martes, 5 de febrero de 2013


La Madre di Dio nelle Liturgie Orientali

Introduzione

Il senso mistagogico / catechetico della liturgia viene sottolineato fortemente nelle liturgie dell'Oriente cristiano: la liturgia è un maestro nella fede dei fedeli, essa è possiamo dire impregnata di elementi che istruiscono i fedeli nelle verità della fede; per questo le liturgie cristiane appartengono alla Chiesa, che la custodisce come patrimonio intangibile. Questa dimensione mistagogico catecheti­ca la troviamo nei testi liturgici -sia quelli biblici che quelli eucologici-, nello stesso svolgimento delle celebra­zioni, nel ciclo liturgico ù, nell'iconografia, nell'architettura.

Questa dimensione mistagogica la raccoglie in modo speciale l’anno liturgico che, a partire della Pasqua come il suo centro fa una mistagogia sul mistero di Dio Trinità, sulla cristologia, sulla soteriologia, sulla mariologia. Non cerchiamo, però, una sistemazione in questo sviluppo teologico del ciclo liturgico; piuttosto si tratta di un progressivo entrare nella comprensione e nella contemplazione del mistero di Dio: il misterioso amore del Dio eterno che si è manifestato per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo nella creazione, nella redenzione, nella Chiesa. Lungo il ciclo liturgico di qualsiasi Chiesa cristiana troviamo diverse feste e diversi gradi nelle feste; tutte, inoltre, sottolineano qualche aspetto teologico, tutte sono a modo suo una mistagogia per i fedeli, tutte sono anche feste "teologiche": Pasqua e la Dormizione di Maria sottolineano l'aspetto della risurrezione e della glorificazione; Natale e l'Annunciazione esplicitano l'aspetto teandrico dell'Incarnazione, Epifania e Pentecoste sono delle feste trinitarie.
L=amore e la venerazione per la Madre di Dio è l=anima della pietà delle Chiese cristiane, specialmente quelle di Oriente, ma anche nell=Occidente, è il cuore che vivifica la vita della comunità cristiana. L=Oriente cristiano, fin dall=inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato. Le Chiese di Oriente, rivolgendosi alla Madre di Dio, sanno di rivolgersi insieme a Gesù Cristo, così anche come lo vediamo nell=iconografia orientale -ed in quella occidentale almeno fino al XII sec.- che la Madre è sempre accanto al Figlio: come Madre della tenerezza che mostra Colui che ci fa presente la tenerezza di Dio stesso; oppure come Regina che ci porta al Re; o ancora come Interceditrice presso il suo Figlio.

Tradizione liturgica bizantina.
Bibliografia.
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Le diverse Chiese cristiane che rimasero fedeli alla dottrina cristologica del concilio di Calcedonia (451), pian piano entrarono sotto l'influsso liturgico della sede di Costantinopoli, e diventarono quelle Chiese che verranno chiamate semplicemente “bizantine”. La parola "bizantina" è un termine assai stretto, applicato ad una serie di Chiese oggi sparse per tutto il mondo, che accettano i sette primi concili ecumenici e celebrano un tipo comune di liturgia.
La storia dello sviluppo della liturgia bizantina va legata alla stessa storia di Bizanzio nei suoi principali momenti: I secoli di formazione e sviluppo imperiale e liturgico, IV-VI secolo; il periodo pre iconoclasta, VI-VII secolo; .la crisi iconoclasta, VIII-IX secolo; periodo post iconoclasta X-XII secolo; caduta di Costantinopoli nelle mani dei crociati nel 1204, e dominio latino 1204-1261; caduta di Costantinopoli nel 1453.

