lunes, 8 de julio de 2013

…per la Croce il ladrone divenne teologo…
Domenica III di Quaresima nella
tradizione bizantina

Gioisci, o croce, per la quale in un attimo il ladrone divenne teologo, gridando: Ricòrdati di me, Signore, nel tuo regno. Della sua sorte facci partecipi.
Questo tropario del martedì della terza settimana di Quaresima raccoglie la confessione di fede del ladrone sulla Croce, e di tutta la Chiesa che confessa il Signore crocefisso come Re, Signore e Datore di vita. Dalla sera del lunedì della terza settimana di Quaresima, fino al ve­nerdì della quarta settimana, la liturgia bizantina celebra e contempla la santa Croce come luogo di vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte. Tut­te le liturgie cristiane hanno lungo l’anno liturgico diverse feste della Croce, feste che di solito hanno l=origine legato alle celebrazioni della città santa di Gerusalem­me, e che hanno come punto di partenza la venerazione solenne della Croce il Venerdì Santo, di cui ce ne offre un bel racconto nel suo Diario la peregrina Egeria nella seconda metà del IV secolo.

Nella tradizione bizanti­na, ci sono diversi giorni in cui si celebra la Croce in modo speciale, giorni in cui ci viene ricordato che essa è presente, nel cuore della vita della Chiesa, come l=albero è presente nel bel mezzo del paradiso. Ogni mercoledì e venerdì si cantano dei tropari dedicati alla Croce; poi ci sono quattro giorni annuali ad essa dedicati: il 14 settembre l=Esaltazio­ne della Santa Croce, il 7 maggio, il 1 agosto e quindi la terza domenica di Quaresi­ma. La celebrazione della santa Croce in questa domenica quaresimale ha un’origine costantinopolita­no, legato ad una traslazio­ne di una reliquia della Croce da Apamea in Siria a Costantinopo­li nel VI sec. Una testimonianza e quindi una data sicura di questa celebrazione è un=omelia del patriarca Germano I di Costanti­nopoli (715-730), tenuta proprio per questa domenica.

È una domenica messa proprio nel mezzo della Quaresima, con una settimana che la prepara -la fa pregustare- ed un=altra settimana che la prolunga. In alcuni dei tropari della terza settimana si accenna al desiderio della Avisione@ della Croce: contemplare con gioia la Croce..., contemplare la passione..., abbracciare con timore la Croce..., la Chiesa anela di vedere la Croce e contemplare con sguardo purificato il legno della Croce..., quasi come se la liturgia volesse metterci in ansia per arrivare alla domenica.

I testi liturgici si compiacciono anche a mettere in rilievo i passi veterotesta­mentari un cui si scorgono tipi, immagini, prefigurazioni della Croce salvifica di Cristo: l=albero del paradiso (Gn 2,9); Giacobbe che incrocia le braccia per benedire i figli di Giuseppe (Gn 48,14); Mosè con le mani alzate sul popolo che combatteva Amalek (Es 17,8); il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Nm 21,4). I testi della III domenica ci presentano la Croce come la porta del paradiso -la Quaresima infatti comincia con l=espulsione di Adamo dal paradiso e diventa un camino di ritorno al paradiso. Come se la pedagogia di Dio, che ci vuol riportare al paradiso, a metà del nostro cammino ce ne fa vedere già la chiave, la porta, cioè la Croce.

All’inizio della Divina Liturgia della III domenica di Quaresima, la Croce è presa dall’altare e innalzata e messa su un vasoio con dei fiori ed erbe profumate, quindi portata dal sacerdote sul capo in processione e deposta nel bel mezzo della chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci viene presentata in termini di sofferenza, bensì in termini di gioia e di vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebria­mo la Croce di Cristo che ci ristora, che ci dà la vita, che ci fa presente già la risurrezione di Cristo: Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa Risurrezione. Nei tropari che vengono cantati durante la processione e l=adorazione della Croce, troviamo delle immagini contrastanti che collegano l’Antico ed il Nuovo Testamento: oggi il Signore dell=universo si lascia inchiodare sulla Croce... riceve la corona di spine colui che cavalca i cieli sulle nubi... rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua mano ha modellato l=uomo... colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure... Croce vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell’incorruttibilità, porta del paradiso…

La venerazione della Croce nella III domenica di Quaresima ci vuol sottolineare che essa ha valore sempre in rapporto con Cristo; essa ci ricorda che Lui vi fu crocifisso per la salvezza dell’uomo. Venerando, adorando la Croce è Cristo stesso che veneriamo ed adoriamo e quindi anche i gesti esterni di adorazione e venerazione –le prostrazioni, i baci alla Croce- coinvolgono, assieme ai canti e alle preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza, all=esperienza della presenza misericor­diosa di Dio attraver­so il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto.

