martes, 7 de enero de 2014

Il periodo dell’Annunciazione nella tradizione Siro Occidentale.
Per portare gli uomini alla conoscenza del Signore…
            La Chiesa Siro Occidentale, chiamata anche Siro Antiochena, è una delle due grandi Chiese di tradizione siriaca –l’altra è la Chiesa Siro Orientale, chiamata anche Assira e Caldea-; ambedue queste Chiese hanno il loro origine nella sede patriarcale di Antiochia, e confessano la loro fede e celebrano la liturgia in lingua siriaca. La Chiesa Siro Occidentale, benché antiochena come patriarcato di fondazione, rimarrà profondamente segnata e dipendente dal pensiero cristologico ed esegetico della scuola alessandrina, soprattutto attraverso l’opera di Cirillo di Alessandria (+444), fatto che porterà questa Chiesa ad un rifiuto del concilio di Calcedonia (451). Oltre al grande padre di questa Chiesa, Sant’Efrem di Nisibi (+373), essa si riconosce anche nelle figure di Severo di Antiochia (+538), ed anche Giacomo Bar Addai (+578) che nel VI secolo organizza gerarchicamente questa Chiesa e ne consuma la separazione dalla Chiesa che rimarrà fedele a Calcedonia ed all’imperatore Giustiniano e che verrà chiamata Chiesa Melchita. Dal XVII secolo una parte della Chiesa Siro Occidentale entra in piena comunione con la Chiesa di Roma, e verrà chiamata Chiesa Siro Cattolica, mentre quella non in piena comunione con Roma verrà chiamata Siro Ortodossa oppure Giacobita.
La liturgia siro occidentale quindi è quella appartenente a queste due Chiese sorelle, ed anche alle Chiese Siro Malancaresi dell’India. L’anno o ciclo liturgico in questa tradizione ecclesiale inizia otto domeniche prima di Natale con due periodi indicati coi nomi rispettivamente di “Dedicazione –anche Consacrazione o Rinnovamento- della Chiesa” (due domeniche) e “Annunciazione” (6 domeniche). Per quanto riguarda le domeniche della Dedicazione, i temi che l’ufficiatura sottolinea sono molto simili e non formano che un unico mistero: l'inizio del cammino della Chiesa nella preghiera e nella lode, verso Cristo, Verbo di Dio, nel suo mistero di incarnazione, passione, morte e risurrezione. Un primo aspetto a sottolineare in queste due domeniche è la prefigurazione veterotestamentaria della Chiesa: “A te la lode, Gesù Cristo, roccia salda e inespugnabile su di cui è stata fondata la Santa Chiesa. Essa è prefigurata dalla roccia della quale Mosè fecce sgorgare mirabilmente dodici ruscelli per dare da bere all'ingrato Israele. Essa possiede i fiumi mistici dell'Eden che per la rettitudine della dottrina spande una bevanda divina... Non è appoggiata su colonne di bronzo o di ferro, ma sui profeti che hanno rivelato le cose segrete, sugli apostoli predicatori dei misteri e sui martiri che hanno seguito le orme di Cristo... Essa non si gloria di avere il candelabro delle sette braccia, ma il sole di giustizia e le stelle del mattino che sono i dottori ispirati dallo Spirito San­to…”. Un secondo aspetto è quello della Chiesa vista come fonte e luogo della luce e della verità; essa trasmette la vera fede, essa è il luogo dei sacramenti: “Chiesa Santa, sposa piena di luce, alzati e riceve i tuoi veri pastori che nel loro zelo hanno ricevuto la scienza divina... Fai ritornare coloro che si sono deviati dalla verità, compiaciti nell'Agnello di Dio così come ti è stato tramandato dagli Apostoli e dai Padri santi, e allontana da te colui che abbandona la vera fede. Questa Chiesa Davide la cantava, questa figlia del re, adornata non in modo figurato, come la tenda di Mosè, ma dal mantello splendido della fede, il battesimo, i doni dello Spirito Santo, il santo Altare e il sangue dell'Agnello senza macchia, suo sposo, Re dei re, e dalle stelle che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo...”.
Le sei domeniche dell’Annunciazione –anche la tradizione ambrosiana conta con sei domeniche di Avvento, mentre che la tradizione romana ne ha quattro-, contemplano la preparazione e l’annuncio della salvezza che avviene nell’Incarnazione del Verbo eterno di Dio, e lo fanno attraverso la proclamazione di sei pericope evangeliche che danno anche il nome ad ognuna delle domeniche. 1. Annunciazione a Zaccaria (1,1-25); i testi di questa domenica contemplano le promesse fatte da Dio, e che troveranno adempimento lungo le diverse annunciazioni delle domeniche successive, per mettere in luce anche il progresso del cristiano nella conoscenza del mistero di Dio: “Lode a te, Cristo Dio nostro. Tu hai manifestato chiaramen­te alla tua Chiesa santa il mistero della tua economia e la realtà della tua venuta che ci riempie di gioia. Essa ci ha liberati dalla schiavitù del peccato e per la tua miseri­cordia ci ha fatti figli tuoi”. 2. Annunciazione a Maria (Lc 1,26-38). Questa domenica mette in risalto la realtà dell’Incarnazione del Verbo di Dio: “Lode al Messia, Figlio eterno, senza principio. Dalla sua volontà, per la nostra salvezza, venne ad abitare nel grembo della Vergine, per la voce del capo degli angeli, per volontà di suo Padre e per opera dello Spirito Santo. Senza cambiamento, incarnato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, è apparso come uomo nel mondo, facendo della terra un secondo cielo…. Noi ti lodiamo o Dio eccelso che abiti in una luce inaccessibile…; …in questo giorno noi diciamo a Maria, madre del nostro Signore: noi ti salutiamo, piena di grazia, il Signore è con te... noi ti salutiamo, piena di grazia, madre del Creatore del mondo intero;... noi ti salutiamo vello benedetto che hai accolto il Verbo di Dio come la rugiada;... noi ti salutiamo, collina sacra da dove si è staccata la roccia senza intervento umano;... noi ti salutiamo, dolce colomba, poiché il tuo Creatore ha cre­sciuto nel tuo seno, come un bambino; noi ti salutiamo, luce di coloro che siedono nelle tenebre e nell'ombra della morte... noi ti salutiamo, bella tra le donne, piena dei favori divini...”. Questa preghiera del vespro mette in evidenza tutti i titoli legati alla realtà cristologica della maternità di Maria. 3. Visitazione ad Elisabetta (Lc 1,39-56); i testi dell’ufficiatura fanno ancora progredire la Chiesa nella compren­sione del mistero dell'economia divina: “Elisabetta esclamò: Con quali parole potrò proclamare perfettamente la gloria dei misteri che si compiono in te? Per te viene cancellato il documento che Eva nostra madre aveva scritto, per te finisce la maledizione... Per questo io adoro il tuo grembo, e a colui che vi abita io dico: Dio dei nostri padri che ti sei manifestato a noi, benedetto per sempre”. 4. Nascita di Giovanni Battista, (Lc 1,56-70): “Quando arrivò per il Verbo il tempo della sua manifestazio­ne, una parola fu mandata per una nascita, come è stato detto: dà un frutto a colei che era avanzata negli anni e rallegra la sua attesa; è gioia alla madre che partorisce un frutto desiderabile e desiderato”. I testi sottolineano come la nascita di Giovanni diventa motivo di gioia e preannuncio della nascita di Cristo; notiamo anche il contrasto, tipico nella lingua siriaca, tra i due termini sinonimi: verbo e parola. 5. Annunciazione a Giuseppe, chiamata anche domenica del sogno, (Mt 1,18-25); il dubbio di Giuseppe viene a sottolineare il mistero nascosto nell'economia di Dio; i testi sottolineano sopratutto la virginità di Maria. 6. Domenica della genealogia di nostro Signore Gesù Cristo (Mt 1,1-17): “Lode a Dio, Verbo eterno, che è nato dalla Vergine senza cambiamento di natura. E` nato come uomo senza perdere la sua divinità; fu avvolto in panni e succhiò il latte come i bambini. La sua nascita riempì di gioia le altezze e le profondità... Figlio del Padre, Verbo eterno, nato dalla sua sostanza prima dei secoli, dei tempi e delle generazio­ni; te che sei al di là di qualsiasi ragionamento umano, hai voluto nascere dalla Vergine pura non sposata a causa del tuo grande amore per la nostra razza umana... Tu sei nato nell'umile Betlemme, te che riempi i cieli; hai voluto dormire in una miserabile grotta, tu che avanzi sui cheru­bini... hai voluto essere avvolto in panni, tu che riempi la terra dei colori diversi e hai messo nel cielo le stelle...”. Questo testo dell’ufficiatura del vespro dell’ultima domenica di questo periodo dell’Annunciazione” riassume tutta la professione di fede della Chiesa Siro Occidentale, un testo molto simile ad altri testi dogmatici delle tradizioni orientali, recepiti nella celebrazione della liturgia.

