lunes, 15 de julio de 2013

O tu che per me come me ti sei fatto povero…
L’Ascensione del Signore nella tradizione bizantina.

            L’Ascensione del Signore, celebrata il quarantesimo giorno dopo la Risurrezione, è una delle grandi feste comuni a tutte le Chiese Cristiane. Nella tradizione bizantina, il mercoledì che la precede immediatamente, si celebra l’apodosi (conclusione) della festa di Pasqua in cui si riprendono ancora una volta i testi dell’ufficiatura pasquale. La festa dell’Ascensione, poi si prolunga per una settimana nella sua ottava. I tropari della festa sono dei testi molto belli e allo stesso tempo teologicamente profondi, e come accade in molti dei testi della liturgia bizantina sono delle vere professioni di fede o dei riassunti della professione di fede della Chiesa. Il primo dei tropari del vespro riassume la professione di fede del concilio di Calcedonia (451) in Cristo vero Dio e vero uomo: Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall=eternità, nel suo seno dimora. Uomo al di sopra degli angeli, colui che dall’eternità è nel seno del Padre. Il quinto dei tropari del vespro riprende il tema della kenosi del Verbo di Dio con una immagine poetica molto bella e toccante: O tu che per me come me ti sei fatto povero… Cristo che nella sua incarnazione assume volontariamente tutta la povertà della natura umana, per poi glorificarla pienamente nella sua Ascensione. Ancora altri due tropari del vespro fanno una rilettura in chiave cristologica del salmo 23, salmo che è stato usato alla liturgia della notte di Pasqua collegato alla discesa di Cristo nell’Ade; oggi invece collegato all’Ascensione del Signore in cielo: Lo Spirito Santo ordina a tutti i suoi angeli: Alzate, príncipi, le vostre porte. Genti tutte, battete le mani, perché Cristo è salito dove era prima… Mentre tu ascendevi, o Cristo, dal Monte degli Ulivi, le schiere celesti che ti vedevano, si gridavano l=un l=altra: Chi è costui? E rispondevano: È il forte, il potente, il potente in battaglia; costui è veramente il Re della gloria.

            In diversi dei tropari troviamo delle espressioni veramente toccanti per la loro umanità che servono ad indicare la divinità del Verbo di Dio: Tu che, senza separarti dal seno paterno, o dolcissimo Gesú, hai vissuto sulla terra come uomo, oggi dal Monte degli Ulivi sei asceso nella gloria: e risollevando, compassionevole, la nostra natura caduta, l=hai fatta sedere con te accanto al Padre… Sono delle espressioni che ci ricollegano al canto dei Lamenti del Sabato Santo. Inoltre troviamo il tema della glorificazione della nostra natura umana caduta e redenta.

            Nella celebrazione del vespro troviamo le tre letture dell’Antico Testamento: Is 2, 2-3: la profezia dei popoli che salgono al monte del Signore, luogo della gloria di Dio; i padri hanno letto questo monte e questa gloria nella vera incarnazione del Verbo di Dio. Is 62,10-63,9: la profezia del Signore che torna, con i vestiti rossi; i Padri leggono il brano come profezia cristologica dell’incarnazione e della passione di Cristo. Zac 14,1-11: il Signore che si manifesta sul monte degli Ulivi di fronte a Gerusalemme.

            Per quanto riguarda il mattutino, la pericope evangelica è quella dell’Ascensione secondo Marco, mentre nella Divina Liturgia la pericope è di Luca. Alcuni dei tropari sono di Romano il Melode:
Compiuta l=economia a nostro favore, e congiunte a quelle celesti le realtà terrestri, sei asceso nella gloria, o Cristo Dio nostro, senza tuttavia separarti in alcun modo da quelli che ti amano; ma rimanendo inseparabile da loro, dichiari: Io sono con voi, e nessuno è contro di voi.
Lasciate sulla terra ciò che è della terra, abbandonate ciò che è di cenere alla polvere e poi venite, eleviamoci, leviamo in alto occhi e mente, alziamo lo sguardo e i sensi verso le porte celesti, pur essendo mortali; immaginiamo di andare al Monte degli Ulivi e di vedere il Redentore portato da una nube: di là infatti il Signore è asceso ai cieli; di là, lui che ama donare, ha distribuito doni ai suoi apostoli, consolandoli come un padre, confermandoli, guidandoli come figli e dicendo loro: Non mi separo da voi: io sono con voi e nessuno è contro di voi.
Io sono con voi e nessuno è contro di voi. La presenza del Signore in mezzo ai suoi. Di questa realtà della nostra fede ce ne dà anche una lettura chiara l’icona della festa. Dietro l=icona dell=Ascensione ci sono due testi chiari: Lc 24,50-53: Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo... e Atti 1,9-11: ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Questo Gesù che è stato assunto di tra voi... tornerà un giorno... L=immagine è divisa in due parti ben distinte: nella parte superiore c=è Cristo assiso su un trono, immobile nella sua gloria, sostenuto da due angeli. Nella parte inferiore c=è la Madre di Dio, gli apostoli e due angeli in bianche vesti. L=icona dell=Ascensione -la stessa festa dell=Ascensione- contempla Cristo nel suo innalzarsi, sostenuto dagli angeli, ma allo stesso tempo è anche l=icona del ritorno glorioso di Cristo: tornerà un giorno allo stesso modo... Dalla sua Ascensione fino al suo ritorno Cristo presiede la sua Chiesa -nell=icona vediamo Cristo che dal suo trono presiede la Chiesa formata dagli apostoli, presiede la preghiera della Chiesa. L=atteggiamento di Maria è sempre lo stesso: la preghiera. Essa no guarda in alto -in quasi nessuna icona dell=Ascensione-, ma guarda di fronte, essa stessa guarda la Chiesa a ricordarla la necessità della veglia, della preghiera. Icona dell=Ascensione di Cristo, ma anche l=icona della Chiesa nata dalla croce di Cristo, icona della Chiesa che vive da e nella preghiera della comunità e dalla testimonianza degli apostoli, di tutti noi, mentre è nella attesa del ritorno del suo Signore.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco