lunes, 3 de febrero de 2014

La festa dell’Epifania nella tradizione Siro Occidentale.
Beati gli agnelli il cui pastore è divenuto per loro pastura…

            La tradizione liturgica Siro Occidentale celebra l’Epifania del Signore come festa della piena manifestazione del Verbo di Dio, che avviene nel suo battesimo nel Giordano da parte di Giovanni il Battista. Con la festa del 6 gennaio inizia il periodo liturgico chiamato “Denha” –manifestazione-, che si protrae per diverse settimane fino al “Digiuno dei Niniviti” cioè l’inizio della Pre-Quaresima. I testi liturgici dell’Epifania nella tradizione Siro Occidentale, con la proclamazione della pericope evangelica del Battesimo di Cristo, propongono diversi elementi da mettere in evidenza come la nuova nascita del cristiano in Cristo mediante il battesimo, e le nozze della Chiesa con il Signore. La scelta dei salmi nel vespro e nell’ufficiatura notturna sottolinea molto chiaramente la manifestazione di Dio nella gloria, messa in luce dalla presenza ripetuta del salmo 28: “Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono, il Signore sull’immensità delle acque…”.
            Diversi inni attribuiti a sant’Efrem scandiscono l’ufficiatura notturna della festa. Le due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni, vengono messe nei testi liturgici in primo piano a modo di contrasto: “Il Verbo inviò la voce come araldo…, e disse: «Sono una voce ma non il Verbo. Sono una lucerna, ma non la Luce. Sono una stella che si leva prima del Sole di giustizia». I testi della liturgia passano, senza soluzione di continuità, del contemplare il battesimo di Cristo a quello dei cristiani. In esso per mezzo dell’acqua, dell’olio e dell’eucaristia i battezzati vengono configurati, inseriti nella vita in Cristo: “L’olio del Mite e dell’Umile fa i duri simili al suo Signore… Ecco l’olio segna e fa dei lupi un gregge di pecore. E i popoli, che fuggivano lontano dal bastone (di Mosè), si sono ora rifugiati nella croce”. “Nel deserto le folle erano simili a pecore prive di pastura… Beati voi, agnelli innocenti di Cristo, fatti degni del Corpo e del Sangue: ecco, il pastore stesso è divenuto per voi pastura”. “Il bastone di Mosè aprì la roccia e fece fluire sorgenti… Ecco dal fianco di Cristo è fluita la fonte del farmaco della vita…”. “Le pecore di Cristo esultanti hanno circondato il battistero. Nelle acque si sono rivestite della bella e vivificante croce, verso la quale la creazione intera ha guardato…”
In altri dei suoi inni presenti nell’ufficiatura della festa, Efrem descrive, sempre con delle immagini poetiche, i diversi momenti dello stesso battesimo cristiano a cominciare dalla discesa dello Spirito Santo sulle acque: “Si mosse dall’alto lo Spirito e santificò le acque con il suo volteggiamento…; è disceso e ha preso dimora su tutti coloro che sono stati generati dalle acque”. La discesa dello Spirito santifica le acque umili del Giornano, non quelle potenti dal cielo o dai mari: “Le acque del cielo sono invidiose, per non aver meritato di essere luogo del tuo bagno… Soltanto le acque del battesimo sono capaci di perdono. Potenti i mari per le loro acque, ma troppo deboli per perdonare”. Per Efrem la discesa dello Spirito Santo sulle acque rinnova, santifica e ricrea tutta la Chiesa: “In principio lo spirito volteggiante volteggiò sulle acque. Esse concepirono e generarono draghi, pesci ed uccelli. Lo Spirito Santo ha volteggiato sulle acque del battesimo e ha generato come acquile, vergini e principi; come pesci, continenti ed intercessori. E come draghi? Gli astuti diventati innocenti come colombe”. Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo cristiano viene paragonato da Efrem a quello dei muratori: “Una dimora di terra, quando va in rovina, la si può mettere a nuovo grazie all’acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori, hanno rinnovato da capo i vostri corpi”. Infine l’incontro tra i cristiani battezzati con quelli che lo sono già: “Le pecore vecchie all’interno corrono a dare il bacio agli agnelli nuovi che si sono aggiunti. I bianchi vestono di bianco, bianchi dentro e bianchi fuori. I vostri corpi come le vostre vesti”.
Una grande consacrazione delle acque ha luogo anche nella tradizione siro occidentale, come la troviamo nelle altre tradizioni liturgiche orientali. Essa avviene durante l’ufficiatura notturna oppure all’inizio della liturgia eucaristica. Un catino o bacino con dell’acqua viene portato in processione da un diacono, ambedue coperti con un velo bianco, al centro della chiesa, a simboleggiare Giovanni cha va incontro a Cristo per battezzarlo, oppure come l’“amico dello sposo” che conduce la Chiesa e l’umanità verso le nozze con Cristo. Diverse letture dell’Antico e del Nuovo Testamento precedono la pericope del vangelo di Gv 4, 4-42. Seguono le tre grandi preghiere di consacrazione dell’acqua fatte dal sacerdote; prima della terza essa viene introdotta dal diacono con le stesse formule dell’introduzione all’anafora eucaristica: “Stiamo con devozione, stiamo con timore e purezza attenti…”. Durante questa preghiera il celebrante segna nove volte l’acqua con la croce manuale, come viene fatto anche sulle specie eucaristiche nell’anafora. Fatte le tre preghiere, il sacerdote immerge la croce manuale nell’acqua e ne fa l’ostensione assieme al catino dell’acqua verso i quattro punti cardinali in segno di benedizione. Due aspetti sono da sottolineare nei testi liturgici della celebrazione della consacrazione delle acque; in primo luogo il battesimo di Cristo fatto da Giovanni: “Il Figlio chiamò il suo servo Giovanni… che si avvicinò e mise la sua mano destra sul capo di Colui che l’aveva creato”. “Cosa potrò dire, come potrò io battezzarti, mio Signore? Se dico: nel nome del Padre, ecco tu sei nel tuo Padre. Se dico: nel nome del Figlio, ecco tu sei questo Figlio amato. E se dico: nel nome dello Spirito, questo Spirito è con te e riceve da te”. Il secondo aspetto della consacrazione è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa: “Il Figlio che ha creato tutta la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la Chiesa e gli dice: Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo adora…”. “Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e risalì dalle acque, e per essa lui canta: «Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza». La Chiesa, santa e povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina”.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco


