martes, 15 de abril de 2014

La festa della Pentecoste nella tradizione Siro Occidentale.
Nel pane e nel calice il fuoco dello Spirito Santo
            La Pentecoste come festa liturgica si celebra in tutte le liturgie di Oriente cinquanta giorni dopo la Pasqua, ed è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Ne parlano Tertulliano ed Origene nel III secolo come feste annuali, e già nel IV secolo fa parte del patrimonio teologico/liturgico delle diverse Chiese; Egeria poi ne indica la celebrazione a Gerusalemme nella seconda metà del IV secolo.
            I testi dell''ufficiatura nella tradizione siro occidentale si trattengono a lungo nel mettere in rilievo il dono dello Spirito Santo che avviene nella Pentecoste sugli apostoli quasi una nuova creazione che avviene nella vita di costoro cambiandoli da pescatori in predicatori: "Oggi il Paraclito scende ed illumina i discepoli nel cenacolo…; oggi lo Spirito Paraclido dona l'intelligenza agli apostoli, illumina i pescatori e riveste loro dalla forza dall'alto…; oggi lo Spirito dona la sapienza agli ignoranti e ai semplici, e ai pescatori il talento dei maestri". I discepoli, allora, col dono dello Spirito Santo diventano predicatori del Cristo Risorto: "I pescatori annunciano a tutti i popoli la risurrezione di Cristo". La liturgia siro occidentale collega strettamente l'Ascensione con la Pentecoste; quella è già un primo momento del dono dello Spirito Santo da parte di Cristo stesso; nell'ufficiatura del vespro troviamo: "Lode a te, Cristo Dio nostro, sole di giustizia, che quando ti accingevi a salire in cielo, hai radunato la tua mistica famiglia sul monte degli ulivi, e su di loro hai alitato il dono dello Spirito Santo dicendo loro: andate, ammaestrate tutte le nazioni affinché vengano pescate nelle reti evangeliche". Alcuni dei testi del vespro della Pentecoste si trattengono ad elencare tutti i tipi dell'Antico e del Nuovo Testamento che prefigurano o annunciano il dono dello Spirito: "Oggi gli apostoli hanno bevuto la bevanda divina dei doni dello Spirito Santo; oggi il cenacolo diventa una seconda Babele per la venuta dello Spirito Santo, benché in questo posto le lingue di fuoco non sono per punire ma per istruire; oggi i dodici patriarchi diventano sacerdoti, profeti e re...; quest'Oggi è prefigurato dalle sette lampade messe sul candelabro dell'altare, dalle sette colonne su cui si edifica la sapienza".
          La tradizione siro occidentale in tutti i testi liturgici sottolinea in modo molto vivo e reale il ruolo dello Spirito Santo. Efrem di Nisibi, servendosi dell'immagine del fuoco applicata allo Spirito Santo e della brace ardente ai Santi Doni del Corpo e del Sangue di Cristo, afferma: "Nel tuo pane si nasconde lo Spirito che non può essere mangiato; e nel tuo vino c=è il fuoco che non si può bere. Lo Spirito nel tuo pane, il fuoco nel tuo vino: ecco una meraviglia accolta dalle nostre labbra…; nostro Signore ha dato da mangiare e da bere fuoco e Spirito ai corporali. Ecco il fuoco e lo Spirito nel grembo che ti ha generato. Ecco il fuoco e lo Spirito nel fiume dove sei stato battezzato. Fuoco e Spirito nel nostro battesimo. Nel pane e nel calice fuoco e Spirito Santo". Lo stesso autore collega l'immagine del carbone ardente acceso, santificato dallo Spirito a Cristo stesso e all'eucaristia, e commentando il vangelo di Luca aggiunge: "La bocca di Anna diventa fuoco per mezzo dello Spirito, ed ecco che canta: Bambino regale, pargolo disprezzato, in silenzio tu ascolti, nascosto, guardi, sconosciuto, tu conosci@.
