lunes, 14 de enero de 2013


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Miscellanea P. Olivier Raquez
A proposito di alcuni dei tropari del periodo che precede il Natale nella tradizione liturgica bizantina.

        1. Introduzione.
Le Chiese cristiane nella loro liturgia non celebrano né cose, né temi, neppure personaggi, ma il mistero dell=amore immenso -l=amore folle- di Dio per gli uomini, per tutti gli uomini, manifestato pienamente nel suo Figlio Gesù Cristo; nella liturgia, la Chiesa celebra Gesù Cristo. Le grandi feste allora attualizzano per noi, per le nostre comunità, dei momenti decisivi della storia della salvezza. Bisognerebbe ricordare tutti quei tropari che nelle grandi feste cominciano col Aoggi@; questa parola ha una forza quasi epicletica sulla comunità, su tutta la Chiesa che celebra il mistero. L=incarnazione di Cristo non è soltanto un evento accaduto a Betlemme in una notte di inverno, nella solitudine e la povertà di una grotta, ma è un evento salvifico che resta presente in noi; nell=Ascensione non è soltanto Cristo che viene glorificato alla destra del Padre; ma in lui tutta l=umanità viene portata alla gloria di Dio. AOggi@ -σήμερov; la liturgia quasi non usa verbi al passato, ma al presente o al perfetto, ad indicare questa forza attuale, reale, della grazia divina nella Chiesa oggi[1].
Spesso i Padri e la liturgia usano delle immagini molto vive, forti, per parlare di Dio, immagini che forse noi mai avremmo osato usare; la liturgia, poi, nella sua saggia pedagogia ci avvicina al mistero di Dio attraverso delle immagini poetiche, e attraverso anche delle immagini molto umane. La liturgia e i Padri per parlare di Dio parlano dell=uomo, della sua azione nell=uomo, nella vita degli uomini. Notiamo come la liturgia bizantina ama una certa ripetitività -sarebbe meglio dire insistenza- nei fatti centrali della storia della nostra salvezza: i giorni di preparazione alle grandi feste, la ripetizione di certi tropari nei dopo festa; in qualche modo a ribadire il dono di Dio nel cuore dell=uomo.
        Nella tradizione liturgica bizantina, nei giorni tra il 15 novembre ed il 24 dicembre che inquadrano la cosiddetta “Quaresima di Natale”, troviamo una serie di tropari assai ricchi teologicamente, che vorrei brevemente analizzare o piuttosto “leggere” nel suo contenuto più profondo.
        Facendo eccezione delle due domeniche che precedono il Natale, domeniche in cui si commemorano i Padri, gli Antenati del Signore, si potrebbe dire che la liturgia bizantina non ha in se stessa un periodo liturgico, con delle particolarità eucologiche proprie, che preceda il Natale, periodo che invece troviamo nelle altre tradizioni orientali ed occidentali[2]. Ci sono comunque nella tradizione bizantina alcuni tropari e la stessa festa del 21 novembre, l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio, che in qualche modo preparano alla celebrazione della nascita secondo la carne del Verbo eterno di Dio.

