jueves, 25 de abril de 2013


La Dormizione della Madre di Dio nella tradizione bizantina

Tutte le liturgie delle Chiese cristiane hanno un senso catechetico / mistagogico molto chiaro. E questo lo vediamo sottolineato chiaramente nelle liturgie dell'Oriente cristiano: la liturgia è un maestro nella fede dei fedeli, essa è impregnata di elementi che gli istruiscono nelle verità della fede.
In modo particolare questa mistagogia / catechesi della liturgia la troviamo nelle celebrazioni della Madre di Dio, di Colei che accolse nel suo grembo il Verbo eterno di Dio. La presenza della Madre di Dio scandisce i diversi momenti dell=anno liturgico delle Chiese di tradizione bizanta: la prima grande festa nel ciclo liturgico è quella dell=8 settembre cioè la Nascita della Madre di Dio, e si chiude con la festa del 15 agosto, la Dormizione della Madre di Dio. Tutto il mistero di Cristo che si celebra lungo l=anno liturgico ha inizio con la nascita di Maria, e si chiude con il suo transito e la sua piena glorificazione. L=amore e la venerazione per la Madre di Dio è l=anima della pietà delle Chiese cristiane di Oriente; è il cuore che ne vivifica la comunità cristiana. L=Oriente cristiano, fin dall=inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato. Le Chiese di Oriente, rivolgendosi alla Madre di Dio, sanno di rivolgersi a colei che intercede presso il suo Figlio.
La festa del 15 agosto, che nei libri liturgici bizantini porta il titolo di “dormizione” della Madre di Dio, ne celebra il transito e la piena glorificazione inquadrandoli nel mistero pasquale di Cristo stesso; essa è una delle feste anche più popolari tra i fedeli. Infatti è preceduta dalla cosiddetta APiccola Quaresima della Madre di Dio@, periodo di preghiera e di digiuno che inizia il primo agosto; in queste due settimane che vanno fino al giorno della festa, la sera viene celebrata l’ufficiatura della Paraclisis (parola che significa “supplica”, “invocazione”, “consolazione”), preghiera della tradizione bizantina indirizzata alla Madre di Dio, ufficiatura molto popolare ed amata dai fedeli. In essa Maria viene invocata coi titoli Madre di Dio, Vergine, Madre del Verbo incarnato, Vergine e Madre divina; titoli questi in rapporto alla sua divina maternità, oppure altri titoli legati alla sua funzione, luogo, nel mistero della redenzione: Potente interceditrice, baluardo inespugnabile, fonte di misericordia, causa di letizia, fonte di incorruttibilità, torre di sicurezza.
