En italiano
In italiano
Miscellanea P. Olivier Raquez
A proposito di alcuni
dei tropari del periodo che precede il Natale nella tradizione liturgica bizantina.
1. Introduzione.
Le Chiese cristiane
nella loro liturgia non celebrano né cose, né temi, neppure personaggi, ma il
mistero dell=amore immenso
-l=amore folle- di
Dio per gli uomini, per tutti gli uomini, manifestato pienamente nel suo Figlio
Gesù Cristo; nella liturgia, la Chiesa celebra Gesù Cristo. Le grandi feste
allora attualizzano per noi, per le nostre comunità, dei momenti decisivi della
storia della salvezza. Bisognerebbe ricordare tutti quei tropari che nelle
grandi feste cominciano col Aoggi@; questa parola ha una forza quasi epicletica
sulla comunità, su tutta la Chiesa che celebra il mistero. L=incarnazione di Cristo non è soltanto un evento
accaduto a Betlemme in una notte di inverno, nella solitudine e la povertà di
una grotta, ma è un evento salvifico che resta presente in noi; nell=Ascensione non è soltanto Cristo che viene
glorificato alla destra del Padre; ma in lui tutta l=umanità viene portata alla gloria di Dio. AOggi@ -σήμερov; la
liturgia quasi non usa verbi al passato, ma al presente o al perfetto, ad
indicare questa forza attuale, reale, della grazia divina nella Chiesa oggi[1].
Spesso i Padri
e la liturgia usano delle immagini molto vive, forti, per parlare di Dio,
immagini che forse noi mai avremmo osato usare; la liturgia, poi, nella sua
saggia pedagogia ci avvicina al mistero di Dio attraverso delle immagini
poetiche, e attraverso anche delle immagini molto umane. La liturgia e i Padri
per parlare di Dio parlano dell=uomo, della sua
azione nell=uomo, nella
vita degli uomini. Notiamo come la liturgia bizantina ama una certa
ripetitività -sarebbe meglio dire insistenza- nei fatti centrali della storia
della nostra salvezza: i giorni di preparazione alle grandi feste, la
ripetizione di certi tropari nei dopo festa; in qualche modo a ribadire il dono
di Dio nel cuore dell=uomo.
Nella tradizione liturgica bizantina,
nei giorni tra il 15 novembre ed il 24 dicembre che inquadrano la cosiddetta
“Quaresima di Natale”, troviamo una serie di tropari assai ricchi
teologicamente, che vorrei brevemente analizzare o piuttosto “leggere” nel suo
contenuto più profondo.
Facendo eccezione delle due domeniche
che precedono il Natale, domeniche in cui si commemorano i Padri, gli Antenati
del Signore, si potrebbe dire che la liturgia bizantina non ha in se stessa un
periodo liturgico, con delle particolarità eucologiche proprie, che preceda il
Natale, periodo che invece troviamo nelle altre tradizioni orientali ed
occidentali[2].
Ci sono comunque nella tradizione bizantina alcuni tropari e la stessa festa
del 21 novembre, l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio, che in qualche modo
preparano alla celebrazione della nascita secondo la carne del Verbo eterno di
Dio.
La liturgia dei
giorni che precedono il Natale, nelle prime settimane di dicembre, ci avvicina
pian piano al mistero della Nascita del Verbo di Dio, e lo fa in un modo molto
pedagogico; infatti la liturgia di ogni Chiesa cristiana diventa la sua
pedagogia -e pedagogia nel senso più forte e letterale del termine greco, cioè
di portare, accompagnare i bambini, i figli verso qualcuno, verso qualcosa,
verso qualche scopo- cioè il modo, la pedagogia di ogni Chiesa per portare i
fedeli all’incontro con il Signore. Una pedagogia, poi, che si manifesta in
tanti modi. Se si dà uno sguardo al sinassario del mese di dicembre, si può
vedere che nel giro praticamente di tre settimane vi ricorrono tutta una serie
di figure molto particolari: profeti: Naum, Abacuc, Sofonia, Daniele; martiri:
Barbara, Lucia, Sebastiano; grandi vescovi: Giovanni Damasceno, Nicola,
Spiridione, Ignazio di Antiochia; monaci: Saba, Patapio, Daniele Stilita. In
qualche modo come se la liturgia volesse radunare tutti questi grandi cristiani
-e radunarci a noi con loro- per preparare e per testimoniare il mistero dell=Incarnazione del Verbo di Dio.