La III Domenica situa la Chiesa nel cuore della Quaresi­ma, del cammino in cui siamo chiamati a seguire Cristo a partire del suo comandamento: Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua… La III Domenica è una celebrazione fatta nella gioia. Veneriamo la Croce come albero della vita: una volta mediante l'albero il serpente aveva chiuso l'Eden, ma l'albero della Croce lo apre a tutti coloro che desiderano purificarsi col digiuno e le lacrime… Quindi il nuovo paradiso in cui questo albero viene piantato è la Chiesa –la Croce per la venerazione è collocata al centro della chiesa: Si è rivelato un altro paradiso, cioè la Chiesa. Come una volta, essa porta l'albero della vita, la tua Croce o Signore, il cui contatto ci fa comunicare con l'immortalità… Croce-albero della vita, Chiesa-paradiso. Due aspetti presenti nella liturgia e nell’iconografia di tradizione bizantina e delle altre tradizioni orientali, ed anche nella liturgia ed iconografia di tradizione latina. Nel cuore della vecchia Roma, la chiesa di San Clemente contiene il bellissimo mosaico della Croce. In esso, senza soluzione di continuità tra Oriente ed Occidente, possiamo contemplare la bellezza della Croce che non mostra la sofferenza, la morte, bensì la serenità, il sonno, la pace; Colui che vi è appeso, vi dorme. Una Croce dalla cui base germogliano grandi rami, abbondanti e vigorosi che avvolgono tutto l=abside, tutto il creato, ad indicare che dalla Croce nasce la vita. Croce che ha attorno dodici colombe e quattro ruscelli ai piedi, icona della Chiesa che nasce dalla Croce da cui sgorgano i quattro Vangeli.

            Uno dei tropari della III domenica riassume in modo molto bello la teologia della Croce di Cristo venerata e celebrata nel bel mezzo del cammino quaresimale: Tre croci piantò Pilato sul Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l’ade la vide e disse a quelli di laggiú: O miei ministri e miei eserci­ti, chi ha conficcato un chiodo nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all’improvvi­so, le mie viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori… infuria il mio spiri­to, e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero erano stati dati: un albero li introduce di nuovo nel paradiso.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma


E il ladrone divenne teologo
di Manuel Nin
"Gioisci, o Croce, per la quale in un attimo il ladrone divenne teologo, gridando:  "Ricordati di me, Signore, nel tuo regno". Della sua sorte facci partecipi". Questo tropario del martedì della terza settimana di quaresima raccoglie la confessione di fede del ladrone e di tutta la Chiesa che confessa il Signore crocefisso come re, Signore e datore di vita. Dalla sera del lunedì della terza settimana di quaresima al venerdì della quarta settimana la liturgia bizantina celebra e contempla la santa Croce come luogo di vittoria di Cristo sul peccato e la morte. Tutte le liturgie cristiane hanno lungo l'anno liturgico diverse feste della Croce, che di solito hanno origine da celebrazioni a Gerusalemme nate dalla venerazione solenne della Croce il Venerdì santo, come racconta Egeria intorno all'anno 383.