P. Manuel Nin osb
Pontificio Collegio Greco


Hai fatto della terra
un secondo cielo

di Manuel Nin
Nella tradizione siro-occidentale (o antiochena) l'anno liturgico inizia otto domeniche prima di Natale, un tempo che viene diviso in due periodi:  Dedicazione (o consacrazione, o rinnovamento) della Chiesa (due domeniche) e Annunciazione (sei domeniche). Nelle prime i temi sono molto simili e formano l'unico mistero dell'inizio del cammino della Chiesa, nella preghiera e nella lode, verso Cristo. Un aspetto è la prefigurazione veterotestamentaria della Chiesa:  "A te la lode, Gesù Cristo, roccia salda e inespugnabile su di cui è stata fondata la santa Chiesa. Essa è prefigurata dalla roccia dalla quale Mosè fece sgorgare mirabilmente dodici ruscelli per dare da bere all'ingrato Israele. Essa possiede i fiumi mistici dell'Eden che per la rettitudine della dottrina spande una bevanda divina. Non è appoggiata su colonne di bronzo o di ferro, ma sui profeti che hanno rivelato le cose segrete, sugli apostoli predicatori dei misteri e sui martiri che hanno seguito le orme di Cristo. Essa non si gloria di avere il candelabro delle sette braccia, ma il sole di giustizia e le stelle del mattino che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo".