La liturgia dei giorni che precedono il Natale, nelle prime settimane di dicembre, ci avvicina pian piano al mistero della Nascita del Verbo di Dio, e lo fa in un modo molto pedagogico; infatti la liturgia di ogni Chiesa cristiana diventa la sua pedagogia -e pedagogia nel senso più forte e letterale del termine greco, cioè di portare, accompagna­re i bambini, i figli verso qualcuno, verso qualcosa, verso qualche scopo- cioè il modo, la pedagogia di ogni Chiesa per portare i fedeli all’incontro con il Signore. Una pedagogia, poi, che si manifesta in tanti modi. Se si dà uno sguardo al sinassa­rio del mese di dicembre, si può vedere che nel giro praticamente di tre settimane vi ricorrono tutta una serie di figure molto particola­ri: profeti: Naum, Abacuc, Sofonia, Daniele; martiri: Barbara, Lucia, Sebastiano; grandi vescovi: Giovanni Damasceno, Nicola, Spiridione, Ignazio di Antiochia; monaci: Saba, Patapio, Daniele Stilita. In qualche modo come se la liturgia volesse radunare tutti questi grandi cristiani -e radunarci a noi con loro- per preparare e per testimonia­re il mistero dell=In­carnazione del Verbo di Dio.
La liturgia bizantina prepara al Natale in un modo molto discreto, molto umile; ci troviamo con alcuni tropari -d=altronde molto belli e teologicamente molto profondi-, con le commemorazioni dei profeti, con le due domeniche prima di Natale, che portano lentamente alla celebrazione del mistero della nascita di Cristo. Coloro che ne prepararono e ne annunziarono la venuta, la Chiesa li celebra in questo periodo. Mentre la liturgia romana, ambrosiana, armena, siriaca, hanno un lungo e denso periodo di Avvento, la liturgia bizantina prepara  l=umiliazione, la kenosi del Verbo di Dio nell=umiltà della liturgia.

I bei Kontakia delle settimane che precedono il Natale ci fanno già pregustare il mistero che celebreremo nei giorni natalizi. Tutta una serie bellissima di Theotokia in questi giorni ci fa pregustare tutto il mistero dell=Incarnazione: l=attesa fiduciosa, la povertà della grotta -la povertà dell=umanità che accoglie il Verbo di Dio-, tutte le figure, i personaggi ed anche i luoghi veterotestamentari che si affacciano in questi giorni, tutte le volte che Betlemme collegata con l=Eden viene messa nei testi, Isaia che si rallegra, Maria, la Madre di Dio, presentata come agnella -un titolo che si ritrova poi nella Settimana Santa- cioè colei che porta in seno Cristo l=Agnello di Dio. Tutta una serie di figure, di personaggi ed anche di luoghi che si affacciano sulla scena liturgica di queste settimane, dalla fine novembre in poi, come per ricordarci, nel senso forte della parola ricordare, che siamo parte di una storia, di una umanità che ha atteso il Messia, una storia ed un’umanità che l=aveva atteso nella veglia fiduciosa, ma anche nel buio, nel dubbio, nel peccato.

2. Alcuni dei tropari del periodo precedente il Natale.
2.1. Kontakion festivo che precede il Natale.
Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori, avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino.

La liturgia bizantina ci mette di fronte, attraverso delle immagini poetiche e per mezzo di tutta un=intrecciatura di reminiscenze bibliche al mistero della nostra salvezza, al mistero indicibile di Dio che per amore si incarna, si fa uomo ineffabilmente. Dio si fa uno di noi, si fa uomo, Asi fa piccolo@ come piace di dire ai Padri; questa è la grandezza della nostra fede, Dio che si fa veramente uomo; ...vedere il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile...

Il kontakion “Oggi la Vergine” viene cantato nei giorni festivi che precedono il Natale, a partire dal 26 novembre, dopo la conclusione della festa del 21 novembre, l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Ogni testo liturgico -tropario, cànone...- è un intreccio di citazioni bibliche esplicite ma spesso soltanto implicite; si può dire che sono dei testi frutto di una lectio divina che la Chiesa fa della Sacra Scrittura alla luce del mistero celebrato. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta... L=Antico Testamento usa l=immagine di una ragazza o di una vergine per parlare del popolo, di tutto il popolo: la vergine figlia di Sion di Is 37,22. Nel tropario, però, il riferimento biblico è chiaramente quell=altro pure di Isaia, nel capitolo 7,14: la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele; già il Nuovo Testamento nel vangelo di Matteo (Mt 1,22), i Padri e tutta la tradizione cristiana hanno letto questo passo di Isaia in chiave cristologica. ...si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Nell=Antico Testamento la grotta è sempre presentata come luogo di rifugio, sia di fronte al nemico sia di fronte a Dio stesso; la grotta nella roccia dove Elia si rifugia diventa il luogo dell=incontro con Dio (1Re 19,13); secondo Is 33,16 la grotta è luogo di rifugio per l=uomo giusto.

