La Quaresima
nella tradizione Siro Occidentale.
Beati gli invitati alle nozze dello Sposo,
bella città di Cana!
La Quaresima
nella tradizione liturgica Siro Occidentale comprende sei domeniche, precedute
da una pre quaresima di altre tre domeniche. Questo periodo pre quaresimale inizia
con il cosiddetto “Digiuno dei Niniviti”, giorni di digiuno che hanno come riferimento
e modello il popolo di Ninive, esempio di conversione a partire dalla
predicazione del profeta Giona. In questo periodo pre quaresimale vengono
inoltre commemorati i sacerdoti defunti, i forestieri defunti ed i fedeli
defunti; proprio questa commemorazione anche dei fedeli forestieri defunti ci
indica che la Chiesa e la tradizione liturgica siro occidentale sono molto
vincolate al passaggio soprattutto di pellegrini verso i Luoghi Santi e verso
le tombe dei martiri.
La liturgia della Quaresima nella tradizione
siro occidentale inizia il cosiddetto lunedì dell'olio, viene effettuata
una unzione con olio, si tratta di un possibile rimasuglio dell'unzione
quaresimale dei catecumeni, ed anche una eco del testo di Mt 6,17: Tu quando
digiuni, profumati la testa, lavati il volto...; uno degli inni di
sant’Efrem ce ne dà la chiave di lettura: “Con l’olio santificato vengono unti
in vista dell’espiazione i corpi macchiati. Purificati ma non distrutti.
Scendono macchiati dal peccato, e risalgono puri come un bambino..”. Si tratta
all’origine di un rito di unzione catecumenale che faceva parte della liturgia
quaresimale, che poi si è allargato a tutti i fedeli; la liturgia lo collega
anche all’unzione di Betania: “Quanto è dolce la voce della peccatrice, quando
dice al profumiere: dammi dell’olio e dimmi il suo prezzo. Dammi dell’olio di
qualità superiore e vi mescolerò il dolore del mio pianto, per poter ungere il
Primogenito dell’Altissimo; ho fiducia nel Signore che per mezzo di quest’olio
mi saranno perdonati i peccati… Il Signore vide la sua fede e la perdonò”.
La liturgia eucaristica si celebra
soltanto nel sabato e nella domenica e in alcune altre grandi feste (Quaranta
martiri di Sebaste il 9 marzo, Annunciazione il 25 dello stesso mese); negli
altri giorni, la sera, è prevista una liturgia dei Doni Presantificati. La
liturgia quaresimale siro occidentale ha un orientamento doppio, cioè uno per i
giorni feriali, in cui viene sottolineato l'aspetto penitenziale e di
compunzione; ed un altro per le domeniche, in cui vengono messe in rilievo le
prove sensibili e meravigliose della missione salvifica di Cristo: i miracoli. Le
sei domeniche quaresimali prendono il nome del brano evangelico letto, e si
tratta sempre della narrazione di miracoli adoperati dal Signore, a
sottolineare, anche per mezzo delle pericopi evangeliche, l’indirizzo
cristologico della tradizione siro occidentale: il miracolo di Cana di Galilea,
1 domenica; la guarigione del lebbroso, 2 domenica; la guarigione del
paralitico, 3 domenica; la guarigione del servo del centurione, 4 domenica;
risurrezione del figlio della vedova di Naim, 5 domenica; guarigione del cieco
Bartimeo, 6 domenica. Si tratta di guarigioni, miracoli corporali, simboli,
essi, delle malattie dell'anima. Volutamente la liturgia siriaca vuol mettere
in luce e sottolineare in Cristo l'aspetto di taumaturgo e di giudice; si tratta
anche di sottolineare la forza della divinità di Cristo in un ambiente ecclesiale
e liturgico di forti contrasti post calcedoniani.
