viernes, 25 de julio de 2014

Le domeniche della Dedicazione della Chiesa nella tradizione Siro Occidentale.
Oggi la santa Chiesa canta la gloria del suo Sposo
            Le liturgie di tradizione siriaca, sia orientale che occidentale, hanno in comune la celebrazione delle domeniche chiamate della "Dedicazione della Chiesa" che, per i siro orientali sono in quattro e chiudono l'anno liturgico, mentre che per i siro occidentali sono in due e iniziano il ciclo delle celebrazioni liturgiche, a otto settimane prima di Natale, e divise tra le due domeniche della Dedicazione e le sei domeniche delle "Annunziazioni", in parallelo con la liturgia ambrosiana, anche essa con la domenica della Dedicazione e le sei domeniche di Avvento. Le due domeniche siro occidentali portano rispettivamente nei libri liturgici i titoli di "dedicazione" e "rinnovamento" della Chiesa. Non si tratta della celebrazione della consacrazione materiale di una chiesa, di un luogo di culto, bensì, proprio all'inizio dell'anno liturgico, della celebrazione del mistero della Chiesa come corpo di Cristo, come comunità dei fedeli che inizia il cammino di celebrazione del mistero dell'incarnazione, della passione, la morte e la risurrezione del Verbo di Dio fattosi uomo. Mentre la tradizione siro orientale, collocando le domeniche della Dedicazione come conclusione dell'anno liturgico, sottolinea la celebrazione della Chiesa come comunità dei redenti che Cristo presenta al Padre alla fine dei tempi, la tradizione siro occidentale collocando queste domeniche all'inizio del ciclo annuale vede la Chiesa, prefigurata e preannunciata già nell'Antico Testamento, come comunità che cammina con Cristo verso la sua Pasqua: la chiesa materiale come simbolo della Chiesa realtà spirituale.
            I temi che troviamo in ambedue le domeniche sono molto simili e non formano che un unico mistero. Un primo aspetto a sottolineare è la prefigurazione veterotestamentaria della Chiesa; la liturgia siro occidentale infatti farà largamente un'esegesi allegorica della Sacra Scrittura, special­mente dell'Antico Testamento. Molti dei testi liturgici di queste due domeniche presentano la Chiesa prefigurata da molti fatti veterotestamentari: "A te la lode, Gesù Cristo, roccia salda e inespugnabile su di cui è stata fondata la Santa Chiesa. Essa è prefigurata dalla roccia dalla quale Mosè fecce sgorgare mirabilmente dodici ruscelli per dare da bere a Israele. Essa possiede i fiumi mistici dell'Eden che per la rettitudine della dottrina spande una bevanda divina... Non è appoggia­ta su colonne di bronzo o di ferro, ma sui profeti che hanno rivelato le cose segrete, sugli apostoli predicatori dei misteri e sui martiri che hanno seguito le orme di Cristo... Essa possiede il sole di giustizia e le stelle del mattino che sono i dottori ispirati dallo Spirito San­to...". La Chiesa quindi è fondata su Cristo, prefigurata già nell'Antico Testamento, essa possiede la rettitudine della fede che le viene dalla testimonianza dei santi. "Oggi Isaia si rallegra in te, Santa Chiesa, lui che aveva detto di te che i popoli e i re verrebbero per onorarti... Ecco che i popoli da tutte le parti si radunano e vengono da te. Ti portano i loro figli e le loro figlie che si erano dispersi seguendo gli idoli... E lo Spirito Santo ti santificherà da ogni macchia e abiterà in te affinché per mezzo di lui tu serva la Santa Trinità...".