... per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Il testo del tropario riecheggia in primo luogo, e in modo diretto, il testo di Gv 1,1: In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e Gv 1,14: E il Verbo si fecce carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e ancora il testo di 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita... Ma dietro questo testo, e non in modo meno diretto, troviamo anche tutti i passi dell=Antico Testamento, soprattutto della letteratura sapienziale e dei salmi: la Parola del Signore è veritiera (Sal 32,4); la tua Parola, Signore, è eterna (Sal 118,89); la tua Parola -il tuo Verbo- è lampada ai miei passi (Sal 118,105) testo che si collega con quello del Vangelo: io sono la luce del mondo (Gv 8,12); manda sulla terra la sua Parola (Sal 147,4); e infine il testo che è più centrale e che i Padri hanno letto pure in riferimento all=incarnazione di Cristo: la tua Parola onnipotente scese dal cielo... (Sa 18,15).

Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il testo del tropario prosegue riprendendo la gioia di tutta la creazione, e si fa ecco di due Arallegramenti@ di tutto il popolo: quelli delle vittorie di Saul e soprattutto di David sui nemici (1Sa 18,6; 21,12). Questa gioia del popolo il tropario la collega con quella degli angeli e dei pastori di Lc 2,8.18.20: i pastori poi se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto. Da notare la somiglianza tra il testo di Luca e quello del tropario.

... avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino. Qui il tropario riassume tutto il mistero, tutta l=economia della nostra salvezza. Il testo biblico che è retroterra di questa conclusione sembra chiaramente quello di Fil 2,6-7: ...il quale essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... E il tropario: ...ha voluto apparire come tenero bambino... il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile....

Dio si è fatto uomo, Dio si è fatto piccolo. Il Dio infinito, inaccessibile, increato -pensiamo a tutta la serie di aggettivi che troviamo nell=anafora di san Basilio-, il Dio infinito, inaccessibile, increato, si è incarnato, si è fatto piccolo, si è fatto povero per i poveri e i piccoli.


        2.2. Tropario pre natalizio, cantato dal 20 dicembre.
Preparati, Betlemme, l=Eden viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l=Albero della vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine. Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo come Adamo. Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l=immagine caduta (dell=uo­mo).

Un secondo testo, preso sempre dalla liturgia bizantina che precede il Natale, è il tropario Preparati Betlemme, un=altro dei testi che teologica­mente sono dei più belli della liturgia bizantina in questo periodo. Nel tropario Preparati Betlemme troviamo tuta una lettura cristologi­ca di diversi fatti del Vecchio Testamen­to: dal giardino dell=Eden dove fiorì l=albero della vita all=altro giardino, la Vergine, da dove fiorisce l=Albero della Vita.

Il tropario ha tre parti chiare: una prima parte con il riferimen­to -esortazione- su Betlemme ed Efrata: Preparati, Betlemme, l=Eden viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l=Albero della vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine; una seconda parte col paragone tra il Paradiso e Maria: Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo come Adamo; una terza parte con una chiara conclusione cristologica: Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l=immagine caduta (dell=uo­mo).

