i terrestri e la sua ascesa verso i celesti…”. Tutta
la redenzione adoperata da Cristo Efrem la vede nella chiave del suo farsi
vicino, del suo svuotarsi per sollevare e portare tutti gli uomini alla sua
gloria divina: “Nel fiume lo annoverarono tra i battezzandi, e nel mare lo
contarono tra i dormienti. Sul legno come ucciso e nel sepolcro come un
cadavere… Chi per noi, Signore, come te? Il Grande che si fece piccolo, il
Vigilante che si addormentò, il Puro che fu battezzato, il Vivente che perì, il
Re disprezzato per dare a tutti onore…”<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="2"><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La crocifissione e la risurrezione negli inni di Efrem il Siro </span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Discese dal legno come frutto<br />
e salì al cielo come primizia <o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Efrem il Siro, morto nel 373, canta
il mistero della nostra salvezza in 35 inni pasquali che trattano gli azzimi,
la crocifissione e la risurrezione. Nell'ottavo inno sulla crocifissione sono
contemplati i luoghi e gli strumenti legati alla passione di Cristo, ognuno
acclamato "beato". Il giardino del Getsemani è messo in parallelo col
giardino dell'Eden: "Beato sei tu, luogo, che fosti degno di quel sudore
del Figlio che su di te cadde. Alla terra mescolò il suo sudore per allontanare
il sudore di Adamo. Beata la terra, che egli profumò con il suo sudore e che
malata fu guarita".<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXA8xcQ2ELAzLw5fSjFYXPzmUlaKABIo2nVpCgmuY-lYCaVRfmKJRvpnUJzAYVAQgv72o7wW6zGDyQINHH8-CZYaGWhuKo_GMo9dU_i7irQSYriZ8a7Ruat78jiY4a_Auz4COEb0UuwHw/s1600/crucifixion-resurreccion.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="277" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgXA8xcQ2ELAzLw5fSjFYXPzmUlaKABIo2nVpCgmuY-lYCaVRfmKJRvpnUJzAYVAQgv72o7wW6zGDyQINHH8-CZYaGWhuKo_GMo9dU_i7irQSYriZ8a7Ruat78jiY4a_Auz4COEb0UuwHw/s1600/crucifixion-resurreccion.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
</span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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presentato come il luogo della volontà divisa tra il precetto di Dio e
l'astuzia del serpente, che nel Getsemani si ricompone: "Beato sei tu,
luogo, perché hai fatto gioire il giardino delle delizie con le tue preghiere.
In esso era divisa la volontà di Adamo verso il suo creatore. Nel giardino Gesù
entrò, pregò e ricompose la volontà che si era divisa nel giardino e disse: Non
la mia ma la tua volontà!".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
Beato è dichiarato anche il Golgota: "Beato sei anche tu, o Golgota! Il
cielo ha invidiato la tua piccolezza. Non quando il Signore se ne stava lassù
nel cielo avvenne la riconciliazione. È su di te che fu saldato il nostro
debito. È partendo da te che il ladrone aprì l'Eden. Colui che fu ucciso su di
te mi ha salvato". E il buon ladrone è beato perché condotto nel paradiso
dal Signore stesso.<br />
Molto bella è anche l'immagine, per contrasto, tra coloro che tradirono
(Giuda), negarono (Pietro) e fuggirono (i discepoli) e colui che dall'alto
della croce (il ladrone) lo annunzia, come se Efrem volesse sottolineare che
sulla croce il ladrone diventa apostolo: "Beato anche tu, ladrone, perché
a causa della tua morte la Vita ti ha incontrato. Il nostro Signore ti ha preso
e adagiato nell'Eden. Giuda tradì con inganno, anche Simone rinnegò e i
discepoli fuggendo si nascosero; tu però lo hai annunziato".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nello stesso inno Efrem accosta
Giuseppe di Arimatea allo sposo di Maria. Il ruolo di costui nell'accogliere il
Bambino neonato, nel fasciarlo, nel vederlo schiudere gli occhi, diventa in
qualche modo il ruolo dell'altro Giuseppe verso Cristo calato dalla croce:
"Beato sei tu, che hai lo stesso nome di Giuseppe il giusto, perché
avvolgesti e seppellisti il Vivente defunto; chiudesti gli occhi al Vigilante
addormentato che si addormentò e spogliò lo sheol".<br />
Beato è anche il sepolcro, grembo che rinchiude per sempre la morte:
"Beato sei anche tu, sepolcro unico, poiché la luce unigenita sorse in te.
Dentro di te fu vinta la morte orgogliosa, che in te il Vivente morto ha
cacciato via. Il sepolcro e il giardino sono simbolo dell'Eden nel quale Adamo
morì di una morte invisibile. Il Vivente sepolto che risuscitò nel giardino
risollevò colui che era caduto nel giardino".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Nel primo inno sulla Risurrezione
canta il mistero della salvezza: "Volò e discese quel Pastore di tutti:
cercò Adamo pecora smarrita, sulle proprie spalle la portò e salì". Efrem
accosta il grembo del Padre e quello di Maria e dei credenti, gravidi del Verbo
di Dio: "Il Verbo del Padre venne dal suo grembo e rivestì il corpo in un
altro grembo. Da grembo a grembo egli procedette e i grembi casti furono
ripieni di lui. Benedetto colui che prese dimora in noi!".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Il santo poeta sottolinea la
coerenza di tutto il mistero della salvezza fino all'ascensione in cielo:
"Dall'alto fluì come fiume e da Maria come una radice. Dal legno discese
come frutto e salì al cielo come primizia. Dall'alto discese come Signore e dal
ventre uscì come servo. Si inginocchiò la morte davanti a lui nello sheol e
alla sua risurrezione la vita lo adorò".<br />
Infine, l'incarnazione è vista come l'avvicinarsi di Cristo verso l'umanità
debole e malata: "Gli impuri non aborrì e i peccatori non schivò. Degli
innocenti gioì molto e molto desiderò i semplici". Tutta la redenzione è
nel suo farsi vicino agli uomini per portarli alla sua gloria divina: "Nel
fiume lo annoverarono tra i battezzandi, e nel mare lo contarono tra i
dormienti. Sul legno come ucciso e nel sepolcro come un cadavere. Chi per noi, Signore,
come te? Il Grande che si fece piccolo, il Vigilante che si addormentò, il Puro
che fu battezzato, il Vivente che perì, il Re disprezzato per dare a tutti
onore". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P.
Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(©L'Osservatore Romano 24 aprile 2011)</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-3461588697808315732017-10-02T21:40:00.005-07:002017-10-02T21:40:54.104-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Il canone della
Domenica delle Palme ed il tropario dell’innografa Cassianì.</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">In cielo assiso in
trono, in terra sull’asinello<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> All’inizio della celebrazione della grande settimana
della passione, morte e risurrezione del Signore, vorrei soffermarmi su due testi
innografici della tradizione bizantina: uno della domenica delle Palme e
l’altro del mercoledì santo. Il primo è il canone dell’ufficiatura del
mattutino della domenica delle Palme nella tradizione bizantina, un poema
attribuito a Cosma, innografo bizantino della seconda metà del VII secolo,
monaco di san Saba e vescovo di Maiouma. Si tratta di un testo che riprendendo ancora
il tema della risurrezione di Lazzaro celebrato lungo la settimana precedente lo
mette assieme all’ingresso di Gesù a Gerusalemme: “L’ade tutto tremante, al tuo
comando lasciò andare Lazzaro, morto da quattro giorni, perché tu, o Cristo,
sei la risurrezione e la vita: in te è stata consolidata la Chiesa che acclama:
Osanna, benedetto sei tu che vieni”. La lode dei bimbi e dei lattanti, immagine
presa dal salmo 8, diventa la lode di tutta la Chiesa: “È lode della bocca di
bimbi innocenti e di lattanti, la lode dei tuoi supplicanti che ti sei composta
per abbattere l’avversario, per vendicare con la passione della croce la caduta
dell’antico Adamo… La Chiesa dei santi ti offre una lode, o Cristo…”. La Chiesa
che con i bimbi loda Cristo è la stessa che su di lui, che ne è la pietra
angolare, viene fondata: “Bevve il popolo d’Israele alla dura roccia tagliata
da cui per tuo comando sgorgava l’acqua: ma la roccia sei tu, o Cristo, e su
questa pietra è stata consolidata la Chiesa…” Alcuni dei tropari di questo
canone sottolineano il fatto che colui che entra umile su un puledro è anche il
Creatore del cielo e della terra: “In cielo assiso in trono, in terra
sull’asinello, o Cristo Dio, tu hai accolto la lode degli angeli e
l’acclamazione dei fanciulli: Benedetto sei tu che vieni a richiamare Adamo
dall’esilio… le folle portavano rami di piante… Vedendoti su un asinello, ti
contemplavano come assiso sui cherubini, e per questo a te così gridavano:
Osanna nel piú alto dei cieli…”. Ancora il poema mette in parallelo le
acclamazioni dei bimbi in questa domenica con il loro pianto quando furono
sgozzati da Erode: “Poiché hai legato l’ade, o immortale, ucciso la morte e
risuscitato il mondo, con palme ti esaltavano i bambini, o Cristo, come
vincitore… I bimbi non saranno più sgozzati per il bimbo di Maria perché per
tutti, bimbi e vecchi, tu solo sarai crocifisso. La spada non si volgerà piú
contro di noi, perché il tuo fianco sarà trafitto dalla lancia. Perciò diciamo
esultanti: Benedetto sei tu che vieni per richiamare Adamo dall’esilio”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Il secondo testo su cui vogliamo soffermarci è tropario
dell’innografa Cassianì. Si tratta di uno dei testi della liturgia bizantina
per il mercoledì santo che viene cantato al mattutino e al vespro. È un tropario
di una bellezza e di una profondità uniche nel suo genere, scritto da una
monaca che visse a Costantinopoli nella prima metà del IX secolo. Nel suo
insieme canta l’unzione che la donna peccatrice fecce a Gesù prima della sua
passione. La figura delle donne mirrofore –portatrici di unguento, di <i>miron</i>-
è presente nei vangeli, sia prima della passione di Cristo, come nel nostro
caso, sia dopo la risurrezione di Gesù. Il tropario non precisa, e non lo farà
la stessa liturgia bizantina del mercoledì santo, l’identità della donna: una
peccatrice, come viene presentata da Mt e da Mc; oppure Maria sorella di
Lazzaro, come viene presentata da Gv. Il nostro testo è un canto alla
misericordia, al perdono e all’amore eterno di Dio per l’uomo, pur peccatore
che esso sia, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. Il testo lo proponiamo
diviso in quattro parti per facilitarne la lettura, benché ha in se stesso una
unità infrangibile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; tab-stops: -2.0cm -28.4pt 0cm 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> </span></i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">“La donna caduta in molti
peccati, sente la tua divinità, o Signore, e, assumendo l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">ufficio di mirrofora, ti offre il miron con le
lacrime prima della tua sepoltura, dicendo…”:. La prima parte del testo situa
l’azione della donna; essa è peccatrice benché sente, percepisce sia nei sensi
che nel cuore la divinità di Cristo, il suo potere di guarire, la sua forza per
perdonare e salvare. Il peccato non allontana la donna dal vedere e confessare
Cristo, la sua divinità. Il processo di conversione della donna, il suo
avvicinarsi a Cristo, il testo lo presenta con l’immagine dell’assumere un
mestiere, quello di mirrofora, portatrice di unguento, offrendo a Cristo il <i>miron</i>
prima della sua sepoltura; e qui il tropario fa la stessa lettura che Cristo fa
nel vangelo di Giovanni sull’unzione che serve appunto per preparare la sua
sepoltura. Il testo sembra voler indicare anche che dopo la risurrezione sarà
Cristo stesso che darà alla donna, all’umanità redenta, lui stesso come <i>miron</i>,
come unguento di salvezza. In questa prima parte l’autrice usa la stessa
immagine adoperata anche dagli autori degli altri tropari del mercoledì santo:
il gioco di parole tra l’unguento e Colui che è l’Unto, che è il vero <i>Miron</i>,
cioè Cristo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> </span></i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">“Ahimè, sono prigioniera
di una notte senza luce di luna, furore tenebroso di incontinenza, amore di
peccato! Accetta i torrenti delle mie lacrime, tu che attiri nelle nubi l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">acqua del mare. Piègati ai gemiti del mio cuore,
tu che hai piegato i cieli nel tuo ineffabile annientamento”.<i> </i>La seconda
parte del poema è la preghiera accorata della donna allo stesso Cristo. Il
primo versetto di questa seconda parte: <i>una notte senza luce di luna</i> è
un’immagine applicata non soltanto all’oscurità dell’anima peccatrice, ma
soprattutto un riferimento alla Pasqua celebrata nel giorno di luna piena, ad
indicare una vita senza la luce di Cristo, che è la vera Pasqua; notte senza la
luce della luna, una notte senza la Pasqua di Cristo. Essendo tutto il tropario
indirizzato a Cristo, l’autrice usa in questa parte due immagini
cristologicamente contrastanti, con i testi di Gb 36,27 e del salmo 17,10; si
tratta di uno stile usato spesso nei testi liturgici bizantini e siriaci,
quello di presentare immagini molto contrastanti per sottolineare sia la vera
divinità di Cristo che la sua vera umanità, immagini che tra di esse si completano.
Sono da notare anche i due imperativi messi da Cassianì in bocca della donna: <i>accetta
</i>e <i>piégati</i>; le forme imperative usate in testi liturgici danno l’idea
della grande fiducia e libertà dell’uomo nei confronti di Dio.<i><o:p></o:p></i></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: justify;">
<i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> </span></i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">“Bacerò i tuoi piedi
immacolati, li asciugherò con i riccioli del mio capo, quei piedi di cui Eva a
sera percepì il suono dei passi nel Paradiso e per timore si nascose. Chi mai
potrà scrutare la moltitudine dei miei peccati e l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">abisso dei tuoi giudizi, o mio Salvatore, che
salvi le anime?”<i> </i>La terza parte presenta l’atteggiamento della donna: il
suo amore verso Cristo che nel poema è chiaramente anche il Creatore che
cammina nel paradiso e di cui Eva sente i passi. Si tratta di un tema frequente
nei Padri quello del Logos Creatore. Singolare la bellezza nel nostro testo
dell’immagine o l’accostamento tra i piedi di Cristo baciati dalla donna ed i
piedi di cui Eva sente il suono nel paradiso. I peccati della donna sono
moltitudine; i giudizi, le decisioni di Cristo nei suoi confronti sono un
abisso di misericordia, come la si presenta nella preghiera conclusiva: “Non
disprezzare la tua serva, tu che possiedi incommensurabile la misericordia!”<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="2"><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">La Domenica delle Palme e il tropario dell'innografa
Cassianì </span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In cielo assiso in trono<br />
in terra sull'asinello <o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Il canone
dell'ufficiatura del mattutino della domenica delle Palme nella tradizione
bizantina è attribuito a Cosma, innografo bizantino della seconda metà del VII
secolo, monaco di san Saba e vescovo di Maiouma. Il testo riprende il tema
della risurrezione di Lazzaro: "L'ade tutto tremante, al tuo comando
lasciò andare Lazzaro, morto da quattro giorni, perché tu, o Cristo, sei la
risurrezione e la vita: in te è stata consolidata la Chiesa che acclama:
Osanna, benedetto sei tu che vieni". La Chiesa che con i bimbi loda Cristo
è la stessa che su di lui, pietra angolare, viene fondata: "Bevve il
popolo d'Israele alla dura roccia tagliata da cui per tuo comando sgorgava
l'acqua: ma la roccia sei tu, o Cristo, e su questa pietra è stata consolidata
la Chiesa".<br />
</span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Alcuni tropari
del canone sottolineano che chi entra umile su un puledro è anche il Creatore
del cielo e della terra: "In cielo assiso in trono, in terra
sull'asinello, o Cristo Dio, tu hai accolto la lode degli angeli e
l'acclamazione dei fanciulli: Benedetto sei tu che vieni a richiamare Adamo
dall'esilio. Vedendoti su un asinello, ti contemplavano come assiso sui
cherubini, e per questo a te così gridavano: Osanna nel più alto dei
cieli".</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br /><div style="text-align: justify;">
Il poema mette in parallelo le acclamazioni dei bimbi in questa domenica con il
loro pianto quando furono sgozzati da Erode: "Poiché hai legato l'ade, o
immortale, ucciso la morte e risuscitato il mondo, con palme ti esaltavano i
bambini, o Cristo, come vincitore. I bimbi non saranno più sgozzati per il
bimbo di Maria perché per tutti, bimbi e vecchi, tu solo sarai crocifisso. La
spada non si volgerà più contro di noi, perché il tuo fianco sarà trafitto
dalla lancia. Perciò diciamo esultanti: Benedetto sei tu che vieni per
richiamare Adamo dall'esilio".</div>
<div style="text-align: justify;">
Il tropario dell'innografa Cassianì è uno dei testi per il mercoledì santo che
viene cantato al mattutino e al vespro. Di bellezza e profondità uniche nel suo
genere, è stato scritto da una monaca che visse a Costantinopoli nella prima
metà del IX secolo. Canta l'unzione che la donna peccatrice riservò a Gesù
prima della sua passione. La figura delle donne mirofore - portatrici di
unguento (myron) - è nei vangeli, sia prima della passione di Cristo sia dopo
la sua risurrezione. Il tropario non precisa l'identità della donna: una
peccatrice, come viene presentata da Matteo e da Marco; oppure Maria sorella di
Lazzaro, come viene presentata da Giovanni. Il testo è un canto alla
misericordia, al perdono e all'amore eterno di Dio per l'uomo, pur peccatore.</div>
<div style="text-align: justify;">
La donna peccatrice percepisce la divinità di Cristo, il suo potere di guarire,
la sua forza per perdonare e salvare. Il processo della sua conversione è
presentato con l'immagine dell'assumere il ruolo di mirofora, che offrendo a
Cristo l'unguento in previsione della sua sepoltura, come nel vangelo di
Giovanni. E dopo la risurrezione sarà Cristo stesso a dare all'umanità redenta
se stesso come unguento di salvezza.</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ahimé, sono prigioniera di una notte senza luce di luna, furore tenebroso
di incontinenza, amore di peccato! Accetta i torrenti delle mie lacrime, tu che
attiri nelle nubi l'acqua del mare. Piègati ai gemiti del mio cuore, tu che hai
piegato i cieli nel tuo ineffabile annientamento". La seconda parte del
poema è la preghiera accorata della donna a Cristo. Il primo versetto non si
riferisce soltanto all'oscurità dell'anima peccatrice, ma anche alla Pasqua
celebrata nel giorno di luna piena. Essendo tutto il tropario indirizzato a
Cristo, l'autrice usa immagini cristologicamente contrastanti per sottolineare
sia la vera divinità di Cristo che la sua vera umanità, immagini che tra loro
si completano. Sono da notare anche i due imperativi messi da Cassianì in bocca
della donna: "accetta" e "piègati", forme verbali che danno
l'idea della grande fiducia e libertà dell'uomo nei confronti di Dio.</div>
<div style="text-align: justify;">
"Bacerò i tuoi piedi immacolati, li asciugherò con i riccioli del mio
capo, quei piedi di cui Eva a sera percepì il suono dei passi nel paradiso e
per timore si nascose. Chi mai potrà scrutare la moltitudine dei miei peccati e
l'abisso dei tuoi giudizi, o mio Salvatore, che salvi le anime?". La terza
parte presenta l'atteggiamento della donna: il suo amore verso Cristo, che nel
poema è chiaramente anche il Creatore che cammina nel paradiso e di cui Eva
sente i passi. Il tema del Logos creatore è frequente nei Padri, ma nel testo è
singolare la bellezza dell'immagine che accosta i piedi di Cristo baciati dalla
donna ai piedi di cui Eva sente il suono nel paradiso. I peccati della donna
sono moltitudine; ma i giudizi e le decisioni di Cristo nei suoi confronti sono
un abisso di misericordia, evocata nella preghiera conclusiva: "Non
disprezzare la tua serva, tu che possiedi incommensurabile la
misericordia!".</div>
<o:p></o:p><br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; tab-stops: -2.0cm -28.4pt -.1pt 56.5pt 84.8pt 113.1pt 141.4pt 169.7pt 198.0pt 226.3pt 254.6pt 282.9pt 311.2pt 339.5pt 367.8pt 396.1pt 424.4pt 452.7pt 481.0pt; text-align: right;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(©L'Osservatore Romano 17 aprile 2011)</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-17567348921272743912017-09-17T14:58:00.002-07:002017-09-17T14:58:53.170-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">La festa del Natale nel canone di Cosma
di Maiouma</span></b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Oggi la Vergine estingue la sete di
Adamo.<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> L’ufficiatura bizantina del 25
dicembre raccoglie nei tropari la testimonianza di diversi innografi bizantini:
Romano il Melodo (VI sec.), Germano di Costantinopoli (VIII sec.), Cosma di
Maiouma (VII-VIII secc.), e la monaca innografa Cassianì (IX sec.). Il canone
del mattutino della festa è di Cosma di Maiouma, innografo bizantino nato a
Damasco verso il 675, vescovo di Maiouma a Gaza nel 734 e morto il 752. Fratello
adottivo di Giovanni Damasceno, con lui fu strenuo difensore della venerazione
delle icone; come innografo si colloca nella scia di Gregorio di Nazianzo e
Romano il Melodo. Le nove odi del canone contemplano il mistero del Verbo di
Dio incarnato che nasce nella carne dalla vergine Maria. Il primo tropario di
ognuna delle odi raccoglie i diversi temi teologici legati alla festa del
Natale, prendendo spunto dal cantico dell'Antico Testamento previsto per ognuna
delle parti: l’incarnazione del Verbo di Dio, la sua discesa –umiliazione- tra
gli uomini, la verginità di Maria: “Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende
dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi… Al Figlio che
prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi
tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato, al Cristo Dio acclamiamo… Virgulto
dalla radice di Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine
sei germogliato dal boscoso monte adombrato, o degno di lode: sei venuto
incarnato da una Vergine ignara d’uomo, tu, immateriale e Dio”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> La nascita di Cristo, Cosma la canta
come una nuova creazione, un riplasmare nell’uomo la bellezza della prima
immagine: “Colui che, fatto a immagine di Dio, era perito per la trasgressione,
divenendo del tutto preda della corruzione, decaduto dalle altezze della vita
divina, il sapiente Artefice di nuovo lo plasma… Il Creatore, vedendo
perdersi l’uomo che con le sue mani aveva fatto, piegati i cieli, discende, e
ne assume tutta la sostanza dalla divina Vergine pura, prendendo veramente
carne… Il Cristo Dio, sapienza, Verbo, potenza, Figlio e splendore del Padre,
fatto uomo ci ha riacquistati…”. Lo stesso tema lo ritroviamo nella quarta
delle odi, dove l’innografo prende spunto dal cantico del capitolo terzo del
libro di Abacuc con l’immagine del boscoso monte adombrato che la tradizione
cristiana ha interpretato come prefigurazione dell'incarnazione del Verbo e
della sua nascita dalla Vergine: “Il profeta Abacuc, con i suoi canti, prediceva
un tempo la riplasmazione della stirpe umana, fatto degno di vederla in figura,
ineffabilmente. Come bimbo neonato è uscito infatti il Verbo dalla montagna
della Vergine per riplasmare i popoli”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Il poema, con una professione di
fede cristologica chiaramente calcedoniana, sottolinea come Cristo nella sua
nascita si fa simile ad Adamo, partecipando pienamente alla natura umana, per
portarla alla comunione con la natura divina: “L’Adamo fatto di terra, che
aveva partecipato di quel soffio superiore, ma era caduto nella corruzione,
sedotto dalla donna, scorgendo il Cristo nato di donna, grida: O tu che per me
sei divenuto come me, santo tu sei, Signore. Tu che ti sei reso simile a un
vile oggetto di fango, o Cristo; tu che, partecipando della realtà inferiore
della carne, ci hai dato di comunicare alla divina natura, divenendo uomo e
rimanendo Dio…”. Notiamo anche il parallelo che il testo fa tra Adamo sedotto
dalla donna e Cristo nato da donna. L’invocazione di Adamo: “O tu che per me
sei divenuto come me…”, la ritroviamo molto simile in uno dei tropari della
festa dell'Ascensione del Signore: “O tu che per me
come me ti sei fatto povero…”, quasi a mettere in parallelo la sua
Nascita (discesa sulla terra) e la sua Ascensione (salita in cielo).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Nella sesta ode Cosma sviluppa il
suo canto a partire del cantico del capitolo 2 del libro di Giona. Il profeta
nel ventre del mostro marino è tipo e figura di tutta l’economia di Cristo,
dalla sua nascita alla sua risurrezione: “Il mostro marino, dalle sue viscere,
ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver
dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola
incorrotta… È venuto incarnato, il Cristo Dio nostro, che il Padre genera prima
della stella del mattino; colui che tiene le redini delle potenze immacolate,
è deposto nella mangiatoia… Il Figlio è stato partorito come un neonato
dall’argilla di Adamo, ed è stato dato ai fedeli. Egli è padre e principe del
secolo futuro, ed è chiamato angelo del gran consiglio…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Sempre partendo dall’immagine che
trova nel cantico biblico del profeta Daniele, Cosma nell’ode settima accosta i
tre fanciulli nella fornace con i pastori, tutti loro attorniati dalla gloria
di Dio: “I fanciulli allevati nella pietà, disprezzando un empio comando, non
si lasciarono atterrire dalla minaccia del fuoco, ma stando tra le fiamme
cantavano: O Dio dei padri, tu sei benedetto… I pastori che vegliavano nei
campi ricevettero una luminosa visione che li lasciò sbigottiti: la gloria di
Dio rifulse intorno a loro, e un angelo gridava: Inneggiate, perché il Cristo
è nato… Che discorso è questo?, si dissero i pastori; andiamo a vedere l’evento,
il Cristo divino…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Nell’ode nona, prendendo spunto
dalla prima frase dal cantico della Madre di Dio nel vangelo di Luca, Cosma per
sette volte canta il mistero dell'’Incarnazione del Verbo di Dio: “Magnifica,
anima mia, colei che è più venerabile e gloriosa delle superne schiere… Magnifica,
anima mia, il Dio che nella carne dalla Vergine è stato partorito…. Magnifica,
anima mia, il Re partorito nella grotta… Magnifica, anima mia, il Dio adorato
dai magi… Magnifica, anima mia, la forza della Divinità… Magnifica, anima mia,
colei che ci ha riscattati dalla maledizione… Magnifica, anima mia, colei che
è più venerabile e gloriosa delle superne schiere”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Tra la sesta e la settima delle odi
troviamo l’inserzione di due tropari di Romano il Melodo; nel secondo, con
delle immagini prese dall’Antico Testamento, il poeta canta con sublime
bellezza il mistero della nascita verginale di Cristo: “Betlemme ha aperto
l’Eden, venite a vedere: troviamo nel nascondimento le delizie; venite, riceviamo
nella grotta le gioie del paradiso. Là è apparsa la radice non innaffiata che
fa germogliare il perdono; là si è trovato il pozzo da nessuno scavato, a cui
Davide un tempo aveva desiderato bere: là è la Vergine che, partorito il
bambino, ha súbito estinto la sete di Adamo e di Davide: affrettiamoci dunque
al luogo dove è stato partorito piccolo bimbo, il Dio che è prima dei secoli”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">P.
Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="2"><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;">La festa del Natale nel canone di Cosma di
Maiouma</span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Oggi la Vergine<br />
estingue la sete di Adamo<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 10pt;">di
MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt;">Nell'ufficiatura
bizantina del Natale sono raccolti tropari di diversi innografi tra VI e IX
secolo. Il canone del mattutino è di Cosma, nato a Damasco verso il 675,
vescovo di Maiouma a Gaza dal 734 e morto nel 752. Fratello adottivo di
Giovanni Damasceno, con lui fu strenuo difensore della venerazione delle icone.
Le nove odi del canone contemplano il mistero del Verbo di Dio che nasce nella
carne dalla vergine Maria. Il primo tropario presenta i temi teologici del
Natale: "Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende dai cieli, andategli
incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi. Al Figlio che prima dei secoli
immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi tempi dalla Vergine,
senza seme, si è incarnato, al Cristo Dio acclamiamo. Virgulto dalla radice di
Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato dal
boscoso monte adombrato, o degno di lode: sei venuto incarnato da una Vergine
ignara d'uomo, tu, immateriale e Dio".</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt;">Cosma
canta la nascita di Cristo come nuova creazione: "Colui che, fatto a
immagine di Dio, era perito per la trasgressione, divenendo del tutto preda
della corruzione, decaduto dalle altezze della vita divina, il sapiente
artefice di nuovo lo plasma. Il Creatore, vedendo perdersi l'uomo che con le
sue mani aveva fatto, piegati i cieli, discende, e ne assume tutta la sostanza
dalla divina Vergine pura, prendendo veramente carne".</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVrY1-BJlpSI2taY3_3cYOZFT8LQ5J1JQEbn2GpZFX7uYCdFi3P0zMY_SpiFDc9J8yHKV43hm1q6bbusuBmrCom6C5guCGbWVbLHB_G9HkF0DPI_90L74qr1vXxzsHZChFVFbtQ_1jAgY/s1600/maria-natale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiVrY1-BJlpSI2taY3_3cYOZFT8LQ5J1JQEbn2GpZFX7uYCdFi3P0zMY_SpiFDc9J8yHKV43hm1q6bbusuBmrCom6C5guCGbWVbLHB_G9HkF0DPI_90L74qr1vXxzsHZChFVFbtQ_1jAgY/s1600/maria-natale.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt;"><br />
Il poema sottolinea come Cristo nella sua nascita si fa simile ad Adamo,
partecipando pienamente alla natura umana, per portarla alla comunione con la
natura divina: "L'Adamo fatto di terra, che aveva partecipato di quel
soffio superiore, ma era caduto nella corruzione, sedotto dalla donna,
scorgendo il Cristo nato di donna, grida: O tu che per me sei divenuto come me,
santo tu sei, Signore". Il testo mette in parallelo Adamo sedotto dalla
donna e Cristo nato da donna, e l'invocazione di Adamo si ritrova molto simile
in un tropario dell'Ascensione del Signore ("o tu che per me come me ti
sei fatto povero"), collegando la sua discesa sulla terra alla sua
ascensione.<br />
Nella sesta ode Cosma evoca Giona, figura di tutta l'economia di Cristo, dalla
nascita alla risurrezione: "Il mostro marino, dalle sue viscere, ha
espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver
dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta.
È venuto incarnato, il Cristo Dio nostro, che il Padre genera prima della
stella del mattino; colui che tiene le redini delle potenze immacolate, è
deposto nella mangiatoia. Il Figlio è stato partorito come un neonato
dall'argilla di Adamo, ed è stato dato ai fedeli. Egli è padre e principe del
secolo futuro, ed è chiamato angelo del gran consiglio".<br />
Sulla base del libro di Daniele, Cosma nell'ode settima accosta i tre fanciulli
nella fornace ai pastori di Betlemme: "I fanciulli allevati nella pietà,
disprezzando un empio comando, non si lasciarono atterrire dalla minaccia del
fuoco, ma stando tra le fiamme cantavano: O Dio dei padri, tu sei benedetto. I
pastori che vegliavano nei campi ricevettero una luminosa visione che li lasciò
sbigottiti: la gloria di Dio rifulse intorno a loro, e un angelo gridava:
Inneggiate, perché il Cristo è nato. Che discorso è questo, si dissero i
pastori; andiamo a vedere l'evento, il Cristo divino".<br />
Nell'ode nona, prendendo spunto dal cantico della Madre di Dio nel vangelo di
Luca, Cosma per sette volte canta il mistero dell'incarnazione:
"Magnifica, anima mia, colei che è più venerabile e gloriosa delle superne
schiere. Magnifica, anima mia, il Dio che nella carne dalla Vergine è stato
partorito. Magnifica, anima mia, il re partorito nella grotta. Magnifica, anima
mia, il Dio adorato dai magi. Magnifica, anima mia, la forza della divinità.
Magnifica, anima mia, colei che ci ha riscattati dalla maledizione. Magnifica,
anima mia, colei che è più venerabile e gloriosa delle superne schiere".<br />
Infine, in un tropario di Romano il Melodo, con immagini prese dall'Antico
Testamento, il poeta canta il mistero della nascita verginale di Cristo:
"Betlemme ha aperto l'Eden, venite a vedere: troviamo nel nascondimento le
delizie; venite, riceviamo nella grotta le gioie del paradiso. Là è apparsa la
radice non innaffiata che fa germogliare il perdono; là si è trovato il pozzo
da nessuno scavato, a cui Davide un tempo aveva desiderato bere: là è la
Vergine che, partorito il bambino, ha subito estinto la sete di Adamo e di
Davide: affrettiamoci dunque al luogo dove è stato partorito, piccolo bimbo, il
Dio che è prima dei secoli".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 13.5pt;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;"><b style="background-color: white; border: 0px; color: #111111; font-family: Arial; font-size: x-small; margin: 0px; padding: 0px;">(©L'Osservatore Romano 25 dicembre 2011)</b></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-25873959756170977792017-08-17T11:43:00.002-07:002017-08-17T11:43:23.913-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">La festa dell’Ingresso della Madre di
Dio nel Tempio.</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Oggi la sposa di Dio rifulge nella casa
del Signore. <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="tab-stops: -72.0pt -36.0pt 0cm 36.0pt 72.0pt 108.0pt 144.0pt 180.0pt 216.0pt 252.0pt 288.0pt 324.0pt 360.0pt 396.0pt 432.0pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"> Il 21 del mese di novembre le Chiese
cristiane celebrano una delle dodici grandi feste, cioè l’<i>Ingresso della
Madre di Dio nel tempio</i>. È una festa che ha un’origine gerosolimitana,
legata a la dedicazione di una chiesa nella Città Santa di Gerusalemme. Molti
degli aspetti della festa, presenti nei testi liturgici, ci vengono dal
Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha un influsso notevole su diverse
feste liturgiche in Oriente ed in Occidente. L’icona stessa della festa mette
in evidenza i diversi aspetti che poi troviamo presenti nei testi liturgici: il
corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con un chiaro riferimento
anche a Mt 25: “vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre
Vergine…”; ancora Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi:
“Oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di
Dio, e Zaccaria la riceve…”; infine il cibo con cui Maria è alimentata
dall’arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e i
Santi Doni che si ricevono nel tempio, cioè nella Chiesa: “Nutrita fedelmente
con pane celeste, o Vergine, nel tempio del Signore, tu hai generato al mondo
il Verbo, pane di vita…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="testo02" style="margin-bottom: 4.8pt; tab-stops: 25.25pt 32.65pt; text-indent: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Il cànone del
mattutino è attribuito a Giorgio (+860), metropolita di Nicomedia e autori di
diversi testi entrati nella liturgia bizantina. Lungo tutte le nove odi del
mattutino si snoda, a partire dai titoli dati alla Madre di Dio, il tema
centrale della festa: Maria entra nel tempio di Dio per diventare lei stessa
Tempio del Verbo di Dio. In primo luogo Maria viene invocata come abitazione e
dimora di Dio: “T</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: Georgia, serif;">u, divenuta più elevata dei cieli, o tutta pura, sei riposta
nel tempio di Dio, per essergli preparata come divina abitazione per il suo
avvento… </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Santuario
glorioso e sacra offerta, la Vergine puris</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: Georgia, serif;">sima,
riposta oggi nel tempio di Dio, qui è custodita per divenire dimora del Re
dell’universo, unico Dio nostro”. A partire dall’immagine veterotestamentaria
dell'arca dell'alleanza, Maria è anche chiamata arca, ricettacolo di Colui che
è la vera alleanza tra Dio e l’uomo: “</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Come tempio vivente, arca di Dio, mai
accada che </span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: Georgia, serif;">mano di profani la tocchi… Meravigliosamente, o pura, la
Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come singolare arca, velo e
verga, tempio indissolubile e porta di Dio…”. Ancora troviamo il titolo di
tabernacolo, in riferimento a Cristo stesso: “</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Oggi è condotta al tempio
la Vergine tutta imma</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: Georgia, serif;">colata, per divenire tabernacolo di Dio, Re
dell’universo…; mentre è ancora bambina nella carne; e il grande sacerdote
Zaccaria lieto l’accoglie come tabernacolo di Dio...; celebriamo
spiritualmente una festa solenne, e piamente acclamiamo la Vergine, figlia di
Dio e Madre-di-Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata
prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo, Sovrano
universale e Dio di tutte le cose”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"> Il titolo più presente in tutto il
canone della festa è quello di tempio. Essa è il tempio che accoglie Dio
stesso: “</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">Oggi il tempio vivente della santa gloria del
Cristo Dio nostro, la pura, la sola benedetta tra le donne, è presentata al
tempio della Legge per dimorare nel santo dei santi… È posto all’interno del
tempio di Dio il tempio che accoglie Dio, la Vergine santissima…”. Il titolo di
tempio associato anche a quello di reggia: “Apparsa come tempio, reggia e
vivente cielo del Re, o sposa di Dio, oggi sei consacrata nel tempio della
Legge…”. Inoltre accogliendo Maria il titolo di tempio collegato
all’incarnazione in lei del Verbo eterno di Dio, gli vengono associati anche
gli appellativi di immacolato, vivente e indissolubile: “Meravigliosamente, o
pura, la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come singolare arca,
velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio…”. Finalmente legato e alla
verginità di Maria e alla sua dimensione sponsale, essa è lodata anche come
talamo: “Il purissimo tempio del Salvatore, il talamo preziosissimo e
verginale, il tesoro sacro della gloria di Dio, è oggi introdotto nella casa
del Signore…; oggi il tempio è divenuto come amabile paraninfo della Vergine, e
stanza nuziale che riceve il vivente talamo di Dio, puro e immacolato, più
fulgido di ogni creatura”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"> L’innografo Giorgio, a partire
dall’immagine della porta del tempio invalicabile presa dal profeta Ezechiele
cap. 44, vede ancora Maria che diventa lei stessa anche porta invalicabile
nella sua verginità, entrata del Verbo di Dio nel mondo nella sua incarnazione:
“</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">La porta gloriosa, inaccessibile ai pensieri, varcate le
porte del tempio di Dio, ci invita ora a riunirci godere delle sue divine
meraviglie…; la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come
singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio…; vedendoti
profeticamente Salomone come colei che avrebbe accolto Dio, ti chiamò con
parole enigmatiche porta del Re, vivente fonte sigillata, o Madre-di-Dio, dalla
quale è sgorgata l’acqua limpida…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"> Ognuna delle odi del canone di Giorgio di Nicomedia si
chiude con una strofa </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">che dà
la chiave cristologica di tutto il testo: ”Cristo nasce, rendete gloria; Cristo
scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi…; al
Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli
ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato…; virgulto dalla radice
di Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato,
dal boscoso monte adombrato, o degno di lode…; il mostro marino, dalle sue
viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo,
dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito,
custodendola incorrotta…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Pontificio Collegio
Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="3"><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;">La festa dell'Ingresso della Madre di Dio
nel tempio </span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Oggi la sposa di Dio
rifulge nella casa del Signore<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">di
MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtnUaGP-LRMuor8n-r1H7_Gvxu1v3o-jloLXoAEzZdlf0eWvMtxzmCc04DAwKwEDFop4FZab6848QDHf2AHVC899fPp3JDCGDJUbWFYCh1idsIu3U1KE1gRJGtVzMTWjVfLcwOdXfW0WU/s1600/17+agosto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="230" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtnUaGP-LRMuor8n-r1H7_Gvxu1v3o-jloLXoAEzZdlf0eWvMtxzmCc04DAwKwEDFop4FZab6848QDHf2AHVC899fPp3JDCGDJUbWFYCh1idsIu3U1KE1gRJGtVzMTWjVfLcwOdXfW0WU/s1600/17+agosto.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; mso-margin-bottom-alt: auto; mso-margin-top-alt: auto; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Il
21 novembre le Chiese cristiane celebrano una delle dodici grandi feste,
l'Ingresso della Madre di Dio nel tempio. È una festa legata alla dedicazione
di una chiesa nella città santa di Gerusalemme. Molti degli aspetti presenti
nei testi liturgici, vengono dal Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha un
influsso notevole su diverse feste in oriente e occidente.</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">L'icona
stessa della ricorrenza mette in evidenza i diversi aspetti presenti nei testi
liturgici: il corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con
riferimento al vangelo di Matteo ("vergini recanti lampade, facendo
lietamente strada alla sempre Vergine"); Zaccaria che introduce Maria nel
tempio e nel Santo dei Santi: "Oggi è condotto al tempio del Signore il
tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio"; infine il cibo con cui Maria è
alimentata dall'arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di
Dio e i santi doni che si ricevono nella Chiesa.<br />
Il canone del mattutino è attribuito a Giorgio (+860), metropolita di
Nicomedia, autore di diversi testi entrati nella liturgia bizantina. Lungo le
nove odi del mattutino si snoda, a partire dai titoli dati alla Madre di Dio,
il tema centrale della festa: Maria entra nel tempio di Dio per diventare lei
stessa tempio del Verbo di Dio.<br />
A partire dall'immagine veterotestamentaria dell'arca dell'alleanza, Maria è
anche chiamata arca, ricettacolo di colui che è la vera alleanza tra Dio e
l'uomo: "Come tempio vivente, arca di Dio, mai accada che mano di profani
la tocchi. Meravigliosamente, o pura, la Legge ti ha prefigurata come tenda e
urna divina, come singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di
Dio". Il titolo di tabernacolo si riferisce poi a Cristo stesso:
"Oggi è condotta al tempio la Vergine tutta immacolata, per divenire
tabernacolo di Dio, re dell'universo; mentre è ancora bambina nella carne; e il
grande sacerdote Zaccaria lieto l'accoglie come tabernacolo di Dio, la Vergine,
figlia di Dio e Madre di Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che
è stata prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo,
sovrano universale e Dio di tutte le cose".<br />
Il titolo più presente in tutto il canone della festa è quello di tempio. Essa
è il tempio che accoglie Dio stesso: "Oggi il tempio vivente della santa
gloria del Cristo Dio nostro, la pura, la sola benedetta tra le donne, è
presentata al tempio della Legge per dimorare nel santo dei santi. È posto
all'interno del tempio di Dio il tempio che accoglie Dio, la Vergine
santissima".<br />
L'innografo Giorgio, a partire dall'immagine della porta del tempio
invalicabile presa dal profeta Ezechiele (44, 1-3), vede Maria che diventa lei
stessa anche porta invalicabile nella sua verginità, entrata del Verbo di Dio
nel mondo nella sua incarnazione: "La porta gloriosa, inaccessibile ai
pensieri, varcate le porte del tempio di Dio, ci invita ora a riunirci a godere
delle sue divine meraviglie; la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna
divina, come singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio;
vedendoti profeticamente Salomone come colei che avrebbe accolto Dio, ti chiamò
con parole enigmatiche porta del re, vivente fonte sigillata, o Madre di Dio,
dalla quale è sgorgata l'acqua limpida".<br />
Ognuna delle odi del canone di Giorgio di Nicomedia si chiude con una strofa
che dà la chiave cristologica di tutto il testo: "Cristo nasce, rendete
gloria; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra,
elevatevi; al Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato
generato, e negli ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato;
virgulto dalla radice di Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla
Vergine sei germogliato".<span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Pontificio Collegio
Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">Roma<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-57743873093854607612017-08-09T08:37:00.000-07:002017-08-09T08:37:02.064-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Oggi l’albero della croce ci riveste
dell'abito della vita</span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 16.0pt; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il cànone di Cosma di
Maiouma per la festa della Esaltazione della santa Croce </span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">L’innografia cristiana orientale,
specialmente quella di tradizione siriaca e quella di tradizione bizantina,
hanno molti testi liturgici in cui si canta la croce di Cristo. Essa viene
sempre presentata come luogo di vittoria: di Cristo sulla morte, della vita
sulla morte, luogo di morte della morte. Vorrei soffermarmi nel cànone di Cosma
di Maiouma (675–752) che troviamo nell’ufficiatura mattutina di tradizione
bizantina per la festa dell'esaltazione della Santa Croce il 14 settembre.
Cosma era originario di Damasco; preso in adozione nella famiglia di Giovanni
Damasceno fu educato assieme a lui e divenne monaco nel monastero di San Sabba.
Fu eletto poi vescovo di Maiouma, vicino a Gaza. È autore di diverse
composizioni liturgiche entrate a far parte dell'eucologia di tradizione
bizantina. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Il cànone è una composizione poetica cantata
nell’ufficiatura del mattutino bizantino, che prende il posto dei cantici
biblici veterotestamentari previsti per quest’ora di preghiera. Cosma commenta,
lungo tutte le otto odi del cànone, i diversi passi dell'Antico Testamento che
la tradizione cristiana ha visto e interpretato come prefigurazioni e profezie
della croce di Cristo. Nella prima ode è Mosè che, benedicendo il Mar Rosso,
prefigura la croce vittoriosa: “Tracciando una croce, Mosè, col bastone verticale,
divise il Mar Rosso per Israele che lo passò a piedi asciutti, poi lo riunì su
se stesso con frastuono volgendolo contro i carri di faraone, disegnando,
orizzontalmente, l’arma invincibile”. Nell’ode quinta è Giona che pregando con
le braccia stese nel ventre del pesce prefigura la passione, la morte e la
risurrezione di Cristo stesso: “Nelle viscere del mostro marino, Giona stendendo
le palme a forma di croce, chiaramente prefigurava la salvifica passione: perciò
uscendo il terzo giorno, rappresentò la risurrezione ultramondana del Cristo
Dio crocifisso nella carne che con la sua risurrezione il terzo giorno ha
illuminato il mondo”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="testo02" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-indent: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Tutta la prima ode, che prende spunto
dal cantico di Mosè in Es 15, 1-19, offre a Cosma l’occasione di riprende i
grandi momenti della vita del profeta, momenti che tutta la tradizione
cristiana ha interpretato come prefigurazioni della croce. Oltre a quello di
Mosè benedicente sul Mar Rosso, di cui abbiamo fatto già accenno, troviamo Mosè
con le braccia stese contro Amalek; Mosè che innalza il serpente velenoso sul
legno; Mosè infine che tocca col bastone la roccia e addolcisce le acque che ne
sgorgano: “Stando in mezzo ai due sacerdoti, Mosè prefigurò un tempo in se
stesso l’immacolata passione. Atteggiandosi poi a forma di croce, elevò il
trofeo con le braccia spalancate, annientando il potere del malvagio Amalek… </span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Mosè
pose su una colonna il rimedio che salvava dal morso velenoso e distruttore: al
legno immagine della croce legò trasversalmente il serpente che striscia per
terra, e con questo trionfò del flagello… </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Un tempo Mosè, con un
legno, trasformò nel deserto le sorgenti amare, prefigurando il passaggio delle
genti alla pietà, grazie alla croce”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="testo02" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 32.65pt 37.8pt; text-indent: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Diverse volte lungo tutto il cànone, Cosma ci presenta il
parallelo tra la croce e l’albero del paradiso: in esso Adamo si scoprì
spogliato; nella Chiesa, grazie all’albero della croce, ogni battezzato si
scopre rivestito dell'abito della vita che è Cristo stesso: “Nel paradiso un
tempo un albero mi ha spogliato, perché facendomene gustare il frutto, il
nemico ha introdotto la morte; ma l’albero della croce, che porta agli uomini
l’abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto il mondo si è
riempito di ogni gioia; vedendolo innalzato, o popoli, con fede acclamiamo
concordi a Dio: Piena di gloria è la tua casa”. La croce diventa allora forza
ed arma della Chiesa stessa: “Una verga è assunta come figura del mistero… per
la Chiesa un tempo sterile, è fiorito ora l’albero della croce, come forza e
sostegno… La dura roccia colpita dalla verga, facendo scaturire acqua per un
popolo ribelle e duro di cuore, manifestava il mistero della Chiesa eletta da
Dio, di cui la croce è forza e sostegno… I</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">l fianco
immacolato colpito dalla lancia fece scaturire acqua e sangue, inaugurando
l’alleanza e lavando i peccati: la croce
è infatti vanto dei credenti</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">”.</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> A
partire dell'immagine della croce come albero della vita di cui pende il vero
frutto che è lo stesso Cristo, Cosma sviluppa in primo luogo il tema del Cristo
crocefisso come esca per “cacciare e far cadere” il nemico che nel paradiso diventa
ingannatore con un albero e un frutto: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">O albero beatissimo, su cui è stato steso
Cristo, Re e Signore! Per te è caduto colui che con un albero aveva ingannato, è
stato adescato da Dio che nella carne in te è stato confitto, e che dona la
pace alle anime nostre</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">”. Poi Cosma riprende nella stessa
quinta ode il tema, comune anche nella tradizione siriaca, della croce come
vittoria sul cherubino con in mano la spada fiammeggiante che custodisce
l’ingresso del paradiso: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Di fronte a te, albero celebrato su cui fu steso
Cristo, ha avuto timore, o croce, la spada roteante che custodiva l’Eden, e si
è ritratto il temibile cherubino, di fronte al Cristo in te confitto, che
elargisce la pace alle anime nostre</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> L’autore,
in tutto il cànone, sottolinea diverse volte da una parte la professione di
fede trinitaria, a partire da immagini veterotestamentarie: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Benedite,
fanciulli, pari in numero alla Trinità, Dio Padre Creatore, inneggiate al Verbo
che è disceso, e ha mutato il fuoco in rugiada; e sovresaltate per i secoli lo
Spirito santissimo, che elargisce vita a tutti</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">”.