La liturgia
bizantina prepara al Natale in un modo molto discreto, molto umile; ci troviamo
con alcuni tropari -d=altronde molto
belli e teologicamente molto profondi-, con le commemorazioni dei profeti, con
le due domeniche prima di Natale, che portano lentamente alla celebrazione del
mistero della nascita di Cristo. Coloro che ne prepararono e ne annunziarono la
venuta, la Chiesa li celebra in questo periodo. Mentre la liturgia romana,
ambrosiana, armena, siriaca, hanno un lungo e denso periodo di Avvento, la
liturgia bizantina prepara l=umiliazione, la kenosi del Verbo di Dio nell=umiltà della liturgia.
I bei Kontakia
delle settimane che precedono il Natale ci fanno già pregustare il mistero che
celebreremo nei giorni natalizi. Tutta una serie bellissima di Theotokia in
questi giorni ci fa pregustare tutto il mistero dell=Incarnazione: l=attesa fiduciosa, la povertà della grotta -la
povertà dell=umanità che
accoglie il Verbo di Dio-, tutte le figure, i personaggi ed anche i luoghi
veterotestamentari che si affacciano in questi giorni, tutte le volte che
Betlemme collegata con l=Eden viene
messa nei testi, Isaia che si rallegra, Maria, la Madre di Dio, presentata come
agnella -un titolo che si ritrova poi nella Settimana Santa- cioè colei che
porta in seno Cristo l=Agnello di Dio.
Tutta una serie di figure, di personaggi ed anche di luoghi che si affacciano
sulla scena liturgica di queste settimane, dalla fine novembre in poi, come per
ricordarci, nel senso forte della parola ricordare, che siamo parte di una
storia, di una umanità che ha atteso il Messia, una storia ed un’umanità che l=aveva atteso nella veglia fiduciosa, ma anche
nel buio, nel dubbio, nel peccato.
2.1. Kontakion
festivo che precede il Natale.
Oggi la Vergine
si dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima
dei secoli. Rallegrati terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori,
avendo udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero
bambino.
La liturgia
bizantina ci mette di fronte, attraverso delle immagini poetiche e per mezzo di
tutta un=intrecciatura
di reminiscenze bibliche al mistero della nostra salvezza, al mistero
indicibile di Dio che per amore si incarna, si fa uomo ineffabilmente. Dio si
fa uno di noi, si fa uomo, Asi fa piccolo@ come piace di dire ai Padri; questa è la
grandezza della nostra fede, Dio che si fa veramente uomo; ...vedere il Dio
invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile...
Il kontakion “Oggi
la Vergine” viene cantato nei giorni festivi che precedono il Natale, a
partire dal 26 novembre, dopo la conclusione della festa del 21 novembre,
l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio. Oggi la Vergine si dirige verso la
grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Ogni
testo liturgico -tropario, cànone...- è un intreccio di citazioni bibliche
esplicite ma spesso soltanto implicite; si può dire che sono dei testi frutto
di una lectio divina che la Chiesa fa della Sacra Scrittura alla luce
del mistero celebrato. Oggi la Vergine si dirige verso la grotta... L=Antico Testamento usa l=immagine di una ragazza o di una vergine per
parlare del popolo, di tutto il popolo: la vergine figlia di Sion di Is
37,22. Nel tropario, però, il riferimento biblico è chiaramente quell=altro pure di Isaia, nel capitolo 7,14: la
vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele; già il
Nuovo Testamento nel vangelo di Matteo (Mt 1,22), i Padri e tutta la tradizione
cristiana hanno letto questo passo di Isaia in chiave cristologica. ...si
dirige verso la grotta per dare a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei
secoli. Nell=Antico
Testamento la grotta è sempre presentata come luogo di rifugio, sia di fronte
al nemico sia di fronte a Dio stesso; la grotta nella roccia dove Elia si
rifugia diventa il luogo dell=incontro con
Dio (1Re 19,13); secondo Is 33,16 la grotta è luogo di rifugio per l=uomo giusto.