          Per quanto riguarda la liturgia del 15 agosto, sia nell’Ufficiatura che nella Divina Liturgia, ci troviamo con dei testi (tropari, kontakia) che sottolineano le espressioni di gioia, di allegrezza. Non il lutto, il pianto per la morte, bensì la celebrazione, nel senso più forte e più liturgico del termine, del transito della Madre di Dio. I testi della festa del 15 agosto incentrano tutto il mistero di Maria nell’economia della redenzione: protettrice, fonte di Vita, trono dell’Altissimo, Madre dell’eterna luce, Madre di Dio; essa è, come le altre creature, sottomessa alla morte, ma la Vita che da lei è nata la fa nascere alla vera vita. La liturgia di questo giorno, con delle espressioni poetiche spesso contrastanti, manifesta, confessa quella che è la fede della Chiesa: la fonte della vita è deposta in un sepolcro; la tomba diviene scala per il cielo. La professione di fede dei primi concili della Chiesa si rispecchia, si confessa nella liturgia odierna: sposa tutta immacolata e Madre del beneplacito del Padre, colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza confusione, consegna oggi l’anima immacolata a Dio Creatore.
          La liturgia eucaristica del 15 agosto dà ai fedeli due testi del Nuovo Testamento: Fil 2,5-11: il canto dell’umiltà, dell’umiliazione di Dio; per glorificare la sua creatura, cioè l’uomo, il Verbo di Dio si abbassa e si fa uomo; per glorificare, per portare l’uomo alla primitiva gloria, bellezza, il Verbo di Dio si fa uomo. Il brano del Vangelo, poi, nei versetti dai capi 10,38-42 e 11,27-28 di Luca, applicato a Maria, alla Chiesa, ad ognuno dei cristiani, chiamati ad essere fedeli all’ascolto della Parola di Dio. È come se la liturgia bizantina, chiudendo l’anno liturgico –siamo nell’ultima grande festa del calendario- consegnasse alla Chiesa e ad ogni cristiano questa parola del Vangelo: Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica.
          Infine l’icona della Dormizione della Madre di Dio ci propone quasi una “celebrazione” della morte della Madre di Dio. Cristo nel bel mezzo, nel semicerchio, con gli angeli attorno, reggendo nelle sue braccia l’anima di sua Madre. Maria, poi, morta / addormentata, è messa nel bel mezzo dell’icona su un letto. Attorno gli apostoli con delle donne piangenti. Tra gli apostoli chiaramente Pietro e Paolo, cioè tutta la Chiesa. Nell’icona odierna il letto di Maria è anche altare su cui si celebra la liturgia; gli apostoli attorno che celebrano, Cristo nel fondo, nell’abside che presiede. Pietro che incensa al momento del grande ingresso.
          Nella celebrazione della Dormizione della Madre di Dio, Maria diventa prototipo, modello, della salvezza che deve avvenire alla Chiesa, ad ognuno dei cristiani. Maria, la Madre di Dio, accanto al Verbo incarnato; Maria, la Madre di Dio, accanto anche al mistero della Chiesa, al mistero dell=uomo. L’uomo turbato e perso condotto da Maria al porto che è lo stesso Cristo; l=uomo ancora oggetto della misericordia divina per mezzo della Madre di Dio; l=uomo rallegrato da Colei che genera Colui che è la gioia del mondo, Cristo. Quest=uomo viene salvato quindi da Dio per l=incarnazione del Verbo nel seno di Maria.


