La festa dell’Epifania nella tradizione Siro Occidentale.
Beati gli agnelli il cui pastore è divenuto per loro
pastura…
La tradizione
liturgica Siro Occidentale celebra l’Epifania del Signore come festa della
piena manifestazione del Verbo di Dio, che avviene nel suo battesimo nel
Giordano da parte di Giovanni il Battista. Con la festa del 6 gennaio inizia il
periodo liturgico chiamato “Denha” –manifestazione-, che si protrae per diverse
settimane fino al “Digiuno dei Niniviti” cioè l’inizio della Pre-Quaresima. I
testi liturgici dell’Epifania nella tradizione Siro Occidentale, con la
proclamazione della pericope evangelica del Battesimo di Cristo, propongono
diversi elementi da mettere in evidenza come la nuova nascita del cristiano in
Cristo mediante il battesimo, e le nozze della Chiesa con il Signore. La scelta
dei salmi nel vespro e nell’ufficiatura notturna sottolinea molto chiaramente
la manifestazione di Dio nella gloria, messa in luce dalla presenza ripetuta del
salmo 28: “Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore sull’immensità delle acque…”.
Diversi
inni attribuiti a sant’Efrem scandiscono l’ufficiatura notturna della festa. Le
due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni,
vengono messe nei testi liturgici in primo piano a modo di contrasto: “Il Verbo
inviò la voce come araldo…, e disse: «Sono una voce ma non il Verbo. Sono una
lucerna, ma non la Luce. Sono una stella che si leva prima del Sole di
giustizia». I testi della liturgia passano, senza soluzione di continuità, del
contemplare il battesimo di Cristo a quello dei cristiani. In esso per mezzo
dell’acqua, dell’olio e dell’eucaristia i battezzati vengono configurati,
inseriti nella vita in Cristo: “L’olio del Mite e dell’Umile fa i duri simili
al suo Signore… Ecco l’olio segna e fa dei lupi un gregge di pecore. E i
popoli, che fuggivano lontano dal bastone (di Mosè), si sono ora rifugiati
nella croce”. “Nel deserto le folle erano simili a pecore prive di pastura…
Beati voi, agnelli innocenti di Cristo, fatti degni del Corpo e del Sangue:
ecco, il pastore stesso è divenuto per voi pastura”. “Il bastone di Mosè aprì
la roccia e fece fluire sorgenti… Ecco dal fianco di Cristo è fluita la fonte
del farmaco della vita…”. “Le pecore di Cristo esultanti hanno circondato il
battistero. Nelle acque si sono rivestite della bella e vivificante croce,
verso la quale la creazione intera ha guardato…”
In altri dei suoi inni presenti
nell’ufficiatura della festa, Efrem descrive, sempre con delle immagini
poetiche, i diversi momenti dello stesso battesimo cristiano a cominciare dalla
discesa dello Spirito Santo sulle acque: “Si mosse dall’alto lo Spirito e
santificò le acque con il suo volteggiamento…; è disceso e ha preso dimora su
tutti coloro che sono stati generati dalle acque”. La discesa dello Spirito
santifica le acque umili del Giornano, non quelle potenti dal cielo o dai mari:
“Le acque del cielo sono invidiose, per non aver meritato di essere luogo del
tuo bagno… Soltanto le acque del battesimo sono capaci di perdono. Potenti i
mari per le loro acque, ma troppo deboli per perdonare”. Per Efrem la discesa
dello Spirito Santo sulle acque rinnova, santifica e ricrea tutta la Chiesa:
“In principio lo spirito volteggiante volteggiò sulle acque. Esse concepirono e
generarono draghi, pesci ed uccelli. Lo Spirito Santo ha volteggiato sulle
acque del battesimo e ha generato come acquile, vergini e principi; come pesci,
continenti ed intercessori. E come draghi? Gli astuti diventati innocenti come
colombe”. Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo cristiano viene paragonato da
Efrem a quello dei muratori: “Una dimora di terra, quando va in rovina, la si
può mettere a nuovo grazie all’acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato
in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori,
hanno rinnovato da capo i vostri corpi”. Infine l’incontro tra i cristiani
battezzati con quelli che lo sono già: “Le pecore vecchie all’interno corrono a
dare il bacio agli agnelli nuovi che si sono aggiunti. I bianchi vestono di
bianco, bianchi dentro e bianchi fuori. I vostri corpi come le vostre vesti”.