            Un secondo aspetto da sottolineare in queste due domeniche è la Chiesa vista come fonte/luogo della luce e della verità; essa trasmette la vera fede, ed è il luogo dei sacramenti: " Questa Chiesa Davide la cantava, questa figlia del re, adornata non in modo figurato, come la tenda di Mosè, ma dal mantello splendido della fede, il battesimo, i doni dello Spirito Santo, il santo Altare e il sangue dell'Agnello senza macchia, suo sposo, Re dei re, e dalle stelle che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo... La Chiesa loda e dice: Non temo il maligno. Infatti alte mura mi circondano. Dio abita in me e l'altare santo è stato fissato in me e sono presso di me le ossa dei santi. E la croce santa che io adoro, essa mi protegge...". La tradizione liturgica siro occidentale, segnata dalle controversie cristologiche dopo il concilio di Calcedonia, sottolinea come Cristo stesso, nel suo amore fedele, purifica e santifica la sua Chiesa da ogni macchia e da ogni deviazione dalla retta fede: "Il Figlio di Dio, vedendo perduta la Chiesa fu preso di amore verso di essa e volle santificarla e sposarla. Venne dall'alto, le manifestò il suo amore e la prese come sposa. Per lei accettò le sofferenze e con le sue piaghe l'ha lavata… e l'ha fatta sedere alla sua destra…". Purificata, amata e salvata, è la stessa Chiesa che canta al suo Sposo: "La Chiesa canta glorificando il Figlio di Dio: il Figlio del Re mi ha scelto ed innalzato…, sono unita a lui come l'anima al corpo, e lui si è unito a me come la luce all'occhio… Lui ha accettato per me la morte…".
            Infine il troviamo anche largamente in queste domeniche il tema sponsale che è applicato anche all'in­carnazione del Verbo di Dio, e che sarà molto presente nei testi liturgici: "O Chiesa fedele, come sei bella e adorna, sposata al tuo Sposo, Cristo... sei colorata dal sangue dei martiri, raffermata dagli insegnamenti provati, e ti compiaci dal pane celeste del Dio Altissimo... O Santa Chiesa, canta la gloria dello Sposo che nel suo amore ti ha sposato, ti ha salvato con la sua croce vivificante e ha deposto in te il suo Corpo ed il suo Sangue, calice di salvezza, perdono per i credenti... Lo Sposo che fa festa prepara il vitello grasso e chiama gli invitati a rallegrarsi con lui. Questo sposo celeste ha preparato un banchetto. Gli invitati si rallegrano nelle vigilie, nei digiuni e nelle preghiere. Lui ha diviso il suo corpo e si è fatto cibo; ha preparato col suo sangue una bevanda, e da questo sangue i popoli sono stati riscat­tati...".
            La Chiesa quindi celebrata come sposa del Verbo di Dio, come custode dei sacramenti, come luogo della proclamazione della vera fede. Sant'Efrem il Siro, in uno dei testi della liturgia di questa domenica, celebra la Chiesa con queste parole: "Ci è stata data, o fratelli, una parola di consolazione, dal tesoro del nostro Maestro quando ha detto alla sua Chiesa: le porte degli inferi non prevarranno su di te. Se essa è più forte degli inferi, chi tra i mortali può disprezzarla? Benedetto colui che l'ha innalzata, e di nuovo l'ha provata per innalzarla ancora".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore Romano - 30 ottobre 2010)