La prima parte: Preparati, Betlemme, l=Eden viene aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l=Albero della vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine, contiene in primo luogo tutta una parafrasi del testo di Mi 5,1: E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere tra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di Giuda... I tropari, alla base, hanno uno o diversi testi biblici su cui si sviluppano; in questo caso l=esortazione destinata a Betlemme prende spunto dal testo di Michea sopra citato. Nei testi liturgici e soprattutto nell=iconografia Betlemme è sempre tipo, immagine della Chiesa nascente -Gerusalemme lo sarà della Chiesa perfetta, escatologi­ca, cioè della Chiesa che riceve lo Spirito, la Chiesa che troviamo nell=Apocalis­se. Il tropario fa un paragone tra il giardino dell=Eden, contenente l=albero della vita, che era stato chiuso e custodito dai cherubini: ...e (Dio) pose ad oriente del giardino dell=Eden i cherubini e la spada della fiamma folgoran­te, per custodire il cammino dell=al­bero della vita (Gn 3,24), e la Vergine che vede fiorire l=Albero della Vita, cioè Cristo, il Verbo di Dio. Il testo sottolinea che l=Albero della Vita fiorisce nella grotta, cioè nascosto, nel mistero; l=Albero della Vita apparirà agli uomini, chiaramente e visibilmente, quando lo si vedrà non più nella grotta ma sulla montagna, cioè innalzato sulla croce nel Calvario; lì chi rimane nella grotta, nel buio, sotto la croce è il teschio del vecchio Adamo. Nel Nuovo Testamen­to alcune teofanie sono presenta­te nel mistero -la nascita di Gesù, il Verbo di Dio, il suo battesimo nel Giordano- ricordiamo che anche l=iconografia di queste teofanie le presenta nella grotta, nel buio del fiume Giordano, nell=abis­so dell=Ade; mentre che altre sono presentate in modo chiaro, all=aperto, sulla montagna: la sua Trasfigurazio­ne, la sua crocifissione, la sua Ascensione.

La seconda parte del tropario: Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo come Adamo, sviluppa il parago­ne tra il Paradiso e il seno di Maria. Ancora un testo biblico c=è alla base, Gn 2,8: Il Signore Dio fecce germoglia­re dal suolo (del giardino) ogni sorta di alberi... tra cui l=albero della vita in mezzo al giardino...; e ancora Gn 2,8: Il Signore Dio diede questo comando all=uomo: *Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell=albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti+. Mentre l=albero del Paradiso è diventato fonte di morte per Adamo, dal seno di Maria invece germoglia il Frutto della Vita per coloro che ne mangiano; ...io sono il Pane della Vita... dice Gesù in Gv 6,35. Qui vorrei attirate l=atten­zione sulla presenza di Maria, la Madre di Dio, nella celebrazio­ne della Divina Liturgia, presenza molto particolare, dalla particel­la di pane messa Aalla destra dell=Agn­ello@ sul disco nella protesi, alla conclusione del­le diverse interces­sioni, alla prima delle commemorazioni dopo l=epiclesi. Maria è presentata e nominata sempre come Theotokos, come Madre di Dio, cioè legata direttamen­te e inseparabilmente al mistero dell=Incarnazione del Verbo di Dio: ne è lo strumento e ne è pure il principale testimone umano -nell=icona di Natale Maria guarda il Neonato-, ed è in questo senso che Essa è presente nella celebrazio­ne della Divina Liturgia, cioè un posto che le viene dalla sua divina maternità. La Madre di Dio viene commemorata in modo speciale subito dopo l=epiclesi, cioè a sottolineare che lo stesso Spirito Santo che nel suo seno ha fatto divenire carne il Verbo di Dio, adesso ha fatto divenire il pane ed il vino il Corpo ed il Sangue di Cristo.

La terza parte de tropario: Cristo è nato per rialzare l=imma­gine caduta (dell=uo­mo), contiene una chiara conclusione cristologi­ca. Ancora dei testi biblici da sottolineare: L=uomo fatto a immagine di Dio -Gn 1,26- viene riportato a l=immagine persa per il peccato, Col 3,10; l=uomo, Adamo, fatto a immagine e somiglian­za di Dio verrà rialzato -risuscitato- da Cristo stesso nella sua Pasqua; quindi il tropario collega la nascita di Cristo con la sua Pasqua: Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l=imma­gine caduta (dell=uo­mo).


        2.3. Doxastikon della festa di Sant’Andrea, 30 novembre.
Rallegrati Isaia, ricevi il Verbo di Dio; profetizza alla Vergine Maria il roveto ardente e non consumato dal fuoco nel fulgore della Divinità.
Betlemme preparati, Eden apri la porta, voi Magi fatevi avanti per vedere la salvezza avvolta in panni nella mangiatoia, che è
Colui che la stella ha indicato sulla grotta, il Signore datore di vita, che dà la vita alla nostra stirpe umana.

