lunes, 19 de marzo de 2018


La Dormizione della Madre di Dio. Iconografia e innografia nella tradizione bizantina.
Sollevate le porte e accogliete la Madre dell’eterna luce.

            La tradizione bizantina ha come prima grande festa del ciclo liturgico la Natività della Madre di Dio il giorno otto settembre, e lo conclude con la sua Dormizione e transito in cielo il quindici agosto, quasi a volere sottolineare che per ogni cristiano e per tutta la Chiesa la Madre di Dio rappresenta il cammino che introduce al mistero salvifico di Cristo. In Oriente la festa della Dormizione della Madre di Dio viene fissata come tale alla fine del VI secolo dall’imperatore Maurizio (592-602), mentre in Occidente viene introdotta da papa Sergio I alla fine del VII secolo. La festa del 15 agosto, nei libri liturgici bizantini porta il titolo di “Dormizione” della Madre di Dio, e ne celebra il transito e la sua piena glorificazione come primo frutto del mistero pasquale di Cristo stesso. La celebrazione liturgica va preceduta il 14 da un giorno di pre festa, e seguita da un’ottava che si conclude il giorno 23. Come spesso abbiamo potuto vedere nella tradizione bizantina, i testi liturgici delle grandi feste sono una lettura dell’icona della festa, o se si vuole l’icona stessa diventa la visione, l’immagine del mistero di fede cantato dai tropari liturgici. Nella festa della Dormizione della Madre di Dio troviamo due tropari che sono un bel esempio di questa sinergia tra eucologia ed iconografia. Ambedue sono due tropari dell’ufficiatura del vespro.