... per dare
a luce ineffabilmente il Verbo che è prima dei secoli. Il testo del
tropario riecheggia in primo luogo, e in modo diretto, il testo di Gv 1,1: In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e Gv
1,14: E il Verbo si fecce carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e
ancora il testo di 1Gv 1,1: Ciò che era fin da principio, ciò che noi
abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi
abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo
della vita... Ma dietro questo testo, e non in modo meno diretto, troviamo
anche tutti i passi dell=Antico
Testamento, soprattutto della letteratura sapienziale e dei salmi: la Parola
del Signore è veritiera (Sal 32,4); la tua Parola ,
Signore, è eterna (Sal 118,89); la tua Parola -il tuo Verbo- è lampada ai
miei passi (Sal 118,105) testo che si collega con quello del Vangelo: io
sono la luce del mondo (Gv 8,12); manda sulla terra la sua Parola (Sal
147,4); e infine il testo che è più centrale e che i Padri hanno letto pure in
riferimento all=incarnazione di
Cristo: la tua Parola
onnipotente scese dal cielo... (Sa 18,15).
Rallegrati
terra tutta, glorifica con gli angeli e i pastori... Il testo del
tropario prosegue riprendendo la gioia di tutta la creazione, e si fa ecco di
due Arallegramenti@ di tutto il popolo: quelli delle vittorie di
Saul e soprattutto di David sui nemici (1Sa 18,6; 21,12). Questa gioia del
popolo il tropario la collega con quella degli angeli e dei pastori di Lc
2,8.18.20: i pastori poi se ne tornarono glorificando e lodando Dio per
tutto quello che avevano udito e visto. Da notare la somiglianza tra il
testo di Luca e quello del tropario.
... avendo
udito che il Dio che è prima dei secoli ha voluto apparire come tenero bambino. Qui il
tropario riassume tutto il mistero, tutta l=economia della nostra salvezza. Il testo
biblico che è retroterra di questa conclusione sembra chiaramente quello di Fil
2,6-7: ...il quale essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di
servo... E il tropario: ...ha voluto apparire come tenero bambino...
il Dio invisibile rivelato nel suo tempio, una persona umana visibile....
Dio si è fatto
uomo, Dio si è fatto piccolo. Il Dio infinito, inaccessibile, increato
-pensiamo a tutta la serie di aggettivi che troviamo nell=anafora di san Basilio-, il Dio infinito,
inaccessibile, increato, si è incarnato, si è fatto piccolo, si è fatto povero
per i poveri e i piccoli.
2.2. Tropario pre natalizio, cantato
dal 20 dicembre.
Preparati,
Betlemme, l=Eden viene
aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l=Albero della vita, nella grotta,
fiorisce dalla Vergine. Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel
quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo
come Adamo. Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l=immagine caduta (dell=uomo).
Un secondo testo,
preso sempre dalla liturgia bizantina che precede il Natale, è il tropario Preparati
Betlemme, un=altro dei testi
che teologicamente sono dei più belli della liturgia bizantina in questo
periodo. Nel tropario Preparati Betlemme troviamo tuta una lettura
cristologica di diversi fatti del Vecchio Testamento: dal giardino dell=Eden dove fiorì l=albero della vita all=altro giardino, la Vergine, da dove fiorisce l=Albero della Vita.
Il tropario ha
tre parti chiare: una prima parte con il riferimento -esortazione- su Betlemme
ed Efrata: Preparati, Betlemme, l=Eden viene aperto a tutti; esulta,
Efrata, perché l=Albero della
vita, nella grotta, fiorisce dalla Vergine; una seconda parte col
paragone tra il Paradiso e Maria: Paradiso spirituale si è mostrato il suo
seno, nel quale (si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non
moriremo come Adamo; una terza parte con una chiara conclusione
cristologica: Cristo è nato per rialzare -risuscitare- l=immagine caduta (dell=uomo).