La Madre di Dio nell’anno liturgico bizantino.
L'anno liturgico bizantino è diviso in un ciclo fisso di feste, in un ciclo mobile, quello pasquale, e in un ciclo settimanale, quello dell'oktoichos, degli otto toni; ci sono nel ciclo fisso e nel ciclo mobile le 12 grandi feste, sette del Signore: Esaltazione della Santa Croce (14 settembre), Natale (25 dicembre), Epifania (6 gennaio), Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Trasfigurazione (6 agosto) e cinque della Madre di Dio: Natività della Madre di Dio (8 settembre), Ingresso nel Tempio (21 novembre), Incontro (2 febbraio), Annunciazione (25 marzo), Dormizione (15 agosto).
Il ciclo liturgico bizantino è fortemente segnato dall’aspetto cristologico. L'istituzione delle feste nel calendario bizantino non avviene per caso; essa si sviluppa come una totalità attorno al mistero pasquale di Cristo; la varietà delle feste: feste settimanali, feste annuali, feste del Signore, feste della Madre di Dio, feste dei santi, commemora­zioni, sono nate e si sviluppano attorno ai misteri di Cristo. Qui c'entra anche la dimensione temporale delle feste: queste non soltanto commemorano un fatto, ma lo fanno attuale: Cristo non ci ha salvati soltanto una volta, ma continua a salvarci: la Parola si incarna di nuovo per salvarci. Quindi anche il carattere cristocentrico delle feste della Madre di Dio; i titoli dati a Maria sono sempre in riferimento a Cristo: Colei che ha concepito la Saggezza e il Verbo di Dio... colei che ha nutrito col suo latte Colui che nutrisce l'universo... tabernacolo immacolato della vera luce... libro vivente di Cristo, sigillato col sigillo dello Spirito... trono, palazzo e sede del Re... Madre dell'Agnello e del Buon Pastore..., Madre di Dio (Theotokos). Le feste dei santi anche sottolineano l'opera di Cristo nei suoi servi, la configurazione di essi al loro modello. Tutte le feste bizantine, dunque, si rifanno al mistero pasquale e hanno, quindi, un carattere soteriologico, in riferimento all'Incarnazione di Cristo.
La Madre di Dio, oltre alle grandi feste a data fissa già accennate, viene commemorata anche settimanalmente nel giorno di mercoledì, ed ogni giorno nei diversi tropari theotokia in cui si canta il mistero di Maria nell’economia della redenzione. Nel ciclo mobile bizantino accenniamo in modo speciale al quinto sabato di Quaresima in cui viene celebrato l’inno Akathistos, cànone bizantino che lungo 24 parti canta la figura di Maria come Madre di Cristo Salvatore e Redentore.
Accenno anche ad un altro testo bizantino alla Madre di Dio, la Paraclisis, che è un altro cànone che si canta in diverse occasioni anche come ufficiatura e come preparazione alle grandi feste della Madre di Dio. L=ufficiatura della Paraclisis, dal termine greco che significa Asupplica@, Ainvocazione@, Aconsolazione@, è una preghiera della tradizione bizantina indirizzata alla Madre di Dio, preghiera che viene fatta nei monasteri, nelle parrocchie e anche dai singoli fedeli in momenti speciali di difficoltà o malattia, o anche in determinati periodi dell=anno liturgico, specialmente nella prima metà del mese di agosto, nella cosiddetta APiccola Quaresima della Madre di Dio@, cioè il periodo di 14 giorni che precede la solennità della Dormizione della Madre di Dio. Sono arrivate fino a noi due formule della Paraclisis: il Piccolo Cànone della Paraclisis, composto da un monaco di nome Teosterico all=inizio del IX secolo; e poi il Grande Cànone della Paraclisis, composto all=inizio del XIII secolo dall=imperatore Teodoro II. C=è anche un=altra tradizione che attribuisce questo testo a San Giovanni Damasceno. L=ufficiatura della Paraclisis ha come struttura quella del mattutino bizantino, con la riduzione di alcune delle sue parti. L=Oriente cristiano, fin dall=inizio, ha contemplato la Vergine sempre inscindibilmente inserita nel mistero del Verbo incarnato, nel mistero del suo Figlio. Questo lo si vede lungo le odi della Paraclisis; nei titoli dati a Maria: Madre di Dio; Vergine; Madre del Verbo incarnato; Vergine e Madre divina; titoli questi in rapporto alla sua divina maternità, oppure altri titoli legati alla sua funzione, luogo, nel mistero della redenzione: Potente interceditrice; baluardo inespugnabile; fonte di misericordia; rifugio del mondo; causa di letizia; fonte di incorruttibilità; torre di sicurezza; porta di penitenza. Maria, la Madre di Dio, accanto al Verbo incarnato; Maria, la Madre di Dio, accanto anche al mistero della Chiesa, al mistero dell=uomo.

La Madre di Dio nelle anafore bizantine.
La tradizione liturgica bizantina usa in modo abituale l’anafora di san Giovanni Crisostomo; poi dieci volte all’anno quella di san Basilio. Alcune Chiese bizantine il giorno 23 ottobre adoperano l’anafora di san Giacomo. Nella celebrazione della Divina Liturgia bizantina troviamo tre momenti in cui viene commemorata in modo speciale la Madre di Dio. In primo luogo nel rito della preparazione (protesi), nella disposizione del pane sulla patena, una commemorazione con un frammento di pane viene collocata alla destra dell’Agnello –il pane che verrà offerto nella celebrazione eucaristica. Maria è commemorata come Regina vestita con manto d’oro variopinto assisa alla destra dell’Agnello, del trono. Le altre commemorazioni vengono poi collocate a sinistra dell’Agnello –i santi-, e sotto –i vivi ed i defunti. In questa distribuzione l’icona risultante è quella dell’intera Chiesa radunata attorno all’Agnello sacrificato, con Maria alla sua destra. La seconda commemorazione della Madre di Dio è l’acclamazione dopo il canto della prima antifona nella liturgia dei catecumeni: Per le preghiere della Madre di Dio, Salvatore salvaci. Ancora in questa parte della liturgia, l’inno O Unigenito che racchiude in se stesso tutti i misteri della salvezza adoperati da Cristo, dà a Maria il titolo di Madre di Dio e sempre vergine. La terza commemorazione della Madre di Dio è all’interno dell’anafora al momento delle intercessioni, subito dopo l’epiclesi sui Santi Doni, collegando la discesa dello Spirito Santo per la santificazione dei Doni con la discesa nel seno di Maria all’Incarnazione del Verbo di Dio; il sacerdote invoca: In modo particolare per la Santissima, Immacolata, benedetta, gloriosa Signora nostra la Madre di Dio e sempre Vergine Maria. Inoltre a questi tre momenti, in ognuna delle litanie diaconali viene introdotta prima della conclusione dossologia una commemorazione della Madre di Dio. Nell’anafora di san Basilio, nell’orazione dopo il Santo e prima della narrazione dell’istituzione, nell’enumerazione dei fatti di salvezza troviamo due riferimenti a Maria come semprevergine da cui si incarnò e nacque il Verbo di Dio. Nell’anafora di san Giacomo, nell’orazione dopo il Santo, sempre nel contesto della narrazione dei fatti di salvezza adoperati da Dio in Cristo, troviamo un riferimento a Cristo Signore nostro e Figlio di Dio… che discese dai cieli e s’incarnò dallo Spirito Santo e da Maria sempre vergine e Madre di Dio. Alla fine della stessa anafora, e prima delle commemorazioni dei santi e dei defunti, il sacerdote per introdurre la commemorazione di Maria si serve del testo del vangelo di Luca: Ave, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta tra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, perché hai generato il Salvatore delle nostre anime; e riprende il testo comune con le altre due anafore: In modo particolare per la Santissima

Arch. P. Manuel Nin osb
Rettore
Pontificio Collegio Greco
Roma