D’altra parte, mette anche in evidenza la vera incarnazione del Verbo di Dio,
crocefisso, morto e risorto: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Mentre viene innalzato l’albero irrorato dal
sangue del Verbo di Dio incarnato, inneggiate, schiere dei cieli, festeggiando
il riscatto dei mortali. Adorate, popoli, la croce di Cristo, per la quale è
data al mondo la risurrezione… Figli della terra, dispensatori della grazia,
con le vostre mani innalzate, con sacro decoro, la croce su cui stette il Cristo
Dio e la lancia che trafisse il corpo del Dio Verbo…</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="testo02" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; tab-stops: 30.15pt 32.65pt; text-indent: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Infine il parallelo Chiesa – paradiso che Cosma ha sviluppato
in diverse della strofe, lo porta nella nona ode a sviluppare quello di Maria –
paradiso: “Sei mistico paradiso che, senza coltivazione, o Madre di Dio, ha
prodotto il Cristo, dal quale è stato piantato sulla terra l’albero vivificante
della croce: adorando lui, per essa che ora viene esaltata, noi magnifichiamo
te... Esultino tutti gli alberi del bosco, perché la loro natura è stata
santificata da colui che nel principio l’ha piantata, Cristo, disteso sul legno.
Per questo noi lo magnifichiamo”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: IT;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="2"><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Il canone di Cosma di Maiouma</span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 26pt;">Oggi
la croce ci riveste<br />
dell'abito della vita<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 26pt;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 26pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">L'innografia cristiana orientale,
specialmente nella tradizione siriaca e in quella bizantina, canta la croce di
Cristo presentandola sempre come luogo di vittoria sulla morte.
Nell'ufficiatura mattutina bizantina per la festa dell'Esaltazione della santa Croce
il 14 settembre si trova un canone di Cosma di Maiouma (675-752). Originario di
Damasco e adottato dalla famiglia di Giovanni Damasceno, fu con lui educato;
monaco nel monastero di San Saba e poi vescovo di Maiouma, vicino Gaza, è
autore di composizioni liturgiche entrate nell'eucologia bizantina.</span></div>
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><br /><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"><div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf3W69S7-iNJ3QbTEEeOcH91Wt4lJVG2S96itf3v3gLk3lqeJ1v4kLDeOb-If5IVBm5Yp4aINDFPHhKt3VFWkq0dqfI9yJamccxYWYzTNgb0oCD9oDc-S9jdYFmpi28qvnuHQoAfAsofc/s1600/9+agosto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhf3W69S7-iNJ3QbTEEeOcH91Wt4lJVG2S96itf3v3gLk3lqeJ1v4kLDeOb-If5IVBm5Yp4aINDFPHhKt3VFWkq0dqfI9yJamccxYWYzTNgb0oCD9oDc-S9jdYFmpi28qvnuHQoAfAsofc/s1600/9+agosto.jpg" /></a><span style="font-size: 12pt;">Nel
mattutino, il canone prende il posto dei cantici biblici veterotestamentari e
Cosma vi commenta i passi veterotestamentari interpretati come prefigurazioni e
profezie della croce di Cristo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Già Mosè prefigura la croce vittoriosa: "Tracciando una croce, Mosè, col
bastone verticale, divise il Mar Rosso per Israele che lo passò a piedi
asciutti, poi lo riunì su se stesso con frastuono volgendolo contro i carri di
faraone, disegnando, orizzontalmente, l'arma invincibile". Poi Giona,
pregando con le braccia stese nel ventre del pesce, prefigura la passione e la
risurrezione di Cristo: "Nelle viscere del mostro marino, Giona stendendo
le palme a forma di croce, chiaramente prefigurava la salvifica passione: perciò
uscendo il terzo giorno, rappresentò la risurrezione ultramondana del Cristo
Dio crocifisso nella carne che con la sua risurrezione il terzo giorno ha
illuminato il mondo".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Cosma vede i grandi momenti della vita di Mosè come prefigurazioni della croce:
"Stando in mezzo ai due sacerdoti, Mosè prefigurò un tempo in se stesso
l'immacolata passione. Atteggiandosi poi a forma di croce, elevò il trofeo con
le braccia spalancate, annientando il potere del malvagio Amalek. Mosè pose su
una colonna il rimedio che salvava dal morso velenoso e distruttore: al legno
immagine della croce legò trasversalmente il serpente che striscia per terra, e
con questo trionfò del flagello. Un tempo Mosè, con un legno, trasformò nel
deserto le sorgenti amare, prefigurando il passaggio delle genti alla pietà,
grazie alla croce".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Diverse volte Cosma mette in parallelo la croce e l'albero del paradiso:
"Nel paradiso un tempo un albero mi ha spogliato, perché facendomene
gustare il frutto, il nemico ha introdotto la morte; ma l'albero della croce,
che porta agli uomini l'abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto
il mondo si è riempito di ogni gioia". La croce diventa allora arma della
Chiesa: "Una verga è assunta come figura del mistero; per la Chiesa un
tempo sterile, è fiorito ora l'albero della croce, come forza e sostegno. La
dura roccia colpita dalla verga, facendo scaturire acqua per un popolo ribelle
e duro di cuore, manifestava il mistero della Chiesa eletta da Dio, di cui la
croce è forza e sostegno. Il fianco immacolato colpito dalla lancia fece
scaturire acqua e sangue, inaugurando l'alleanza e lavando i peccati: la croce
è infatti vanto dei credenti".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Dall'immagine della croce come albero della vita, Cosma sviluppa il tema del
Cristo crocefisso come esca per il nemico che nel paradiso diventa ingannatore
con un albero e un frutto: "O albero beatissimo, su cui è stato steso
Cristo, re e Signore! Per te è caduto colui che con un albero aveva ingannato,
è stato adescato da Dio che nella carne in te è stato confitto, e che dona la
pace alle anime nostre". Poi viene ripreso il tema della croce come
vittoria sul cherubino con la spada fiammeggiante che custodisce l'ingresso del
paradiso: "Di fronte a te, albero celebrato su cui fu steso Cristo, ha
avuto timore, o croce, la spada roteante che custodiva l'Eden, e si è ritratto
il temibile cherubino, di fronte al Cristo in te confitto, che elargisce la
pace alle anime nostre".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">In tutto il canone l'autore sottolinea la professione di fede trinitaria a
partire da immagini veterotestamentarie: "Benedite, fanciulli, pari in
numero alla Trinità, Dio Padre creatore, inneggiate al Verbo che è disceso, e
ha mutato il fuoco in rugiada; e sovraesaltate per i secoli lo Spirito
santissimo, che elargisce vita a tutti". D'altra parte mette in evidenza
l'Incarnazione: "Mentre viene innalzato l'albero irrorato dal sangue del
Verbo di Dio incarnato, inneggiate, schiere dei cieli, festeggiando il riscatto
dei mortali. Adorate, popoli, la croce di Cristo, per la quale è data al mondo
la risurrezione".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Infine dal parallelo tra Chiesa e paradiso si sviluppa quello tra Maria e
paradiso: "Sei mistico paradiso che, senza coltivazione, o Madre di Dio,
ha prodotto il Cristo, dal quale è stato piantato sulla terra l'albero
vivificante della croce: adorando lui, per essa che ora viene esaltata, noi
magnifichiamo te. Esultino tutti gli alberi del bosco, perché la loro natura è
stata santificata da colui che nel principio l'ha piantata, Cristo, disteso sul
legno. Per questo noi lo magnifichiamo".</span></div>
<o:p></o:p></span><br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-size: x-small;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-size: x-small;">Pontificio Collegio
Greco<o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><span style="font-size: x-small;">Roma<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="font-size: x-small;">
</span><br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: x-small;">(©L'Osservatore
Romano 14 settembre 2011)</span></span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-59787761431906427622017-07-27T16:52:00.001-07:002017-07-27T16:52:04.394-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Oggi Anna
la sterile partorisce Maria, il nido del Signore… </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br /></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;">Il
kontakion di Romano il Melodo per la festa della</span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;">Natività della Madre di Dio </span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> La Natività della Madre di Dio è una delle feste mariane
più arcaiche, di origine gerosolimitana, testimoniata già nel IV secolo ed
introdotta a Costantinopoli nel VI secolo e a Roma nel VII. I testi
dell'ufficiatura nella tradizione bizantina della festa riprendono delle
composizioni di autori gerosolimitani: Stefano (VI secolo) o
costantinopolitani: Sergio e Germano (VII-VIII secoli). Sono dei testi che
sottolineano e la preghiera di Gioacchino ed Anna nell’angoscia per la loro
mancanza di discendenza, e la grande gioia per la nascita di Maria. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Romano il
Melodo (VI secolo) ha un kontakion per la festa della Natività della Madre di
Dio. Non si tratta di un testo molto lungo, soltanto undici strofe più una di
introduzione, che è quella che poi è entrata nel mattutino della festa nella
tradizione bizantina. In questa strofa introduttiva l’autore riassume i temi
che poi svolgerà lungo l’intero testo, e soprattutto il mistero che la festa
stessa celebra e contempla: Maria stessa, che viene cantata con i titoli di
“Madre di Dio… Immacolata… nutrice del genere umano”; quindi la sua nascita che
è fonte di gioia e di liberazione per due coppie, quella di Gioacchino ed Anna,
liberati dalla vergogna della sterilità, e quella di Adamo ed Eva liberati
dalla morte: “O Immacolata, con la tua nascita Gioacchino ed Anna furono
liberati dalla mortificazione della sterilità, Adamo ed Eva dalla corruzione
della morte… la sterile partorisce la Madre di Dio e la nutrice della nostra
vita”. Questo ultimo versetto viene poi ripreso come conclusione di ognuna
delle undici strofe del kontakion. La tristezza e la sofferenza di Gioacchino
ed Anna per la loro mancanza di discendenza, e la grande gioia per la nascita
di Maria saranno il filo conduttore di tutto il kontakion. Il mistero della
nascita di Maria e dell'incarnazione del Verbo di Dio nel suo grembo porta la
gioia a Gioacchino ed Anna, riporta in paradiso Adamo ed Eva. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> L’autore nelle due prime strofe sottolinea appunto la
mancanza di discendenza di Gioacchino ed Anna e la loro preghiera fervente per
ottenere il dono e la benedizione di Dio: la preghiera di Gioacchino avviene sul
monte, quella di Anna nel giardino (il testo greco utilizza la parola “paradiso”);
con queste due immagini sembra che Romano voglia evocare dei luoghi che poi
Cristo stesso fa diventare luoghi della sua propria preghiera: “La preghiera ed
il lamento di Gioacchino ed Anna per la mancanza di figli trovarono
accoglienza, giunsero all’orecchio del Signore e fecero germogliare un frutto
portatore di vita per il mondo… L’uno sul monte recitava la sua preghiera,
l’altra nel giardino sopportava la sua umiliazione…”. In queste strofe è Maria
che viene cantata, e Romano raccoglie i titoli che la tradizione patristica e
liturgica danno alla Madre di Dio: “frutto portatore di vita”, “tempio santo”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Tre altre strofe contemplano e riassumono sia la nascita
di Maria sia il suo ingresso nel tempio, due misteri celebrati dalle Chiese
cristiane appunto l’8 settembre ed il 21 novembre. Gioacchino ed Anna offrono
nel tempio i doni prescritti dopo la nascita di Maria: “Gioacchino aveva già
recato doni al tempio, ma non erano stati graditi…: era privo di discendenza. Ma
nel tempo opportuno egli presenta la Vergine con i doni di ringraziamento
insieme ad Anna… Gioacchino invitò alla preghiera sacerdoti e leviti e condusse
Maria in mezzo a loro…”. La quinta strofa del poema riassume tutto il mistero
dell'ingresso e la vita di Maria nel tempio, dove lei vive ed è nutrita dalle
mani di un angelo, e dove entra accompagnata da dieci vergini con le lampade accese
tra le mani. Quindi, servendosi dell'immagine del ruscello che sgorga dal
tempio in Ezechiele 47,1ss, Romano sottolinea come, grazie alla presenza di
Maria il tempio stesso diventa luogo da dove sgorga la vita: “Un flusso di vita
hai fatto sgorgare per noi, tu che avesti il dono di essere nutrita nel
santuario da un angelo… tu che sei santa fra i santi, e tempio e nido del
Signore. Le vergini condussero la Vergine con lampade prefigurando il Sole che
ella diede ai credenti…”. Oltre all’immagine del “tempio”, Romano applica a
Maria quella di “nido del Signore”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Dalla sesta all’ottava strofa troviamo la preghiera di
ringraziamento di Anna. Il dono di Dio per la nascita di Maria la fa simile
all’altra Anna per la nascita di Samuele il profeta; costui nel servizio diventa
sacerdote del Signore, Maria diventa Madre del Signore: “Tu hai dato ascolto a
me, o Signore, come a quella Anna… Ella offrì il figlio Samuele affinché
servisse come sacerdote il Signore, e tu anche a me hai fatto un dono… Grande è
la mia ventura perché ho generato una figlia che genererà il Signore Dio prima
dei secoli, Colui che dopo il parto conserverà la madre vergine come è… Sarà
lei, o Misericordioso, la tua porta per la discesa dall’alto dei cieli…”. In
questa settima strofa Romano riassume tutto il mistero dell'incarnazione del
Verbo di Dio e della verginità di Maria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Romano il Melodo si trattiene ancora a narrare l’incontro
ed il fidanzamento di Maria e Giuseppe: “Maria ora risplende al volgere delle
stagioni e rimane nel tempio dei santi. Vedendola nel fiore della giovinezza,
Zaccaria per indicazione della sorte la pone sotto l’autorità del fidanzato
Giuseppe, suo promesso sposo per volere divino. Ella è donata a lui mediante un
bastone mosso dallo Spirito Santo”. Nella decima strofa poi Romano elenca,
parlando sempre di Maria, tutta una serie di titoli che la collegano
direttamente col mistero della salvezza adoperato da Cristo nella sua
incarnazione: “Il tuo parto, o Anna veneranda, è benedetto perché hai partorito
la gloria del mondo, l’agognata mediatrice per il genere umano. Ella è
muraglia, fortezza e rifugio di quanti in lei confidano. Ogni cristiano ha in
lei protezione, riparo e speranza di salvezza…”. Il kontakion finisce con una preghiera
a Dio Creatore dell'universo e dell'uomo con la sua Parola e la sua Sapienza,
lui l’unico amico degli uomini, misericordioso, protettore e pastore del suo
gregge. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio Collegio greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;"><i>Romano il Melodo per la Natività della
Madre di Dio<o:p></o:p></i></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 18pt;"><b>Oggi la sterile<br />
partorisce il nido del Signore</b><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">La Natività della Madre di Dio è una delle feste mariane più arcaiche,
di origine gerosolimitana, testimoniata già nel iv secolo e introdotta a
Costantinopoli nel vi secolo e a Roma nel VII. I testi dell’ufficiatura nella
tradizione bizantina della festa — che riprendono autori di Gerusalemme
(Stefano, VI secolo) o costantinopolitani (Sergio e Germano, secoli VII-VIII) —
sottolineano la preghiera di Gioacchino e Anna nell’angoscia per la mancanza di
discendenza e la grande gioia per la nascita di Maria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYE8Y_MLlpSMBS2tuMifgCzxtrDL8Ps8XU6i-AVGTg-VReq7Is-lr0pnpNh1avK7IM7e8ywZADISlrDHK1dmX7gZAGxiz-YsItG33j2Qh8Ty9kaVSmXtMthowl_F1NfoUC3ecMaWZxjuA/s1600/Sant%25E2%2580%2599Anna+con+la+Madre+di+Dio+-icona+Siria+XIX+secolo-.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYE8Y_MLlpSMBS2tuMifgCzxtrDL8Ps8XU6i-AVGTg-VReq7Is-lr0pnpNh1avK7IM7e8ywZADISlrDHK1dmX7gZAGxiz-YsItG33j2Qh8Ty9kaVSmXtMthowl_F1NfoUC3ecMaWZxjuA/s1600/Sant%25E2%2580%2599Anna+con+la+Madre+di+Dio+-icona+Siria+XIX+secolo-.jpg" /></a></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;"><br />Romano il Melodo (VI secolo) ha un<span class="apple-converted-space"> </span><em>kontàkion</em><span class="apple-converted-space"> </span>per la festa della Natività della
Madre di Dio. Nella strofa introduttiva<span class="apple-converted-space"> </span>l’autore
riassume i temi svolti nel testo e soprattutto il mistero che la festa celebra
e contempla: Maria stessa, cantata con i titoli di «Madre di Dio, immacolata,
nutrice del genere umano», e la sua nascita, fonte di gioia per due coppie,
quella di Gioacchino e Anna, liberati dalla vergogna della sterilità, e quella
di Adamo ed Eva, liberati dalla morte.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Le due prime strofe sottolineano la mancanza di discendenza di
Gioacchino e Anna e la loro preghiera fervente per ottenere il dono e la
benedizione di Dio: la preghiera di Gioacchino avviene sul monte, quella di
Anna nel giardino (in greco, «paradiso»); con queste due immagini Romano sembra
evocare luoghi dove poi Cristo stesso pregherà: «La preghiera e il lamento di
Gioacchino e Anna per la mancanza di figli trovarono accoglienza, giunsero
all’orecchio del Signore e fecero germogliare un frutto portatore di vita per
il mondo. L’uno sul monte recitava la sua preghiera, l’altra nel giardino
sopportava la sua umiliazione».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Tre altre strofe contemplano e riassumono la nascita di Maria e il suo
ingresso nel tempio, due misteri celebrati dalle Chiese cristiane appunto l’8
settembre e il 21 novembre. Gioacchino e Anna offrono nel tempio i doni
prescritti dopo la nascita di Maria: «Gioacchino aveva già recato doni al
tempio, ma non erano stati graditi: era privo di discendenza. Ma nel tempo
opportuno egli presenta la Vergine con i doni di ringraziamento insieme ad
Anna. Gioacchino invitò alla preghiera sacerdoti e leviti e condusse Maria in
mezzo a loro».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">La quinta strofa del poema riassume il mistero dell’ingresso e la vita
di Maria nel tempio, dove lei vive nutrita dalle mani di un angelo ed entra
accompagnata da dieci vergini con le lampade accese tra le mani. Quindi,
servendosi dell’immagine del ruscello che sgorga dal tempio (in<span class="apple-converted-space"> </span><em>Ezechiele</em>,
47, 1-12), Romano sottolinea come, grazie alla presenza di Maria il tempio
stesso diventa luogo da dove sgorga la vita: «Un flusso di vita hai fatto
sgorgare per noi, tu che avesti il dono di essere nutrita nel santuario da un
angelo, tu che sei santa fra i santi, e tempio e nido del Signore. Le vergini
condussero la Vergine con lampade prefigurando il Sole che ella diede ai
credenti». Oltre all’immagine del «tempio», Romano applica a Maria quella di
«nido del Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Segue la preghiera di ringraziamento di Anna. Il dono di Dio per la
nascita di Maria la fa simile all’altra Anna per la nascita di Samuele il
profeta; costui nel servizio diventa sacerdote del Signore, Maria diventa Madre
del Signore: «Tu hai dato ascolto a me, o Signore, come a quella Anna. Ella
offrì il figlio Samuele affinché servisse come sacerdote il Signore, e tu anche
a me hai fatto un dono. Grande è la mia ventura perché ho generato una figlia
che genererà il Signore Dio prima dei secoli, Colui che dopo il parto
conserverà la madre vergine come è. Sarà lei, o misericordioso, la tua porta
per la discesa dall’alto dei cieli».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Il poeta descrive quindi l’incontro e il fidanzamento di Maria e
Giuseppe: «Maria ora risplende al volgere delle stagioni e rimane nel tempio
dei santi. Vedendola nel fiore della giovinezza, Zaccaria per indicazione della
sorte la pone sotto l’autorità del fidanzato Giuseppe, suo promesso sposo per
volere divino. Ella è donata a lui mediante un bastone mosso dallo Spirito
Santo».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 11pt;">Alla fine Romano elenca una serie di titoli che collegano Maria col
mistero della salvezza operato da Cristo: «Il tuo parto, o Anna veneranda, è
benedetto perché hai partorito la gloria del mondo, l’agognata mediatrice per
il genere umano. Ella è muraglia, fortezza e rifugio di quanti in lei
confidano. Ogni cristiano ha in lei protezione, riparo e speranza di salvezza».