Nella tradizione bizantina, in diversi giorni si celebra in modo speciale la Croce, ricordando che essa è presente nel cuore della vita della Chiesa, come l'albero è presente al centro del paradiso. Ogni mercoledì e venerdì si cantano tropari dedicati alla Croce, a cui sono dedicati il 14 settembre per l'Esaltazione della Croce, la terza domenica di quaresima, il 7 maggio e il 1 agosto. La celebrazione in questa domenica quaresimale ha un'origine costantinopolitana, legata a una traslazione di una reliquia della Croce da Apamea in Siria a Costantinopoli nel vi secolo, dov'è poi attestata dal patriarca Germano (715-730).
La terza domenica è messa nel mezzo della quaresima, con una settimana che la prepara - facendola pregustare - e un'altra che la prolunga. In alcuni tropari della terza settimana si accenna al desiderio della "visione" della Croce, quasi che la liturgia volesse metterci in ansia per arrivare alla domenica.
I testi liturgici mettono anche in rilievo i passi veterotestamentari che prefigurano la Croce di Cristo:  l'albero del paradiso (Genesi, 2, 9); Giacobbe che incrocia le braccia per benedire i figli di Giuseppe (Genesi, 48, 14); Mosè con le mani alzate sul popolo che combatteva Amalek (Esodo, 17, 8); il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Numeri, 21, 4). I testi della terza domenica ci presentano la Croce come porta del paradiso:  la quaresima infatti comincia con l'espulsione di Adamo dall'Eden e diventa un cammino di ritorno. Come se la pedagogia di Dio, che ci vuol riportare al paradiso, a metà del nostro cammino ce ne facesse vedere già l'accesso, cioè la Croce.
All'inizio della Divina liturgia della terza domenica di quaresima, la Croce è presa dall'altare, innalzata e posta su un vassoio con fiori ed erbe profumate, quindi portata dal sacerdote in processione e deposta al centro della chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci viene presentata in termini di sofferenza, ma in termini di gioia e di vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebriamo la Croce di Cristo che ci ristora, ci dà la vita e rende già presente la risurrezione di Cristo:  "Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa Risurrezione". Nei tropari cantati durante la processione e l'adorazione della Croce immagini contrastanti collegano l'Antico e il Nuovo Testamento:  "Oggi il Signore dell'universo si lascia inchiodare sulla Croce, riceve la corona di spine colui che cavalca i cieli sulle nubi, rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua mano ha modellato l'uomo, colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure, Croce vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell'incorruttibilità, porta del paradiso".
La venerazione della Croce nella terza domenica di quaresima vuole sottolineare che essa ha valore in rapporto con Cristo e ci ricorda che il Signore vi fu crocifisso per la salvezza dell'uomo. Adorando la Croce è Cristo stesso che adoriamo, e anche i gesti esterni di adorazione e venerazione - le prostrazioni, i baci alla Croce - coinvolgono, con i canti e le preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza, all'esperienza della presenza misericordiosa di Dio attraverso il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto.
La terza domenica situa la Chiesa nel cuore della quaresima, del cammino in cui siamo chiamati a seguire Cristo secondo la sua parola:  "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua". Con una celebrazione nella gioia per venerare la Croce come albero della vita:  "Una volta mediante l'albero il serpente aveva chiuso l'Eden, ma l'albero della Croce lo apre a tutti coloro che desiderano purificarsi col digiuno e le lacrime". Il nuovo paradiso dove questo albero viene piantato è la Chiesa, e la Croce per la venerazione è collocata al centro della chiesa:  "Si è rivelato un altro paradiso, cioè la Chiesa. Come una volta, essa porta l'albero della vita, la tua Croce o Signore, il cui contatto ci fa comunicare con l'immortalità".
La Croce dunque come albero della vita, la Chiesa come paradiso, aspetti presenti nella liturgia e nell'iconografia orientali e latine. Nel bellissimo mosaico della Croce di San Clemente a Roma, senza differenza tra Oriente e Occidente, contempliamo la bellezza della Croce che non mostra la sofferenza, la morte, ma la serenità, il sonno, la pace:  colui che vi è appeso, vi dorme. Una Croce dalla cui base germogliano rami abbondanti e vigorosi che avvolgono tutta l'abside, tutto il creato, a indicare che dalla Croce nasce la vita. Croce che ha attorno dodici colombe e quattro ruscelli ai piedi, icona della Chiesa che nasce dalla Croce da cui sgorgano i quattro Vangeli.
Uno dei tropari della terza domenica riassume in modo molto bello la teologia della Croce:  "Tre croci piantò Pilato sul Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l'Ade la vide e disse a quelli di laggiù:  "O miei ministri e miei eserciti, chi ha conficcato un chiodo nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all'improvviso, le mie viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori, infuria il mio spirito, e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero erano stati dati:  un albero li introduce di nuovo nel paradiso"".

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma

Nota: Pubblicato all’Osservatore Romano, 15 marzo 2009)