jueves, 3 de abril de 2014

La festa dell'Annunciazione a Maria, la Madre di Dio, nella tradizione Siro Occidentale.
Gloria a Colui che divenne terrestre, essendo per sua natura celeste
            La festa dell’Annunciazione della Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria, è una delle poche feste che troviamo lungo la Quaresima nelle tradizioni liturgiche orientali, ed ha il suo fondamento biblico nei Vangeli, specialmente in quello di Luca. Si tratta di una delle antiche feste cristiane, e ne abbiamo testimonianze nei testi patristici e liturgici orientali; essa inoltre viene introdotta a Costantinopoli attorno al 530. Allo sviluppo di questa festa contribuirono le omelie patristiche di tendenza antiariana che cercavano di sottolineare, accanto all’umanità di Cristo, anche la sua divinità eternamente sussistente in Dio; ed anche l’omiletica di origine siriaca che sottolineava fortemente il parallelo Eva – Maria, e che troviamo presente nell’ufficiatura della festa. A Roma la festa fu introdotta da papa Sergio I (687-701) di origine siriaca, che ne stabilì una celebrazione liturgica a Santa Maria Maggiore con una processione.
            Nei libri liturgici di tradizione siro occidentale, la festa porta come titolo: "Annunciazione della Madre di Dio", -la parola siriaca usata indica anche l'annuncio, la proclamazione del Vangelo-; il titolo dato alla festa quindi sottolinea già il tema della Buona Novella dell'Incarnazione del Verbo di Dio data dall'angelo alla Madre di Dio e a tutta la Chiesa. L'Incarnazione viene presentata nei testi liturgici come un "prendere dimora" del Verbo di Dio nel seno di Maria: "Lode all'Unigenito del Padre che, all'annuncio di Gabriele arcangelo si è fissato nel seno di Maria e da essa ha preso un corpo per perdonare i peccati alla stirpe di Adamo…". La preghiera iniziale del vespro introduce chiaramente questo tema: "Cristo Gesù, Dio, Figlio eterno che nel grembo della Vergine Maria figlia di Davide hai preso dimora all'annuncio di Gabriele arcangelo, fortificaci e facci degni di venerare con gioia oggi la festa di questo annuncio di salvezza…". L'Incarnazione, il prendere dimora del Verbo di Dio nel seno di Maria diventa tipo e modello del suo abitare, il suo prendere dimora nell'anima di ogni cristiano; la fede dei cristiani quindi viene paragonata alla fede di Maria. I testi liturgici della festa, infatti, paragonano la "purezza della verginità" al "profumo della fede": "…vieni ad abitare nelle nostre anime come nella Vergine che ti ha portato, ed il profumo della nostra fede ti sarà gradito come lo è stata la purezza di colei che ti ha partorito".
            Un secondo aspetto che i testi siro occidentali mettono in rilievo è il tema della veglia. "Festa gioiosa quella odierna…; voi credenti vegliate e siate attenti a meditare il mistero dell'Annunciazione che oggi festeggiamo, per dire anche noi: la pace sia con te, piena di grazia…". La liturgia siro occidentale collega questo aspetto della veglia al titolo che essa stessa dà agli angeli, cioè i "vigilanti", "coloro che vegliano, che sono svegli"; titolo che la tradizione siriaca darà anche ai monaci. I testi liturgici della festa del 25 marzo sembrano preferire per Gabriele questo titolo di "vigilante" allo stesso nome di Gabriele che gli dà la Bibbia: "Il vigilante vola e scende presso la vergine Maria, gli porge l'annuncio e gli dice: da te apparirà il Salvatore. Pace a te, Maria, perché il Padre ha voluto sceglierti per diventare madre del suo Figlio… Gabriele, il vigilante, annuncia alla vergine: avrai un Figlio che salverà il mondo. Sarà come ogni bimbo, ma lui è l'Eterno…".
            La festa del 25 marzo nella tradizione siriaca viene ancora vista e celebrata come l'adempimento in questo giorno ed in questa festa delle promesse fatte ai padri: "Il vigilante avvertì Maria del tuo concepimento; tu avevi dato la speranza ad Abramo; tu hai rallegrato la vergine col saluto di pace, che prende il posto dell'antica promessa fatta ad Eva la nostra prima madre…". L'ufficiatura del vespro, inoltre, riprende un tema caro ai Padri, cioè quello del Verbo creatore e, quindi, anche la sua Incarnazione è vista come una nuova creazione: "Gloria e ringraziamento a te, Cristo Gesù Dio nostro. Tu che hai modellato l'uomo a tua immagine e l'hai sigillato con la somiglianza alla tua grandezza… Ma esiliato dalla tua eredità, tu hai voluto salvarlo e rialzarlo dalla sua caduta… e sei disceso e hai preso dimora nel seno della vergine…".
            Uno dei testi del vespro riprende ben cinque volte il saluto dell'angelo per mettere in rilievo il ruolo di Maria nel mistero della salvezza: "la pace sia con te, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tra le donne. La pace sia con te, piena di grazia, madre del Creatore di tutto l'universo. La pace sia con te, piena di grazia, nave benedetta che porta il tesoro che arricchisce tutta l'umanità. La pace sia con te, piena di grazia, perché per te la maledizione di Eva è stata cancellata. La pace sia con te, piena di grazia, vite benedetta, perché tutta la creazione si delizia col vino del tuo grappolo". In questa festa i testi della Sacra Scrittura, specialmente i salmi, vengono letti in chiave chiaramente e prettamente cristologica, collegando il testo o un versetto del salmo col mistero dell'Incarnazione del Verbo di Dio: "Abbassò i cieli e discese (salmo 17,10). Lasciando le schiere di fuoco e di spirito ed il luogo sublime della sua esistenza, il Verbo di Dio discese per prendere dimora nel seno di carne". "Volò sulle ali del vento (salmo 17,11; 103, 3). Dalle altezze Gabriele volò sulle ali del vento, portando la buona novella del suo Signore". "Annuncia di giorno in giorno la sua salvezza (salmo 95,2). La buona novella di Gabriele porta la pace a tutta la creazione…".
            L'ufficiatura del mattutino raccoglie diversi degli inni di sant'Efrem, in cui si sottolinea di nuovo il tema dell'atteggiamento di attesa nella preghiera in cui Maria si trova al momento dell'annuncio dell'angelo: "Cosa stava facendo, la casta, nel momento in cui Gabriele, inviato, volando discese presso di lei? Ella lo vide nel momento della preghiera, perché anche Daniele aveva visto Gabriele durante la preghiera. La preghiera e la buona novella, sua parente è giusto che esultino vicendevolmente come Maria ed Elisabetta…". Efrem accosta in modo molto bello i due oranti: Daniele e Maria, e le due che sono in attesa: Elisabetta e Maria. Efrem ancora presenta una serie di figure bibliche che ricevono una buona novella al momento della loro preghiera: Abramo, Ezechia, Zaccaria, Simon Pietro… Efrem ancora avvicinerà Gabriele "vigilante" che annuncia l'Incarnazione del Verbo di Dio, ai pastori "vigilanti" che annunciano la nascita del Verbo di Dio: "Nelle altezze fremeva, la misericordia, alla voce delle creature che invocavano aiuto. Fu inviato Gabriele, venne a dare il buon annuncio del tuo concepimento. E quando tu giungesti alla nascita, i vigilanti diedero il buon annuncio della tua uscita".
            Maria, infine, nei testi liturgici del 25 marzo, è presentata anche come interceditrice per i cristiani e per tutta la Chiesa: "Ti chiediamo, Madre benedetta, di intercedere presso il Dio che da te è nato… affinchè perveniamo alla perfezione del suo e del nostro amore… ed arriviamo al paradiso con tutti coloro che hanno ricevuto l'unzione del santo battesimo…".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma


Abbassò i cieli e discese

di Manuel Nin
La festa dell'Annunciazione della Santissima Madre di Dio e sempre vergine Maria è una delle poche feste che si trova lungo la Quaresima nelle tradizioni liturgiche orientali, introdotta a Costantinopoli attorno al 530. Allo sviluppo della festa contribuirono le omelie patristiche di tendenza antiariana - che sottolineavano, accanto all'umanità di Cristo, anche la sua divinità eternamente sussistente in Dio - e l'omiletica siriaca che enfatizzava il parallelo tra Eva e Maria. A Roma la festa fu introdotta da un Papa di origine siriaca, Sergio i (687-701), che stabilì una celebrazione liturgica a Santa Maria Maggiore con una processione.
Nei libri liturgici siro-occidentali la festa si chiama Annunciazione della Madre di Dio e la parola siriaca indica anche l'annuncio, la proclamazione del Vangelo, sottolineando il tema della buona novella dell'Incarnazione:  "Lode all'Unigenito del Padre che, all'annuncio di Gabriele arcangelo si è fissato nel seno di Maria e da essa ha preso un corpo per perdonare i peccati alla stirpe di Adamo". L'Incarnazione del Verbo di Dio diventa modello del suo abitare e prendere dimora nell'anima di ogni cristiano, la cui fede dei cristiani viene paragonata a quella di Maria. I testi liturgici, infatti, paragonano la "purezza della verginità" al "profumo della fede".