Chiude il poema una preghiera a Dio, l’unico amico degli uomini.<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt; font-variant-caps: small-caps; font-variant-numeric: normal;"> Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background: white; font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt;">8 settembre 2011<o:p></o:p></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-71164282420757662672017-07-19T15:24:00.001-07:002017-07-19T15:25:20.019-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<span style="background-color: white;"><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14pt;">Sollevate o porte
i vostri capi, perché oggi entra la Madre del Re </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 14.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 16pt;">L’omelia di Giacomo di
Sarug per la festa della Dormizione della Madre di Dio <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;"> Giacomo di
Sarug è assieme ad Efrem di Nisibi una delle grandi figure della letteratura
siriaca. Vissuto nella Mesopotamia tra il 451 circa ed il 521, fu monaco e
quindi vescovo di Sarug nei dintorni di Edessa. Di lui si sono conservate una
grande quantità di omelie in prosa o in verso, su svariati argomenti molti di
essi riguardanti aspetti legati alle feste dell'anno liturgico. Sei omelie di
Giacomo trattano della figura della Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e
la sua sepoltura, composta servendosi della prosa poetica. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;"> L’inizio del
testo è una lunga invocazione a Cristo il Figlio di Dio incarnatosi di Maria, invocazione
fatta a modo quasi di professione di fede: “O Figlio, che per il tuo amore hai
lasciato l’altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra. Hai rivestito
un corpo e dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo. O Figlio unigenito che dal
nulla hai creato Adamo… e hai dato a lui lo Spirito di vita…”. Si tratta di una
invocazione indirizzata al Figlio con la richiesta di poter lodare e cantare la
sepoltura della madre: “Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta
l’economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata
fedele”. Giacomo in primo luogo associa Maria alla morte e alla sepoltura di
suo Figlio: “Molti dolori soffrì la madre tua per te quando fosti crocefisso… i
suoi occhi versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato
dalla lancia… e quando ti seppellirono”. Maria percorre il cammino verso la
morte, come l’hanno percorso tutti i santi e giusti iniziando da quelli dell’Antico
Testamento: “E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di
beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono dipartite
e sono arrivate alla meta”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;">Giacomo di Sarug si trattiene poi ad
enumerare tutti quelli che sono morti, da Adamo fino a tutti i profeti; per
ognuno di essi l’autore ne sottolinea un aspetto che lo contraddistingue: “In
quella via camminò Adamo, primo delle generazioni, e Seth il buono, pure la
generazione di Noè il giusto…; ed anche Abramo ed Isacco buoni operai, e
Giacobbe giusto e umile…; e l’uomo di desiderio Daniele, ed Ezechiele delle
profezie mirabili…, ed Isaia, l’uomo della parola di verità”. Giacomo prosegue
con la descrizione di tutta l’economia di Cristo: “Discese ed abitò nel seno
puro della vergine, una storia che vogliamo raccontare…”; e l’autore si
sofferma nei momenti fondamentali del mistero della salvezza di Cristo: la sua
incarnazione e nascita da Maria, il battesimo, i miracoli, la scelta dei
dodici, fino alla sua passione, morte e risurrezione: “Poi il Signore nostro
venne messo a morte, e morì e ci liberò e risuscitò dal sepolcro e ci sollevò
con se”. La morte arriva anche a Maria affinché anche lei partecipasse alla
passione del Figlio: “Anche alla madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio la morte
arrivò, affinché gustasse il suo calice”. Anche altri autori orientali
trattando la festa del transito di Maria sottolineano la sua morte come
partecipazione piena alla passione, morte e risurrezione del Figlio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;">Giacomo di Sarug enumera tutti coloro che
si radunano per celebrare la morte di Maria, raduno, celebrazione, che anche
nell’iconografia della festa ha un carattere chiaramente di celebrazione
liturgica. Iniziano le figure veterotestamentarie: “Il Signore comandò agli
angeli, e discesero a torme e cantarono i loro giubili di gloria… Convennero i
giusti ed i patriarchi dall’antichità, i profeti, i sacerdoti e i figli di
Levi…”. Infine sono gli apostoli che diventano i veri celebranti di questa
liturgia che unisce il cielo alla terra: “Pure il coro dei dodici apostoli
eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre benedetta”. L’autore poi
si trattiene a fare un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella della
Madre di Dio: “Il corpo del Figlio seppellì Nicodemo il giusto, ed il corpo
della vergine Giovanni l’eletto figlio del tuono… In una caverna di pietra, in
un sepolcro nuovo, introdussero e posero il Figlio della Benedetta. E pure la
Madre del Figlio di Dio, nella caverna, nel sepolcro roccioso introdussero e
deposero…”. La presenza di Cristo stesso e le schiere celesti alla sepoltura di
Maria viene paragonata ancora a quella di Mosè, pure lui sepolto da Dio: “Il
Signore discese per seppellire il suo servo Mosè; così anche assieme ali angeli
egli seppellì la madre secondo il corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul
vertice del monte; anche Dio con gli angeli seppellisce Maria sul monte degli
ulivi”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;">Tutta la creazione si raccoglie
meravigliata nel giorno della sepoltura di Maria; in questo modo Giacomo di
Sarug associa in un’unica liturgia quella della terra, nella sepoltura di
Maria, e quella del cielo nella sua piena glorificazione: “Quando il Maestro
seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli apostoli, e con essi i
serafini di fuoco, ed i cherubini terribili associati al suo trono, e Gabriele
e Michele con le loro schiere… tutti gli uccelli e tutti gli animali cantarono
la gloria… tutti gli alberi con i loro frutti stillarono odore… le acque ed i
pesci conobbero questo giorno”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;">Infine con una lunga serie di versetti che
iniziano tutti con la parola “oggi”, Giacomo di Sarug contempla la morte e la
glorificazione di Maria, questo giorno che si celebra, come annuncio di
salvezza per tutte le genti, iniziando da quei patriarchi e profeti che
all’inizio dell'omelia Giacomo stesso ha elencato come passati anche loro per la
morte: “Oggi Adamo ed Eva godono perché la loro figlia abita con loro… Oggi i
giusti Noè ed Abramo godono perché la loro figlia li ha visitati… Oggi gode
Giacobbe perché la figlia che germinò dalla sua radice lo ha chiamato a vita…
Oggi godono Ezechiele ed Isaia perché colei che profetarono li visita nel luogo
dei morti…”. Giacomo conclude l’omelia sottolineando il carattere pasquale
della festa applicando anche a Maria il testo del salmo 23: “E i serafini di
fuoco con grande voce dicono: «Sollevate o porte i vostri capi, perché vuol
entrare la Madre del Re» Oggi il nome del Re Messia che sul Golgota fu
crocefisso, concede ed effonde vita e misericordia a chi l’invoca”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">P. Manuel Nin</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: x-small;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt;"><span style="font-size: x-small;">Roma</span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<span style="background-color: white;"><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 11.0pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
</span><br />
<h5 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;"><br /></span></h5>
<h5 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;"><br /></span></h5>
<h5 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="background-color: white; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;"><br /></span></h5>
<h5 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span style="background-color: white;"><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 11.0pt;">L</span><span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt; font-weight: normal;">’omelia di Giacomo di Sarug per la Dormizione di Maria<o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span style="background-color: white;"><span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Spalancatevi porte<br />
</span><span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">entra la Madre del Re<o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">Di
Giacomo di Sarug — monaco siriaco (451-521) vissuto in Mesopotamia e poi
vescovo di Sarug presso Edessa — si sono conservate molte omelie. Sei sono
dedicate alla Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e sepoltura. Il testo
invoca innanzi tutto Cristo: «O Figlio, che per il tuo amore hai lasciato
l’altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra, hai rivestito un corpo e
dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo, o Figlio unigenito che dal nulla hai
creato Adamo e hai dato a lui lo Spirito di vita». Ma il Figlio è invocato per
poter lodare la madre: «Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta
l’economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata
fedele».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCml91paqUSFsB65tP9D9QE1tinBErvF57SEcW-Hh_lu6O7O-oK9VOrw05NX2xCVXQvSuLeKA2SInh0IegWa26iSYHC_tZF8TJcMO4HdEQnZQ6cY-CqmeIfbYtl2OVUcCQjtNiT0DE74M/s1600/Icona+della+Dormizione+della+Madre+di+Dio-XVI+secolo+Libano.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="background-color: white;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="199" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhCml91paqUSFsB65tP9D9QE1tinBErvF57SEcW-Hh_lu6O7O-oK9VOrw05NX2xCVXQvSuLeKA2SInh0IegWa26iSYHC_tZF8TJcMO4HdEQnZQ6cY-CqmeIfbYtl2OVUcCQjtNiT0DE74M/s400/Icona+della+Dormizione+della+Madre+di+Dio-XVI+secolo+Libano.jpg" width="255" /></span></a></div>
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;"><span id="goog_515106359"></span><span id="goog_515106360"></span><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">Subito
Giacomo associa Maria alla morte di Cristo: «Molti dolori soffrì la madre tua
per te quando fosti crocefisso, i suoi<span class="apple-converted-space"> </span>occhi
versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato dalla lancia,
e quando ti seppellirono». Maria percorre il cammino come tutti i santi e
giusti: «E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di
beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono
dipartite e sono arrivate alla meta».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">L’omelia
enumera quanti sono morti, da Adamo ai profeti: «In quella via camminò Adamo,
primo delle generazioni, e Seth il buono; e anche Abramo e Isacco buoni operai,
e Giacobbe giusto e umile; e l’uomo di desiderio Daniele ed Ezechiele dalle
profezie mirabili, e Isaia, l’uomo della parola di verità». Giacomo descrive
poi l’economia di Cristo, che «discese e abitò nel seno puro della Vergine», e
i suoi momenti fondamentali: incarnazione e nascita da Maria, battesimo,
miracoli, scelta dei Dodici, fino alla passione, morte e risurrezione.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">La morte
giunge anche per Maria, che partecipa alla passione del Figlio, come
sottolineano pure altri autori orientali: «Anche alla madre di Gesù Cristo,
Figlio di Dio, la morte arrivò, affinché gustasse il suo calice». Sono quindi
nominati coloro che si radunano per celebrare la morte di Maria, celebrazione
che anche nell’iconografia della festa ha carattere liturgico: angeli, giusti e
patriarchi, profeti, sacerdoti e leviti, e infine gli apostoli, i veri
celebranti di questa liturgia che unisce cielo e terra: «Pure il coro dei
dodici apostoli eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre
benedetta».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">Giacomo
fa un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella di Maria: «Il corpo del
Figlio seppellì Nicodemo il giusto, e il corpo della Vergine Giovanni l’eletto
figlio del tuono. In una caverna di pietra, in un sepolcro nuovo, introdussero
e posero il Figlio della Benedetta. E pure la Madre del Figlio di Dio nella
caverna, nel sepolcro roccioso, introdussero e deposero». La sepoltura di Maria
è paragonata anche a quella di Mosè: «Il Signore discese per seppellire il suo
servo Mosè; così anche assieme agli angeli egli seppellì la madre secondo il
corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul vertice del monte; anche Dio con
gli angeli seppellisce Maria sul monte degli Ulivi».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">E in
un’unica liturgia tra terra e cielo la creazione si raccoglie meravigliata:
«Quando il Maestro seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli
apostoli, e con essi i serafini di fuoco, e i cherubini terribili associati al
suo trono, e Gabriele e Michele con le loro schiere; tutti gli uccelli e tutti
gli animali cantarono la gloria, tutti gli alberi con i loro frutti stillarono
odore, le acque e i pesci conobbero questo giorno».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif; font-size: 11pt;">L’autore
contempla infine la morte e la glorificazione di Maria, nel giorno che si
celebra come annuncio di salvezza per tutte le genti: «Oggi Adamo ed Eva godono
perché la loro figlia abita con loro. Oggi i giusti Noè ed Abramo godono perché
la loro figlia li ha visitati. Oggi gode Giacobbe perché la figlia che germinò
dalla sua radice lo ha chiamato a vita. Oggi godono Ezechiele e Isaia perché
colei che profetarono li visita nel luogo dei morti». Giacomo conclude l’omelia
applicando a Maria il salmo 23: «E i serafini di fuoco con grande voce dicono:
Sollevate, o porte, i vostri capi, perché vuole entrare la Madre del re. Oggi
il nome del re Messia, che sul Golgota fu crocefisso, concede ed effonde vita e
misericordia a chi l’invoca».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-color: white; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif;"> <span style="font-size: x-small;">Manuel Nin<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: x-small;">14
agosto 2011<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; font-family: "georgia" , serif;"><span style="background-color: white; font-size: x-small;">[parola
chiave:<span class="apple-converted-space"> </span><a href="http://www.osservatoreromano.va/portal/dt?JSPTabContainer.setSelected=JSPTabContainer%2FTopic&topic=Mariology&locale=it"><span style="color: windowtext;">Mariologia</span></a>]<o:p></o:p></span></span></div>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-26365062649700089872017-07-14T15:29:00.001-07:002017-07-14T15:29:29.143-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Oggi le lacrime degli uomini commuovono
l’Amico degli uomini… </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">L’innografia di Romano il Melodo per la festa del
profeta Elia <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> Le liturgie
cristiane di Oriente e di Occidente celebrano il giorno 20 luglio la festa del
profeta Elia il Tesbita. La liturgia bizantina ce lo presenta come il grande
intercessore per il popolo, l'uomo pieno di zelo per il Signore. Romano il
Melodo ha un kontakion dedicato al profeta Elia, formato da ben 33 strofe; le
due prime strofe di questo testo sono entrate inoltre nell’ufficiatura del
mattutino della tradizione bizantina . Lungo tutto il poema, Romano snoda un dialogo
–si direbbe quasi la lotta in alcune delle strofe- tra la misericordia e la
magnanimità di Dio verso il popolo peccatore da una parte e lo zelo e l’ira di
Elia nei confronti di costui dall’altra. “Dio, il solo amico degli uomini” sarà
il ritornello che concluderà ognuna delle 33 strofe del poema. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">È la prima strofa del testo che riassume il
contenuto di tutto il testo: “Vedendo le molte trasgressioni degli uomini e il grande amore di Dio per loro, Elia fu
sconvolto dall’ira e al Pietoso rivolse parole senza pietà: «Fa’ sentire la tua
collera a quanti ora ti offendono, giudice giusto!» Ma non poté indurre in
alcun modo la misericordia del Buono a punire quelli che lo offendevano, perché
sempre attende il ravvedimento di tutti, il solo amico degli uomini”. Di fronte
alla pazienza di Dio, il profeta quindi decide di agire per conto proprio;
addirittura sa che Dio è “facile” a commuovere, e cerca di impegnarlo con un
giuramento. Toccanti sono le espressioni che Romano mette in bocca del profeta
che sa di conoscere la magnanimità di Dio: “Vedendo il profeta tutta la terra
nell’empietà e l’Altissimo che sopportava e non si adirava, si infuriò e
dichiarò all’Altissimo: «Agirò io d’autorità e punirò quelli che ti offendono…
essi non si danno pensiero della tua grande pazienza, Padre misericordioso! Ora
farò io da giudice per conto del Creatore… Ma mi preoccupa la divina
indulgenza: per commuovere l’amico degli uomini bastano poche lacrime! Fermerò
la sua pietà rafforzando la decisione con un giuramento…»”. Romano, lungo tutto
il poema, sottolineerà questo quasi scontro tra lo zelo del profeta Elia: “il
Giusto, rispettando il giuramento, non cancellerà il suo decreto…”, e la
magnanimità di Dio: “Se vedrò sgorgare pentimento e lacrime, non potrò non
elargire agli uomini la mia pietà, io, il solo amico degli uomini”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> Il dilemma,
quasi l’imbarazzo di Dio tra misericordia e giustizia lo porta a far
sperimentare anche al profeta stesso la fame e la sete del popolo punito: “…gli
abitanti della terra deperivano gemendo e tendendo le mani al misericordioso. E
Lui era in preda a un dilemma: desideroso di aprire il suo cuore a coloro che
lo invocavano e di cedere alla pietà, ma provando vergogna per il profeta e per
il giuramento da lui fatto”. Romano mette in luce come Elia riesce a vincere la
fame e la sete a cui Dio stesso lo sottopone, perché il suo zelo e la stessa
ira verso il popolo diventano per lui quasi un nutrimento: “Il tesbita era
gonfio d’ira contro i suoi simili… e come pietra insensibile resisteva la fame,
perché in luogo del cibo si nutriva del suo fermo proposito”. Le strofe 10 ed
11 del poema costituiscono uno dei momenti più forti dello scontro tra Dio ed
il profeta: “Dio disse ad Elia: «La tua grande devozione per me, non deve
provocare in te verso gli uomini un sentimento cattivo… Io onoro la tua
amicizia e non annullo il tuo decreto, ma non riesco a sostenere il pianto e
l’angoscia di tutti gli uomini che ho creato!» Ed Elia rispose al Signore:
«Preferisco morire di fame, o Santissimo! Se solo riuscirò a punire gli empi,
sarà per me un gran sollievo… perciò non avere pietà di me… ma soltanto
stermina gli empi sulla terra»”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> Romano il
Melodo dedica quindi dieci strofe all’incontro di Elia con la vedova di
Sarepta, donna straniera con un figlio. Essa muove il profeta alla misericordia
verso di lei, malgrado essere pagana, ma non verso il popolo: “Nei confronti di
tutti gli altri sono stato insensibile, ma nei confronti di costei mi
trasformerò: abituerò la mia natura a rallegrarsi delle opere di
misericordia…”. Con delle immagini molto belle, Romano presenta la morte del
figlio della vedova come una pedagogia di Dio stesso per portare Elia alla
compassione verso il suo popolo: “«Io credo, O Salvatore», disse Elia, «che la
morte di questo ragazzo sia un espediente della tua saggezza… per costringermi
alla misericordia. Così quando io ti chiederò: “Risuscita il figlio della
vedova che è morto”, tu subito risponderai: “Abbi pietà del mio figlio
Israele…”». La risposta di Dio al profeta diventa un annuncio della sua
misericordia, della sua magnificenza, una buona novella al profeta e a tutti
gli uomini: “Il Misericordioso rispose ad Elia: «Ora presta orecchio alle mie
parole: io soffro e voglio adoperarmi perché la punizione finisca, perché sono
misericordioso. Da padre io mi piego ai torrenti di lacrime… voglio che i
peccatori si salvino… E adesso profeta ascoltami, voglio che tu sappia bene che
tutti gli uomini hanno la garanzia della mia compassione…». E Romano, con
l’immagine di un accordo, descrive la fine dello scontro tra Dio ed il profeta
e la fine anche della punizione del popolo: “Dio disse ad Elia: «Ti propongo un
accordo. Tu sei stato turbato soltanto dalle lacrime di una vedova, io invece
per tutti gli uomini…». Ed Elia disse: «Sia fatta la tua volontà! Elargisci la
pioggia e dona al morto la vita. Poiché tu, o Dio, sei vita, resurrezione e
redenzione…»”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> Quasi una
ripresa dell'argomento centrale del poema, cioè lo scontro tra lo zelo del
profeta e la misericordia di Dio, Romano lo ripropone in vista però alla
conclusione “cristologica” delle ultime strofe: “Quando poi molto tempo fu
trascorso, Elia vide la malvagità degli uomini e pensò di rendere più grave il
castigo. Ma il Misericordioso si rivolse al profeta dicendo: «Io conosco lo
zelo che hai per quel che è giusto… ma ho compassione dei peccatori… tu ti
adiri perché sei irreprensibile… io invece non sopporto che qualcuno si perda…»”.
Quindi Dio, nel suo amore per gli uomini e quasi stanco dello zelo di Elia,
decide di prendere con se il profeta, senza farlo passare per la morte, e
scendere lui stesso, incarnandosi, facendosi uno tra gli uomini, capace di
sopportare le loro colpe e liberarli da esse: “Dio disse ad Elia: «Lascia,
amico mio, la dimora degli uomini, e scenderò io facendomi uomo nella mia
misericordia… io che sono dal cielo, starò insieme ai peccatori e li libererò
dalle loro colpe… scendo io che so prendere sulle mie spalle la pecora smarrita».
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> La strofa
conclusiva è un parallelo tra Elia e Cristo stesso: “Elia fu sollevato su un
carro di fuoco, mentre il Cristo fu innalzato fra le nuvole e le potestà;
quello dall’alto mandò il mantello ad Eliseo, mentre Cristo mandò ai suoi
apostoli il santo Paraclito che tutti noi abbiamo ricevuto col battesimo…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin osb<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="color: #666666; font-family: "georgia" , serif; font-size: 10.5pt; font-weight: normal;">Romano il Melodo per la festa del profeta
Elia<o:p></o:p></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Le lacrime commuovono<br />
l’amico degli uomini<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">Le liturgie
cristiane di oriente e occidente celebrano il 20 luglio la festa del profeta
Elia il tesbita. Quella bizantina lo presenta come il grande intercessore per
il popolo, pieno di zelo per il Signore. Romano il Melodo ha un<span class="apple-converted-space"> </span><em>kontàkion</em><span class="apple-converted-space"> </span>dedicato al profeta di 33 strofe,
dialogo — in alcuni momenti, quasi una lotta — tra la misericordia e la
magnanimità di Dio e lo zelo e l’ira di Elia. «Dio, il solo amico degli uomini»
è il ritornello che lo scandisce.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">La prima strofa
del testo lo riassume tutto: «Vedendo le molte trasgressioni degli uomini e il
grande amore di Dio per loro, Elia fu sconvolto dall’ira e al Pietoso rivolse
parole senza pietà: Fa’ sentire la tua collera a quanti ora ti offendono,
giudice giusto! Ma non poté indurre in alcun modo la misericordia del Buono a
punire quelli che lo offendevano, perché </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">sempre attende il ravvedimento di
tutti, il solo amico degli uomini». Di fronte alla pazienza di Dio, il profeta
decide di agire per conto proprio. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfz4uWjspoC_QTmbo9PIwWpur_QNnD0H2rRm0ExHpeWT4cBkDixkukmpwET1OjAT1A8UkRosQg4YPjKJAjGrgOJlx9JxMS3RsIrr-wvJw8Ok2pRlE3KUPO8l42DePo3IFcXoKEG2zUgCI/s1600/Vida+del+Profeta+Elias+%25E2%2580%2593+Yabrud+%25E2%2580%2593+Siria+XVIII+secolo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="312" data-original-width="243" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfz4uWjspoC_QTmbo9PIwWpur_QNnD0H2rRm0ExHpeWT4cBkDixkukmpwET1OjAT1A8UkRosQg4YPjKJAjGrgOJlx9JxMS3RsIrr-wvJw8Ok2pRlE3KUPO8l42DePo3IFcXoKEG2zUgCI/s1600/Vida+del+Profeta+Elias+%25E2%2580%2593+Yabrud+%25E2%2580%2593+Siria+XVIII+secolo.jpg" /></a></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;"><span id="goog_871503501"></span><span id="goog_871503502"></span><o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">Toccanti sono
le espressioni del profeta: «Vedendo il profeta tutta la terra nell’empietà e
l’Altissimo che sopportava e non si adirava, si infuriò e dichiarò: Agirò io
d’autorità e punirò quelli che ti offendono; essi non si danno pensiero della
tua grande pazienza, Padre misericordioso! Ora farò io da giudice per conto del
Creatore. Ma mi preoccupa la divina indulgenza: per commuovere l’amico degli
uomini bastano poche lacrime! Fermerò la sua pietà rafforzando la decisione con
un giuramento». Romano sottolinea questo quasi scontro tra lo zelo di Elia e la
magnanimità di Dio: «Se vedrò sgorgare pentimento e lacrime, non potrò non
elargire agli uomini la mia pietà, io, il solo amico degli uomini».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">Il dilemma di
Dio tra misericordia e giustizia lo porta a far sperimentare anche al profeta
la fame e la sete del popolo punito: «Gli abitanti della terra deperivano gemendo
e tendendo le mani al misericordioso. E Lui era in preda a un dilemma:
desideroso di aprire il suo cuore a coloro che lo invocavano e di cedere alla
pietà, ma provando vergogna per il profeta e per il giuramento da lui fatto».
Romano mette in luce come Elia vince la fame e la sete a cui Dio stesso lo
sottopone, perché lo zelo e l’ira verso il popolo diventano per lui quasi un
nutrimento: «Il tesbita era gonfio d’ira contro i suoi simili, e come pietra
insensibile sopportava la fame, perché in luogo del cibo si nutriva del suo
fermo proposito».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">Viene poi uno
dei momenti più forti dello scontro tra Dio e il profeta: «Dio disse a Elia: La
tua grande devozione per me, non deve provocare in te verso gli uomini un
sentimento cattivo. Io onoro la tua amicizia e non annullo il tuo decreto, ma
non riesco a sostenere il pianto e l’angoscia di tutti gli uomini che ho
creato! Ed Elia rispose al Signore: Preferisco morire di fame, o Santissimo! Se
solo riuscirò a punire gli empi, sarà per me un gran sollievo; perciò non avere
pietà di me, ma soltanto stermina gli empi sulla terra».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">L’incontro del
profeta con la vedova di Sarepta, donna pagana con un figlio, lo muove alla
misericordia: «Nei confronti di tutti gli altri sono stato insensibile, ma nei
confronti di costei mi trasformerò: abituerò la mia natura a rallegrarsi delle
opere di misericordia». Con immagini molto belle, Romano presenta la morte del
figlio della vedova come una pedagogia di Dio stesso per portare Elia alla
compassione verso il suo popolo: «Io credo, o Salvatore, disse Elia, che la
morte di questo ragazzo sia un espediente della tua saggezza per costringermi
alla misericordia. Così quando io ti chiederò: Risuscita il figlio della vedova
che è morto, tu subito risponderai: Abbi pietà del mio figlio Israele».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">La risposta di
Dio al profeta diventa un annuncio della sua misericordia: «Il Misericordioso
rispose a Elia: Ora presta orecchio alle mie parole: io soffro e voglio
adoperarmi perché la punizione finisca, perché sono misericordioso. Da padre io
mi piego ai torrenti di lacrime, voglio che i peccatori si salvino. E adesso
profeta ascoltami, voglio che tu sappia bene che tutti gli uomini hanno la
garanzia della mia compassione». E Romano, con l’immagine di un accordo,
descrive la fine dello scontro tra Dio e il profeta e della punizione del
popolo: «Dio disse a Elia: Ti propongo un accordo. Tu sei stato turbato
soltanto dalle lacrime di una vedova, io invece per tutti gli uomini. Ed Elia
disse: Sia fatta la tua volontà! Elargisci la pioggia e dona al morto la vita.
Poiché tu, o Dio, sei vita, risurrezione e redenzione».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">Alla fine Dio,
quasi stanco dello zelo di Elia, decide di prenderlo con sé, senza farlo
passare per la morte, e di incarnarsi: «Dio disse a Elia: Lascia, amico mio, la
dimora degli uomini, e scenderò io facendomi uomo nella mia misericordia; io
che sono dal cielo, starò insieme ai peccatori e li libererò dalle loro colpe;
scendo io che so prendere sulle mie spalle la pecora smarrita».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">La conclusione
è un parallelo tra il profeta e Cristo stesso: «Elia fu sollevato su un carro
di fuoco, mentre il Cristo fu innalzato fra le nuvole e le potestà; quello
dall’alto mandò il mantello a Eliseo, mentre Cristo mandò ai suoi apostoli il
santo Paraclito che tutti noi abbiamo ricevuto col battesimo».<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;"> MANUEL
NIN<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9.0pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">20 luglio 2011<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div align="right" class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; text-align: right;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-64138424057608894062016-09-29T03:34:00.003-07:002016-09-29T03:37:23.327-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<span style="font-size: large;"><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; line-height: 115%;">Oggi
nasce Giovanni, il messaggero del Dio Verbo. </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></i></b></span></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;">L’innografia
di san Giovanni Damasceno per la nascita di san Giovanni Battista </span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> La </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">figura
del “profeta e precursore” (<i>pròdromos</i>) Giovanni Battista è una di quelle
più celebrate nella tradizione liturgica delle Chiese di Oriente. Come di
Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la concezione il 23 settembre, la
nascita il 24 giugno, e la morte (il martirio, la decollazione) il 29 agosto.