            L=immagine del fuoco e dei suoi effetti: calore, lievitazione, cottura, incandescenza... applicata all'azione dello Spirito Santo diventa simbolo di realtà spirituali. Parlando dello Spirito Santo come fuoco, gli autori siriaci e la loro liturgia vogliono sottolineare l=opera divina dello Spirito per mezzo dell=eucaristia: per mezzo di essa, diventata incandescente nello Spirito Santo, i fedeli sono vivificati e ricevono i doni dell=immortalità. Lo Spirito Santo è colui che santifica il pane ed il vino, allo stesso modo che santifica e consacra l=acqua e l=olio nel battesimo e nella cresima. Filosseno di Mabbug, vescovo siriaco nel VI secolo, dirà che: "I misteri appaiono agli occhi degli uomini come semplici cose, ma per l=irruzione dello Spirito Santo ricevono una forza soprannaturale; l=acqua, da una parte, diventa grembo materno che genera dei figli alla vita dello Spirito; l=olio riceve la forza santificatrice che unge e consacra allo stesso tempo corpo ed anima; il pane ed il vino diventano il Corpo ed il Sangue del Figlio di Dio fatto uomo". Efrem, in una omelia sulla Settimana Santa dice: "Voi mangerete una Pasqua pura ed immacolata, un pane lievitato e perfetto che lo Spirito Santo ha preparato e ha fatto cuocere, un vino mescolato di fuoco e di Spirito: il Corpo ed il Sangue di Dio, che fu vittima per tutti gli uomini". Lo Spirito Santo, quindi, è il fuoco nascosto che avvolge il sacerdote che adopera il sacrificio; lo Spirito Santo ancora è il fuoco che sorvola l=altare e che discende sui doni al momento dell=epiclesi. L'immagine dello Spirito che sorvola viene presentata dagli autori siriaci servendosi di un termine che è sinonimo del covare della chioccia sulle uova, del sorvolare dello Spirito sulle acque al libro della Genesi, e della discesa dello Spirito Santo su Maria e sui Santi Doni nell=eucaristia; quindi lo Spirito Santo sorvola i doni, li riscalda, li riempie di vita, li santifica. I testi liturgici siro occidentali sottolineano anche una dimensione ecclesiologica della teologia dello Spirito Santo, specialmente nelle anafore. La santificazione adoperata dallo Spirito sui Doni è in vista alla santificazione dei fedeli, alla purificazione delle loro mancanze e al perdono dei loro peccati: "Affinché questi misteri purifichino i cuori di coloro che ne parteciperanno, rendano spirituali i loro pensieri e santifichino le loro anime per il Regno dei cieli e la nuova vita eterna".
            Un altro aspetto, proprio della tradizione siriaca, è quello di vedere nei Santi Doni sull'altare, dopo la narrazione dell=istituzione dell=eucaristia, il tipo del Corpo e del Sangue di Cristo immolato, morto e sepolto sull=altare, che rappresenta a sua volta la croce e la tomba; un testo della liturgia della Pentecoste dice: "L=altare è il simbolo della tomba dove fu messo il Corpo del nostro Salvatore. Il pane e il vino sono la figura di nostro Signore nella tomba". All=invocazione del sacerdote, quindi, lo Spirito Santo, donatore di vita, scende sulle offerte che rappresentano Cristo nella tomba e vi opera una trasformazione, una ricreazione analoga a quella del mattino di Pasqua sul Corpo del Signore. Essi, i Santi Doni, diventano fonte di vita e di glorificazione dei cristiani per mezzo della comunione. Il sacerdote invoca lo Spirito Santo affinché renda presente la risurrezione di Cristo sull=altare; cioè dia al Corpo di Cristo messo nella tomba l=immortalità, l=incorruttibilità e lo faccia diventare, come leggiamo nell=epiclesi dell=anafora di san Giacomo: "Corpo datore di vita, Corpo che dà la salvezza alle nostre anime e ai nostri corpi, Corpo del Signore, Dio grande e Salvatore nostro Gesù Cristo". Questo processo di configurazione al fuoco divino, cioè allo Spirito Santo, è per Efrem il processo di crescita anche nella configurazione a Cristo: "Il suo corpo si è mescolato ai nostri corpi. Il suo sangue si è versato nelle nostre arterie. La sua voce nelle nostre orecchie, nei nostri occhi la sua luce. Lui e noi, interamente, per la sua grazia mescolati".
            Nell'icona della Pentecoste vediamo gli apostoli radunati come nella celebrazione della liturgia; è in essa che ricevono il dono dello Spirito Santo. La presenza di Pietro e di Paolo, e degli evangelisti Luca e Marco indica tutta la Chiesa radunata dallo Spirito Santo, che nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli. Nella parte bassa dell'icona si vedono diversi personaggi vestiti in modi molto variegato, ed uno addirittura con la testa di un cane, ad indicare la diversità di popoli, razze e lingue a cui viene annunciato il Vangelo di Cristo.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco.


Nel pane e nel calice
il fuoco dello Spirito Santo

di Manuel Nin
La Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, è una delle feste più antiche del calendario cristiano. Ne parlano Tertulliano e Origene nel iii secolo, e già nel iv secolo fa parte del patrimonio teologico e liturgico delle diverse Chiese. I testi dell'ufficiatura siro-occidentale si soffermano a lungo nel mettere in rilievo il dono dello Spirito Santo, quasi una nuova creazione:  "Oggi il Paraclito scende e illumina i discepoli nel cenacolo; oggi lo Spirito Paraclito dona l'intelligenza agli apostoli, illumina i pescatori e li riveste della forza dall'alto; oggi lo Spirito dona la sapienza agli ignoranti e ai semplici e ai pescatori il talento dei maestri".