Il miracolo di Cana di Galilea inizia la
serie di prodigi contemplati lungo la Quaresima, per indicare la misericordia,
il perdono, la salvezza e la vita che ci vengono dati da Cristo stesso. La Quaresima
siro occidentale contemplerà volentieri Cristo come medico degli uomini. Nel
vespro della prima domenica questo aspetto viene a lungo sviluppato: “Medico
buono che tutto guarisci per il pentimento, Signore, sovranamente buono e
principe dei medici, fonte di vita e principio di guarigione, che guarisci le
nostre anime per mezzo delle malattie corporali... Tu che sei stato chiamato
samaritano vero di noi, e, per liberarci dalle piaghe dei nostri peccati hai
versato su di esse olio e vino misteriosi. Tu, medico dei cuori e guaritore
delle sofferenze... Tu ci hai segnati col segno della croce, sigillato col
sigillo del santo oleo, alimentato col tuo Corpo e il tuo Sangue; abbellisci le
nostre anime con lo splendore della tua santità; proteggici da ogni caduta e da
ogni macchia... e facci arrivare all'eredità beata riservata a coloro che hanno
fatto opere di penitenza”. La tradizione siriaca, inoltre, vede nel miracolo di
Cana l’unione sponsale di Cristo con la sua Chiesa, con l’umanità intera; a
Cana il vero sposo è Cristo stesso che invita l’umanità sofferente e peccatrice
a unirsi a Lui per portarla alla vera stanza nuziale che è il giardino
dell’Eden. Sant’Efrem, nell’ufficiatura del mattutino della prima domenica
canta: “Beati i tuoi invitati, bella città di Cana! Essi godono della tua
benedizione e le giare riempite dalla sua parola annunciano che in te si
trovano i doni celesti che rallegrano il pasto del paradiso”. Il vino nuovo che
unisce i commensali è simbolo del Sangue prezioso che unisce a Cristo stesso:
“Tu che, come promesso sposo redimi la Chiesa col tuo Sangue… Tu che rallegri i
commensali di Cana, rallegra la tua Chiesa col tuo Corpo…”. La liturgia siriaca
vede ancora le giare come tipo dell’anima dell’uomo che diventa luogo di
un’ammirabile trasformazione, dove Cristo stesso rinnova tutto quello che è
vecchio. Nei testi liturgici della prima domenica di Quaresima, la tradizione
siriaca vede la Madre di Dio come colei che intercede presso il suo Figlio:
“Maria, Madre di Dio, abbi pietà di noi come l’avesti degli invitati di Cana.
Come allora, prega anche adesso tuo Figlio: manca loro il vino della grazia; e
alle tue preghiere lui avrò misericordia di loro e manderà abbondantemente il
vino del suo amore”. Lungo le domeniche della Quaresima, la tradizione siro
occidentale, prima della celebrazione della passione, morte e risurrezione del
Signore, vuol celebrare i miracoli con cui il Salvatore ha voluto manifestare
la sua missione divina tra gli uomini. L’ufficiatura del mattutino di tutte le
domeniche quaresimali contiene questa preghiera: “Signore misericordioso, che
sei disceso nella tua compassione verso la natura umana, tu che hai purificato
il lebbroso, aperto gli occhi ai ciechi, risuscitato i morti…, fa che le nostre
anime siano purificate ed i nostri corpi santificati; che si aprano gli occhi
del nostro cuore per capire i tuoi insegnamenti affinché, con i peccatori
pentiti, innalziamo la lode…”. I miracoli narrati e celebrati in queste
domeniche ci portano a contemplare i prodigi della grazia divina nelle anime
degli uomini; così molti dei testi liturgici della Quaresima finiscono sempre
con lo stesso ritornello conclusivo: “Anche noi, Signore, ti preghiamo: tocca
il nostro spirito e purificalo da ogni macchia e da ogni impurità del peccato,
ed abbi pietà di noi”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore
Romano - 17 febbraio 2010)
Beati i tuoi invitati
bella città di Cana
bella città di Cana
di Manuel Nin
La Quaresima nella tradizione
liturgica siro-occidentale è preceduta da un tempo prequaresimale che inizia
con il Digiuno dei niniviti, che ha come riferimento e modello il popolo di
Ninive, che si convertì dopo la predicazione del profeta Giona. In questi
giorni di digiuno vengono commemorati i defunti - sacerdoti, forestieri e
fedeli - e questo indica che la Chiesa e la tradizione liturgica
siro-occidentale sono molto vincolate al passaggio di pellegrini verso i Luoghi
santi e le tombe dei martiri.
La liturgia della Quaresima inizia
con il cosiddetto Lunedì dell'olio e uno degli inni di sant'Efrem ne dà la
chiave di lettura: "Con l'olio santificato vengono unti in vista
dell'espiazione i corpi macchiati. Purificati ma non distrutti. Scendono
macchiati dal peccato, e risalgono puri come un bambino". Si tratta
all'origine di un rito di unzione catecumenale, che poi si è allargato a tutti
i fedeli; la liturgia lo collega anche all'unzione di Betania:
"Quanto è dolce la voce della peccatrice, quando dice al profumiere:
Dammi dell'olio e dimmi il suo prezzo; dammi dell'olio di qualità superiore e
vi mescolerò il dolore del mio pianto, per poter ungere il Primogenito
dell'Altissimo; ho fiducia nel Signore che per mezzo di quest'olio mi saranno
perdonati i peccati. Il Signore vide la sua fede e la perdonò".