Inoltre Giovanni Battista viene celebrato anche il 7 gennaio, immediatamente
dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la prassi delle liturgie
orientali che il giorno dopo una grande festa celebra il personaggio per mezzo
di cui Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. L’ufficiatura della
festa raccoglie dei tropari composti dai grandi innografi bizantini: Giovanni
Damasceno (+ 750), Andrea di Creta (+ 740), e la monaca Cassianì (IX sec.) che
è l’unico esempio di donna innografa nella tradizione bizantina, e che ci ha
tramandato anche dei bellissimi testi per il Mercoledì Santo e per il Sabato
Santo. I tropari del vespro della festa cantano Giovanni Battista come colui
che: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Oggi è apparso, il grande precursore, il profeta più grande
di tutti i profeti: poiché alla lampada del precursore succede la luce sfolgorante,
alla voce, il Verbo, e lo sposo al paraninfo che prepara al Signore un popolo
di suo peculiare possesso e in anticipo lo purifica mediante l’acqua, in vista
dello Spirito. Questi è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del
deserto, l’araldo della conversione, la purificazione dei delitti, colui che
annuncia nell’ade la risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre”. I
testi dell'ufficiatura della festa ritornano molto spesso su questi ruoli del
Battista come precursore e annunciatore della nascita e della risurrezione di
Cristo, e come intercessore per il popolo.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il cànone del mattutino della festa,
composizione poetica in nove odi, è di Giovanni Damasceno, e in esso si snoda
la contemplazione della figura del precursore di Cristo. La prima delle strofe
di ognuna delle odi è sempre riferita a Cristo e costituisce la chiave di
lettura cristologica del testo del cantico biblico a cui l’ode stessa poggia e si
ispira: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“O tu che sei stato partorito dalla Vergine,
sommergi, ti prego, come forti capitani scelti (cf., Es 15,1-19), nell’abisso
dell’impassibilità, le tre parti dell’anima, affinché io con la mortificazione
del corpo, come con un timpano ti canti un inno di vittoria”.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> “No</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">n ci
gloriamo né nella sapienza né nella potenza o nella ricchezza ma in te, o
Cristo, sapienza di Dio Padre: perché non c’è santo all’infuori di te, amico
degli uomini (cf., 1Sa 2,1-10)”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Colui
che siede nella gloria sul trono della divinità, Gesù, Dio trascendente ogni
pensiero, è venuto su nube leggera (cf., Ab 3,1-19), con la sua forza
immacolata, e ha salvato quanti acclamano: Gloria, o Cristo, alla tua potenza”.
“O Cristo benefattore onnipotente, con la tua discesa hai irrorato di rugiada
coloro che in mezzo alla fiamma avevano mostrato la loro pietà, e hai insegnato
a cantare: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore (cf., Dn 3,57-88)”. Il
mistero della concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a
quello di Giovanni Battista: la concezione verginale di Cristo e quella di Giovanni
da due anziani; e ancora la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella
nascita e in qualche modo nel ministero di predicatore del Battista: “Celebriamo
il precursore del Signore, che Elisabetta ha partorito al sacerdote da matrice
sterile, ma non senza seme: Cristo solo, infatti ha attraversato una terra non
percorribile e senza seme. Giovanni, lo ha generato una sterile, ma non senza
uomo lo ha partorito; Gesù, lo ha partorito una Vergine pura adombrata dal
Padre e dallo Spirito di Dio. Ma di colui che nasce dalla Vergine, è divenuto
profeta e insieme araldo e precursore colui che è nato dalla sterile”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">In
diverse delle strofe Giovanni Damasceno si compiace a sottolineare con immagini
contrastanti Zaccaria che diventa muto e Giovanni Battista che diventa voce e
annunziatore: “Zaccaria, udite le parole di Gabriele, si mostrò incredulo di
fronte al messaggio divino, e fu condannato al silenzio: ma da esso viene
subitamente sciolto, perché è nata la voce, Giovanni, il precursore del Verbo…
Come sole raggiante è sorto per noi dal grembo di Elisabetta il figlio di
Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del padre e grida a tutti i popoli con
grande franchezza: Raddrizzate le vie del Signore…”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Lungo tutto il cànone sono diversi i
titoli che l’autore dà al Battista, titoli legati sempre al suo ruolo in
rapporto a Cristo: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Nobile alba che precorre il sole, il germoglio
della sterile…; vero profeta dell’Altissimo…; l’araldo veracissimo, la voce che
annuncia il Figlio della Vergine…; veracissima lampada di Cristo…; angelo
terrestre e mortale celeste…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Elisabetta
viene anche contemplata nel testo liturgico sotto diversi aspetti. La sua
sterilità è sempre collegata con la verginità di Maria, viste ambedue come due
fatti prodigiosi anch’essi precursore l’uno dell'altro, allo stesso modo che
Giovanni lo sarà di Cristo: “Si compie da una Vergine la nascita del Sovrano;
ma quella del servo e amico, da madre anziana e sterile: convenientemente un
prodigio precorre il prodigio… l’anziana rugosa e sterile saluta la Vergine
madre, sapendo con tutta certezza che grazie al parto di costei sono stati
sciolti i vincoli della sua sterilità…”. Il parto prodigioso di Elisabetta
inoltre rende affidabile quello di Maria: “Sono nato per servire come schiavo
al Sovrano: per questo vengo per annunciare il suo avvento, tanto che una donna
vecchia e sterile, che ha prodigiosamente generato, rende credibile il parto
della Vergine”. Lungo tutto il cànone, </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Giovanni
Damasceno vuol mettere in rilievo che la coppia Giovanni-Cristo, voce-parola,
viene preceduta dalla coppia Elisabetta-Maria, sterilità-verginità. La
sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata nel testo come luogo di guarigione
e di grazia: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“La tua gloriosa nascita dalla sterile ha risanato
tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a cantare: Benedetto tu sei,
Signore, Dio dei padri nostri… Da una sterile sei nato, o precursore: sì, nella
sterilità della legge, davvero è giunta la grazia…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Alcuni dei tropari del vespro e lo
stesso cànone del Damasceno danno a Giovanni Battista il titolo di “ottimo
figlio del deserto”, oppure fanno riferimento al “luogo deserto” collegato con
la sterilità di Elisabetta da una parte, e dall’altra con il ruolo che Giovanni
ha come colui che ha vissuto nel deserto, e facendone un precursore sia di
Colui che vi soggiornerà durante quaranta giorni, sia di coloro che lo
sceglieranno come luogo e modo di vita: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">“Da grembo deserto, il
precursore di Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da
bosco piantato da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore.
Popolo teòforo, nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce
soave, vivendo in castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<br /></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="margin-bottom: 11.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: small;">L’innografia
del Damasceno per la nascita di san Giovanni Battista<o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Oggi è apparsa la lampada del precursore</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOqiCL4sg4LwL-tKP8h-_UIIIY4vqtY8PmdnAd1XhLq6iBGDQ7xx_PListS7Cew9qURBXjKTPTXOJtwi8vdjxdFseMEdZpVkxEiSwqWc6EW9ff0vn-LEfN9eSnvz2SCEKujFZPTxb5eFE/s1600/San+Giovanni+Battista-icona+del+XVIII+secolo+Saydnaya+Siria.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOqiCL4sg4LwL-tKP8h-_UIIIY4vqtY8PmdnAd1XhLq6iBGDQ7xx_PListS7Cew9qURBXjKTPTXOJtwi8vdjxdFseMEdZpVkxEiSwqWc6EW9ff0vn-LEfN9eSnvz2SCEKujFZPTxb5eFE/s1600/San+Giovanni+Battista-icona+del+XVIII+secolo+Saydnaya+Siria.jpg" /></a></div>
<o:p></o:p><br />
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La figura del profeta e precursore (<em>pròdromos</em>) Giovanni Battista è
una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica delle Chiese di oriente.
Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la concezione (23
settembre), la </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">nascita
(24 giugno) e la morte (il martirio, la decollazione, 29 agosto).Inoltre il
Battista viene celebrato anche il 7 gennaio, subito dopo la festa del Battesimo
di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno successivo
a una grande festa celebra il personaggio per mezzo del quale Dio compie il suo
mistero di salvezza.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<span style="font-family: georgia, serif; line-height: 13.5pt;">L’ufficiatura della festa raccoglie
tropari dei grandi innografi bizantini: Andrea di Creta (+740), Giovanni
Damasceno (+750) e la monaca Cassianì (IX secolo), unica donna in questa
tradizione, autrice di bellissimi testi per il Mercoledì santo e il Sabato
santo. Il vespro canta il Battista come colui che «oggi è apparso, il grande
precursore, il profeta più grande di tutti i profeti: poiché alla lampada del
precursore succede la luce sfolgorante, alla voce il Verbo. Questi è il
germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo della conversione,
la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade la risurrezione dai
morti e intercede per le anime nostre».</span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Il canone del mattutino, composizione
poetica in nove odi, è di Giovanni Damasceno, e in esso si snoda la
contemplazione della figura del precursore. Il mistero della concezione e della
nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello del Battista: la concezione
verginale di Gesù e quella di Giovanni da due anziani e la sterilità di
Elisabetta che dà il suo frutto nella nascita e nel ministero di predicatore del
Battista.<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">In diverse strofe il Damasceno
sottolinea con immagini contrastanti Zaccaria che diventa muto e Giovanni che
diventa voce e annunziatore: «Zaccaria, udite le parole di Gabriele, si mostrò
incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato al silenzio: ma da
esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce, Giovanni, il precursore
del Verbo. Come sole raggiante è sorto per noi dal grembo di Elisabetta il
figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del padre e grida a tutti i
popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Elisabetta viene contemplata sotto
diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata con la verginità di Maria,
viste come due fatti prodigiosi l’uno precursore dell’altro, come Giovanni lo
sarà di Cristo: «Sono nato per servire come schiavo al Sovrano: per questo
vengo per annunciare il suo avvento, tanto che una donna vecchia e sterile, che
ha prodigiosamente generato, rende credibile il parto della Vergine». La
sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata nel testo come luogo di
guarigione e di grazia: «La tua gloriosa nascita dalla sterile ha risanato
tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a cantare: Benedetto tu sei,
Signore, Dio dei padri nostri. Da una sterile sei nato, o precursore: sì, nella
sterilità della legge, davvero è giunta la grazia».<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 13.5pt; margin-bottom: 2.25pt; margin-left: 0cm; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Alcuni tropari del vespro e il canone
danno al Battista il titolo di «ottimo figlio del deserto» o fanno riferimento
al «luogo deserto» dove Giovanni ha vissuto, precursore sia di colui che vi
soggiornerà per quaranta giorni sia di quanti lo sceglieranno come luogo e modo
di vita: «Da grembo deserto, il precursore di Cristo viene come tortora,
condotta dunque alla Chiesa quasi da bosco piantato da Dio, e canta: Opere
tutte, benedite e celebrate il Signore. Popolo teoforo, nazione santa, imita la
tortora di Cristo, e canta con voce soave, vivendo in castità: Opere tutte,
benedite e celebrate il Signore».<span style="font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;"> </span><span style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">P. Manuel Nin</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Roma</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 13.5pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt;">25 giugno 2011<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-20855982825735406962016-08-22T15:28:00.005-07:002016-08-22T15:41:47.500-07:00<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Oggi nasce Giovanni, il messaggero del Dio
Verbo. </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">L’innografia di san Giovanni Damasceno<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">per la nascita di san Giovanni Battista <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> La </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">figura del “profeta e precursore” (<i>pròdromos</i>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica delle
Chiese di Oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione il 23 settembre, la nascita il 24 giugno, e la morte (il martirio,
la decollazione) il 29 agosto. Inoltre Giovanni Battista viene celebrato anche il
7 gennaio, immediatamente dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la
prassi delle liturgie orientali che il giorno dopo una grande festa celebra il
personaggio per mezzo di cui Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. L’ufficiatura
della festa raccoglie dei tropari composti dai grandi innografi bizantini:
Giovanni Damasceno (+ 750), Andrea di Creta (+ 740), e la monaca Cassianì (IX
sec.) che è l’unico esempio di donna innografa nella tradizione bizantina, e che
ci ha tramandato anche dei bellissimi testi per il Mercoledì Santo e per il
Sabato Santo. I tropari del vespro della festa cantano Giovanni Battista come
colui che: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Oggi
è apparso, il grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti:
poiché alla lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce, il
Verbo, e lo sposo al paraninfo che prepara al Signore un popolo di suo
peculiare possesso e in anticipo lo purifica mediante l’acqua, in vista dello
Spirito. Questi è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo
della conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade
la risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre”. I testi
dell'ufficiatura della festa ritornano molto spesso su questi ruoli del
Battista come precursore e annunciatore della nascita e della risurrezione di
Cristo, e come intercessore per il popolo.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Il cànone
del mattutino della festa, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni
Damasceno, e in esso si snoda la contemplazione della figura del precursore di
Cristo. La prima delle strofe di ognuna delle odi è sempre riferita a Cristo e
costituisce la chiave di lettura cristologica del testo del cantico biblico a
cui l’ode stessa poggia e si ispira: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“O tu che sei stato partorito dalla
Vergine, sommergi, ti prego, come forti capitani scelti (cf., Es 15,1-19),
nell’abisso dell’impassibilità, le tre parti dell’anima, affinché io con la
mortificazione del corpo, come con un timpano ti canti un inno di vittoria”.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> “No</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">n ci gloriamo né nella sapienza né nella potenza o nella ricchezza
ma in te, o Cristo, sapienza di Dio Padre: perché non c’è santo all’infuori
di te, amico degli uomini (cf., 1Sa 2,1-10)”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Colui che siede
nella gloria sul trono della divinità, Gesù, Dio trascendente ogni pensiero,
è venuto su nube leggera (cf., Ab 3,1-19), con la sua forza immacolata, e ha
salvato quanti acclamano: Gloria, o Cristo, alla tua potenza”. “O Cristo
benefattore onnipotente, con la tua discesa hai irrorato di rugiada coloro che
in mezzo alla fiamma avevano mostrato la loro pietà, e hai insegnato a cantare:
Opere tutte, benedite e celebrate il Signore (cf., Dn 3,57-88)”. Il mistero
della concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello di
Giovanni Battista: la concezione verginale di Cristo e quella di Giovanni da
due anziani; e ancora la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella
nascita e in qualche modo nel ministero di predicatore del Battista: “Celebriamo
il precursore del Signore, che Elisabetta ha partorito al sacerdote da matrice
sterile, ma non senza seme: Cristo solo, infatti ha attraversato una terra non
percorribile e senza seme. Giovanni, lo ha generato una sterile, ma non senza
uomo lo ha partorito; Gesù, lo ha partorito una Vergine pura adombrata dal
Padre e dallo Spirito di Dio. Ma di colui che nasce dalla Vergine, è divenuto
profeta e insieme araldo e precursore colui che è nato dalla sterile”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">In diverse delle strofe Giovanni Damasceno
si compiace a sottolineare con immagini contrastanti Zaccaria che diventa muto
e Giovanni Battista che diventa voce e annunziatore: “Zaccaria, udite le parole
di Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato
al silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo… Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore…”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Lungo tutto il cànone sono diversi i
titoli che l’autore dà al Battista, titoli legati sempre al suo ruolo in
rapporto a Cristo: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Nobile alba che precorre il sole, il germoglio della sterile…;
vero profeta dell’Altissimo…; l’araldo veracissimo, la voce che annuncia il
Figlio della Vergine…; veracissima lampada di Cristo…; angelo terrestre e
mortale celeste…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Elisabetta viene anche contemplata nel
testo liturgico sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata con
la verginità di Maria, viste ambedue come due fatti prodigiosi anch’essi
precursore l’uno dell'altro, allo stesso modo che Giovanni lo sarà di Cristo: “Si
compie da una Vergine la nascita del Sovrano; ma quella del servo e amico, da
madre anziana e sterile: convenientemente un prodigio precorre il prodigio…
l’anziana rugosa e sterile saluta la Vergine madre, sapendo con tutta certezza
che grazie al parto di costei sono stati sciolti i vincoli della sua sterilità…”.
Il parto prodigioso di Elisabetta inoltre rende affidabile quello di Maria: “Sono
nato per servire come schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il
suo avvento, tanto che una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente
generato, rende credibile il parto della Vergine”. Lungo tutto il cànone, </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Giovanni Damasceno vuol mettere in rilievo che la coppia
Giovanni-Cristo, voce-parola, viene preceduta dalla coppia Elisabetta-Maria,
sterilità-verginità. La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata nel
testo come luogo di guarigione e di grazia: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“La tua gloriosa nascita
dalla sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri… Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la grazia…”.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Alcuni
dei tropari del vespro e lo stesso cànone del Damasceno danno a Giovanni Battista
il titolo di “ottimo figlio del deserto”, oppure fanno riferimento al “luogo deserto”
collegato con la sterilità di Elisabetta da una parte, e dall’altra con il
ruolo che Giovanni ha come colui che ha vissuto nel deserto, e facendone un
precursore sia di Colui che vi soggiornerà durante quaranta giorni, sia di
coloro che lo sceglieranno come luogo e modo di vita: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Da grembo deserto, il
precursore di Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da
bosco piantato da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore.
Popolo teòforo, nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce
soave, vivendo in castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 10.5pt;">L’innografia del Damasceno per la nascita di
san Giovanni Battista<span style="color: #666666;"><o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Oggi è apparsa la lampada del precursore<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La figura del
profeta e precursore (<em>pròdromos</em>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica
delle Chiese di oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione (23 settembre), la </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">nascita
(24 giugno) e la morte (il martirio, la decollazione, 29 agosto). </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuZcu-kfcO5l26f-vo1Hibomi6J_C7PlTct7bJj0YwCbLwCSmRWc5YBC0Y8iTGmd6lIpp3nUcnFcrunfP4pyunE6r9OiVDalc0O3NnVIm6Q15SLAO8aBhHmRg-G5zbDXvp8zX2GOCVd3Y/s1600/%25C2%25ABSan+Giovanni+Battista%25C2%25BB+%2528icona+del+XVIII+secolo%252C+Saydnaya%252C+Siria%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="color: black;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuZcu-kfcO5l26f-vo1Hibomi6J_C7PlTct7bJj0YwCbLwCSmRWc5YBC0Y8iTGmd6lIpp3nUcnFcrunfP4pyunE6r9OiVDalc0O3NnVIm6Q15SLAO8aBhHmRg-G5zbDXvp8zX2GOCVd3Y/s400/%25C2%25ABSan+Giovanni+Battista%25C2%25BB+%2528icona+del+XVIII+secolo%252C+Saydnaya%252C+Siria%2529.jpg" width="307" /></span></a></div>
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Inoltre il
Battista viene celebrato anche il 7 gennaio, subito dopo la festa del Battesimo
di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno successivo
a una grande festa celebra il personaggio per mezzo del quale Dio compie il suo
mistero di salvezza.<o:p></o:p><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">L’ufficiatura
della festa raccoglie tropari dei grandi innografi bizantini: Andrea di Creta
(+740), Giovanni Damasceno (+750) e la monaca Cassianì (IX secolo), unica donna
in questa tradizione, autrice di bellissimi testi per il Mercoledì santo e il
Sabato santo. Il vespro canta il Battista come colui che «oggi è apparso, il
grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti: poiché alla
lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce il Verbo. Questi
è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo della
conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade la
risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: black;"><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: black;"><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Il canone del
mattutino, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni Damasceno, e in esso
si snoda la contemplazione della figura del precursore. Il mistero della
concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello del
Battista: la concezione verginale di Gesù e quella di Giovanni da due anziani e
la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella nascita e nel ministero
di predicatore del Battista.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">In diverse
strofe il Damasceno sottolinea con immagini contrastanti Zaccaria che diventa
muto e Giovanni che diventa voce e annunziatore: «Zaccaria, udite le parole di
Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato al
silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo. Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Elisabetta
viene contemplata sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata
con la verginità di Maria, viste come due fatti prodigiosi l’uno precursore
dell’altro, come Giovanni lo sarà di Cristo: «Sono nato per servire come
schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il suo avvento, tanto che
una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente generato, rende credibile
il parto della Vergine». La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata
nel testo come luogo di guarigione e di grazia: «La tua gloriosa nascita dalla
sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri. Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la
grazia».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Alcuni tropari
del vespro e il canone danno al Battista il titolo di «ottimo figlio del
deserto» o fanno riferimento al «luogo deserto» dove Giovanni ha vissuto,
precursore sia di colui che vi soggiornerà per quaranta giorni sia di quanti lo
sceglieranno come luogo e modo di vita: «Da grembo deserto, il precursore di
Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da bosco piantato
da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore. Popolo teoforo,
nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce soave, vivendo in
castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore».<span style="font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-variant: small-caps;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-variant: small-caps;">Manuel
Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">25 giugno 2011<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-89057413833189071122016-08-22T15:28:00.004-07:002016-08-22T15:41:35.116-07:00<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Oggi nasce Giovanni, il messaggero del Dio
Verbo. </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">L’innografia di san Giovanni Damasceno<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">per la nascita di san Giovanni Battista <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> La </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">figura del “profeta e precursore” (<i>pròdromos</i>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica delle
Chiese di Oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione il 23 settembre, la nascita il 24 giugno, e la morte (il martirio,
la decollazione) il 29 agosto. Inoltre Giovanni Battista viene celebrato anche il
7 gennaio, immediatamente dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la
prassi delle liturgie orientali che il giorno dopo una grande festa celebra il
personaggio per mezzo di cui Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. L’ufficiatura
della festa raccoglie dei tropari composti dai grandi innografi bizantini:
Giovanni Damasceno (+ 750), Andrea di Creta (+ 740), e la monaca Cassianì (IX
sec.) che è l’unico esempio di donna innografa nella tradizione bizantina, e che
ci ha tramandato anche dei bellissimi testi per il Mercoledì Santo e per il
Sabato Santo. I tropari del vespro della festa cantano Giovanni Battista come
colui che: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Oggi
è apparso, il grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti:
poiché alla lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce, il
Verbo, e lo sposo al paraninfo che prepara al Signore un popolo di suo
peculiare possesso e in anticipo lo purifica mediante l’acqua, in vista dello
Spirito. Questi è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo
della conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade
la risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre”. I testi
dell'ufficiatura della festa ritornano molto spesso su questi ruoli del
Battista come precursore e annunciatore della nascita e della risurrezione di
Cristo, e come intercessore per il popolo.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Il cànone
del mattutino della festa, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni
Damasceno, e in esso si snoda la contemplazione della figura del precursore di
Cristo. La prima delle strofe di ognuna delle odi è sempre riferita a Cristo e
costituisce la chiave di lettura cristologica del testo del cantico biblico a
cui l’ode stessa poggia e si ispira: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“O tu che sei stato partorito dalla
Vergine, sommergi, ti prego, come forti capitani scelti (cf., Es 15,1-19),
nell’abisso dell’impassibilità, le tre parti dell’anima, affinché io con la
mortificazione del corpo, come con un timpano ti canti un inno di vittoria”.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> “No</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">n ci gloriamo né nella sapienza né nella potenza o nella ricchezza
ma in te, o Cristo, sapienza di Dio Padre: perché non c’è santo all’infuori
di te, amico degli uomini (cf., 1Sa 2,1-10)”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Colui che siede
nella gloria sul trono della divinità, Gesù, Dio trascendente ogni pensiero,
è venuto su nube leggera (cf., Ab 3,1-19), con la sua forza immacolata, e ha
salvato quanti acclamano: Gloria, o Cristo, alla tua potenza”. “O Cristo
benefattore onnipotente, con la tua discesa hai irrorato di rugiada coloro che
in mezzo alla fiamma avevano mostrato la loro pietà, e hai insegnato a cantare:
Opere tutte, benedite e celebrate il Signore (cf., Dn 3,57-88)”. Il mistero
della concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello di
Giovanni Battista: la concezione verginale di Cristo e quella di Giovanni da
due anziani; e ancora la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella
nascita e in qualche modo nel ministero di predicatore del Battista: “Celebriamo
il precursore del Signore, che Elisabetta ha partorito al sacerdote da matrice
sterile, ma non senza seme: Cristo solo, infatti ha attraversato una terra non
percorribile e senza seme. Giovanni, lo ha generato una sterile, ma non senza
uomo lo ha partorito; Gesù, lo ha partorito una Vergine pura adombrata dal
Padre e dallo Spirito di Dio. Ma di colui che nasce dalla Vergine, è divenuto
profeta e insieme araldo e precursore colui che è nato dalla sterile”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">In diverse delle strofe Giovanni Damasceno
si compiace a sottolineare con immagini contrastanti Zaccaria che diventa muto
e Giovanni Battista che diventa voce e annunziatore: “Zaccaria, udite le parole
di Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato
al silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo… Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore…”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Lungo tutto il cànone sono diversi i
titoli che l’autore dà al Battista, titoli legati sempre al suo ruolo in
rapporto a Cristo: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Nobile alba che precorre il sole, il germoglio della sterile…;
vero profeta dell’Altissimo…; l’araldo veracissimo, la voce che annuncia il
Figlio della Vergine…; veracissima lampada di Cristo…; angelo terrestre e
mortale celeste…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Elisabetta viene anche contemplata nel
testo liturgico sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata con
la verginità di Maria, viste ambedue come due fatti prodigiosi anch’essi
precursore l’uno dell'altro, allo stesso modo che Giovanni lo sarà di Cristo: “Si
compie da una Vergine la nascita del Sovrano; ma quella del servo e amico, da
madre anziana e sterile: convenientemente un prodigio precorre il prodigio…
l’anziana rugosa e sterile saluta la Vergine madre, sapendo con tutta certezza
che grazie al parto di costei sono stati sciolti i vincoli della sua sterilità…”.
Il parto prodigioso di Elisabetta inoltre rende affidabile quello di Maria: “Sono
nato per servire come schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il
suo avvento, tanto che una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente
generato, rende credibile il parto della Vergine”. Lungo tutto il cànone, </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Giovanni Damasceno vuol mettere in rilievo che la coppia
Giovanni-Cristo, voce-parola, viene preceduta dalla coppia Elisabetta-Maria,
sterilità-verginità. La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata nel
testo come luogo di guarigione e di grazia: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“La tua gloriosa nascita
dalla sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri… Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la grazia…”.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Alcuni
dei tropari del vespro e lo stesso cànone del Damasceno danno a Giovanni Battista
il titolo di “ottimo figlio del deserto”, oppure fanno riferimento al “luogo deserto”
collegato con la sterilità di Elisabetta da una parte, e dall’altra con il
ruolo che Giovanni ha come colui che ha vissuto nel deserto, e facendone un
precursore sia di Colui che vi soggiornerà durante quaranta giorni, sia di
coloro che lo sceglieranno come luogo e modo di vita: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Da grembo deserto, il
precursore di Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da
bosco piantato da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore.
Popolo teòforo, nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce
soave, vivendo in castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 10.5pt;">L’innografia del Damasceno per la nascita di
san Giovanni Battista<span style="color: #666666;"><o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Oggi è apparsa la lampada del precursore<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La figura del
profeta e precursore (<em>pròdromos</em>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica
delle Chiese di oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione (23 settembre), la </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">nascita
(24 giugno) e la morte (il martirio, la decollazione, 29 agosto). </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuZcu-kfcO5l26f-vo1Hibomi6J_C7PlTct7bJj0YwCbLwCSmRWc5YBC0Y8iTGmd6lIpp3nUcnFcrunfP4pyunE6r9OiVDalc0O3NnVIm6Q15SLAO8aBhHmRg-G5zbDXvp8zX2GOCVd3Y/s1600/%25C2%25ABSan+Giovanni+Battista%25C2%25BB+%2528icona+del+XVIII+secolo%252C+Saydnaya%252C+Siria%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="color: black;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuZcu-kfcO5l26f-vo1Hibomi6J_C7PlTct7bJj0YwCbLwCSmRWc5YBC0Y8iTGmd6lIpp3nUcnFcrunfP4pyunE6r9OiVDalc0O3NnVIm6Q15SLAO8aBhHmRg-G5zbDXvp8zX2GOCVd3Y/s400/%25C2%25ABSan+Giovanni+Battista%25C2%25BB+%2528icona+del+XVIII+secolo%252C+Saydnaya%252C+Siria%2529.jpg" width="307" /></span></a></div>
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Inoltre il
Battista viene celebrato anche il 7 gennaio, subito dopo la festa del Battesimo
di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno successivo
a una grande festa celebra il personaggio per mezzo del quale Dio compie il suo
mistero di salvezza.<o:p></o:p><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">L’ufficiatura
della festa raccoglie tropari dei grandi innografi bizantini: Andrea di Creta
(+740), Giovanni Damasceno (+750) e la monaca Cassianì (IX secolo), unica donna
in questa tradizione, autrice di bellissimi testi per il Mercoledì santo e il
Sabato santo. Il vespro canta il Battista come colui che «oggi è apparso, il
grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti: poiché alla
lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce il Verbo. Questi
è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo della
conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade la
risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: black;"><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="color: black;"><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Il canone del
mattutino, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni Damasceno, e in esso
si snoda la contemplazione della figura del precursore. Il mistero della
concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello del
Battista: la concezione verginale di Gesù e quella di Giovanni da due anziani e
la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella nascita e nel ministero
di predicatore del Battista.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">In diverse
strofe il Damasceno sottolinea con immagini contrastanti Zaccaria che diventa
muto e Giovanni che diventa voce e annunziatore: «Zaccaria, udite le parole di
Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato al
silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo. Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Elisabetta
viene contemplata sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata
con la verginità di Maria, viste come due fatti prodigiosi l’uno precursore
dell’altro, come Giovanni lo sarà di Cristo: «Sono nato per servire come
schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il suo avvento, tanto che
una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente generato, rende credibile
il parto della Vergine». La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata
nel testo come luogo di guarigione e di grazia: «La tua gloriosa nascita dalla
sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri. Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la
grazia».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Alcuni tropari
del vespro e il canone danno al Battista il titolo di «ottimo figlio del
deserto» o fanno riferimento al «luogo deserto» dove Giovanni ha vissuto,
precursore sia di colui che vi soggiornerà per quaranta giorni sia di quanti lo
sceglieranno come luogo e modo di vita: «Da grembo deserto, il precursore di
Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da bosco piantato
da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore. Popolo teoforo,
nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce soave, vivendo in
castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore».<span style="font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-variant: small-caps;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-variant: small-caps;">Manuel
Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">25 giugno 2011<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-91837368518388441952016-08-22T15:28:00.003-07:002016-08-22T15:38:16.739-07:00<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Oggi nasce Giovanni, il messaggero del Dio
Verbo. </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">L’innografia di san Giovanni Damasceno<o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">per la nascita di san Giovanni Battista <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> La </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">figura del “profeta e precursore” (<i>pròdromos</i>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica delle
Chiese di Oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione il 23 settembre, la nascita il 24 giugno, e la morte (il martirio,
la decollazione) il 29 agosto. Inoltre Giovanni Battista viene celebrato anche il
7 gennaio, immediatamente dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la
prassi delle liturgie orientali che il giorno dopo una grande festa celebra il
personaggio per mezzo di cui Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. L’ufficiatura
della festa raccoglie dei tropari composti dai grandi innografi bizantini:
Giovanni Damasceno (+ 750), Andrea di Creta (+ 740), e la monaca Cassianì (IX
sec.) che è l’unico esempio di donna innografa nella tradizione bizantina, e che
ci ha tramandato anche dei bellissimi testi per il Mercoledì Santo e per il
Sabato Santo. I tropari del vespro della festa cantano Giovanni Battista come
colui che: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Oggi
è apparso, il grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti:
poiché alla lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce, il
Verbo, e lo sposo al paraninfo che prepara al Signore un popolo di suo
peculiare possesso e in anticipo lo purifica mediante l’acqua, in vista dello
Spirito. Questi è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo
della conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade
la risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre”. I testi
dell'ufficiatura della festa ritornano molto spesso su questi ruoli del
Battista come precursore e annunciatore della nascita e della risurrezione di
Cristo, e come intercessore per il popolo.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Il cànone
del mattutino della festa, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni
Damasceno, e in esso si snoda la contemplazione della figura del precursore di
Cristo. La prima delle strofe di ognuna delle odi è sempre riferita a Cristo e
costituisce la chiave di lettura cristologica del testo del cantico biblico a
cui l’ode stessa poggia e si ispira: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“O tu che sei stato partorito dalla
Vergine, sommergi, ti prego, come forti capitani scelti (cf., Es 15,1-19),
nell’abisso dell’impassibilità, le tre parti dell’anima, affinché io con la
mortificazione del corpo, come con un timpano ti canti un inno di vittoria”.</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"> “No</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">n ci gloriamo né nella sapienza né nella potenza o nella ricchezza
ma in te, o Cristo, sapienza di Dio Padre: perché non c’è santo all’infuori
di te, amico degli uomini (cf., 1Sa 2,1-10)”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“</span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Colui che siede
nella gloria sul trono della divinità, Gesù, Dio trascendente ogni pensiero,
è venuto su nube leggera (cf., Ab 3,1-19), con la sua forza immacolata, e ha
salvato quanti acclamano: Gloria, o Cristo, alla tua potenza”. “O Cristo
benefattore onnipotente, con la tua discesa hai irrorato di rugiada coloro che
in mezzo alla fiamma avevano mostrato la loro pietà, e hai insegnato a cantare:
Opere tutte, benedite e celebrate il Signore (cf., Dn 3,57-88)”. Il mistero
della concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello di
Giovanni Battista: la concezione verginale di Cristo e quella di Giovanni da
due anziani; e ancora la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella
nascita e in qualche modo nel ministero di predicatore del Battista: “Celebriamo
il precursore del Signore, che Elisabetta ha partorito al sacerdote da matrice
sterile, ma non senza seme: Cristo solo, infatti ha attraversato una terra non
percorribile e senza seme. Giovanni, lo ha generato una sterile, ma non senza
uomo lo ha partorito; Gesù, lo ha partorito una Vergine pura adombrata dal
Padre e dallo Spirito di Dio. Ma di colui che nasce dalla Vergine, è divenuto
profeta e insieme araldo e precursore colui che è nato dalla sterile”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">In diverse delle strofe Giovanni Damasceno
si compiace a sottolineare con immagini contrastanti Zaccaria che diventa muto
e Giovanni Battista che diventa voce e annunziatore: “Zaccaria, udite le parole
di Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato
al silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo… Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore…”. </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Lungo tutto il cànone sono diversi i
titoli che l’autore dà al Battista, titoli legati sempre al suo ruolo in
rapporto a Cristo: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Nobile alba che precorre il sole, il germoglio della sterile…;
vero profeta dell’Altissimo…; l’araldo veracissimo, la voce che annuncia il
Figlio della Vergine…; veracissima lampada di Cristo…; angelo terrestre e
mortale celeste…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Elisabetta viene anche contemplata nel
testo liturgico sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata con
la verginità di Maria, viste ambedue come due fatti prodigiosi anch’essi
precursore l’uno dell'altro, allo stesso modo che Giovanni lo sarà di Cristo: “Si
compie da una Vergine la nascita del Sovrano; ma quella del servo e amico, da
madre anziana e sterile: convenientemente un prodigio precorre il prodigio…
l’anziana rugosa e sterile saluta la Vergine madre, sapendo con tutta certezza
che grazie al parto di costei sono stati sciolti i vincoli della sua sterilità…”.
Il parto prodigioso di Elisabetta inoltre rende affidabile quello di Maria: “Sono
nato per servire come schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il
suo avvento, tanto che una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente
generato, rende credibile il parto della Vergine”. Lungo tutto il cànone, </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Giovanni Damasceno vuol mettere in rilievo che la coppia
Giovanni-Cristo, voce-parola, viene preceduta dalla coppia Elisabetta-Maria,
sterilità-verginità. La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata nel
testo come luogo di guarigione e di grazia: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“La tua gloriosa nascita
dalla sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri… Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la grazia…”.
<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Alcuni
dei tropari del vespro e lo stesso cànone del Damasceno danno a Giovanni Battista
il titolo di “ottimo figlio del deserto”, oppure fanno riferimento al “luogo deserto”
collegato con la sterilità di Elisabetta da una parte, e dall’altra con il
ruolo che Giovanni ha come colui che ha vissuto nel deserto, e facendone un
precursore sia di Colui che vi soggiornerà durante quaranta giorni, sia di
coloro che lo sceglieranno come luogo e modo di vita: </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">“Da grembo deserto, il
precursore di Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da
bosco piantato da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore.
Popolo teòforo, nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce
soave, vivendo in castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 12.0pt;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<h5 align="center" style="margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 10.5pt;">L’innografia del Damasceno per la nascita di
san Giovanni Battista<span style="color: #666666;"><o:p></o:p></span></span></h5>
<div align="center" style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-outline-level: 2; text-align: center;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 18pt;">Oggi è apparsa la lampada del precursore<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">La figura del
profeta e precursore (<em>pròdromos</em>)
Giovanni Battista è una di quelle più celebrate nella tradizione liturgica
delle Chiese di oriente. Come di Cristo e della Madre di Dio, se ne celebra la
concezione (23 settembre), la </span><!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75"
coordsize="21600,21600" o:spt="75" o:preferrelative="t" path="m@4@5l@4@11@9@11@9@5xe"
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_s1026" type="#_x0000_t75" alt="«San Giovanni Battista» (icona del XVIII secolo, Saydnaya, Siria)"
style='position:absolute;left:0;text-align:left;margin-left:0;margin-top:13.5pt;
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><!--[endif]--><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">nascita
(24 giugno) e la morte (il martirio, la decollazione, 29 agosto). </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvbQqObkhZf4PuMs8Z3d9TLr9N5w4NUMKEWIyP1wr9oSlsP4BrtMjzhAt2xqUVEfodvBuIkm2scmQZpF6r9Fuxdi0vB-7Nc3HPm7tebHYSmcQE8keRch5KO87QR9B3C6yJHZo9IJ7m9o8/s1600/Bautista.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjvbQqObkhZf4PuMs8Z3d9TLr9N5w4NUMKEWIyP1wr9oSlsP4BrtMjzhAt2xqUVEfodvBuIkm2scmQZpF6r9Fuxdi0vB-7Nc3HPm7tebHYSmcQE8keRch5KO87QR9B3C6yJHZo9IJ7m9o8/s320/Bautista.jpg" width="244" /></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><a href="https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=606070846916595484" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a>Inoltre il
Battista viene celebrato anche il 7 gennaio, subito dopo la festa del Battesimo
di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno successivo
a una grande festa celebra il personaggio per mezzo del quale Dio compie il suo
mistero di salvezza.<o:p></o:p><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">L’ufficiatura
della festa raccoglie tropari dei grandi innografi bizantini: Andrea di Creta
(+740), Giovanni Damasceno (+750) e la monaca Cassianì (IX secolo), unica donna
in questa tradizione, autrice di bellissimi testi per il Mercoledì santo e il
Sabato santo. Il vespro canta il Battista come colui che «oggi è apparso, il
grande precursore, il profeta più grande di tutti i profeti: poiché alla
lampada del precursore succede la luce sfolgorante, alla voce il Verbo. Questi
è il germoglio di Zaccaria, l’ottimo figlio del deserto, l’araldo della
conversione, la purificazione dei delitti, colui che annuncia nell’ade la
risurrezione dai morti e intercede per le anime nostre».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Il canone del
mattutino, composizione poetica in nove odi, è di Giovanni Damasceno, e in esso
si snoda la contemplazione della figura del precursore. Il mistero della
concezione e della nascita di Cristo viene quasi contrapposto a quello del
Battista: la concezione verginale di Gesù e quella di Giovanni da due anziani e
la sterilità di Elisabetta che dà il suo frutto nella nascita e nel ministero
di predicatore del Battista.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">In diverse
strofe il Damasceno sottolinea con immagini contrastanti Zaccaria che diventa
muto e Giovanni che diventa voce e annunziatore: «Zaccaria, udite le parole di
Gabriele, si mostrò incredulo di fronte al messaggio divino, e fu condannato al
silenzio: ma da esso viene subitamente sciolto, perché è nata la voce,
Giovanni, il precursore del Verbo. Come sole raggiante è sorto per noi dal
grembo di Elisabetta il figlio di Zaccaria: egli scioglie la lingua muta del
padre e grida a tutti i popoli con grande franchezza: Raddrizzate le vie del
Signore».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Elisabetta
viene contemplata sotto diversi aspetti. La sua sterilità è sempre collegata
con la verginità di Maria, viste come due fatti prodigiosi l’uno precursore
dell’altro, come Giovanni lo sarà di Cristo: «Sono nato per servire come
schiavo al Sovrano: per questo vengo per annunciare il suo avvento, tanto che
una donna vecchia e sterile, che ha prodigiosamente generato, rende credibile
il parto della Vergine». La sterilità di Elisabetta, inoltre, viene presentata
nel testo come luogo di guarigione e di grazia: «La tua gloriosa nascita dalla
sterile ha risanato tutta la natura malata, insegnando, o precursore, a
cantare: Benedetto tu sei, Signore, Dio dei padri nostri. Da una sterile sei
nato, o precursore: sì, nella sterilità della legge, davvero è giunta la
grazia».<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">Alcuni tropari
del vespro e il canone danno al Battista il titolo di «ottimo figlio del
deserto» o fanno riferimento al «luogo deserto» dove Giovanni ha vissuto,
precursore sia di colui che vi soggiornerà per quaranta giorni sia di quanti lo
sceglieranno come luogo e modo di vita: «Da grembo deserto, il precursore di
Cristo viene come tortora, condotta dunque alla Chiesa quasi da bosco piantato
da Dio, e canta: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore. Popolo teoforo,
nazione santa, imita la tortora di Cristo, e canta con voce soave, vivendo in
castità: Opere tutte, benedite e celebrate il Signore».<span style="font-size: 9pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<br /></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-size: 9pt; font-variant: small-caps;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif; font-variant: small-caps;">Manuel
Nin<o:p></o:p></span></div>
<div align="right" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: right;">
<span lang="IT" style="font-family: "georgia" , serif;">25 giugno 2011<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-15076767766319270662016-07-13T06:09:00.000-07:002016-07-13T06:09:06.800-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Oggi il Paraclito scende ad </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">abitare in mezzo a noi</span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">La Pentecoste nell’innografia di Romano il Melode<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">La
Pentecoste come festa liturgica si celebra in tutte le liturgie cristiane cinquanta
giorni dopo la Pasqua, ed è una delle feste più antiche del calendario
cristiano. Ne parlano Tertulliano ed Origene nel III secolo come festa celebrata
annualmente, e già nel IV secolo fa parte del patrimonio teologico/liturgico
delle diverse Chiese; Egeria poi ne indica la celebrazione a Gerusalemme nella
seconda metà del IV secolo. Romano il Melode ne ha un kontakion di 18 strofe,
che segue quasi senza soluzione di continuità quello per la festa
dell'Ascensione del Signore. La strofa del proemio di questo inno è quella che
è entrata nell’ufficiatura bizantina della Pentecoste; è un testo molto bello
in cui Romano mette in parallelo da una parte la confusione delle lingue e dei
popoli a Babele (Gen 11, 5-7), e dall’altra l’unità e l’unisono creatisi tra
gli uomini e i popoli dopo il dono dello Spirito Santo: “Quando discese a
confondere le lingue, l’Altissimo divise le genti; quando distribuì le lingue
di fuoco, convocò tutti all’unità. E noi glorifichiamo ad una sola voce il
santissimo Spirito”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-fareast-language: IT;"> Le due prime strofe del testo di Romano sono una
accorata preghiera indirizzata a Cristo dalla bocca della Chiesa nell’attesa
del dono dello Spirito. Cristo è invocato come colui che consola, che assiste
la comunità dei fedeli, come lui stesso ha loro promesso dopo la sua
Ascensione: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Non mi separo da voi. Io sono con voi e nessuno sarà contro di
voi”; è una preghiera a colui che è sempre presente nella vita dei discepoli:
“…non allontanarti dalle anime nostre. Avvicinati a noi, avvicinati tu che sei
ovunque! Come sei rimasto per sempre insieme ai tuoi apostoli…”. Asceso in
cielo, il Signore continua sempre presente nelle anime degli apostoli, dei
battezzati: “…dopo essere assunto lassù, tu continui ad abbracciare il mondo di
quaggiù. Neppure un luogo è privo di te, o Infinito… poiché sei tu a sorreggere
l’universo riempiendo ogni cosa…”. Queste due strofe iniziali hanno dei temi
che dopo verranno raccolti in uno dei tropari del vespro della ufficiatura di
Pentecoste bizantina, e che poi diventerà preghiera iniziale di tutte le
ufficiature bizantine lungo l’anno, come invocazione allo Spirito Santo: “Re </span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">celeste, Paraclito, Spirito
della verità, tu che ovunque sei e tutto riempi, tesoro dei beni e datore di
vita, vieni ed abita in mezzo a noi, purificaci da ogni macchia e salva, o
buono, le anime nostre”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> Il kontakion continua con altre
cinque strofe che mettono in rilievo la figura di Pietro tra gli apostoli. È
lui che li raduna e che dirige la loro preghiera; Romano lo presenta come il
primo tra gli apostoli, come il pastore in mezzo agli agnelli: “…tra i
discepoli Cefa, come primo nel rango ad essi parlò…; Pietro li fece alzare per la
preghiera…, e insieme a lui si radunarono come agnelli intorno al pastore…”.
L’esortazione di Pietro alla preghiera inoltre ha un’indicazione chiara
all’alzarsi e inginocchiarsi, che fa pensare a un collegamento del nostro testo
con le “preghiere delle genuflessioni” fatte nella tradizione bizantina in
ginocchio la sera della Pentecoste o immediatamente dopo la Divina Liturgia
della festa: “Pietro li fece alzare per la preghiera e in mezzo a loro parlò dicendo:
«Preghiamo, inginocchiamoci, supplichiamo: facciamo di questa camera una
chiesa… Cantiamo e imploriamo rivolti a Dio…»”. Romano vede la preghiera degli
apostoli quasi come un documento firmato e sigillato che sale fino a Cristo
Signore che, accogliendola, manda sui discepoli lo Spirito Santo; inoltre
l’autore sottolinea come lo Spirito Santo discende su di essi per decisione e
volontà proprie, indipendentemente dal Figlio. Si tratta di una strofa che ha
ancora un sapore anti ariano, collegato sicuramente alla professione di fede
del concilio di Costantinopoli del 381: “Completate le loro suppliche, subito
le firmarono, le sigillarono con la fede e le inviarono lassù. Il Maestro le
lesse e disse: «Discendi, consolatore sovrano, non per mio ordine ma per tua
volontà: ti aspettano ormai i discepoli che io ho radunato per te e per il
Padre…»”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> La discesa dello Spirito Santo
Romano la descrive in altre cinque strofe, facendo una parafrasi del testo di
Att 2,1ss. Il luogo dove si trovano i discepoli riuniti, scosso dal vento
tempestoso, l’autore lo paragona a una barca scossa dalla tempesta nel mare e
la accosta alla pericope di Mt 8,23ss dove si narra la tempesta nel mare di
Galilea, calmata dal Signore: “…vi fu un suono all’improvviso come di vento
forte risonante dal cielo, riempì tutta la stanza di fuoco… Gli eletti, perciò,
vedendo la stanza scossa come una barca, esclamarono: «Signore, fa’ cessare la
tempesta e manda il santissimo Spirito»”. Inoltre Romano sottolinea come le
lingue di fuoco mandate dal cielo non bruciano i discepoli, bensì illuminano
loro la mente: “Lingue di fuoco li lambirono e andarono a posarsi sulle teste
degli eletti, senza bruciare i capelli ma illuminando le menti: le aveva
mandate per lavare e purificare il santissimo Spirito”. Ed è ancora Pietro che
in mezzo ai discepoli prende la parola per introdurre loro al significato del
prodigio che si compie in mezzo a loro; li esorta a un atteggiamento di fiducia
e non di paura, anche se la sua comprensione supera la loro intelligenza: “Pietro
disse: «Fratelli, rispettiamo ciò che vediamo senza porre domande! Nessuno
dica: che cosa è questo che vediamo?, poiché quello che si stà compiendo supera
l’intelligenza e sopravanza la comprensione»”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 35.4pt;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Il fuoco mandato dall’alto non brucia né consuma coloro su cui
riposa, come un tempo i tre fanciulli nella fornace di Babilonia: “Non abbiate
paura, i carboni non bruciano! Non spaventatevi: questo fuoco non consuma!...