La Chiesa è poi vista come fonte e luogo della luce e della verità, che trasmette la vera fede ed è il luogo dei sacramenti:  "Chiesa santa, sposa piena di luce, alzati e ricevi i tuoi veri pastori che nel loro zelo hanno ricevuto la scienza divina. Fai ritornare coloro che si sono deviati dalla verità, compiaciti nell'Agnello di Dio così come ti è stato tramandato dagli Apostoli e dai Padri santi, e allontana da te colui che abbandona la vera fede. Questa Chiesa Davide la cantava, questa figlia del re, adornata non in modo figurato come la tenda di Mosè, ma dal mantello splendido della fede, il battesimo, i doni dello Spirito Santo, il santo altare e il sangue dell'Agnello senza macchia, suo sposo, re dei re, e dalle stelle che sono i dottori ispirati dallo Spirito Santo".
Le sei domeniche dell'Annunciazione - anche la tradizione ambrosiana conta sei domeniche di Avvento, mentre la tradizione romana ne ha quattro - contemplano la preparazione e l'annuncio della salvezza che avviene nell'incarnazione del Verbo eterno di Dio attraverso sei pericopi evangeliche che danno il nome a ognuna delle domeniche. Così, i testi della prima domenica, dell'annunciazione a Zaccaria, presentano le promesse fatte da Dio, che troveranno adempimento nelle diverse annunciazioni delle domeniche successive, mettendo in luce anche il progresso del cristiano nella conoscenza del mistero divino.
L'annunciazione a Maria, nella seconda domenica, sottolinea la realtà dell'incarnazione del Verbo e i titoli cristologici della maternità di Maria:  "Senza cambiamento, incarnato dalla Vergine e dallo Spirito Santo, è apparso come uomo nel mondo, facendo della terra un secondo cielo. Noi ti salutiamo, piena di grazia, madre del Creatore del mondo intero; noi ti salutiamo vello benedetto che hai accolto il Verbo di Dio come la rugiada; noi ti salutiamo, collina sacra da dove si è staccata la roccia senza intervento umano; noi ti salutiamo, dolce colomba, poiché il tuo Creatore è cresciuto nel tuo seno, come un bambino; noi ti salutiamo, luce di coloro che siedono nelle tenebre e nell'ombra della morte".
Nella terza domenica, della Visitazione, progredisce la comprensione dell'economia divina:  "Elisabetta esclamò:  Con quali parole potrò proclamare perfettamente la gloria dei misteri che si compiono in te? Per te viene cancellato il documento che Eva nostra madre aveva scritto, per te finisce la maledizione. Per questo io adoro il tuo grembo, e a colui che vi abita io dico:  Dio dei nostri padri che ti sei manifestato a noi, benedetto per sempre".
La nascita di Giovanni Battista, celebrata nella quarta domenica, diventa motivo di gioia e preannuncio della nascita di Cristo, nel contrasto, tipico del siriaco, tra due sinonimi come verbo e parola:  "Quando arrivò per il Verbo il tempo della sua manifestazione, una parola fu mandata per una nascita, come è stato detto:  dà un frutto a colei che era avanzata negli anni e rallegra la sua attesa; è gioia alla madre che partorisce un frutto desiderabile e desiderato".
Nella quinta domenica, dell'annunciazione a Giuseppe (o domenica del sogno), il dubbio di Giuseppe sottolinea il mistero nascosto e soprattutto la verginità di Maria. Viene infine la sesta domenica, della genealogia del Signore:  "È nato come uomo senza perdere la sua divinità; fu avvolto in panni e succhiò il latte come i bambini. Figlio del Padre, Verbo eterno, nato dalla sua sostanza prima dei secoli, dei tempi e delle generazioni; te che sei al di là di qualsiasi ragionamento umano, hai voluto nascere dalla Vergine pura non sposata a causa del tuo grande amore per la nostra razza umana. Tu sei nato nell'umile Betlemme, te che riempi i cieli; hai voluto dormire in una miserabile grotta, tu che avanzi sui cherubini, hai voluto essere avvolto in panni, tu che riempi la terra dei colori diversi e hai messo nel cielo le stelle".

P. Manuel Nin osb
Pontificio Collegio Greco

(©L'Osservatore Romano - 29 novembre 2009)