Oggi la santa Chiesa canta
la gloria del suo Sposo

di Manuel Nin
Nelle liturgie di tradizione siriaca, sia orientale che occidentale, è comune la celebrazione delle domeniche chiamate della "dedicazione della Chiesa". Per i siro-orientali sono quattro e chiudono l'anno liturgico. Per i siro-occidentali sono due e iniziano il ciclo annuale otto settimane prima di Natale, divise tra le due domeniche della Dedicazione e le sei domeniche delle Annunciazioni, in parallelo con la liturgia ambrosiana, che ha la domenica della Dedicazione e sei domeniche di Avvento.

Le due domeniche siro-occidentali portano i titoli di "dedicazione" e "rinnovamento" della Chiesa. Ma non si tratta della consacrazione materiale del luogo di culto, bensì, proprio all'inizio dell'anno liturgico, della celebrazione del mistero della Chiesa come corpo di Cristo, comunità dei fedeli che inizia il cammino di celebrazione del mistero dell'incarnazione, della passione, della morte e risurrezione del Verbo di Dio. 
Mentre la tradizione siro-orientale, collocando le domeniche della Dedicazione a conclusione dell'anno liturgico, sottolinea la celebrazione della Chiesa come comunità dei redenti che Cristo presenta al Padre alla fine dei tempi, la tradizione siro-occidentale, collocando queste domeniche all'inizio del ciclo annuale, vede la Chiesa, prefigurata e preannunciata già nell'Antico Testamento, come comunità che cammina con Cristo verso la sua Pasqua:  la chiesa materiale è così simbolo della Chiesa realtà spirituale. 
Un primo aspetto è la prefigurazione veterotestamentaria della Chiesa:  "A te la lode, Gesù Cristo, roccia salda e inespugnabile su di cui è stata fondata la santa Chiesa. Essa è prefigurata dalla roccia dalla quale Mosè fece sgorgare mirabilmente dodici ruscelli per dare da bere a Israele. Essa possiede i fiumi mistici dell'Eden. Non è appoggiata su colonne di bronzo o di ferro, ma sui profeti che hanno rivelato le cose segrete, sugli apostoli predicatori dei misteri e sui martiri che hanno seguito le orme di Cristo. Essa possiede il sole di giustizia e le stelle del mattino che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo". 
Fondata su Cristo e prefigurata già nell'Antico Testamento, la Chiesa ha la fede che le viene dalla testimonianza dei santi. "Oggi Isaia si rallegra in te, santa Chiesa, lui che aveva detto di te che i popoli e i re sarebbero venuti per onorarti. Ecco che i popoli da tutte le parti si radunano e vengono da te. Ti portano i loro figli e le loro figlie che si erano dispersi seguendo gli idoli. E lo Spirito Santo ti santificherà da ogni macchia e abiterà in te affinché per mezzo di lui tu serva la Santa Trinità". 
Un secondo aspetto è la Chiesa vista come fonte e luogo della luce e della verità; essa trasmette la vera fede, ed è il luogo dei sacramenti:  "Questa Chiesa Davide la cantava, questa figlia del re, adornata non in modo figurato, come la tenda di Mosè, ma dal mantello splendido della fede, dal battesimo, dai doni dello Spirito Santo, dal santo Altare e dal sangue dell'Agnello senza macchia, suo sposo, re dei re, e dalle stelle che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo. La Chiesa loda e dice:  Non temo il maligno. Infatti alte mura mi circondano. Dio abita in me e l'altare santo è stato fissato in me e sono presso  di  me  le  ossa  dei  santi.  E  la croce santa che io adoro, essa mi protegge". 
La tradizione liturgica siro-occidentale sottolinea come Cristo stesso, nel suo amore fedele, purifica e santifica la sua Chiesa da ogni macchia e da ogni deviazione dalla retta fede:  "Il Figlio di Dio, vedendo perduta la Chiesa fu preso di amore verso di essa e volle santificarla e sposarla. Venne dall'alto, le manifestò il suo amore e la prese come sposa. Per lei accettò le sofferenze e con le sue piaghe l'ha lavata e l'ha fatta sedere alla sua destra". Purificata, amata e salvata, è la stessa Chiesa che canta al suo sposo:  "La Chiesa canta glorificando il Figlio di Dio:  il Figlio del Re mi ha scelto ed innalzato, sono unita a lui come l'anima al corpo, e lui si è unito a me come la luce all'occhio. Lui ha accettato per me la morte". 
In queste domeniche troviamo largamente il tema sponsale applicato anche all'incarnazione del Verbo di Dio:  "O Chiesa fedele, come sei bella e adorna, sposata al tuo sposo, Cristo, colorata dal sangue dei martiri, raffermata dagli insegnamenti provati, e ti compiaci dal pane celeste del Dio Altissimo. O santa Chiesa, canta la gloria dello sposo che nel suo amore ti ha sposato, ti ha salvato con la sua croce vivificante e ha deposto in te il suo corpo e il suo sangue, calice di salvezza, perdono per i credenti. Lo sposo che fa festa prepara il vitello grasso e chiama gli invitati a rallegrarsi con lui. Questo sposo celeste ha preparato un banchetto. Gli invitati si rallegrano nelle vigilie, nei digiuni e nelle preghiere. Lui ha diviso il suo corpo e si è fatto cibo; ha preparato col suo sangue una bevanda, e da questo sangue i popoli sono stati riscattati".


P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco

(©L'Osservatore Romano - 30 ottobre 2010)