miércoles, 11 de diciembre de 2013

Maria ai piedi della Croce nella tradizione bizantina
Madre sposa di Dio, noi ti magnifi­chia­mo
          La tradizione bizantina durante la Grande Quaresima celebra la Divina Liturgia soltanto la domenica ed il sabato. Nei giorni settimanali celebra le diverse ufficiature delle ore. In esse troviamo dei tropari, chiamati theotokia, che appunto sono dedicati alla Madre di Dio, dove per bocca di Maria si esprime senz´altro il suo dolore ai piedi della croce del Figlio, ma in lei si manifesta il dolore sì ma soprattutto la fede di tutta la Chiesa. Vorrei mettere in luce i diversi aspetti teologici che troviamo in alcuni di questi theotokia.
     In primo luogo i testi ci presentano la meraviglia ed il dolore di Maria di fronte alla crocifissione del Figlio. E' il dolore della madre che si unisce a quello di tutta la creazione: ˝…tutto il creato trasmutava e si contraeva scuotendosi… E la pura Vergine, tua Madre, dolente a te gridava: Ahimè, Figlio mio, dolcissimo mio Salvatore, che cos´e mai questo spettacolo nuovo, straordinario e strano?˝ Ci troviamo di fronte ad espressioni molto umane ed anche commoventi da parte di Maria come: ˝dolcissimo mio Salvatore˝; ed in alcuni tropari assistiamo addirittura ad un dialogo tra Maria e Cristo: ˝Figlio amatissimo, che spettacolo inaudito vedo mai? Ed egli a lei: Madre immacolata, ciò si rivelerà vita per tutto il mondo˝. Il dolore e lo sgomento della Madre mete in luce il contrasto tra Cristo datore di vita e coloro che diventano datori di morte: ˝Come dunque il popolo configge alla croce te, il solo datore di vita, la mia dolcissima luce?˝. Uno dei theotokia della terza domenica di Quaresima, che è dedicata precisamente alla santa Croce, riassume la fede cristiana a partire da espressioni fortemente contrastanti: ˝ Oggi colui che per essenza è inaccessibile, diventa per me accessibile, e soffre la passione per liberare me dalle passioni; colui che dà la luce ai ciechi, riceve sputi da labbra inique e, per i prigionieri, offre le spalle ai flagelli. Vedendolo sulla croce, la pura Vergine e Madre dolorosamente diceva: …Figlio mio…Tu, splendido di bellezza piú di tutti i mortali, appari senza respiro, sfigurato, senza piú forma né bellezza!. mia luce! Non posso vederti addormentato, sono ferite le mie viscere e una dura spada mi trapassa il cuore˝. Le acclamazioni e le domande di Maria ai piedi della croce diventano la professione di fede della Chiesa stessa: ˝...perché non reggo al vederti pendere dal legno, tu, Creatore e Dio di fronte al quale trema l´universo…˝. ˝O Figlio mio, coeterno al Padre e allo Spirito, che e mai questa tua ineffabile economia, per la quale hai salvato la creatura plasmata dalle tue mani immacolate?˝. La fede cristiana, formulata nei primi grandi concili ecumenici, la troviamo riassunta in questi tropari e professata da Maria e dalla Chiesa stessa: ˝Colei che alla fine dei tempi ti ha partorito, o Cristo, vedendo pendere dalla croce te, generato dal Padre che non ha principio, gridava: …Gesú amatissi­mo! Com’è possibile che tu, glorificato come Dio dagli angeli, sia ora volontariamente crocifisso, o Figlio, da iniqui mortali? ...Come ti vide innalzato sulla croce, la tua Madre immacolata, o Verbo di Dio, maternamente gemendo diceva: Che è dunque, Figlio mio, questo spettacolo nuovo e strano? Come dunque sei nella morte tu, vita dell’universo?