Una grande consacrazione delle acque ha
luogo anche nella tradizione siro occidentale, come la troviamo nelle altre
tradizioni liturgiche orientali. Essa avviene durante l’ufficiatura notturna
oppure all’inizio della liturgia eucaristica. Un catino o bacino con dell’acqua
viene portato in processione da un diacono, ambedue coperti con un velo bianco,
al centro della chiesa, a simboleggiare Giovanni cha va incontro a Cristo per
battezzarlo, oppure come l’“amico dello sposo” che conduce la Chiesa e
l’umanità verso le nozze con Cristo. Diverse letture dell’Antico e del Nuovo
Testamento precedono la pericope del vangelo di Gv 4, 4-42. Seguono le tre grandi
preghiere di consacrazione dell’acqua fatte dal sacerdote; prima della terza
essa viene introdotta dal diacono con le stesse formule dell’introduzione
all’anafora eucaristica: “Stiamo con devozione, stiamo con timore e purezza
attenti…”. Durante questa preghiera il celebrante segna nove volte l’acqua con
la croce manuale, come viene fatto anche sulle specie eucaristiche
nell’anafora. Fatte le tre preghiere, il sacerdote immerge la croce manuale
nell’acqua e ne fa l’ostensione assieme al catino dell’acqua verso i quattro
punti cardinali in segno di benedizione. Due aspetti sono da sottolineare nei
testi liturgici della celebrazione della consacrazione delle acque; in primo
luogo il battesimo di Cristo fatto da Giovanni: “Il Figlio chiamò il suo servo
Giovanni… che si avvicinò e mise la sua mano destra sul capo di Colui che
l’aveva creato”. “Cosa potrò dire, come potrò io battezzarti, mio Signore? Se
dico: nel nome del Padre, ecco tu sei nel tuo Padre. Se dico: nel nome del
Figlio, ecco tu sei questo Figlio amato. E se dico: nel nome dello Spirito,
questo Spirito è con te e riceve da te”. Il secondo aspetto della consacrazione
è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa: “Il Figlio che ha creato tutta
la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la
Chiesa e gli dice: Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo
adora…”. “Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e
risalì dalle acque, e per essa lui canta: «Dimentica il tuo popolo e la casa di
tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza». La Chiesa, santa e
povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Beati gli agnelli il cui pastore
è divenuto per loro pastura
è divenuto per loro pastura
di Manuel Nin
La tradizione liturgica
siro-occidentale celebra l'Epifania del Signore come festa della piena
manifestazione del Verbo di Dio, che avviene nel suo battesimo nel Giordano da
parte di Giovanni Battista. Con la festa del 6 gennaio inizia il periodo
liturgico chiamato Denha ("manifestazione"), che si protrae
per diverse settimane fino al Digiuno dei Niniviti, cioè l'inizio della
Pre-Quaresima. I testi liturgici sottolineano la nuova nascita del cristiano in
Cristo mediante il battesimo e le nozze della Chiesa con il Signore.
Diversi inni attribuiti a sant'Efrem scandiscono l'ufficiatura notturna e le due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni, sono messe in primo piano a contrasto: "Il Verbo inviò la voce come araldo e disse: Sono una voce ma non il Verbo.
Diversi inni attribuiti a sant'Efrem scandiscono l'ufficiatura notturna e le due figure centrali della scena evangelica del battesimo, Cristo e Giovanni, sono messe in primo piano a contrasto: "Il Verbo inviò la voce come araldo e disse: Sono una voce ma non il Verbo.
Sono una lucerna, ma non la luce.
Sono una stella che si leva prima del sole di giustizia".
I testi
contemplano il battesimo di Cristo e quello dei cristiani. Per mezzo
dell'acqua, dell'olio e dell'eucaristia i battezzati sono inseriti nella vita
in Cristo: "L'olio del mite e dell'umile fa i duri simili al suo
Signore. Ecco l'olio segna e fa dei lupi un gregge di pecore. E i popoli, che
fuggivano lontano dal bastone (di Mosè), si sono ora rifugiati nella croce. Nel
deserto le folle erano simili a pecore prive di pastura. Beati voi, agnelli
innocenti di Cristo, fatti degni del Corpo e del Sangue: ecco, il pastore
stesso è divenuto per voi pastura".