La prima parte:
Preparati, Betlemme, l=Eden viene
aperto a tutti; esulta, Efrata, perché l=Albero della vita, nella grotta,
fiorisce dalla Vergine, contiene in primo luogo tutta una parafrasi
del testo di Mi 5,1: E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere tra i
capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore di
Giuda... I tropari, alla base, hanno uno o diversi testi biblici su cui si
sviluppano; in questo caso l=esortazione
destinata a Betlemme prende spunto dal testo di Michea sopra citato. Nei testi
liturgici e soprattutto nell=iconografia
Betlemme è sempre tipo, immagine della Chiesa nascente -Gerusalemme lo sarà
della Chiesa perfetta, escatologica, cioè della Chiesa che riceve lo Spirito,
la Chiesa che troviamo nell=Apocalisse. Il
tropario fa un paragone tra il giardino dell=Eden, contenente l=albero della vita, che era stato chiuso e
custodito dai cherubini: ...e (Dio) pose ad oriente del giardino dell=Eden i cherubini e la spada della fiamma
folgorante, per custodire il cammino dell=albero della vita (Gn 3,24), e
la Vergine che vede fiorire l=Albero della
Vita, cioè Cristo, il Verbo di Dio. Il testo sottolinea che l=Albero della Vita fiorisce nella grotta, cioè
nascosto, nel mistero; l=Albero della
Vita apparirà agli uomini, chiaramente e visibilmente, quando lo si vedrà non
più nella grotta ma sulla montagna, cioè innalzato sulla croce nel Calvario; lì
chi rimane nella grotta, nel buio, sotto la croce è il teschio del vecchio
Adamo. Nel Nuovo Testamento alcune teofanie sono presentate nel mistero -la
nascita di Gesù, il Verbo di Dio, il suo battesimo nel Giordano- ricordiamo che
anche l=iconografia di
queste teofanie le presenta nella grotta, nel buio del fiume Giordano, nell=abisso dell=Ade; mentre che altre sono presentate in modo chiaro,
all=aperto, sulla
montagna: la sua
Trasfigurazio ne, la sua crocifissione, la sua Ascensione.
La seconda
parte del tropario: Paradiso spirituale si è mostrato il suo seno, nel quale
(si trova) il frutto divino, di cui, mangiandone, vivremo e non moriremo come
Adamo, sviluppa il paragone tra il Paradiso e il seno di Maria. Ancora un
testo biblico c=è alla base, Gn
2,8: Il Signore Dio fecce germogliare dal suolo (del giardino) ogni sorta
di alberi... tra cui l=albero della
vita in mezzo al giardino...; e ancora Gn 2,8: Il Signore Dio diede
questo comando all=uomo: *Tu potrai mangiare di tutti gli alberi
del giardino, ma dell=albero della
conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne
mangiassi, certamente moriresti+. Mentre l=albero del Paradiso è diventato fonte di morte
per Adamo, dal seno di Maria invece germoglia il Frutto della Vita per coloro
che ne mangiano; ...io sono il Pane della Vita... dice Gesù in Gv 6,35.
Qui vorrei attirate l=attenzione
sulla presenza di Maria, la Madre di Dio, nella celebrazione della Divina
Liturgia, presenza molto particolare, dalla particella di pane messa Aalla destra dell=Agnello@ sul disco nella protesi, alla conclusione delle
diverse intercessioni, alla prima delle commemorazioni dopo l=epiclesi. Maria è presentata e nominata sempre
come Theotokos, come Madre di Dio, cioè legata direttamente e
inseparabilmente al mistero dell=Incarnazione
del Verbo di Dio: ne è lo strumento e ne è pure il principale testimone umano
-nell=icona di Natale
Maria guarda il Neonato-, ed è in questo senso che Essa è presente nella
celebrazione della Divina Liturgia, cioè un posto che le viene dalla sua
divina maternità. La Madre di Dio viene commemorata in modo speciale subito
dopo l=epiclesi, cioè
a sottolineare che lo stesso Spirito Santo che nel suo seno ha fatto divenire
carne il Verbo di Dio, adesso ha fatto divenire il pane ed il vino il Corpo ed
il Sangue di Cristo.
La terza parte
de tropario: Cristo è nato per rialzare l=immagine caduta (dell=uomo), contiene una chiara
conclusione cristologica. Ancora dei testi biblici da sottolineare: L=uomo fatto a immagine di Dio -Gn 1,26- viene
riportato a l=immagine persa
per il peccato, Col 3,10; l=uomo, Adamo,
fatto a immagine e somiglianza di Dio verrà rialzato -risuscitato- da Cristo
stesso nella sua Pasqua; quindi il tropario collega la nascita di Cristo con la sua Pasqua : Cristo è
nato per rialzare -risuscitare- l=immagine caduta (dell=uomo).
2.3. Doxastikon della festa di
Sant’Andrea, 30 novembre.
Rallegrati
Isaia, ricevi il Verbo di Dio; profetizza alla Vergine Maria il roveto
ardente e non consumato dal fuoco nel fulgore della Divinità.
Betlemme
preparati,
Eden apri la porta, voi Magi fatevi avanti per vedere la salvezza
avvolta in panni nella mangiatoia, che è
Colui che la
stella ha indicato sulla grotta, il Signore datore di vita, che dà la vita
alla nostra stirpe umana.
Il terzo testo
proposto è il secondo Adoxastikon@ prima del lucernario nella festa di
sant’Andrea il 30 novembre. Nel testo del tropario, pur nella sua unità,
possiamo individuare tre parti abbastanza chiare: Rallegrati Isaia...
come prima parte, poi Betlemme preparati..., ed infine Colui che la stella...
Già da una prima
lettura del testo scopriamo tutto l=intreccio di testi biblici che ci sono, frutto
di una lectio della Sacra Scrittura. La prima parte Rallegrati Isaia...
ha tre testi alla base: Is 7,14: Ecco la vergine concepirà e partorirà un
figlio e gli porrà per nome Emmanuele; Mt 1,22-23: Tutto ciò è accaduto
affinché si adempisse quanto fu annunciato dal Signore per mezzo del profeta
che dice: «Ecco: la vergine concepirà e darà alla luce un figlio…» e infine
Es 3,2: Gli apparve l'angelo del Signore in una fiamma di fuoco, dal mezzo
di un roveto. Mosè guardò: ecco che il roveto bruciava nel fuoco, ma il roveto
non era divorato.
La seconda
parte del tropario raccoglie pure due brani dell=AT ed uno del NT: Mi 5,1-2: Ma tu Betlemme
di Effrata, la più piccola tra i clan di Giuda, da te uscirà per me colui che
dovrà regnare sopra Israele! Le sue origini sono da tempo remoto, dai tempi
antichi! Per questo Dio li abbandonerà finché una partoriente non avrà
partorito. Allora il resto dei suoi fratelli ritornerà ai figli d'Israele!;
Gen 3,23-24: E il Signore Dio lo mandò via dal giardino di Eden, per
lavorare il suolo donde era stato tratto. Scacciò l'uomo, e dinanzi al giardino
di Eden pose i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire
l'accesso all'albero della vita; e Mt 2,10-11: Al vedere la stella (i
Magi) furono ripieni di straordinaria allegrezza; ed entrati nella casa videro
il bambino con Maria sua madre e si prostrarono davanti a lui in adorazione.
Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Infine, la
terza parte del tropario, conclusiva, fa eco del testo di Mt 2,2: I (Magi)
domandavano: *Dov'è il
neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo
venuti ad adorarlo+.
Questo tropario
-come tanti altri in questo periodo- alterna le citazioni vetero e neo
testamentarie e con questo procedimento sottolinea fortemente l=unità del mistero della salvezza. In questo
periodo liturgico, infatti, sia nei testi sia nella stessa struttura del
periodo, ci troviamo con un via vai vetero e neo testamentario: i testi dei
tropari, i santi commemorati, i profeti dell=AT, le stesse due domeniche dei Padri. Nei tropari
della Domenica degli Antenati, le loro liste di nomi: Adamo, Enoch, Noè... fino
a Giovanni Battista... non sono delle liste prese a caso, ma personaggi che
hanno prefigurato, annunziato, la venuta di Cristo.
Rallegrati
Isaia, ricevi il Verbo di Dio... La gioia di Isaia è quella di ricevere un
oracolo del Signore, una parola di Dio; essa, nell=AT, porta sempre un annunzio di salvezza, una
buona novella. La gioia di Isaia pure, è quella di ricevere la Parola, il Verbo
di Dio per esserne profeta, annunciatore alla Vergine, alla Chiesa. Il tropario
mette in bocca del profeta l=annunzio sì
della sua verginità -di Maria-, ma soprattutto, col testo di Es 3,2, la presenza
di Dio in essa -in Maria e anche nella Chiesa: il roveto ardente e non
consumato dal fuoco nel fulgore della Divinità...
