L’Ascensione
del Signore. Iconografia e innografia nella tradizione bizantina.
Tu che per
me come me ti sei fatto povero…
La festa dell’Ascensione del Signore si
celebra il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, cioè il giovedì della
sesta settimana di Pasqua. L=icona della festa
riprende due testi del Nuovo Testamento: Lc 24,50-53: Poi il Signore
condusse i discepoli fuori e alzate le mani li benedisse. Mentre li benediceva,
si staccò da loro e fu portato verso il cielo... e Atti 1,9-11: ecco due
uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Questo Gesù che è
stato assunto di tra voi... tornerà un giorno... Si tratta senz’altro
dell'icona dell'Ascensione del Signore, ma anche l’icona della sua seconda
venuta. L=immagine è divisa
in due parti ben distinte: quella superiore dove si vede Cristo assiso su un
trono, ascendente e immobile nella sua gloria, sostenuto da due angeli. Nella
parte inferiore l’icona colloca la Madre di Dio in mezzo ai discepoli, tra cui
c’è Pietro a destra e Paolo a sinistra, e due angeli in bianche vesti. L=icona dell=Ascensione –e la
stessa festa dell=Ascensione come
vedremo nei testi liturgici- contempla Cristo nel suo innalzarsi, sostenuto
dagli angeli. Quindi dalla sua Ascensione fino al suo ritorno Cristo Signore presiede
la sua Chiesa -nell=icona questo è
molto evidente; Lui dal suo trono presiede la Chiesa formata dagli apostoli,
presiede la preghiera della Chiesa. L=atteggiamento di
Maria nell’icona è sempre lo stesso: la preghiera. Lei no guarda in alto -in
quasi nessuna icona dell=Ascensione-, ma
guarda di fronte, essa stessa guarda la Chiesa per ricordarle la necessità
della veglia, dell'’attesa, della preghiera. Icona dell=Ascensione di Cristo, ma anche l=icona della Chiesa nata dalla croce di Cristo: nell’icona
su potrebbe anche legere una croce formata dall’asse verticale da Cristo a Maria,
e l’asse orizzontale che percorre le teste degli angeli in bianche vesti e gli
apostoli stessi; icona della Chiesa che vive da e nella preghiera della
comunità e dalla testimonianza degli apostoli, mentre è nella attesa del
ritorno del suo Signore.
L’icona
dell'Ascensione e i testi dell'ufficiatura della festa sottolineano come il
Signore, ascendendo in cielo esalta l’umanità da noi assunta: “Tu che, senza
separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesú, hai vissuto sulla terra come
uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando,
compassionevole, la nostra natura caduta, l=hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per
questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio,
estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli
uomini…”.
L’Ascensione
del Signore nei testi della liturgia della festa è sempre pegno della sua
promessa e della missione dello Spirito Santo. L’icona della festa della Pentecoste
infatti riprenderà quasi uguale la parte inferiore dell'icona dell'Ascensione: in
ambedue vediamo la Madre di Dio e gli apostoli in atteggiamento di preghiera
contemplando il Cristo ascendente; la Madre di Dio e gli apostoli, la Chiesa
stessa in atteggiamento di preghiere per ricevere il dono dello Spirito Santo: “Il
Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno
preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli
vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall=eternità, nel suo seno dimora… Signore, quando
gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel pianto, pieni di
tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O Sovrano, non
lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua tenera
compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare
le anime nostre…”.
Tutta
l’economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo di
Dio, viene riassunto in uno dei tropari del vespro, che lo presenta con
l’immagine della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: “Signore, compiuto il mistero
della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito sul Monte
degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo. O tu che
per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri
allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime
nostre”.
Uno dei
tropari dell'ufficiatura del vespro canta l’ascensione del Signore servendosi
del salmo 23 nella sua forma dialogica, così come lo troviamo anche nella
stessa notte di Pasqua nella liturgia bizantina: “Mentre
tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti
vedevano, si gridavano l=un l=altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte,
il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria. Ma
perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne. E tu, dopo
esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai inviato lo
Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre”.
Icona
e festa dell'Ascensione del Signore; icona e festa della sua seconda venuta. Diversi dei testi del mattutino della
festa sottolineano questo doppio aspetto, commentando quasi iconograficamente
l’uno e l’altro: “Uccisa la
morte con la tua morte, o Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei
salito al santo Monte degli Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o
Cristo, portato da una nube… Agli apostoli che
continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea, perché restate
sbigottiti per l=ascensione del Cristo, datore di vita? Così egli
stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale giustissimo
Giudice…”. Il tropario della festa raccoglie i
diversi aspetti della festa stessa: “Sei asceso nella
gloria, o Cristo Dio nostro, rallegrando i discepoli con la promessa del Santo
Spirito: essi rimasero confermati dalla tua benedizione, perché tu sei il
Figlio di Dio, il Redentore del mondo”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma
E gli angeli magnificano
il tuo amore per noi
di MANUEL NIN
L'Ascensione
del Signore si celebra il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, cioè il
giovedì della sesta settimana di Pasqua. L'icona è anche quella della sua
seconda venuta. L'immagine è divisa in due parti ben distinte. Nella superiore
si vede Cristo su un trono, ascendente e immobile nella sua gloria, sostenuto
da due angeli. In quella inferiore l'icona colloca la Madre di Dio in mezzo ai
discepoli, tra cui Pietro a destra e Paolo a sinistra, e due angeli in bianche
vesti.