Il terzo testo proposto è il secondo Adoxastikon@ prima del lucernario nella festa di sant’Andrea il 30 novembre. Nel testo del tropario, pur nella sua unità, possiamo individuare tre parti abbastanza chiare: Rallegrati Isaia... come prima parte, poi Betlemme preparati..., ed infine Colui che la stella... Già da una prima lettura del testo scopriamo tutto l=intreccio di testi biblici che ci sono, frutto di una lectio della Sacra Scrittura. La prima parte Rallegrati Isaia... ha tre testi alla base: Is 7,14: Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio e gli porrà per nome Emmanuele; Mt 1,22-23: Tutto ciò è accaduto affinché si adempisse quanto fu annunciato dal Signore per mezzo del profeta che dice: «Ecco: la vergine concepirà e darà alla luce un figlio…» e infine Es 3,2: Gli apparve l'angelo del Signore in una fiamma di fuoco, dal mezzo di un roveto. Mosè guardò: ecco che il roveto bruciava nel fuoco, ma il roveto non era divorato.
La seconda parte del tropario raccoglie pure due brani dell=AT ed uno del NT: Mi 5,1-2: Ma tu Betlemme di Effrata, la più piccola tra i clan di Giuda, da te uscirà per me colui che dovrà regnare sopra Israele! Le sue origini sono da tempo remoto, dai tempi antichi! Per questo Dio li abbandonerà finché una partoriente non avrà partorito. Allora il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele!; Gen 3,23-24: E il Signore Dio lo mandò via dal giardino di Eden, per lavorare il suolo donde era stato tratto. Scacciò l'uomo, e dinanzi al giardino di Eden pose i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire l'accesso all'albero della vita; e Mt 2,10-11: Al vedere la stella (i Magi) furono ripieni di straordinaria allegrezza; ed entrati nella casa videro il bambino con Maria sua madre e si prostrarono davanti a lui in adorazione. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Infine, la terza parte del tropario, conclusiva, fa eco del testo di Mt 2,2: I (Magi) domandavano: *Dov'è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo+.
Questo tropario -come tanti altri in questo periodo- alterna le citazioni vetero e neo testamentarie e con questo procedimento sottolinea fortemente l=unità del mistero della salvezza. In questo periodo liturgico, infatti, sia nei testi sia nella stessa struttura del periodo, ci troviamo con un via vai vetero e neo testamentario: i testi dei tropari, i santi commemorati, i profeti dell=AT, le stesse due domeniche dei Padri. Nei tropari della Domenica degli Antenati, le loro liste di nomi: Adamo, Enoch, Noè... fino a Giovanni Battista... non sono delle liste prese a caso, ma personaggi che hanno prefigurato, annunziato, la venuta di Cristo.

Rallegrati Isaia, ricevi il Verbo di Dio... La gioia di Isaia è quella di ricevere un oracolo del Signore, una parola di Dio; essa, nell=AT, porta sempre un annunzio di salvezza, una buona novella. La gioia di Isaia pure, è quella di ricevere la Parola, il Verbo di Dio per esserne profeta, annunciatore alla Vergine, alla Chiesa. Il tropario mette in bocca del profeta l=annunzio sì della sua verginità -di Maria-, ma soprattutto, col testo di Es 3,2, la presenza di Dio in essa -in Maria e anche nella Chiesa: il roveto ardente e non consumato dal fuoco nel fulgore della Divinità...

Betlemme preparati..., Eden apri la porta..., Magi fatevi avanti... Betlemme rappresenta tutto l=AT che è in attesa del Messia, che è preparato nell=anelito di Colui che viene. L=Eden è tipo del Regno che viene riaperto da Cristo; i Magi sono tipo di tutti i chiamati che entrano o rientrano nel Paradiso. Qui il tropario collega in modo veramente bello tutta l=economia della salvezza di Dio: AT e NT, Natale e Pasqua, Betlemme e Eden, i due luoghi della creazione-ricreazione dell=uomo.