(testo rivisto e pubblicato)

La festa della Dormizione della Madre di Dio
Una tomba che diviene scala per il cielo
di Manuel Nin*

Tutte le liturgie delle Chiese cristiane hanno un senso pedagogico – o, meglio, mistagogico – molto chiaro. Questo aspetto è sottolineato chiaramente nelle liturgie dell’Oriente cristiano: la liturgia è come un maestro nella fede, impregnata com’è di elementi che istruiscono i fedeli nelle verità della fede. Troviamo questa dimensione della liturgia in particolare nelle celebrazioni della Madre di Dio, colei che accolse nel suo grembo il Verbo eterno di Dio. La presenza di Maria scandisce i diversi momenti dell’anno liturgico delle Chiese di tradizione bizantina: la prima grande festa nel ciclo liturgico è quella dell’8 settembre, cioè la nascita della Madre di Dio, e si chiude con la festa del 15 agosto, la sua Dormizione. Tutto il mistero di Cristo che si celebra lungo l’anno liturgico ha inizio con la nascita di Maria e si chiude con il suo transito e la sua piena glorificazione.
L’amore e la venerazione per la Madre di Dio è l’anima della pietà delle Chiese cristiane di Oriente e il cuore che vivifica la comunità cristiana. L’Oriente cristiano, fin dall’inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato. Le Chiese di Oriente, rivolgendosi alla Madre di Dio, sanno di rivolgersi a colei che intercede presso suo Figlio.
La festa del 15 agosto, che nei libri liturgici bizantini porta il titolo di “dormizione” della Madre di Dio, celebra il suo transito e piena glorificazione inquadrandoli nel mistero pasquale di Cristo, ed è anche una delle feste più popolari tra i fedeli. Infatti è preceduta dalla cosiddetta “piccola quaresima della Madre di Dio”, periodo di preghiera e di digiuno che inizia il primo agosto; in queste due settimane che arrivano al giorno della festa, la sera viene celebrata l’ufficiatura della Paràklisis (“supplica”, “invocazione”, “consolazione”), una preghiera alla Madre di Dio molto popolare e amata dai fedeli. In essa Maria viene invocata come Madre di Dio, Vergine, Madre del Verbo incarnato, Vergine e Madre divina, titoli in rapporto alla sua divina maternità, oppure con altri legati alla sua funzione nel mistero della redenzione: potente nell’intercessione, baluardo inespugnabile, fonte di misericordia, causa di letizia, fonte di incorruttibilità, torre di sicurezza.
Nella liturgia del 15 agosto i testi dell’ufficiatura e della Divina liturgia (tropari, kontàkia) sottolineano la gioia e l’allegrezza. Non il lutto, il pianto per la morte, bensì la celebrazione, nel senso più forte e più liturgico del termine, del transito della Madre di Dio. I testi della festa incentrano tutto il mistero di Maria nell’economia della redenzione: protettrice, fonte di Vita, trono dell’Altissimo, Madre dell’eterna luce, Madre di Dio; essa è, come le altre creature, sottomessa alla morte, ma la Vita che da lei è nata la fa nascere alla vera vita.
La liturgia di questo giorno, con delle espressioni poetiche spesso contrastanti, manifesta e confessa quella che è la fede della Chiesa: “La fonte della vita è deposta in un sepolcro; la tomba diviene scala per il cielo”. La professione di fede dei primi concili della Chiesa si rispecchia nella liturgia odierna: “Sposa tutta immacolata e Madre del beneplacito del Padre, colei che da Dio è stata prescelta come luogo della sua unione senza confusione, consegna oggi l’anima immacolata a Dio creatore”.
La liturgia eucaristica dà ai fedeli due testi neotestamentari. Il primo (Filippesi, 2, 5-11)  è il canto dell’umiliazione di Dio: per glorificare e portare l’uomo sua creatura alla primitiva gloria e bellezza il Verbo di Dio si abbassa e si fa uomo. Il brano del Vangelo (Luca, 10, 38-42 e 11, 27-28) è applicato a Maria, alla Chiesa e a ognuno dei cristiani chiamati a essere fedeli all’ascolto della Parola di Dio. È come se la liturgia bizantina, chiudendo l’anno liturgico – siamo nell’ultima grande festa del calendario – consegnasse alla Chiesa e a ogni cristiano questa parola del Vangelo: “Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”.
Infine l’icona della Dormizione della Madre di Dio ci propone quasi una celebrazione della morte della Madre di Dio. Cristo in mezzo a un semicerchio, con gli angeli attorno, regge nelle sue braccia l’anima di sua Madre. Maria, poi – morta, o meglio addormentata – è messa nel mezzo dell’icona su un letto. Attorno gli apostoli con delle donne piangenti. Tra essi, Pietro e Paolo, cioè tutta la Chiesa. Nell’icona odierna il letto di Maria è anche altare su cui si celebra la liturgia: gli apostoli attorno che celebrano, Cristo sul fondo, nell’abside, che presiede, Pietro che incensa al momento del grande ingresso.
Nella celebrazione della Dormizione, Maria diventa così prototipo, cioè modello, della salvezza per la Chiesa e per ognuno dei cristiani. Maria, la Madre di Dio, accanto al Verbo incarnato, accanto al mistero della Chiesa, accanto al mistero dell’uomo: l’uomo turbato e perso condotto da Maria al porto che è lo stesso Cristo; l’uomo oggetto della misericordia divina per mezzo della Madre di Dio; l’uomo rallegrato da colei che genera colui che è la gioia del mondo, Cristo; l’uomo salvato da Dio per l’incarnazione del Verbo nel seno di Maria.

*Benedettino
Rettore del Pontificio Collegio Greco

Nota: Agradecemos al Padre Manuel Nim. Publicato all’Osservatore Romano del 15 agosto 2008