Cristo presiede la Chiesa formata dagli apostoli e la sua preghiera dall'Ascensione fino al suo ritorno. Nell'icona questo è molto evidente, e l'atteggiamento di Maria è sempre lo stesso: la preghiera. Lei non guarda in alto, ma di fronte: per ricordare alla Chiesa la necessità della veglia, dell'attesa, della preghiera. Ma l'icona è anche immagine della Chiesa nata dalla croce di Cristo, suggerita dal disegno della croce formata dall'asse verticale che va da Cristo a Maria e dall'asse orizzontale che separa gli angeli dagli apostoli: rappresentazione della Chiesa che vive nella preghiera e della testimonianza degli apostoli mentre è nell'attesa del ritorno del suo Signore.
I testi dell'ufficiatura sottolineano come il Signore, ascendendo in cielo esalta l'umanità: "Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini".
L'Ascensione del Signore nei testi liturgici della festa è sempre pegno della sua promessa e della missione dello Spirito Santo: "Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora. Signore, quando gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel pianto, pieni di tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O Sovrano, non lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua tenera compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".
Tutta l'economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio, è riassunto in un tropario del vespro, che lo presenta con l'immagine della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: "Signore, compiuto il mistero della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito sul Monte degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo. O tu che per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".
Un altro tropario del vespro si serve del salmo 23, come nella notte di Pasqua: "Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l'un l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria. Ma perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne. E tu, dopo esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai inviato lo Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre".
Ascensione del Signore e sua seconda venuta. Diversi testi del mattutino sottolineano questo doppio aspetto: "Uccisa la morte con la tua morte, o Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei salito al santo Monte degli Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o Cristo, portato da una nube. Agli apostoli che continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea, perché restate sbigottiti per l'ascensione del Cristo, datore di vita? Così egli stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale giustissimo giudice".
Cristo presiede la Chiesa formata dagli apostoli e la sua preghiera dall'Ascensione fino al suo ritorno. Nell'icona questo è molto evidente, e l'atteggiamento di Maria è sempre lo stesso: la preghiera. Lei non guarda in alto, ma di fronte: per ricordare alla Chiesa la necessità della veglia, dell'attesa, della preghiera. Ma l'icona è anche immagine della Chiesa nata dalla croce di Cristo, suggerita dal disegno della croce formata dall'asse verticale che va da Cristo a Maria e dall'asse orizzontale che separa gli angeli dagli apostoli: rappresentazione della Chiesa che vive nella preghiera e della testimonianza degli apostoli mentre è nell'attesa del ritorno del suo Signore.
I testi dell'ufficiatura sottolineano come il Signore, ascendendo in cielo esalta l'umanità: "Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai fatta sedere con te accanto al Padre. Per questo le celesti schiere degli incorporei, sbigottite per il prodigio, estatiche stupivano e, prese da tremore, magnificavano il tuo amore per gli uomini".
L'Ascensione del Signore nei testi liturgici della festa è sempre pegno della sua promessa e della missione dello Spirito Santo: "Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora. Signore, quando gli apostoli ti videro sollevarti sulle nubi, gemendo nel pianto, pieni di tristezza, o Cristo datore di vita, tra i lamenti dicevano: O Sovrano, non lasciare orfani i tuoi servi che tu, pietoso, hai amato nella tua tenera compassione: mandaci, come hai promesso, lo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".
Tutta l'economia della nostra salvezza, il mistero dell'incarnazione del Verbo di Dio, è riassunto in un tropario del vespro, che lo presenta con l'immagine della povertà assunta dal Signore nel suo farsi uomo: "Signore, compiuto il mistero della tua economia, hai preso con te i tuoi discepoli e sei salito sul Monte degli Ulivi: ed ecco, te ne sei andato oltre il firmamento del cielo. O tu che per me come me ti sei fatto povero, e sei asceso là, da dove mai ti eri allontanato, manda il tuo Spirito santissimo per illuminare le anime nostre".
Un altro tropario del vespro si serve del salmo 23, come nella notte di Pasqua: "Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l'un l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria. Ma perché sono rossi i suoi vestiti? Viene da Bosor, cioè dalla carne. E tu, dopo esserti assiso in quanto Dio alla destra della Maestà, ci hai inviato lo Spirito Santo per guidare e salvare le anime nostre".
Ascensione del Signore e sua seconda venuta. Diversi testi del mattutino sottolineano questo doppio aspetto: "Uccisa la morte con la tua morte, o Signore, hai preso con te quelli che amavi, sei salito al santo Monte degli Ulivi, e di là sei asceso al tuo Genitore, o Cristo, portato da una nube. Agli apostoli che continuavano a guardare dissero gli angeli: Uomini di Galilea, perché restate sbigottiti per l'ascensione del Cristo, datore di vita? Così egli stesso verrà di nuovo sulla terra per giudicare tutto il mondo, quale giustissimo giudice".
P. Manuel Nin
Pontificio
Collegio Greco
Roma