Per vedere la salvezza avvolta in panni nella mangiatoia...; la salvezza, il Salvatore, avvolto in un lenzuolo nel sepolcro. I Magi, tre uomini venuti da lontano, dal di fuori, vedono la salvezza, il Salvatore, nella mangiatoia; Giuseppe e Nicodemo, anche loro due in qualche modo Ada lontano@, dal di fuori dei Dodici, vedono la Salvezza, il Salvatore, nel sepolcro. Il tropario conclude indicando chi è questa Salvezza ...avvolta in panni nella mangiatoia..., cioè Colui che dà la vita al mondo.


        2.4. Kontakion II sul Natale di Romano il Metodo.
Il kontakion secondo sul Natale di Romano il Melode è formato da 18 strofe[3]. Il poema sviluppa le diverse scene in questo modo: Maria, la Madre di Dio, canta si direbbe una nina nana al Bambino neonato (str. 1-2), canto che sveglia Eva dal sonno eterno ed essa -come anche capitò nel libro della Genesi-, convince Adamo di recarsi nella grotta per chiarire cos=è quel canto (str. 3-7); arrivati lì, invocano l=intercessione della Madre di Dio per la loro sorte -cioè l=essere stati cacciati dal paradiso- (str. 8-9); Maria li rincuora (str. 10-11) e si accosta verso suo Figlio e sostiene presso di lui la causa dei Progenitori; Gesù svela a Maria (str. 12-17) la vastità del suo amore per gli uomini fino alla morte e una morte di croce. Maria infine ritorna verso Adamo ed Eva e chiede loro di avere pazienza (str. 18).

Vorrei unicamente soffermarmi nelle strofe 16-17 dove Gesù svela a Maria l=unico motivo dell=agire -e dell=agire in un certo modo- da parte di Dio: l=amore verso l=uomo.
16. *Sono sopraffatto dell=amore che sento per l=uomo -risponde il Creatore. Io, o Ancella e Madre mia, non ti rattristerò. Ti farò conoscere tutto ciò che sto per fare ed avrò rispetto per la tua anima, o Maria. Il bambino che ora porti tra le braccia, lo vedrai fra non molto con le mani inchiodate, perché ama la tua stirpe. Colui che tu nutri, altri l=abbevereranno di fiele; colui che tu chiami vita, dovrai tu vederlo appeso alla croce, e di lui piangerai la morte. Ma tu mi stringerai in un abbraccio allorché sarò risuscitato, o Piena di grazia+.

17. Tutto questo sopporterò volentieri, e causa di tutto questo è l=amore che ho sempre sentito e sento tuttora per gli uomini, amore di un Dio che non chiede altro che di poter salvare+. A tale discorso, Maria gridò in un gemito: *O mio grappolo, che gli empi non ti frantumino! Quando sarai cresciuto, o Figlio mio, che io non ti veda immolato!+ Ma egli così aggiunse: *Non piangere Madre, su ciò che non sai: se tutto questo non sarà compiuto, tutti coloro, a favore dei quali mi implori, periranno, o Piena di grazia+.

Perché ama la tua stirpe... un Dio che non chiede altro che di poter salvare... Questa è la realtà, l=unica realtà che si celebra nel Natale, che celebriamo come mistero della nostra fede cristiana: l=amore di Dio per gli uomini manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. Una fede che dovrà predicare un Dio che è dono gratuito, che perdona, che ama, e perché ama si sacrifica per gli altri, che non chiede altro che poter salvare come ci indicava Romano.






Note:
[1] Cf., Nin, M., Discorso I sulla Pasqua di San Gregorio di Nazianzo, in Ecclesia Orans 16 (1999) 29-35.
[2] Periodo del “Subbara” per i siro orientali (4 settimane) e per i siro occidentali (6 settimane); periodo dell’Avvento per il rito romano (4 settimane) e per il rito ambrosiano (6 settimane).
[3] Romano il Melodo, Cantici I-II, Torino 2002.