ricordate che una volta il fuoco accolse i tre fanciulli e non bruciò i loro
corpi…”. Inoltre le immagini del carbone che non brucia ci riporta l’immagine
del carbone ardente con cui le liturgie orientali indicano i santi Doni
eucaristici. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"> La discesa dello Spirito Santo
sui discepoli si manifesta nel dono delle lingue, nella loro capacità di farsi
eloquenti a tutte le nazioni: “Ripieni all’improvviso dello Spirito, tutti
incominciarono a parlare agli ascoltatori nel modo in cui questi potevano
udirli…”. La molteplicità delle lingue, pero, non toglie la semplicità e la
chiarezza della parola degli apostoli nell’annunciare l’unico Dio: “Quelli che
prima cucivano le reti ora disfano e vanificano le trame dei retori con la loro
più semplice parola. Essi proferiscono un solo Verbo in luogo di molti, essi
proclamano un solo Dio… Essi adorano l’Uno in quanto unico, il Padre
incomprensibile, il Figlio consustanziale e indivisibile e, uguale ad essi, il
santissimo Spirito”. La strofa conclusiva, di straordinaria bellezza, è un
canto all’annuncio della buona novella che i discepoli proclamano, e che Romano
riassume nell’intera economia della salvezza adoperata dal Signore Gesù Cristo:
“Celebriamo, fratelli, le lingue dei discepoli perché non con un discorso
elegante ma con la potenza divina hanno catturato noi tutti. Hanno preso la
croce di lui come canna, hanno usato le parole come filo ed hanno catturato il
mondo. Hanno avuto il Verbo come amo appuntito, la carne del Signore
dell'’universo è diventata come un’esca, che non conduce alla morte, ma trae
alla vita quelli che tributano venerazione e gloria al santissimo Spirito”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 11.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span></i></b>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif;">La
Pentecoste nell’innografia di Romano il Melode<o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">Oggi
il Paraclito scende<br />
ad abitare in mezzo a noi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">La Pentecoste, cinquanta giorni dopo la
Pasqua, è una delle feste più antiche del calendario cristiano: già Tertulliano
e Origene ne parlano nella prima metà del III secolo. Romano il Melode ha un <i>kontàkion</i>
di 18 strofe, che segue quello per l’Ascensione. All’inizio il poeta mette in
parallelo la confusione delle lingue e dei popoli a Babele con l’unità e
l’unisono dopo il dono dello Spirito Santo: «Quando discese a confondere le
lingue, l’Altissimo divise le genti; quando distribuì le lingue di fuoco,
convocò tutti all’unità. E noi glorifichiamo a una sola voce il santissimo
Spirito».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Le due prime strofe sono un’accorata
preghiera a Cristo, che consola e assiste la comunità dei fedeli, come ha
promesso dopo la sua ascensione: «Non mi separo da voi. Io sono con voi e
nessuno sarà contro di voi».</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOSyvQsQRtom9VN1cQrIMlTi2gNa3DKlEM37QRS4mKYhkCy4Wj2YeoxR6-MOfN4Rc1OR3FUeYMTleNKkrdsNo5QjQ9Or6buPsX3WATwDbY7jFXxmtWgtkDZyfDkIN6G5Kg30ZQax200Fw/s1600/pentecostes-2016.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOSyvQsQRtom9VN1cQrIMlTi2gNa3DKlEM37QRS4mKYhkCy4Wj2YeoxR6-MOfN4Rc1OR3FUeYMTleNKkrdsNo5QjQ9Or6buPsX3WATwDbY7jFXxmtWgtkDZyfDkIN6G5Kg30ZQax200Fw/s400/pentecostes-2016.jpg" width="335" /></a></div>
Ed è una preghiera a colui <!--[if gte vml 1]><v:shapetype
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</v:shapetype><v:shape id="_x0000_s1026" type="#_x0000_t75" alt="Icona della Pentecoste, secolo XVIII, Livorno"
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nella vita dei discepoli: «Non allontanarti dalle anime nostre. Avvicinati a
noi, avvicinati tu che sei ovunque!». Asceso in cielo, il Signore resta sempre
nelle anime degli apostoli e dei battezzati: «Tu continui ad abbracciare il
mondo di quaggiù. Neppure un luogo è privo di te, o Infinito poiché sei tu a
sorreggere l’universo riempiendo ogni cosa». Come si canta nel vespro e per
tutto l’anno, invocando lo Spirito Santo: «Re celeste, Paraclito, Spirito della
verità, tu che ovunque sei e tutto riempi, tesoro dei beni e datore di vita,
vieni ed abita in mezzo a noi, purificaci da ogni macchia e salva, o buono, le
anime nostre».<o:p></o:p></span><br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Il <i>kontàkion</i> mette poi in rilievo
la figura di Pietro: «Tra i discepoli Cefa, come primo nel rango a essi parlò;
li fece alzare per la preghiera, e insieme a lui si radunarono come agnelli
intorno al pastore». Con un’esortazione che fa pensare a un collegamento con le
«preghiere delle genuflessioni» fatte in ginocchio la sera della Pentecoste o
dopo la Divina liturgia della festa. Romano vede la preghiera degli apostoli
quasi come un documento firmato e sigillato che sale fino a Cristo Signore che,
accogliendola, manda sui discepoli lo Spirito Santo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">Il luogo dove si trovano i discepoli
riuniti, scosso dal vento tempestoso, è paragonato a una barca nella tempesta,
con un accostamento all’episodio della tempesta sedata (<i>Matteo</i>, 8,
23-27): «Vi fu un suono all’improvviso come di vento forte risonante dal cielo,
riempì tutta la stanza di fuoco. Gli eletti, perciò, vedendo la stanza scossa
come una barca, esclamarono: Signore, fa’ cessare la tempesta e manda il
santissimo Spirito». Inoltre Romano sottolinea come le lingue di fuoco mandate
dal cielo non bruciano i discepoli, bensì illuminano loro la mente: «Lingue di
fuoco li lambirono e andarono a posarsi sulle teste degli eletti, senza
bruciare i capelli ma illuminando le menti: le aveva mandate per lavare e
purificare il santissimo Spirito». Ed è ancora Pietro che in mezzo ai discepoli
prende la parola per spiegare il prodigio: «Fratelli, rispettiamo ciò che
vediamo senza porre domande! Nessuno dica: che cosa è questo che vediamo,
poiché quello che si sta compiendo supera l’intelligenza e sopravanza la
comprensione».<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;">La straordinaria strofa conclusiva è un
canto all’annuncio della buona novella: «Celebriamo, fratelli, le lingue dei
discepoli perché non con un discorso elegante ma con la potenza divina hanno
catturato noi tutti. Hanno preso la croce di lui come canna, hanno usato le
parole come filo e hanno catturato il mondo. Hanno avuto il Verbo come amo
appuntito, la carne del Signore dell’universo è diventata come un’esca, che non
conduce alla morte, ma trae alla vita quelli che tributano venerazione e gloria
al santissimo Spirito». <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-fareast-language: IT;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-size: 11.0pt;">(©L'Osservatore Romano 12 giugno 2011)<o:p></o:p></span></i></b></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-10815998153087106152016-06-06T10:05:00.001-07:002016-06-06T10:14:43.940-07:00<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">…</span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"> alziamo lo sguardo e i sensi verso le porte celesti… </span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">L’Ascensione del Signore nell’innografia di Romano
il Melode <o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 28.2pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> L’Ascensione del Signore, celebrata il
quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, è una delle grandi feste comuni a
tutte le Chiese Cristiane. Testimoniata già dal IV secolo in Eusebio di Cesarea
attorno al 325; la peregrina Egeria invece parla di una celebrazione il
quarantesimo giorno dopo Pasqua ma che si fa a Betlemme e non sul Monte degli
Ulivi da dove il Signore ascende in cielo. Inoltre, sempre secondo Egeria, il
raduno dei fedeli col vescovo nel luogo dell'Ascensione e la lettura della
pericope del vangelo viene fatta la vigilia della Pentecoste. Gregorio di Nissa
e Giovanni Crisostomo hanno delle omelie per l’Ascensione, ed anche Agostino di
Ippona in ambito latino. Nella tradizione bizantina, festa dell’Ascensione, si
prolunga per una settimana nella sua ottava. Due tropari del mattutino della
festa nella tradizione bizantina sono dell'innografo Romano il Melode (+555).
Questi due tropari raccolti nell’ufficiatura, sono i due iniziali del lungo
kontakion (inno) di diciotto strofe che Romano compone per la festa, in cui
snodano i diversi aspetti teologici che compongono la celebrazione del
quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, che porta nei libri liturgici
bizantini il titolo di “Ascensione del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù
Cristo”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 28.2pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Romano parte dalla
narrazione biblica dell'ascensione nel vangelo di Luca e negli Atti degli
Apostoli, e la sviluppa lungo tutto il poema; ognuna delle strofe inoltre si
conclude sempre con lo stesso versetto: “Non mi separo da voi. Io sono con voi
e nessuno sarà contro di voi”, che riprende tre testi biblici: Ageo 1,8; Matteo
28,20 e Romani 8,31. Tutta l’economia della salvezza portata a termine da
Cristo, dalla sua incarnazione alla sua risurrezione ed ascensione nei cieli, è
vista da Romano in questo inno come la restaurazione della piena comunione tra
il cielo e la terra di cui l’ascensione ne diventa il sigillo: “</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Compiuta l</span><span lang="IT" style="font-family: 'WP TypographicSymbols'; font-size: 12pt;">=</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">economia a nostro favore, e congiunte a quelle
celesti le realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro,
senza tuttavia separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo
inseparabile da loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di voi</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">”. L’ascensione
del Signore, inoltre, non è un allontanarsi dagli uomini, un lasciarli da soli,
bensì un pegno del suo amore, della sua consolazione: “…e</span><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">leviamoci, leviamo in alto occhi e mente, alziamo lo sguardo e i
sensi verso le porte celesti, pur essendo mortali; immaginiamo di andare al monte
degli Ulivi e di vedere il Redentore portato da una nube: …di là, lui che ama
donare, ha distribuito doni ai suoi apostoli, consolandoli come un padre,
guidandoli come figli e dicendo loro: Non mi separo da voi: io sono con voi e
nessuno è contro di voi</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Romano si
trattiene ancora lungo tutto i testo innografico sul tema della protezione,
della cura che il Signore ha avuto ed ha sui suoi discepoli, sulla sua Chiesa.
Nelle strofe iniziali che contengono il discorso di commiato di Cristo ai suoi
discepoli radunati nel monte degli Ulivi, l’autore adopera delle immagini che
hanno una dimensione allo stesso tempo e cristologica ed ecclesiologica. Con
un’immagine presa da Deuteronomio 32,11, Cristo sul monte dell'ascensione è
paragonato all’aquila che dall’alto sorveglia e protegge la sua nidiata,
immagine che la tradizione bizantina poi applica anche alla cura del vescovo
verso la sua chiesa: “… i discepoli, condotti sul monte degli Ulivi,
circondavano il loro benefattore, e lui stendendo le mani come ali, coprì come
un’aquila il nido affidato alle sue cure e disse ai suoi uccellini: «Vi ho
protetti da ogni male: amatevi dunque come io vi ho amati. Non mi separo da
voi: io sono con voi e nessuno sarà contro di voi»”. Anche la benedizione di
Cristo sui suoi discepoli con le mani stese è paragonata da Romano da una parte
con le mani stese di Cristo sulla croce, e dall’altra con l’imposizione delle
mani nel battesimo, quasi la scena sul monte degli Ulivi fosse per i discepoli
il loro battesimo: “Come Dio e Creatore dell'universo io stendo sopra di voi le
mie mani… quelle legate ed inchiodate sul legno… Nel chinare il vostro capo
sotto queste mani voi riconoscete quel che faccio: io impongo su voi le mie
mani come battezzandovi e vi mando pieni di luce e di saggezza…”. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> L’ascensione
del Signore provoca la tristezza ed il lamento degli apostoli che presentano a
Cristo l’elenco di tutto quello che ognuno di essi ha fatto e lasciato al
momento del loro incontro con Cristo, quasi un modello delle condizioni
richieste al cristiano che si pone alla sequela di Cristo: “Abbiamo rinunciato
a tutta la nostra vita… siamo diventati stranieri e pellegrini sulla terra…
Pietro, il primo tra di noi a farsi tuo seguace, si privò di tutti i suoi averi…
Andrea suo fratello abbandonò i suoi beni terreni e si caricò sulle spalle la tua
croce… Tu vuoi trascurare e disdegnare l’amore dei figli di Zebedeo? Essi ti
anteposero perfino il loro padre… e Matteo che desiderava la tua ricchezza… e
Tommaso che disprezzò pure la vita… Noi amiamo te più di ogni altro…”. La
risposta rassicurante data da Cristo ai suoi discepoli è che l’ascensione non
deve essere vissuta come causa di pianto ma di gioia, e nella strofa nona, nel
bel mezzo di tutto l’inno, Romano presenta una bellissima confessione di fede
cristologica e soteriologica: “Levatevi in piedi e contemplate questa
ascensione con occhio incontaminato: essa è del copro e non della divinità. La
carne che vedete è quella che andrà lassù, poiché della mia divinità ogni luogo
è pervaso… insieme a questo corpo visibile che si innalza, anche l’invisibile
si solleva: io sono uno, invisibile e visibile… sono immortale e simile a voi,
al di sopra di voi e in mezzo a voi…”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 28.2pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Romano descrive
ancora l’ascensione di Cristo con profusione di dettagli, servendosi di tutta
una serie di versetti salmici che legge in chiave cristologica: “…Dio fece
segno ai santi angeli che preparassero per i suoi santi piedi la salita, ed
essi gridarono a tutti i principati celesti: «Sollevate i cancelli e spalancate
le gloriose porte celesti per il Signore della gloria! (Sal 23,7-9). O nubi,
distendetevi sotto colui che avanza (Sal 17,10). Signore il tuo trono è pronto…
innalzati, vola sulle ali del vento (Sal 92,2; 103,3)»”. È da notare ancora il
collegamento fatto dall’autore tra la nube che copre e nasconde Cristo allo
sguardo degli apostoli e Maria sua madre: “La nuvola discese ad accogliere
colui che è il condottiero delle nubi… lo prese e lo sorresse: o piuttosto fu
sorretta, poiché quello stesso che era portato portava colei che lo reggeva,
come una volta Maria. La Scrittura allude a Maria chiamandola nuvola (Is 19,1),
ella che fu custodita da lui mentre dimorava in lei…”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 28.2pt;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Anche
all’ascensione sono gli angeli i veri annunciatori dei misteri della redenzione
di Cristo agli uomini; essi, i suoi testimoni in cielo lo diventano per la
Chiesa anche sulla terra: “Sono davvero testimoni fedeli dell'ascensione di
Cristo costoro, poiché sono creature del cielo! Se non l’avessero visto lassù,
non sarebbero discesi quaggiù per annunciarlo… Fu generato e ad annunciare la
sua nascita furono gli angeli; risuscitò e ad annunciare la sua resurrezione
furono gli angeli; è stato assunto in cielo e per mezzo dei buoni angeli ci ha
annunciato la sua splendida ascesa dicendo: Non mi separo da voi: io sono con
voi e nessuno sarà contro di voi”.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify; text-indent: 28.2pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin osb<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Collegio Greco /
Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(©L'Osservatore Romano 2 giugno 2011)</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="3"><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 13.5pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'Ascensione
del Signore nell'innografia di Romano il Melode<o:p></o:p></span></i></a></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 18.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Alziamo lo sguardoe i sensi verso le
porte celesti<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'Ascensione, celebrata il
quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, è una delle grandi feste comuni a
tutte le Chiese cristiane. Testimoniata già da Eusebio di Cesarea attorno al
325, nella tradizione bizantina si prolunga per una settimana nella sua ottava.
Due tropari del mattutino sono dell'innografo Romano il Melode (+555) e
appartengono al lungo kontàkion, inno che Romano compone per la festa e nel
quale si snodano i diversi aspetti teologici della celebrazione, che porta nei
libri liturgici bizantini il titolo di Ascensione del Signore e Dio e salvatore
nostro Gesù Cristo. <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1fXrcI6FqPXcQA8_TP2cMhMXSUl_nK1FGD1vG8-Aa6or1lwrtqWMafceqQehyUPUjCTjjK9BoZER-tQ4mdpN8_Aq6FPlolu8K-TjGNmXkHcXQR3Yf2luNaHGDjZqQAJGKRuPPnZ98ICE/s1600/Pente-6+junio+16.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1fXrcI6FqPXcQA8_TP2cMhMXSUl_nK1FGD1vG8-Aa6or1lwrtqWMafceqQehyUPUjCTjjK9BoZER-tQ4mdpN8_Aq6FPlolu8K-TjGNmXkHcXQR3Yf2luNaHGDjZqQAJGKRuPPnZ98ICE/s400/Pente-6+junio+16.jpg" width="305" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Romano parte
dalla narrazione biblica dell'ascensione nel vangelo di Luca e negli Atti degli
apostoli, e la sviluppa lungo le 18 strofe del poema, ognuna delle quali si
conclude sempre con lo stesso versetto: "Non mi separo da voi. Io sono con
voi e nessuno sarà contro di voi", che riprende tre testi biblici (Aggeo,
1, 8, Matteo, 28, 20 e soprattutto Romani, 8, 31).<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Tutta l'economia della salvezza
portata a termine da Cristo è vista da Romano come la restaurazione della piena
comunione tra il cielo e la terra, di cui l'Ascensione diventa il sigillo:
"Compiuta l'economia a nostro favore, e congiunte a quelle celesti le
realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro, senza tuttavia
separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo inseparabile da
loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di voi".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'ascensione del Signore, inoltre,
non è un allontanarsi dagli uomini, un lasciarli soli, bensì un pegno del suo
amore, della sua consolazione: "Eleviamoci, leviamo in alto occhi e mente,
alziamo lo sguardo e i sensi verso le porte celesti, pur essendo mortali;
immaginiamo di andare al monte degli Ulivi e di vedere il Redentore portato da
una nube: di là, lui che ama donare, ha distribuito doni ai suoi apostoli,
consolandoli come un padre, guidandoli come figli e dicendo loro: Non mi separo
da voi: io sono con voi e nessuno è contro di voi".<br />
Romano si sofferma poi sulla protezione e la cura che il Signore ha avuto e ha
dei discepoli e della Chiesa. Con un'immagine presa dal Deuteronomio (32, 11),
Cristo sul monte dell'ascensione è paragonato all'aquila che dall'alto
sorveglia e protegge la sua nidiata, immagine che la tradizione bizantina poi
applica anche alla cura del vescovo verso la sua chiesa: "I discepoli,
condotti sul monte degli Ulivi, circondavano il loro benefattore, e lui
stendendo le mani come ali, coprì come un'aquila il nido affidato alle sue cure
e disse ai suoi uccellini: Vi ho protetti da ogni male: amatevi dunque come io
vi ho amati. Non mi separo da voi: io sono con voi e nessuno sarà contro di
voi. Come Dio e Creatore dell'universo io stendo sopra di voi le mie mani,
quelle legate e inchiodate sul legno. Nel chinare il vostro capo sotto queste mani
voi riconoscete quel che faccio: io impongo su voi le mie mani come
battezzandovi e vi mando pieni di luce e di saggezza". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'ascensione provoca la tristezza e
il lamento degli apostoli che presentano a Cristo l'elenco di ciò che ognuno di
essi ha fatto e lasciato, quasi un modello delle condizioni richieste al
cristiano: "Abbiamo rinunciato a tutta la nostra vita, siamo diventati
stranieri e pellegrini sulla terra. Pietro, il primo tra di noi a farsi tuo
seguace, si privò di tutti i suoi averi. Andrea suo fratello abbandonò i suoi
beni terreni e si caricò sulle spalle la tua croce. Tu vuoi trascurare e
disdegnare l'amore dei figli di Zebedeo? Essi ti anteposero perfino il loro
padre. Noi amiamo te più di ogni altro".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Romano descrive ancora l'ascensione
di Cristo con profusione di dettagli, servendosi di versetti dei Salmi letti in
chiave cristologica: "Dio fece segno ai santi angeli che preparassero per
i suoi santi piedi la salita, ed essi gridarono a tutti i principati celesti:
Sollevate i cancelli e spalancate le gloriose porte celesti per il Signore
della gloria! O nubi, distendetevi sotto colui che avanza. Signore, il tuo
trono è pronto. Innalzati, vola sulle ali del vento". È da notare ancora
il collegamento tra la nube che copre e nasconde Cristo allo sguardo degli
apostoli e Maria sua madre: "La nuvola discese ad accogliere colui che è
il condottiero delle nubi, lo prese e lo sorresse: o piuttosto fu sorretta,
poiché quello stesso che era portato portava colei che lo reggeva, come una
volta Maria. La Scrittura allude a Maria chiamandola nuvola [cfr. Isaia 19, 1],
ella che fu custodita da lui mentre dimorava in lei". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br />
</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P.
Manuel Nin osb<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Collegio Greco /
Roma<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 10.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(©L'Osservatore Romano 2 giugno 2011)</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-29749021577375101602016-05-20T14:22:00.003-07:002016-05-20T14:22:50.704-07:00<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Oggi come pioggia il Signore scende sulla
Vergine… <o:p></o:p></span></i></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Il cànone di Teofane Graptos per la vigilia
dell'Annunciazione </span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> La festa dell’Annunciazione della
Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria, è una delle poche feste che vengono
celebrate lungo la Quaresima nelle diverse tradizioni liturgiche orientali ed
occidentali. Si tratta di una delle antiche feste cristiane, e ne abbiamo
testimonianze precise quando viene introdotta a Costantinopoli attorno al 530;
anche Romano il Melode (VI secc) ne ha composto due kondákia. A Roma la festa
fu introdotta da papa Sergio I (687-701), un papa di origine siriaca, che ne
stabilì una celebrazione liturgica a Santa Maria Maggiore con una processione.
Sin dall’inizio, la festa fu celebrata il 25 di marzo e quindi sempre nel
periodo quaresimale, tempo che escludeva qualsiasi solennità fino a Pasqua. Il
concilio di Costantinopoli 692, detto <i>in Trullo</i>, prescrive di celebrare
con tutta solennità la festa, in qualsiasi tempo e giorno essa avvenga. La
festa del 25 marzo è inquadrata tra una vigilia il 24 ed una apodosi
(conclusione) il 26, giorno in cui si celebra anche la memoria dell’arcangelo
Gabriele. I testi liturgici dei tre giorni che configurano la festa sono di una
grande profondità teologica; vorrei mettere in luce alcuni aspetti importanti
che troviamo in uno dei testi liturgici dell'ufficiatura del mattutino della
vigilia il giorno 24. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Il cànone del mattutino è attribuito
a Teofane Graptos, vissuto a Bisanzio tra 778-845. Coinvolto, come suo fratello
Teodoro anche lui innografo, nella crisi iconoclasta, fu strenuo difensore del
culto delle icone, e dopo la vittoria iconodula fu arcivescovo di Nicea. È autore
di parecchi inni e cànoni che oggi si trovano in diverse feste dell'ufficiatura
bizantina. Quello del mattutino del giorno 24 è un cànone composto da nove odi
in corrispondenza coi cantici dell'Antico e del Nuovo Testamento cantati
appunto nell'ufficiatura mattutina. All'inizio di ogni strofa si ripete il
versetto: "Santissima Madre di Dio, salvaci", a sottolineare quello
che il testo poetico poi sviluppa, cioè Maria come strumento di cui Dio si
serve per elargire la sua salvezza al genere umano, cioè nell'Incarnazione del
Verbo; le due ultime strofe di ogni ode iniziano invece col: "Gloria al
Padre…", e: "Ora e sempre…". Si tratta di un bel testo in cui
l'autore canta il mistero dell'Incarnazione del Verbo di Dio nel suo farsi uomo
nel seno della Madre di Dio, e quindi le diverse immagini bibliche con cui
viene contemplata la figura di Maria in rapporto con Colui che da lei si
incarna. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> In diverse
delle strofe delle odi l'Incarnazione viene presentata come discesa, come
abbassamento, come kenosi del Verbo di Dio verso la natura umana caduta: "Rallegrati
o Universo: fra poco ti accorgerai della discesa del Signore in te… Egli scende
dal cielo per diventare corpo nel seno della Vergine Santissima… Egli viene a
rendere celeste il limo di coloro che sono sulla terra… Chinando i cieli, ora
scendi verso di noi, o Verbo… per rialzare dalla caduta l'opera della tua
destra". L'incarnazione del Verbo di Dio viene anche a togliere la
maledizione sulla terra stessa dopo il peccato di Adamo: "Trasali e danza,
o terra che produceva penosamente le spine delle passioni. Ecco, ora arriva il
coltivatore immortale, Colui che toglie da te la maledizione". Nell'ode
ottava troviamo un gioco di immagini contrapposte per parlare dell'Incarnazione
del Verbo, cioè l'immagine di oscuramento e manifestazione, di angelo
annunziante ed Angelo annunziato: "Nube leggera della luce, tu che non hai
conosciuto le nozze, dall</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">alto il sole
impenetrabile risplenderà su di te…; dopo essersi nascosto in te, si
manifesterà al mondo e squarcerà l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">oscuramento del
male... Il primo liturgo degli angeli proferì con voce gioiosa l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">annuncio, o Pura, che l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Angelo del Grande Consiglio si sarebbe incarnato
da te…".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> In molte delle strofe troviamo dei
titoli dati alla Madre di Dio e a Cristo stesso che sono in corrispondenza
l'uno dall'altro, Maria come strumento e il Verbo di Dio incarnandosi in lei come
colui che ne diventa la plenitudine; questi titoli sono presi da immagini e
figure veterotestamentari e letti sempre in chiave cristologica: "Vaso
luminoso d</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">oro puro, prepárati
a ricevere la manna della vita… Prepárati, vello divino, vergine senza macchia.