          Il primo è un lungo tropario, a seguito della glorificazione alla Santa Trinità, ed è una bella descrizione dell’icona stessa della festa, e la presenta quasi una “celebrazione liturgica” della sua dormizione e il suo transito in cielo. È un tropario che alterna gli otto toni musicali della tradizione bizantina che dividono a loro volta il testo liturgico in otto parti, cantando ognuna di queste parti in un tono diverso, dal primo al quinto, dal secondo al sesto, dal terzo al settimo e dal quarto all’ottavo, riprendendo il primo alla fine. Seguendo il tropario stesso troviamo una lettura quasi descrittiva dell’icona stessa della festa: Maria, morta o meglio addormentata, è messa nel bel mezzo dell’icona su un letto, che è un letto funebre certamente ma anche è l’icona di un alare cristiano. Attorno ad esso gli apostoli con diversi altri personaggi, e tra i primi, come nell’icona dell’Ascensione di Cristo e in quella della Pentecoste, sempre Pietro e Paolo, cioè ad indicare la presenza di tutta la Chiesa: “Gli apostoli teofori (tono primo), portati su nubi per l’aria da ogni parte del mondo, a un cenno del divino potere, (tono quinto) giunti presso il tuo corpo immacolato origine di vita, gli tributavano le più calde manifestazioni del loro amore”. Cristo nell’icona, in mezzo a un semicerchio, con gli angeli attorno, regge nelle sue braccia l’anima di sua Madre: Le supreme potenze dei cieli (tono secondo), presentan­dosi insieme al loro Sovrano, (tono quinto) scortano piene di timore il corpo puris­simo che ha accolto Dio; lo precedono in ascesa ul­tramon­dana e, invisibili, gridano alle schie­re che stanno piú in alto: Ecco, è giunta la Madre-di-Dio, regina dell’u­ni­verso”. La presenza degli angeli nella parte superiore dell’icona la accosta tipologicamente a quella dell’Ascensione di Cristo, ed il tropario stesso le applica il versetto del salmo 23, che troviamo anche in diversi tropari della festa dell’Ascensione del Signore: “Sollevate porte…”. Come accennavo nell’icona il letto di Maria è anche altare su cui si celebra la liturgia: gli apostoli attorno che la celebrano, Cristo sul fondo, nell’abside, che la presiede; Pietro che incensa attorno all’altare, quasi al momento del grande ingresso nella Divina Liturgia bizantina: Sollevate le porte (tono terzo), e accoglietela con onori degni del regno ultramondano, lei che è la Madre dell’eterna luce. (tono settimo) Grazie a lei, infatti, si è attuata la salvezza di tutti i mortali. In lei non abbiamo la forza di fissare lo sguardo, ed è impossibile tribu­tarle degno onore”. Maria infine, gloriosamente assunta in cielo, diventa per tutta la Chiesa che la celebra, la grande interceditrice presso suo Figlio: “La sua sovreminenza (tono quarto) eccede infatti ogni mente. (tono ottavo) Tu dunque, o immacolata Madre-di-Dio, che sempre vivi insieme al tuo Re e Figlio apportatore di vita, incessantemente intercedi perché sia pre­ser­vato e salvato da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo: noi godiamo infatti della tua protezione, (tono primo) e per i secoli, con ogni splendore, ti procla­mia-mo beata”.
            Il secondo tropario, sempre preso dal vespro e a seguito della glorificazione trinitaria, mette in evidenza già dall’inizio la presenza, anche nell’icona, di tutto il collegio apostolico, con Pietro ed anche Giacomo primo vescovo di Gerusalemme e fratello del Signore, fatto che collega la festa del 15 agosto alla Città Santa, e anche al Protovangelo di Giacomo, testo apocrifo su cui si fondamenta in molto punti la stessa festa liturgica: “Quando te ne sei andata, o Vergine Madre-di-Dio, presso colui che da te ineffabilmente è nato, erano presen­ti Giacomo fratello di Dio e primo pontefice, insieme a Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, e tutto il coro divino degli apostoli: con inni teologici atti a manifestarne la divinità…”. La Dormizione della Madre di Dio si colloca chiaramente nell’economia di salvezza di Cristo stesso; gli apostoli diventano “celebranti” del mistero della redenzione di Cristo per mezzo della “cura” del corpo di Colei che per mezzo di esso divenne dimora di Dio: “…con inni teologici gli apostoli celebravano il divino e ­stra­ordi­nario mistero dell’economia del Cristo Dio; e ­pre­stando le ultime cure al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, gioivano, o degna di ogni canto”. Nella seconda parte del tropario la liturgia in qualche modo si sposta in cielo –quasi il movimento stesso che troviamo nell’anafora eucaristica- e tutte le schiere celesti vengono coinvolte nella lode e nella confessione pure loro del mistero della redenzione di Cristo: “Dall’alto le santissime e nobilis­sime schiere degli angeli, guardava­no con stupo­re il pro­digio e a testa china le une alle altre ­dicevano: Solle­va­te le vostre porte, e accogliete colei che ha parto­rito il Creatore del cielo e della terra; celebriamo con inni di gloria il corpo santo e venerabi­le che ha ospitato il Signore che a noi non è dato contemplare”. Notiamo i due bellissimi titoli cristologici dati a Maria in questo testo: Colei che ha partorito il Creatore e Colei che ha ospitato il Signore. Il tropario si conclude con l’invito alla lode, alla liturgia, di coloro che guardiamo l’icona, che guardiamo la stessa liturgia e che ne diventiamo anche concelebranti: “E noi pure, festeg­giando la tua memo­ria, a te gridi­amo, o degna di ogni canto: Solleva la fronte dei cri­stiani e salva le anime no­stre”.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma

Sollevate le porte e accogliete
la madre dell'eterna luce

di Manuel Nin
La tradizione bizantina ha come prima grande festa del ciclo liturgico la Natività della Madre di Dio l'8 settembre, e lo conclude con la sua Dormizione e transito in cielo il 15 agosto, quasi a volere sottolineare che per ogni cristiano e per tutta la Chiesa la Vergine rappresenta il cammino che introduce al mistero salvifico di Cristo. Fissata in oriente alla fine del vi secolo e introdotta un secolo più tardi in occidente, la festa del 15 agosto celebra il transito e la piena glorificazione della Madre di Dio come primo frutto del mistero pasquale di Cristo, preceduta il 14 da una prefesta e seguita da un'ottava che si conclude il 23.