Un secondo aspetto messo in rilievo è il tema della veglia:  "Festa gioiosa quella odierna; voi credenti vegliate e siate attenti a meditare il mistero dell'Annunciazione che oggi festeggiamo, per dire anche noi:  la pace sia con te, piena di grazia". La liturgia siro-occidentale collega questo aspetto al titolo che dà agli angeli:  "vigilanti", cioè coloro che vegliano, titolo che la tradizione siriaca darà anche ai monaci. I testi liturgici sembrano preferire per Gabriele il titolo di "vigilante" al suo stesso nome:  "Il vigilante vola e scende presso la vergine Maria, le porge l'annuncio e le dice:  da te apparirà il Salvatore. Pace a te, Maria, perché il Padre ha voluto sceglierti per diventare madre del suo Figlio. Gabriele, il vigilante, annuncia alla vergine:  avrai un Figlio che salverà il mondo. Sarà come ogni bimbo, ma lui è l'Eterno". 
La festa nella tradizione siriaca viene vista e celebrata come l'adempimento delle promesse ai padri:  "Il vigilante avvertì Maria del tuo concepimento; tu avevi dato la speranza ad Abramo; tu hai rallegrato la vergine col saluto di pace, che prende il posto dell'antica promessa fatta a Eva la nostra prima madre". L'ufficiatura del vespro, inoltre, riprende un tema caro ai Padri, cioè quello del Verbo creatore, cosicché la sua Incarnazione è vista come nuova creazione:  "Gloria e ringraziamento a te, Cristo Gesù Dio nostro. Tu che hai modellato l'uomo a tua immagine e l'hai sigillato con la somiglianza alla tua grandezza. Ma esiliato dalla tua eredità, tu hai voluto salvarlo e rialzarlo dalla sua caduta, e sei disceso e hai preso dimora nel seno della vergine". 
Nel vespro si riprende ben cinque volte il saluto dell'angelo per mettere in rilievo il ruolo di Maria nel mistero della salvezza:  "La pace sia con te, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tra le donne. La pace sia con te, piena di grazia, madre del Creatore di tutto l'universo. La pace sia con te, piena di grazia, nave benedetta che porta il tesoro che arricchisce tutta l'umanità. La pace sia con te, piena di grazia, perché per te la maledizione di Eva è stata cancellata. La pace sia con te, piena di grazia, vite benedetta, perché tutta la creazione si delizia col vino del tuo grappolo". Nella festa i testi biblici, e specialmente i salmi, vengono letti in chiave cristologica:  "Abbassò i cieli e discese. Lasciando le schiere di fuoco e di spirito e il luogo sublime della sua esistenza, il Verbo di Dio discese per prendere dimora nel seno di carne. La buona novella di Gabriele porta la pace a tutta la creazione". 
L'ufficiatura del mattutino raccoglie diversi inni di sant'Efrem, dove si sottolinea l'attesa nella preghiera di Maria:  "Cosa stava facendo, la casta, nel momento in cui Gabriele, inviato, volando discese presso di lei? Ella lo vide nel momento della preghiera, perché anche Daniele aveva visto Gabriele durante la preghiera. La preghiera e la buona novella, sua parente, è giusto che esultino vicendevolmente come Maria ed Elisabetta". Efrem presenta poi alcune figure bibliche che ricevono una buona novella al momento della loro preghiera:  Abramo, Ezechia, Zaccaria, Simon Pietro, accostando Gabriele, il "vigilante" che annuncia l'Incarnazione, ai pastori "vigilanti" alla nascita del Verbo di Dio:  "Nelle altezze fremeva, la misericordia, alla voce delle creature che invocavano aiuto. Fu inviato Gabriele, venne a dare il buon annuncio del tuo concepimento". Mentre Maria intercede per tutta la Chiesa:  "Ti chiediamo, Madre benedetta, di intercedere presso il Dio che da te è nato affinché perveniamo alla perfezione del suo e del nostro amore e arriviamo al paradiso con tutti coloro che hanno ricevuto l'unzione del santo battesimo".

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma

(©L'Osservatore Romano - 25 marzo 2010)