Come la pioggia infatti, Dio scende sopra di te… Candelabro d</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">oro, ricevi il fuoco della Divinità acceso per te.
Esso porta la luce al mondo…". Le profezie dei cantici di Abacuc, Isaia e
Daniele vengono anch'esse rilette, seguendo la grande tradizione dei Padri, in
chiave cristologica come annunzi profetici dell'Incarnazione del Verbo di Dio:
"Grande palazzo del Re, apri le divine porte del tuo udire. Ecco che
entrerà Cristo, la Verità, ed abiterà in te…; il ramo mistico farà sbocciare il
fiore divino… la vigna farà crescere il grappolo maturo… Montagna che Daniele
vide nello Spirito, rallegrati, o Vergine. Da te infatti si staccherà la pietra
spirituale…". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> L'ode nona, collegata
ai cantici di Zaccaria e di Maria nel vangelo di Luca, si sofferma nel rapporto
diretto di amore e di predilezione del Verbo di Dio nella sua incarnazione verso
Maria che ne diventa strumento e ricettacolo: "Eva mangiò il frutto,
funeste produttore della nostra morte. In te, invece, o Signora, germogliò il
frutto benefico dell</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">immortalità, Cristo,
la dolcezza nostra… Cristo si è innamorato della tua bellezza, o Immacolata, e
viene ad abitare nel tuo seno per liberare il genere umano dalla deformazione
delle passioni e restituirlo alla sua bellezza antica… Terra non seminata, o
Pura, tramite la parola, ricevi la Parola celeste come un grano, che produce
frutto. Germinerà in te e nutrirà le estremità della terra con il pane della
conoscenza...".<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"> Il testo del
cànone si serve ancora di altre immagini che troviamo poi abbondantemente anche
nei testi liturgici bizantini lungo la Quaresima: "O Agnella senza
macchia, l</span><span lang="IT" style="font-family: "WP TypographicSymbols"; font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Georgia; mso-char-type: symbol; mso-hansi-font-family: Georgia; mso-symbol-font-family: "WP TypographicSymbols";">=</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Agnello del nostro
Dio si affretta a penetrare in te, sua Madre, per portare i nostri peccati… Non
temere nulla, o Vergine, il fuoco della Divinità non brucerà il tuo grembo.
Infatti, nel passato ti prefigurava, o tutta Pura, il roveto che ardeva senza
mai consumarsi". <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><b><span style="font-size: x-small;">(©L'Osservatore Romano 25 marzo 2011)</span></b></span></div>
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: Arial; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US;"><br clear="all" style="page-break-before: always;" />
</span>
<br />
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="8"><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">L'Annunciazione nella tradizione bizantina </span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Oggi come pioggia <br />
il Signore scende sulla Vergine <o:p></o:p></span></b></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<br /></div>
<div align="center" class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: center;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">L'Annunciazione della santissima Madre di Dio e sempre
vergine Maria è una delle poche feste che vengono celebrate lungo la Quaresima
nelle diverse tradizioni liturgiche, orientali e occidentali. Si tratta di una
delle antiche feste cristiane, e ne abbiamo testimonianze precise quando viene
introdotta a Costantinopoli attorno al 530. Anche Romano il Melode (VI secolo)
ne ha composto due kondàkia. A Roma la festa fu introdotta da Sergio I
(687-701), papa di origine siriaca, che ne stabilì una celebrazione liturgica a
Santa Maria Maggiore con una processione.</span></div>
<!--[if gte vml 1]><v:shapetype id="_x0000_t75" coordsize="21600,21600"
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</v:shape><![endif]--><!--[if !vml]--><br /><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ0YDpVKcKBZQcT6ciIl7UKtH5pFl94KhjgcIQkrZ5Q-2UX2YEhYxCtJ7_qpKlSl5pcVrIlNZFCNzJVW8e2skfDa_b1EZdm5dWwJafw510NqgXNTSX1IkmcDQ29HElSKciJsuPKy0Avnk/s1600/anunciacion+20+de+mayo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ0YDpVKcKBZQcT6ciIl7UKtH5pFl94KhjgcIQkrZ5Q-2UX2YEhYxCtJ7_qpKlSl5pcVrIlNZFCNzJVW8e2skfDa_b1EZdm5dWwJafw510NqgXNTSX1IkmcDQ29HElSKciJsuPKy0Avnk/s400/anunciacion+20+de+mayo.jpg" width="297" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Sin dall'inizio
la festa fu celebrata il 25 di marzo e quindi sempre nel periodo quaresimale,
tempo che escludeva qualsiasi solennità fino a Pasqua. Il concilio di
Costantinopoli del 692, detto "in trullo", prescrive di celebrare con
tutta solennità la festa, in qualsiasi tempo e giorno essa avvenga. La festa
del 25 marzo è inquadrata tra una vigilia, il 24, e un'apodosi (conclusione),
il 26, giorno in cui si celebra anche la memoria dell'arcangelo Gabriele. I
testi liturgici dei tre giorni che configurano la festa sono di una grande
profondità teologica. Soprattutto, è interessante mettere in luce alcuni
aspetti importanti che troviamo in uno dei testi liturgici dell'ufficiatura del
mattutino del giorno della vigilia. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Il canone del mattutino è attribuito a Teofane Graptòs, vissuto a Bisanzio tra
il 778 e il 845. Coinvolto, come suo fratello Teodoro anche lui innografo,
nella crisi iconoclasta, fu strenuo difensore del culto delle icone, e dopo la
vittoria iconodula fu arcivescovo di Nicea. È autore di parecchi inni e canoni
che oggi si trovano in diverse feste dell'ufficiatura bizantina. Quello del
mattutino del giorno 24 è un canone composto da nove odi in corrispondenza coi
cantici dell'Antico e del Nuovo Testamento cantati appunto nell'ufficiatura
mattutina. All'inizio di ogni strofa si ripete il versetto: "Santissima
Madre di Dio, salvaci", a sottolineare quello che il testo poetico poi
sviluppa, cioè Maria come strumento di cui Dio si serve per elargire la sua
salvezza al genere umano, cioè nell'incarnazione del Verbo. Le due ultime
strofe di ogni ode iniziano invece col "Gloria al Padre" e "Ora
e sempre". Si tratta di un bel testo in cui l'autore canta il mistero
dell'incarnazione del Verbo di Dio nel suo farsi uomo nel seno della Madre di
Dio. E quindi anche le diverse immagini bibliche con cui viene contemplata la
figura di Maria in rapporto con Colui che in lei si incarna. In diverse delle
strofe delle odi l'incarnazione viene presentata come discesa, come abbassamento,
come kènosis del Verbo di Dio verso la natura umana caduta: "Rallegrati o
universo: fra poco ti accorgerai della discesa del Signore in te. Egli scende
dal cielo per diventare corpo nel seno della Vergine santissima. Egli viene a
rendere celeste il limo di coloro che sono sulla terra. Chinando i cieli, ora
scendi verso di noi, o Verbo per rialzare dalla caduta l'opera della tua
destra". L'incarnazione del Verbo di Dio viene anche a togliere la
maledizione sulla terra stessa dopo il peccato di Adamo: "Trasali e danza,
o terra che produceva penosamente le spine delle passioni. Ecco, ora arriva il
coltivatore immortale, Colui che toglie da te la maledizione". Nell'ode
ottava troviamo un gioco d'immagini contrapposte per parlare dell'incarnazione
del Verbo, cioè l'immagine di oscuramento e manifestazione, di angelo
annunziante e Angelo annunziato: "Nube leggera della luce, tu che non hai
conosciuto le nozze, dall'alto il sole impenetrabile risplenderà su di te; dopo
essersi nascosto in te, si manifesterà al mondo e squarcerà l'oscuramento del
male. Il primo liturgo degli angeli proferì con voce gioiosa l'annuncio, o
Pura, che l'Angelo del Grande Consiglio si sarebbe incarnato da te".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">In molte delle strofe troviamo dei titoli dati alla Madre di Dio e a Cristo
stesso che sono in corrispondenza l'uno dall'altro, Maria come strumento e il
Verbo di Dio incarnandosi in lei come colui che ne diventa la plenitudine;
questi titoli sono presi da immagini e figure veterotestamentarie e letti
sempre in chiave cristologica: "Vaso luminoso d'oro puro, preparati a
ricevere la manna della vita. Preparati, vello divino, vergine senza macchia.
Come la pioggia infatti, Dio scende sopra di te. Candelabro d'oro, ricevi il
fuoco della Divinità acceso per te. Esso porta la luce al mondo". Le
profezie dei cantici di Abacuc, Isaia e Daniele vengono anch'esse rilette,
seguendo la grande tradizione dei Padri, in chiave cristologica come annunzi
profetici dell'incarnazione del Verbo di Dio: "Grande palazzo del re, apri
le divine porte del tuo udire. Ecco che entrerà Cristo, la Verità, e abiterà in
te; il ramo mistico farà sbocciare il fiore divino, la vigna farà crescere il
grappolo maturo. Montagna che Daniele vide nello Spirito, rallegrati, o
Vergine. Da te infatti si staccherà la pietra spirituale". </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">L'ode nona, collegata ai cantici di Zaccaria e di Maria nel Vangelo di Luca, si
sofferma nel rapporto diretto di amore e di predilezione del Verbo di Dio nella
sua incarnazione verso Maria che ne diventa strumento e ricettacolo: "Eva
mangiò il frutto, funesto produttore della nostra morte. In te, invece, o
Signora, germogliò il frutto benefico dell'immortalità, Cristo, la dolcezza
nostra. Cristo si è innamorato della tua bellezza, o Immacolata, e viene ad
abitare nel tuo seno per liberare il genere umano dalla deformazione delle
passioni e restituirlo alla sua bellezza antica. Terra non seminata, o Pura,
tramite la parola, ricevi la Parola celeste come un grano, che produce frutto.
Germinerà in te e nutrirà le estremità della terra con il pane della
conoscenza".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt;">Il testo del canone si serve ancora di altre immagini che troviamo poi
abbondantemente anche nei testi liturgici bizantini lungo la Quaresima: "O
Agnella senza macchia, l'Agnello del nostro Dio si affretta a penetrare in te,
sua Madre, per portare i nostri peccati. Non temere nulla, o Vergine, il fuoco
della Divinità non brucerà il tuo grembo. Infatti, nel passato ti prefigurava,
o tutta Pura, il roveto che ardeva senza mai consumarsi".</span></div>
<o:p></o:p></span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">P. Manuel Nin<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Roma<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><b><span style="font-size: x-small;">(©L'Osservatore Romano 25 marzo 2011)</span></b></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-26703233699508958042016-05-11T10:46:00.005-07:002016-05-11T10:46:39.990-07:00<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="4"><i><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt; line-height: 21.4667px;">Il canone di Andrea di Creta all'inizio della quaresima bizantina</span></i></a><b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 14pt; line-height: 21.4667px;"><o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif;"><span style="font-size: large;">Dammi o Verbo la bevanda della tua Parola</span><span style="font-size: 14pt;"><o:p></o:p></span></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt; text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 10pt;">di MANUEL NIN</span></b><span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Le Chiese di tradizione bizantina durante la prima settimana della grande quaresima all'ufficiatura dell'apòdipnon (compieta) cantano diverse parti del canone penitenziale di sant'Andrea di Creta, vissuto tra il 660 e il 740.<o:p></o:p></span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Nella prima ode la vicenda di Adamo ed Eva e di Caino e Abele è intrecciata alle parabole del Figliol prodigo e del Buon Samaritano: "Avendo emulato nella trasgressione Adamo, il primo uomo creato, mi sono riconosciuto spogliato di Dio, del regno e del gaudio eterno, a causa del mio peccato. </span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;"><br /></span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjem5WTVlAbUzZhO-JweUUZT-SCnlWtwmIZyrUkUlMyVe8-ZQYv7X-hNbNkIzeki5zB8viIwYLNWM6Bqx5_VhkM7ZWsAwyOuU4hT4njG10Uj0OQqz3pM3e8RuZsUj1frB8gEcjintHkseE/s1600/cruxificcion+11+mayo+16.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjem5WTVlAbUzZhO-JweUUZT-SCnlWtwmIZyrUkUlMyVe8-ZQYv7X-hNbNkIzeki5zB8viIwYLNWM6Bqx5_VhkM7ZWsAwyOuU4hT4njG10Uj0OQqz3pM3e8RuZsUj1frB8gEcjintHkseE/s400/cruxificcion+11+mayo+16.jpg" width="285" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Ahimé, anima infelice! Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? Hai toccato l'albero e hai gustato sconsideratamente il cibo dell'inganno. Cadendo con l'intenzione nella stessa sete di sangue di Caino, sono divenuto l'assassino della mia povera anima. Consumata la ricchezza dell'anima con le dissolutezze, sono privo di pie virtù, e affamato grido: O padre di pietà, vienimi incontro tu con la tua compassione. Sono io colui che era incappato nei ladroni, che sono i miei pensieri, mi hanno riempito di piaghe: vieni dunque tu stesso a curarmi, o Cristo".</span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Ancora le figure di Adamo ed Eva sono accostate nella seconda ode a quelle del pubblicano e della prostituta: "Ho oscurato la bellezza dell'anima con le voluttà passionali, e ho ridotto totalmente in polvere il mio intelletto. Ho lacerato la mia prima veste, quella che ha tessuta per me il creatore. Ho indossato una tunica lacerata, quella che mi ha tessuto il serpente col suo consiglio, e sono pieno di vergogna. Anch'io ti presento, o pietoso, le lacrime della meretrice: siimi propizio, o salvatore, nella tua amorosa compassione. Anche le mie lacrime accogli, o salvatore, come unguento. Come il pubblicano a te grido: Siimi propizio!".</span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Vengono poi presentate nelle odi successive la fede di Abramo, la scala di Giacobbe, la figura di Giobbe, la croce come luogo dove Cristo rinnova la natura decaduta dell'uomo, l'esperienza del deserto e delle infedeltà del popolo e dei re d'Israele, e Cristo che guarisce e salva: "Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, o Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso lo spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo genitore. Hai operato la salvezza in mezzo alla terra. Per tuo volere sei stato inchiodato sull'albero della croce e l'Eden che era stato chiuso, si è aperto".</span></div>
<div style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">L'ottava ode canta i grandi penitenti dell'Antico e del Nuovo Testamento: "Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, della loro penitenza in sacco e cenere davanti a Dio: tu non li hai imitati, ma sei stata più stolta di tutti coloro che hanno peccato prima e dopo la Legge. Come il ladrone, grido a te: Ricordati! Come Pietro, piango amaramente; perdonami, salvatore, a te io grido come il pubblicano; piango come la meretrice: accogli il mio gemito".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; line-height: 18.4px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt;">Infine, nell'ode nona è presentato tutto il mistero salvifico di Cristo che guarisce, chiama l'umanità per seguirlo e salva: "Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, o anima, per indurti a compunzione: Cristo si è fatto uomo per chiamare a penitenza ladroni e prostitute. Cristo si è fatto bambino secondo la carne per conversare con me, e ha compiuto volontariamente tutto ciò che è della natura, eccetto il peccato".<br />Il grande canone di Andrea di Creta racconta la storia della salvezza operata da Dio verso ognuno di noi. In un testo che ci mette davanti i diversi aspetti con cui la Chiesa lungo la quaresima ci confronta, cioè la misericordia di Dio e per mezzo di essa il nostro cammino di ritorno a Dio, avendo Cristo stesso come pastore e come guida, che finalmente il giorno di Pasqua prende di nuovo per mano Adamo ed Eva per farli uscire dagli inferi e riportarli nel paradiso.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">P. Manuel Nin osb<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Pontificio Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">Roma</span></div>
<span lang="IT"><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;"></span></span><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">(©L'Osservatore Romano 9 marzo 2011)</b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 16px; line-height: 18.4px;"> </span></div>
<div>
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 16px; line-height: 18.4px;"><br /></span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-606070846916595484.post-82241701332870052652016-05-11T10:46:00.000-07:002016-05-11T10:46:01.415-07:00<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">…dammi o Verbo la bevanda della tua Parola…</span></i></b><b><i><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></i></b></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;">Il canone di Andrea di Creta all'inizio della Quaresima
bizantina.</span></b><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 14.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;"> Le Chiese di tradizione bizantina durante la prima
settimana della grande Quaresima, all'ufficiatura dell'<i>apodipnon</i>
(compieta) cantano diverse parti del cànone penitenziale di sant'Andrea di
Creta. V</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-bidi-font-family: "Courier New";">issuto tra il
660 ed il 740, Andrea scrisse questo testo che è un grande canto alla
misericordia e alla bontà di Dio, manifestata in Cristo, canto che è frutto di
una lettura, di una vera <i>lectio divina</i> di tutta la Sacra Scrittura. Si
tratta di un testo assai lungo, molto profondo e bello, non sempre facile, a
cui sono stati aggiunti più tardi dei tropari su santa Maria Egiziaca e sullo
stesso sant'Andrea di Creta.</span></div>
<div class="testo02" style="margin-bottom: 3.1pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">Il testo
è formato da nove odi che seguono i nove cantici biblici -otto dall'Antico
Testamento e due dal Nuovo- che fanno parte del mattutino bizantino. Il primo
dei tropari di ognuna delle odi dà il collegamento cristologico o
ecclesiologico del testo stesso: "</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Fa’ attenzione, o cielo, e parlerò</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">,
e celebrerò il Cristo, venuto dalla Vergine nella carne</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">… Rafforza, o Dio, la tua
Chiesa</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">, sull’ina</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">movibile roc</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">cia dei tuoi comandamenti</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">… Ha udito il
profeta della tua venuta, o Signore, e </span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">ha avuto timore, ha udito
che nascerai dalla Vergine e ti mostrerai agli uomini, e diceva: Ho udito il
tuo annunzio e ho avuto timore; gloria alla tua potenza</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">." </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">Lungo le nove odi troviamo l'evolversi di diversi temi biblici, ad
iniziare da quelli veterotestamentari per passare nella stessa ode a quelli del
Nuovo Testamento: il tema di Adamo ed Eva e di Caino ed Abele e quindi quello
del Figlio prodigo e del Buon Samaritano (I ode): "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Avendo
emulato nella trasgressione Adamo, il primo uomo creato, mi sono riconosciuto
spogliato di Dio, del regno e del gaudio eterno, a causa del mio peccato</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">… </span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Ahimè,
anima infelice! Perché ti sei fatta simile alla prima Eva? …hai toccato
l’albero e hai gustato sconsideratamente il cibo dell’inganno</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">… </span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Cadendo
con l’intenzione nella stessa sete di sangue di Caino, sono divenuto
l’assassino della mia povera anima… Consumata la ricchezza dell’anima con le
dissolutezze, sono privo di pie virtú, e affamato grido: O padre di pietà,
vienimi incontro tu con la tua compassione… Sono io colui che era incappato
nei ladroni, che sono i miei pensieri, mi hanno riempito di piaghe: vieni
dunque tu stesso a curarmi o Cristo Salvatore". Ancora nella II ode
troviamo il tema del </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">peccato di Adamo ed Eva, assieme
alle figure del pubblicano e della prostituta: "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Ho
oscurato la bellezza dell’anima con le voluttà passionali, e ho ridotto
totalmente in polvere il mio intelletto. Ho lacerato la mia prima veste, quella
che ha tessuta per me il Creatore… Ho indossato una tunica lacerata, quella che
mi ha tessuto il serpente col suo consiglio, e sono pieno di vergogna. Anch’io
ti presento, o pietoso, le lacrime della meretrice: siimi propizio, o
Salvatore, nella tua amorosa compassione… Anche le mie lacrime accogli, o
Salvatore, come unguento. Come il pubblicano a te grido: Siimi propizio, o
Salvatore, siimi propizio!". Le odi III e IV sviluppano il tema della</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";"> fede di Abramo, la scala di Giacobbe, la figura di Giobbe, e
assieme presentano la Croce come il luogo dove Cristo rinnova la natura
decaduta dell'uomo: "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Ho imbrattato il mio corpo, ho
macchiato lo spirito, sono tutto pieno di piaghe; ma tu, o Cristo medico,
curami spirito e corpo con la penitenza, bagnami, purificami, lavami: rendimi piú
puro della neve… Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo
sangue, o Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso
lo spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore… Hai operato la salvezza
in mezzo alla terra… per tuo volere sei stato inchiodato sull’albero della
croce e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto… Sia mio fonte battesimale il
sangue del tuo costato, e bevanda l’acqua di remissione che ne è zampillata… e
venga unto, bevendo come crisma e bevanda, la tua vivificante parola, o Verbo".
Le odi V, VI e VII contemplano</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";"> l'esperienza
di deserto e di infedeltà del popolo e dei re di Israele, ed anche Cristo che guarisce
e salva: "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Per me, tu che sei Dio, hai assunto la mia forma; hai operato
prodigi, sanando lebbrosi, raddrizzando paralitici, arrestando il flusso del
sangue in colei che ti toccava la frangia del vestito, o Salvatore.. Imita, o
anima, colei che era curva fino a terra: accòstati, gèttati ai piedi di Gesú,
perché egli ti raddrizzi e tu cammini diritta per i sentieri del Signore".
Nell'ottava ode troviamo presentati i grandi penitenti dell'Antico e del Nuovo
Testamento: "Hai sentito parlare, o anima, dei niniviti, della loro
penitenza in sacco e cenere davanti a Dio: tu non li hai imitati, ma sei
stata piú stolta di tutti coloro che hanno pec-cato prima e dopo la Legge… Come
il ladrone, grido a te: Ricòrdati! Come Pietro, piango amaramente; perdonami,
Salvatore, a te io grido come il pubblicano; piango come la meretrice: accogli
il mio gemito, come un tempo quello della cananea". Infine dopo tutti gli
esempi e i modelli dell'Antico Testamento, Andrea di Creta nell'ode IX -che è
quella che prevede anche i cantici di Zaccaria e di Maria di Lc 1-, presenta
tutto il mistero salvifico di Cristo stesso</span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">
che annunzia la Buona Novella, che guarisce, che chiama l'umanità per seguirlo,
che salva: "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Ti porto gli esempi del Nuovo Testamento, o anima, per
indurti a compunzione: Cristo si è fatto uomo per chiamare a penitenza ladroni
e prostitute… Cristo si è fatto bambino secondo la carne per conversare con me,
e ha compiuto volontariamente tutto ciò che è della natura, eccetto il peccato…
Cristo ha salvato i magi, ha convocato i pastori, ha reso martiri folle di
bimbi… Il Signore, dopo aver digiunato quaranta giorni nel deserto, infine ebbe
fame, mostrando cosí la sua umanità… Cristo raddrizzò il paralitico, risuscitò
giovani defunti… Il Signore guarí l’emorroissa che gli toccò la frangia,
purificando lebbrosi e illuminando ciechi; fece pure camminare gli zoppi… perché
tu potessi salvarti, anima infelice… Guarendo le malattie, Cristo, il Verbo, ha
evangelizzato i poveri… Il pubblicano si è salvato e la prostituta è divenuta
casta…". <o:p></o:p></span></div>
<div class="testo02" style="margin-bottom: 3.1pt; text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">Il testo
del grande cànone di Andrea di Creta è un racconto di tutta la storia della
salvezza adoperata da Dio verso ognuno di noi: "</span><span lang="IT" style="color: windowtext; font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt;">Ti ho
presentato, o anima, il racconto dell’inizio del mondo scritto da Mosè, tutta
la Scrittura che ci viene da lui e che ti narra di giusti e ingiusti… Ti porto
gli esempi del Nuovo Testamento, o anima, per indurti a compunzione: emula
dunque i giusti, distogliti dai peccatori e renditi propizio Cristo con
preghiere e digiuni, con castità e decoro". Si tratta di un testo che </span><span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: "Courier New";">ci mette davanti i diversi aspetti con cui la Chiesa lungo la
Quaresima ci confronta, cioè la misericordia di Dio e quindi per mezzo di essa
il nostro cammino di ritorno a Dio, avendo Cristo stesso come pastore e come
guida, Lui che porta per mano Adamo verso Eva, che prende la mano di Pietro che
affonda nelle acque, che fa alzare il bambino epilettico guarito, e che finalmente
il giorno di Pasqua prende di nuovo per mano Adamo ed Eva per fargli uscire
dagli inferi e riportarli nel paradiso. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-language: IT;">P.
Manuel Nin osb<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span lang="IT" style="font-family: "Georgia",serif; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-language: IT;">Pontificio
Collegio Greco<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 115%;">Roma</span></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b style="font-family: Georgia, serif; font-size: 12pt; line-height: 18.4px;">(©L'Osservatore Romano 9 marzo 2011)</b><span style="font-family: Georgia, serif; font-size: 16px; line-height: 18.4px;"> </span></div>
Nepsishttp://www.blogger.com/profile/17311809020698596347noreply@blogger.com