Due tropari dell'ufficiatura del vespro esemplificano il rapporto stretto tra eucologia e iconografia. Il primo presenta l'icona della festa come una celebrazione liturgica della Dormizione, alternando gli otto toni musicali della tradizione bizantina: Maria, morta o meglio addormentata, è al centro dell'icona su un letto funebre che raffigura però anche un altare cristiano. Attorno stanno gli apostoli con altri personaggi: tra i primi vi sono sempre Pietro e Paolo, che indicano la presenza di tutta la Chiesa.
Cristo, in mezzo a un semicerchio e con gli angeli attorno, regge nelle braccia l'anima di sua madre: "Le supreme potenze dei cieli, presentandosi insieme al loro sovrano, scortano piene di timore il corpo purissimo che ha accolto Dio; lo precedono in ascesa ultramondana e, invisibili, gridano alle schiere che stanno più in alto: Ecco, è giunta la Madre di Dio, regina dell'universo". La presenza degli angeli nella parte superiore accosta l'icona a quella dell'Ascensione di Cristo.
Il letto di Maria è anche altare dove si svolge la liturgia: gli apostoli attorno che la celebrano, Cristo sul fondo, nell'abside, che la presiede; Pietro che incensa attorno all'altare, come al momento del grande ingresso nella Divina liturgia bizantina: "Sollevate le porte e accogliete con onori degni del regno ultramondano lei che è la madre dell'eterna luce. Grazie a lei, infatti, si è attuata la salvezza di tutti i mortali. In lei non abbiamo la forza di fissare lo sguardo ed è impossibile tributarle degno onore".
Maria infine, gloriosamente assunta in cielo, diventa per tutta la Chiesa che la celebra colei che intercede presso suo figlio: "La sua sovreminenza eccede infatti ogni mente. Tu dunque, o immacolata Madre di Dio, che sempre vivi insieme al tuo re e figlio apportatore di vita, incessantemente intercedi perché sia preservato e salvato da ogni attacco avverso il tuo popolo nuovo: noi godiamo infatti della tua protezione, e per i secoli, con ogni splendore, ti proclamiamo beata".
Il secondo tropario mette in evidenza la presenza, anche nell'icona, di tutto il collegio apostolico, con Pietro e Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme e fratello del Signore. Questo collega la festa alla città santa e al Protovangelo di Giacomo, apocrifo su cui si basa in molti punti la festa stessa: "Quando te ne sei andata, o Vergine Madre di Dio, presso colui che da te ineffabilmente è nato, erano presenti Giacomo, fratello di Dio e primo pontefice, insieme a Pietro, venerabilissimo e sommo corifeo dei teologi, e tutto il coro divino degli apostoli".
La Dormizione della Madre di Dio si colloca chiaramente nell'economia di salvezza di Cristo stesso; gli apostoli diventano celebranti del mistero della redenzione di Cristo per mezzo della cura del corpo di colei che divenne dimora di Dio: "Con inni teologici gli apostoli celebravano il divino e straordinario mistero dell'economia del Cristo Dio; e prestando le ultime cure al tuo corpo origine di vita e dimora di Dio, gioivano, o degna di ogni canto".
Nella seconda parte del tropario la liturgia in qualche modo si sposta in cielo - è quasi il movimento che troviamo nell'anafora eucaristica - e tutte le creature angeliche vengono coinvolte nella lode e nella confessione del mistero della redenzione di Cristo: "Dall'alto le santissime e nobilissime schiere degli angeli guardavano con stupore il prodigio e a testa china le une alle altre dicevano: Sollevate le vostre porte, e accogliete colei che ha partorito il Creatore del cielo e della terra; celebriamo con inni di gloria il corpo santo e venerabile che ha ospitato il Signore che a noi non è dato contemplare. E noi pure, festeggiando la tua memoria, a te gridiamo, o degna di ogni canto: Solleva la fronte dei cristiani e salva le anime nostre".


P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma
(©L'Osservatore Romano 13-14 agosto 2012)