˝ Tutta l´economia della salvezza adoperata da Cristo si trova quindi riassunta in questi tropari: ˝Vedendo pendere dal legno fra due malfattori colui che dal tuo sangue puro ha ricevuto un corpo, e che oltre ogni pensiero, da te, o venerabile, è stato parto­rito, tu maternamente gemen­do, gridavi: …Figlio mio, che è mai questa tua divina e ineffabile economia, con cui hai dato vita alla crea­tura da te plasmata?˝. Maria viene anche presentata nella sua verginità come ignara di nozze, come colei che partorisce senza concorso d´uomo. Maria, la Chiesa, ai piedi della croce piangono colui che volontariamente è salito su di essa, colui che veramente è Dio e uomo, il Verbo incarnato: ˝O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapassò la tua anima santissima quando vede­sti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifis­so… Di fronte alla passione del Figlio, la pura, gemendo dolorosamente, innalzava con grida questo lamento: …Come hanno potuto conse­gnarti al giudizio di Pilato te che incessantemente gli angeli glorificano con inni? Inneggio, o Verbo, alla tua grande e inesprimibile compassione!˝. Come conseguenza ne scaturisce il pianto di Maria sul Cristo morto, datore di vita; pianto che troveremo sviluppato nei testi del Sabato Santo. Questi theotokia insistono ancora sulla morte di Cristo volontariamente sulla croce: ˝La Vergine Madre tua, o Cristo, vedendoti morto, disteso sul legno, nel pianto gridava: Che e, Figlio mio, questo terribile mistero? Come tu che doni la vita eterna a tutti, muori volontariamente in croce?... Vedendoti esteso morto sulla croce, la Madre tua gridava: O Figlio mio, coeterno al Padre e allo Spirito, che e mai questa tua ineffabile economia…?˝
          Un altro aspetto rilevante di questi testi liturgici è il parallelo che essi fanno tra Cristo e Maria, a partire dai titoli di "agnello" ed "agnella". Questo e un tema che la liturgia bizantina riprende largamente nei testi della Settimana Santa: ˝Quando l´agnella vide te, il suo agnello, appeso in mezzo a due malfattori, tra lacrime esclamava…˝. ˝Vedendo te, o Verbo, crocifisso con i ladroni, quale agnello paziente, trafitto al fianco dalla lancia, l´agnella, come madre esclamava: …come può una tomba ricoprire il Dio incircoscrivibile…?˝. ˝Vedendo te, pastore immacolato, appeso al legno, l´agnella gemendo come madre gridava: A morte ti hanno consegnato… in cambio della nube distesa per il passaggio del tuo popolo… Colei che non ha sposo resta senza il Figlio…˝  
          Può sorprendere in alcuni di questi tropari l´insistenza nelle non doglie, il non dolore, nel parto di Maria. Non si tratta di espressioni che potrebbero far pensare a una sorta di docetismo, bensì sono dei testi che si soffermano nel contrasto tra le non doglie, cioè la gioia del parto di Maria da una parte, ed il suo dolore nella crocifissione di Cristo dall´altra; la nascita di Cristo fu per Maria un motivo di gioia, mentre che la sua crocifissione ne fu di dolore. In qualche modo sono dei testi che mettono in parallelo due icone, quella di Maria nella nascita di Cristo, e quella di Maria ai piedi della croce di Cristo: ˝Che e questo fatto prodigioso e inusitato? Cosi la Vergine gridava al Signore come madre: le doglie che non ho conosciuto nel partorirti, o Figlio, raggiungono penetranti il mio cuore…˝.
          Maria infine, come la Chiesa stessa, diventa interceditrice ai piedi della croce: ˝O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapasso la tua anima santissima quando vedesti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifisso: non cessare di supplicarlo, o benedetta, perche in questo tempo di digiuno ci doni il perdono delle colpe˝.

