Tu che per me come me ti sei fatto
povero
di Manuel
Nin
L'Ascensione del Signore, celebrata il
quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, è una delle grandi feste comuni a
tutte le Chiese cristiane. Nella tradizione bizantina, nel mercoledì precedente
si celebra l'apodosi (conclusione) della Pasqua riprendendo ancora una volta i
testi dell'ufficiatura pasquale. La festa dell'Ascensione, poi, si prolunga per
una settimana nell'ottava.
I tropari della festa sono molto belli e teologicamente profondi. Come accade
spesso nella liturgia bizantina, sono vere sintesi della fede della Chiesa.
Così il primo tropario del vespro riassume la professione di fede del concilio
di Calcedonia (451) in Cristo vero Dio e vero uomo: "Il Signore è
asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il
suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un
uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità nel suo seno
dimora".
Uomo al di sopra degli angeli, colui che dall'eternità è nel seno del Padre. Il
quinto dei tropari del vespro riprende il tema della kènosis del Verbo
di Dio con una immagine poetica molto bella e toccante: "Tu che per
me come me ti sei fatto povero". È Cristo che nella sua incarnazione
assume volontariamente tutta la povertà della natura umana, per poi
glorificarla pienamente nella sua ascensione. Ancora altri due tropari del
vespro propongono una rilettura cristologica del salmo 23, che nella liturgia
della notte di Pasqua era collegato alla discesa di Cristo nell'Ade e oggi
invece all'Ascensione: "Lo Spirito Santo ordina a tutti i suoi
angeli: Alzate, principi, le vostre porte. Genti tutte, battete le mani,
perché Cristo è salito dove era prima. Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte
degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l'un
l'altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il
potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria".
In diversi tropari troviamo delle espressioni toccanti per la loro umanità che
servono a indicare la divinità del Verbo di Dio: "Tu che, senza
separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesù, hai vissuto sulla terra come
uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando,
compassionevole, la nostra natura caduta, l'hai fatta sedere con te accanto al
Padre". Sono parole che ci ricollegano al canto dei Lamenti del Sabato
Santo. Inoltre troviamo il tema della glorificazione della nostra natura umana
caduta e redenta.
Per quanto riguarda il mattutino, ricordiamo alcuni tropari di Romano il
Melode: "Compiuta l'economia a nostro favore, e congiunte a quelle
celesti le realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro,
senza tuttavia separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo
inseparabile da loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di
voi. Lasciate sulla terra ciò che è della terra, abbandonate ciò che è di
cenere alla polvere e poi venite, eleviamoci, leviamo in alto occhi e mente,
alziamo lo sguardo e i sensi verso le porte celesti, pur essendo mortali;
immaginiamo di andare al Monte degli Ulivi e di vedere il Redentore portato da
una nube: di là infatti il Signore è asceso ai cieli; di là, lui che ama
donare, ha distribuito doni ai suoi apostoli, consolandoli come un padre,
confermandoli, guidandoli come figli e dicendo loro: Non mi separo da
voi: io sono con voi e nessuno è contro di voi".
Di questa realtà della nostra fede offre anche una lettura chiara l'icona della
festa. L'immagine è divisa in due parti ben distinte: nella parte
superiore si vede Cristo su un trono, immobile nella sua gloria, sostenuto da
due angeli. Nella parte inferiore la Madre di Dio, gli apostoli e due angeli in
bianche vesti. L'icona dell'Ascensione contempla Cristo nel suo innalzarsi,
sostenuto dagli angeli, ma allo stesso tempo è anche l'icona del ritorno
glorioso di Cristo, che "tornerà un giorno allo stesso modo".
Dall'Ascensione e fino al suo ritorno Cristo presiede la Chiesa, come vediamo
nell'icona. L'atteggiamento di Maria è sempre quello della preghiera. Essa non
guarda in alto, ma la Chiesa, per ricordarle la necessità della veglia, della
preghiera agli apostoli e a tutti noi. In attesa del ritorno del Signore.
P. Manuel
Nin
Pontificio
Collegio Greco