Le sei domeniche quaresimali prendono il nome del brano evangelico letto: il miracolo di Cana; la guarigione del lebbroso; quella del paralitico; la guarigione del servo del centurione; la risurrezione del figlio della vedova di Naim; la guarigione del cieco Bartimeo. La liturgia siriaca vuole mettere in luce e sottolineare in Cristo l'aspetto di taumaturgo e di giudice.
Il miracolo di Cana di Galilea
inizia la serie di prodigi contemplati lungo la Quaresima, per indicare la
misericordia, il perdono, la salvezza e la vita che ci vengono dati da Cristo,
medico degli uomini. Nel vespro della prima domenica questo aspetto viene a
lungo sviluppato: "Medico buono che tutto guarisci per il
pentimento, Signore, sovranamente buono e principe dei medici, fonte di vita e
principio di guarigione, che guarisci le nostre anime per mezzo delle malattie
corporali. Tu che sei stato chiamato nostro vero samaritano e che per liberarci
dalle piaghe dei nostri peccati hai versato su di esse olio e vino misteriosi.
Tu, medico dei cuori e guaritore delle sofferenze ci hai segnati col segno
della croce, sigillato col sigillo del santo olio, alimentato col tuo Corpo e
il tuo Sangue; abbellisci le nostre anime con lo splendore della tua santità;
proteggici da ogni caduta e da ogni macchia e facci arrivare all'eredità beata
riservata a coloro che hanno fatto opere di penitenza".
La tradizione siriaca, inoltre, vede nel miracolo di Cana l'unione sponsale di Cristo con la sua Chiesa, con l'umanità intera; a Cana il vero sposo è Cristo stesso che invita l'umanità sofferente e peccatrice a unirsi a lui per portarla alla vera stanza nuziale che è il giardino dell'Eden. Sant'Efrem canta: "Beati i tuoi invitati, bella città di Cana! Essi godono della tua benedizione e le giare riempite dalla sua parola annunciano che in te si trovano i doni celesti che rallegrano il pasto del paradiso".
La tradizione siriaca, inoltre, vede nel miracolo di Cana l'unione sponsale di Cristo con la sua Chiesa, con l'umanità intera; a Cana il vero sposo è Cristo stesso che invita l'umanità sofferente e peccatrice a unirsi a lui per portarla alla vera stanza nuziale che è il giardino dell'Eden. Sant'Efrem canta: "Beati i tuoi invitati, bella città di Cana! Essi godono della tua benedizione e le giare riempite dalla sua parola annunciano che in te si trovano i doni celesti che rallegrano il pasto del paradiso".
Il vino nuovo che unisce i
commensali è simbolo del Sangue prezioso che unisce a Cristo stesso:
"Tu che, come promesso sposo redimi la Chiesa col tuo Sangue, tu che
rallegri i commensali di Cana, rallegra la tua Chiesa col tuo Corpo". La
liturgia siriaca vede ancora le giare come modello dell'anima che diventa luogo
di una mirabile trasformazione, dove Cristo stesso rinnova tutto quello che è
vecchio.
Lungo le domeniche della Quaresima,
la tradizione siro-occidentale, prima della celebrazione della passione, morte
e risurrezione del Signore, vuole celebrare i miracoli con cui il Salvatore ha
voluto manifestare la sua missione divina tra gli uomini. L'ufficiatura del
mattutino di tutte le domeniche quaresimali contiene questa preghiera:
"Signore misericordioso, che sei disceso nella tua compassione verso la
natura umana, tu che hai purificato il lebbroso, aperto gli occhi ai ciechi,
risuscitato i morti, fa che le nostre anime siano purificate e i nostri corpi
santificati; che si aprano gli occhi del nostro cuore per capire i tuoi
insegnamenti affinché, con i peccatori pentiti, innalziamo la lode". I
miracoli narrati e celebrati in queste domeniche ci portano a contemplare i
prodigi della grazia divina nelle anime degli uomini; così molti dei testi
liturgici della Quaresima finiscono sempre con lo stesso ritornello
conclusivo: "Anche noi, Signore, ti preghiamo: tocca il nostro
spirito e purificalo da ogni macchia e da ogni impurità del peccato, e abbi
pietà di noi".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore
Romano - 17 febbraio 2010)