Beati gli agnelli il cui pastore
è divenuto per loro pastura
di Manuel Nin

La tradizione liturgica siro-occidentale celebra l'Epifania del Signore come festa della piena manifestazione del Verbo di Dio, che avviene nel suo battesimo nel Giordano da parte di Giovanni Battista. Con la festa del 6 gennaio inizia il periodo liturgico chiamato Denha ("manifestazione"), che si protrae per diverse settimane fino al Digiuno dei Niniviti, cioè l'inizio della Pre-Quaresima. I testi liturgici sottolineano la nuova nascita del cristiano in Cristo mediante il battesimo e le nozze della Chiesa con il Signore.
Diversi inni attribuiti a sant'Efrem scandiscono l'ufficiatura notturna e le due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni, sono messe in primo piano a contrasto:  "Il Verbo inviò la voce come araldo e disse:  Sono una voce ma non il Verbo.
Sono una lucerna, ma non la luce. Sono una stella che si leva prima del sole di giustizia".

I testi contemplano il battesimo di Cristo e quello dei cristiani. Per mezzo dell'acqua, dell'olio e dell'eucaristia i battezzati sono inseriti nella vita in Cristo:  "L'olio del mite e dell'umile fa i duri simili al suo Signore. Ecco l'olio segna e fa dei lupi un gregge di pecore. E i popoli, che fuggivano lontano dal bastone (di Mosè), si sono ora rifugiati nella croce. Nel deserto le folle erano simili a pecore prive di pastura. Beati voi, agnelli innocenti di Cristo, fatti degni del Corpo e del Sangue:  ecco, il pastore stesso è divenuto per voi pastura".
In altri inni Efrem descrive i momenti del battesimo cristiano, a cominciare dalla discesa dello Spirito Santo:  "Si mosse dall'alto lo Spirito e santificò le acque con il suo volteggiamento; è disceso e ha preso dimora su tutti coloro che sono stati generati dalle acque". La discesa dello Spirito santifica le acque umili del Giordano, non quelle potenti del cielo o dei mari:  "Le acque del cielo sono invidiose, per non aver meritato di essere luogo del tuo bagno. Soltanto le acque del battesimo sono capaci di perdono. Potenti i mari per le loro acque, ma troppo deboli per perdonare".
Per Efrem la discesa dello Spirito Santo sulle acque rinnova, santifica e ricrea tutta la Chiesa:  "In principio lo spirito volteggiante volteggiò sulle acque. Esse concepirono e generarono draghi, pesci ed uccelli. Lo Spirito Santo ha volteggiato sulle acque del battesimo e ha generato come aquile, vergini e principi; come pesci, continenti ed intercessori. E come draghi? Gli astuti diventati innocenti come colombe".
Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo viene paragonato da Efrem a quello dei muratori:  "Una dimora di terra, quando va in rovina, la si può mettere a nuovo grazie all'acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori, hanno rinnovato da capo i vostri corpi".
Una grande consacrazione delle acque ha luogo anche nella tradizione siro-occidentale, durante l'ufficiatura notturna oppure all'inizio della liturgia eucaristica. Un catino con dell'acqua coperto con un velo bianco viene portato in processione da un diacono, anch'egli velato al centro della chiesa, a simboleggiare Giovanni che va incontro a Cristo per battezzarlo, oppure come l'"amico dello sposo" che conduce la Chiesa e l'umanità verso le nozze con Cristo.
Diverse letture dell'Antico e del Nuovo Testamento precedono le tre grandi preghiere di consacrazione dell'acqua, e la terza è introdotta con le stesse formule dell'introduzione all'anafora eucaristica:  "Stiamo con devozione, stiamo con timore e purezza attenti". Durante questa preghiera il celebrante segna nove volte l'acqua con la croce, come viene fatto anche sulle specie eucaristiche nell'anafora. Recitate le tre preghiere, il sacerdote immerge la croce manuale nell'acqua e ne fa l'ostensione assieme al catino dell'acqua verso i quattro punti cardinali in segno di benedizione.
Nei testi della consacrazione è sottolineato in primo luogo il battesimo di Cristo:  "Il Figlio chiamò il suo servo Giovanni, che si avvicinò e mise la sua mano destra sul capo di Colui che l'aveva creato:  Cosa potrò dire, come potrò io battezzarti, mio Signore? Se dico:  nel nome del Padre, ecco tu sei nel tuo Padre. Se dico:  nel nome del Figlio, ecco tu sei questo Figlio amato. E se dico:  nel nome dello Spirito, questo Spirito è con te e riceve da te".
Il secondo aspetto della consacrazione è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa:  "Il Figlio che ha creato tutta la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la Chiesa e gli dice:  Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo adora. Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e risalì dalle acque, e per essa lui canta:  "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza". La Chiesa, santa e povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina".

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco

(©L'Osservatore Romano - 6 gennaio 2010)