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco


Madre sposa di Dio
noi ti magnifichiamo

di Manuel Nin
In quaresima la tradizione bizantina celebra la Divina liturgia soltanto la domenica e il sabato. Nelle diverse ufficiature delle ore troviamo dei tropari chiamati theotòkia, dedicati appunto alla Madre di Dio (theotòkos), dove si esprime il suo dolore ai piedi della croce, insieme al dolore ma soprattutto alla fede di tutta la Chiesa.

I testi presentano la meraviglia di Maria di fronte alla crocifissione del Figlio. È il dolore della madre che si unisce a quello di tutta la creazione:  "Tutto il creato trasmutava e si contraeva scuotendosi. E la pura Vergine, tua Madre, dolente a te gridava:  Ahimè, Figlio mio, dolcissimo mio Salvatore, che cos'è mai questo spettacolo nuovo, straordinario e strano?". In alcuni tropari assistiamo addirittura a un dialogo tra Maria e Cristo:  "Figlio amatissimo, che spettacolo inaudito vedo mai? Ed egli a lei:  Madre immacolata, ciò si rivelerà vita per tutto il mondo".
Il dolore e lo sgomento della Madre mettono in luce il contrasto tra Cristo datore di vita e coloro che danno la morte:  "Come dunque il popolo inchioda alla croce te, il solo datore di vita, la mia dolcissima luce?". Uno dei theotòkia della terza domenica di Quaresima, dedicata alla santa Croce, riassume la fede cristiana:  "Oggi colui che per essenza è inaccessibile, diventa per me accessibile, e soffre la passione per liberare me dalle passioni; colui che dà la luce ai ciechi, riceve sputi da labbra inique e, per i prigionieri, offre le spalle ai flagelli. Vedendolo sulla croce, la pura Vergine e Madre dolorosamente diceva:  Figlio mio, tu, splendido di bellezza più di tutti i mortali, appari senza respiro, sfigurato, senza più forma né bellezza! Mia luce! Non posso vederti addormentato, sono ferite le mie viscere e una dura spada mi trapassa il cuore".
Le domande di Maria ai piedi della croce diventano la professione di fede della Chiesa:  "Perché non reggo al vederti pendere dal legno, tu, Creatore e Dio di fronte al quale trema l'universo?". "O Figlio mio, coeterno al Padre e allo Spirito, che è mai questa tua ineffabile economia, per la quale hai salvato la creatura plasmata dalle tue mani immacolate?". La fede cristiana, formulata nei primi grandi concili ecumenici, è riassunta in questi tropari:  "Colei che alla fine dei tempi ti ha partorito, o Cristo, vedendo pendere dalla croce te, generato dal Padre che non ha principio, gridava:  Gesù amatissimo! Com'è possibile che tu, glorificato come Dio dagli angeli, sia ora volontariamente crocifisso, o Figlio, da iniqui mortali? Come ti vide innalzato sulla croce, la tua Madre immacolata, o Verbo di Dio, maternamente gemendo diceva:  Che è dunque, Figlio mio, questo spettacolo nuovo e strano? Come dunque sei nella morte tu, vita dell'universo?".
Maria e la Chiesa ai piedi della croce piangono colui che volontariamente è salito su di essa, colui che veramente è Dio e uomo, il Verbo incarnato:  "O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapassò la tua anima santissima quando vedesti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifisso. Di fronte alla passione del Figlio, la pura, gemendo dolorosamente, innalzava con grida questo lamento:  Come hanno potuto consegnarti al giudizio di Pilato te che incessantemente gli angeli glorificano con inni? Inneggio, o Verbo, alla tua grande e inesprimibile compassione!". I theotòkia insistono sulla morte volontaria di Cristo sulla croce:  "La Vergine Madre tua, o Cristo, vedendoti morto, disteso sul legno, nel pianto gridava:  Che è, Figlio mio, questo terribile mistero? Come tu che doni la vita eterna a tutti, muori volontariamente in croce?".
Un altro aspetto rilevante di questi testi liturgici è il parallelo stabilito tra Cristo e Maria, l'"agnello" e l'"agnella", un tema che la liturgia bizantina riprende nei testi della Settimana Santa:  "Vedendo te, o Verbo, crocifisso con i ladroni, quale agnello paziente, trafitto al fianco dalla lancia, l'agnella come madre esclamava:  Come può una tomba ricoprire il Dio incircoscrivibile? Vedendo te, pastore immacolato, appeso al legno, l'agnella gemendo come madre gridava:  A morte ti hanno consegnato, in cambio della nube distesa per il passaggio del tuo popolo. Colei che non ha sposo resta senza il Figlio".
Può sorprendere in alcuni tropari l'insistenza sul parto indolore di Maria, ma sono testi che si soffermano sul contrasto tra la gioia del parto di Maria e il suo dolore per la crocifissione, e in qualche modo mettono in parallelo due icone, quella della nascita di Cristo e quella di Maria ai piedi della croce di Cristo:  "Che è questo fatto prodigioso e inusitato? Così la Vergine gridava al Signore come madre:  le doglie che non ho conosciuto nel partorirti, o Figlio, raggiungono penetranti il mio cuore".
Maria infine, come la Chiesa, intercede ai piedi della croce:  "O Vergine tutta immacolata, Madre del Cristo Dio, una spada trapassò la tua anima santissima quando vedesti il tuo Figlio e Dio volontariamente crocifisso:  non cessare di supplicarlo, o benedetta,  perché  in  questo  tempo di  digiuno  ci  doni  il  perdono  delle colpe".

P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco

(©L'Osservatore Romano - 7 marzo 2010)