In altri inni Efrem descrive i momenti
del battesimo cristiano, a cominciare dalla discesa dello Spirito Santo:
"Si mosse dall'alto lo Spirito e santificò le acque con il suo
volteggiamento; è disceso e ha preso dimora su tutti coloro che sono stati
generati dalle acque". La discesa dello Spirito santifica le acque umili
del Giordano, non quelle potenti del cielo o dei mari: "Le acque del
cielo sono invidiose, per non aver meritato di essere luogo del tuo bagno.
Soltanto le acque del battesimo sono capaci di perdono. Potenti i mari per le
loro acque, ma troppo deboli per perdonare".
Per Efrem la discesa dello Spirito
Santo sulle acque rinnova, santifica e ricrea tutta la Chiesa: "In
principio lo spirito volteggiante volteggiò sulle acque. Esse concepirono e
generarono draghi, pesci ed uccelli. Lo Spirito Santo
ha volteggiato sulle acque del battesimo e ha
generato come aquile, vergini e principi; come
pesci, continenti ed intercessori. E come draghi? Gli astuti diventati
innocenti come colombe".
Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo viene paragonato da Efrem a quello dei muratori: "Una dimora di terra, quando va in rovina, la si può mettere a nuovo grazie all'acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori, hanno rinnovato da capo i vostri corpi".
Il ruolo dei sacerdoti nel battesimo viene paragonato da Efrem a quello dei muratori: "Una dimora di terra, quando va in rovina, la si può mettere a nuovo grazie all'acqua. Il corpo di Adamo fatto di terra, andato in rovina, fu messo a nuovo con acqua. Ecco i sacerdoti, come dei costruttori, hanno rinnovato da capo i vostri corpi".
Una grande consacrazione delle acque
ha luogo anche nella tradizione siro-occidentale, durante l'ufficiatura
notturna oppure all'inizio della liturgia eucaristica. Un catino con dell'acqua
coperto con un velo bianco viene portato in processione da un diacono,
anch'egli velato al centro della chiesa, a simboleggiare Giovanni che va
incontro a Cristo per battezzarlo, oppure come l'"amico dello sposo"
che conduce la Chiesa e l'umanità verso le nozze con Cristo.
Diverse letture dell'Antico e del
Nuovo Testamento precedono le tre grandi preghiere di consacrazione dell'acqua,
e la terza è introdotta con le stesse formule dell'introduzione all'anafora
eucaristica: "Stiamo con devozione, stiamo con timore e purezza
attenti". Durante questa preghiera il celebrante segna nove volte l'acqua
con la croce, come viene fatto anche sulle specie eucaristiche nell'anafora.
Recitate le tre preghiere, il sacerdote immerge la croce manuale nell'acqua e
ne fa l'ostensione assieme al catino dell'acqua verso i quattro punti cardinali
in segno di benedizione.
Nei testi della consacrazione è
sottolineato in primo luogo il battesimo di Cristo: "Il Figlio
chiamò il suo servo Giovanni, che si avvicinò e mise la sua mano destra sul
capo di Colui che l'aveva creato: Cosa potrò dire, come potrò io
battezzarti, mio Signore? Se dico: nel nome del Padre, ecco tu sei nel
tuo Padre. Se dico: nel nome del Figlio, ecco tu sei questo Figlio amato.
E se dico: nel nome dello Spirito, questo Spirito è con te
e riceve da te".
Il secondo aspetto della consacrazione è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa: "Il Figlio che ha creato tutta la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la Chiesa e gli dice: Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo adora. Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e risalì dalle acque, e per essa lui canta: "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza". La Chiesa, santa e povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina".
Il secondo aspetto della consacrazione è quello delle nozze di Cristo e della Chiesa: "Il Figlio che ha creato tutta la creazione, è stato battezzato ed è salito dalle acque. Giovanni chiama la Chiesa e gli dice: Ecco il tuo Sposo. La Chiesa corre, si prosterna e lo adora. Presso il fiume stava il re Davide, finché la sposa fu lavata e risalì dalle acque, e per essa lui canta: "Dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perché il re si rallegra dalla tua bellezza". La Chiesa, santa e povera, diventa ricca. Ecco essa diventa regina".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore
Romano - 6 gennaio 2010)