Betlemme
preparati...,
Eden apri la porta..., Magi fatevi avanti... Betlemme rappresenta
tutto l=AT che è in
attesa del Messia, che è preparato nell=anelito di Colui che viene. L=Eden è tipo del Regno che viene riaperto da
Cristo; i Magi sono tipo di tutti i chiamati che entrano o rientrano nel
Paradiso. Qui il tropario collega in modo veramente bello tutta l=economia della salvezza di Dio: AT e NT, Natale
e Pasqua, Betlemme e Eden, i due luoghi della creazione-ricreazione dell=uomo.
Per vedere la
salvezza avvolta in panni nella mangiatoia...; la salvezza, il
Salvatore, avvolto in un lenzuolo nel sepolcro. I Magi, tre uomini venuti da
lontano, dal di fuori, vedono la salvezza, il Salvatore, nella mangiatoia;
Giuseppe e Nicodemo, anche loro due in qualche modo Ada lontano@, dal di fuori dei Dodici, vedono la Salvezza,
il Salvatore, nel sepolcro. Il tropario conclude indicando chi è questa
Salvezza ...avvolta in panni nella mangiatoia..., cioè Colui che dà la
vita al mondo.
2.4. Kontakion II sul Natale di
Romano il Metodo.
Il kontakion
secondo sul Natale di Romano il Melode è formato da 18 strofe[3].
Il poema sviluppa le diverse scene in questo modo: Maria, la Madre di Dio,
canta si direbbe una nina nana al Bambino neonato (str. 1-2), canto che sveglia
Eva dal sonno eterno ed essa -come anche capitò nel libro della Genesi-,
convince Adamo di recarsi nella grotta per chiarire cos=è quel canto (str. 3-7); arrivati lì, invocano
l=intercessione
della Madre di Dio per la loro sorte -cioè l=essere stati cacciati dal paradiso- (str. 8-9);
Maria li rincuora (str. 10-11) e si accosta verso suo Figlio e sostiene presso
di lui la causa dei Progenitori; Gesù svela a Maria (str. 12-17) la vastità del
suo amore per gli uomini fino alla morte e una morte di croce. Maria infine
ritorna verso Adamo ed Eva e chiede loro di avere pazienza (str. 18).
Vorrei
unicamente soffermarmi nelle strofe 16-17 dove Gesù svela a Maria l=unico motivo dell=agire -e dell=agire in un certo modo- da parte di Dio: l=amore verso l=uomo.
16. *Sono sopraffatto dell=amore che sento per l=uomo -risponde il Creatore. Io, o
Ancella e Madre mia, non ti rattristerò. Ti farò conoscere tutto ciò che sto
per fare ed avrò rispetto per la tua anima, o Maria. Il bambino che ora porti
tra le braccia, lo vedrai fra non molto con le mani inchiodate, perché ama la
tua stirpe. Colui che tu nutri, altri l=abbevereranno di fiele; colui che tu chiami
vita, dovrai tu vederlo appeso alla croce, e di lui piangerai la morte. Ma tu mi
stringerai in un abbraccio allorché sarò risuscitato, o Piena di grazia+.
17. Tutto
questo sopporterò volentieri, e causa di tutto questo è l=amore che ho sempre sentito e sento
tuttora per gli uomini, amore di un Dio che non chiede altro che di poter
salvare+. A tale
discorso, Maria gridò in un gemito: *O mio grappolo, che gli empi non ti
frantumino! Quando sarai cresciuto, o Figlio mio, che io non ti veda immolato!+ Ma egli così aggiunse: *Non piangere Madre, su ciò che non sai:
se tutto questo non sarà compiuto, tutti coloro, a favore dei quali mi implori,
periranno, o Piena di grazia+.
Perché ama la
tua stirpe...
un Dio che non chiede altro che di poter salvare... Questa è la realtà,
l=unica realtà
che si celebra nel Natale, che celebriamo come mistero della nostra fede
cristiana: l=amore di Dio
per gli uomini manifestatosi pienamente in Gesù Cristo. Una fede che dovrà
predicare un Dio che è dono gratuito, che perdona, che ama, e perché ama si
sacrifica per gli altri, che non chiede altro che poter salvare come ci
indicava Romano.
Note:
[1] Cf., Nin, M., Discorso I sulla Pasqua di
San Gregorio di Nazianzo, in Ecclesia Orans 16 (1999) 29-35.
[2] Periodo
del “Subbara” per i siro orientali (4 settimane) e per i siro occidentali (6
settimane); periodo dell’Avvento per il rito romano (4 settimane) e per il rito
ambrosiano (6 settimane).