Nella liturgia siro-occidentale la Pentecoste è collegata strettamente con l'Ascensione:  "Lode a te, Cristo Dio nostro, sole di giustizia, che quando ti accingevi a salire in cielo, hai radunato la tua mistica famiglia sul monte degli Ulivi e su di essa hai alitato il dono dello Spirito Santo dicendo:  Andate, ammaestrate tutte le nazioni affinché vengano pescate nelle reti evangeliche". E il vespro elenca le prefigurazioni del dono dello Spirito:  "Oggi gli apostoli hanno bevuto la bevanda divina dei doni dello Spirito Santo; oggi il cenacolo diventa una seconda Babele per la venuta dello Spirito Santo, benché in questo posto le lingue di fuoco non sono per punire ma per istruire; oggi i dodici patriarchi diventano sacerdoti, profeti e re; il giorno di oggi è prefigurato dalle sette lampade messe sul candelabro dell'altare, dalle sette colonne su cui si edifica la sapienza".
Efrem di Nisibi, con le immagini del fuoco applicata allo Spirito Santo e della brace ardente al corpo e al sangue di Cristo, afferma:  "Nel tuo pane si nasconde lo Spirito che non può essere mangiato e nel tuo vino c'è il fuoco che non si può bere. Lo Spirito nel tuo pane, il fuoco nel tuo vino:  ecco una meraviglia accolta dalle nostre labbra; nostro Signore ha dato da mangiare e da bere fuoco e Spirito. Ecco il fuoco e lo Spirito nel grembo che ti ha generato. Ecco il fuoco e lo Spirito nel fiume dove sei stato battezzato. Fuoco e Spirito nel nostro battesimo. Nel pane e nel calice fuoco e Spirito Santo".
L'immagine del fuoco e dei suoi effetti - calore, lievitazione, cottura, incandescenza - applicata all'azione dello Spirito Santo diventa simbolo di realtà spirituali. Parlando dello Spirito Santo come fuoco, gli autori siriaci e la loro liturgia vogliono sottolineare l'opera divina dello Spirito per mezzo dell'eucaristia:  per mezzo di essa, diventata incandescente nello Spirito Santo, i fedeli sono vivificati e ricevono i doni dell'immortalità. Lo Spirito Santo è colui che santifica il pane e il vino, come santifica e consacra l'acqua e l'olio nel battesimo e nella cresima.
Efrem, in una omelia sulla settimana santa, dice:  "Voi mangerete una Pasqua pura e immacolata, un pane lievitato e perfetto che lo Spirito Santo ha preparato e ha fatto cuocere, un vino mescolato di fuoco e di Spirito:  il corpo e il sangue di Dio, che fu vittima per tutti gli uomini". Lo Spirito Santo, quindi, è il fuoco nascosto che avvolge il sacerdote, aleggia sull'altare e discende sui doni nel momento dell'epiclesi. L'immagine dello Spirito aleggiante viene presentata dagli autori siriaci con un termine che indica il covare della chioccia sulle uova, l'aleggiare dello Spirito sulle acque all'inizio della Genesi e la discesa dello Spirito Santo su Maria e sui santi doni nell'eucaristia. I testi liturgici siro-occidentali sottolineano anche che la santificazione operata dallo Spirito è in vista della santificazione dei fedeli e del perdono dei loro peccati:  "Affinché questi misteri purifichino i cuori di coloro che ne parteciperanno, rendano spirituali i loro pensieri e santifichino le loro anime per il Regno dei cieli e la nuova vita eterna".
Il sacerdote invoca lo Spirito Santo affinché renda presente la risurrezione di Cristo sull'altare; cioè dia al corpo di Cristo messo nella tomba l'immortalità, l'incorruttibilità e lo faccia diventare, come dice l'epiclesi dell'anafora di san Giacomo, "corpo datore di vita, corpo che dà la salvezza alle nostre anime e ai nostri corpi, corpo del Signore, Dio grande e Salvatore nostro Gesù Cristo". Questo processo di configurazione al fuoco divino, cioè allo Spirito Santo, è per Efrem processo di crescita anche nella configurazione a Cristo:  "Il suo corpo si è mescolato ai nostri corpi. Il suo sangue si è versato nelle nostre arterie. La sua voce nelle nostre orecchie, nei nostri  occhi  la  sua  luce.  Lui  e noi, interamente, per la sua grazia mescolati".
Nell'icona della Pentecoste vediamo gli apostoli radunati come per una liturgia:  è in essa che ricevono il dono dello Spirito Santo. La presenza di Pietro e Paolo, e degli evangelisti Luca e Marco indica tutta la Chiesa radunata dallo Spirito Santo e nasce in una situazione di profonda comunione tra gli apostoli. E nella parte bassa dell'icona sono raffigurati personaggi vestiti in modi molto variegati (uno addirittura con la testa di cane) a indicare la diversità di popoli, razze e lingue a cui viene annunciato il Vangelo di Cristo.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco.
(©L'Osservatore Romano - 23 maggio 2010)