miércoles, 23 de abril de 2014

La natività di San Giovanni Battista nella tradizione Siro Occidentale.
Una stella che si leva prima del Sole di giustizia…
            La figura del profeta e araldo Giovanni Battista è molto celebrata nella tradizione liturgica siro occidentale. Come di Cristo e della Madre di Dio, la liturgia ne celebra la concezione il 23 settembre, la nascita il 24 giugno, e la morte (il martirio, la decollazione) il 29 agosto. Ancora nelle sei domeniche del periodo pre natalizio, all'inizio del ciclo liturgico chiamato nella tradizione siro occidentale periodo del Subbara o delle Annunciazioni, due domeniche sono dedicate a Giovanni: la prima, in cui si celebra l'annunciazione a Zaccaria, e la quarta con la celebrazione della nascita del Battista. Inoltre Giovanni viene celebrato il 7 gennaio, immediatamente dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno dopo una grande festa celebrano il personaggio per mezzo di cui Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. Le tre celebrazioni sopra indicate, la concezione, la nascita e la morte) mettono il Battista come in parallelo con Cristo stesso e con la Madre di Dio.
            La liturgia siro occidentale, nella festa della nascita del Battista contempla a lungo i diversi titoli che gli vengono dati: "Voce vera, seminata nel grembo di una sterile; grande profeta, intercessore…; virgulto desiderato germogliato in un campo assettato; mattino gioioso che annunci il giorno glorioso; luna transitoria che glorifichi il sole eterno…; sacerdote terrestre che hai svelato il mistero del grande sacerdote celeste…". I testi ancora mettono in luce il parallelo e allo stesso tempo la contrapposizione tra i termini voce, silenzio e parola: "Un angelo annunciò il tuo concepimento e il silenzio legò la lingua di tuo padre; voce vera, intercessore dotato di parola per diventare segno della Voce risuonante che ammutolisce nel grembo della Vergine". I testi dell'ufficiatura notturna della festa della nascita del Battista, soprattutto quelli attribuiti a sant'Efrem mettono a confronto le due figure di Cristo e del Battista sin dal loro concepimento fino al battesimo nel Giordano: "Terribile per Giovanni che temeva di sciogliere i suoi sandali; amabile per i peccatori che baciarono i suoi piedi… Grazie alla forza del suo dono Giovanni ne fu capace: un terrestre battezzò il celeste". Con la sua predicazione sul Cristo e lo stesso battesimo nel Giordano, Giovanni diventa testimone dell'incarnazione di Cristo: "Nelle altezze e nelle profondità due araldi ebbe il Figlio: la stella lucente gridò di giubilo nell'alto e Giovanni annunciò dal basso…". La stella e Giovanni quindi diventano annunciatori della divinità e dell'umanità di Cristo: "Chi lo riteneva solo terrestre, la stella lucente lo convinceva che egli è celeste. E chi lo riteneva solo spirituale, era Giovanni a convincere che egli è anche corporeo". E sempre Efrem in un altro degli inni dell'ufficiatura riprende il parallelo tra gli annunciatori e l'annunciato: "Una coppia di araldi hanno espresso la qualità dell'Unigenito. La stella e Giovanni: il primo l'astro levante, il secondo la voce. Anche l'annunciato è Verbo e Luce; la voce e il raggio lo hanno servito…". Ancora i testi liturgici mettono in parallelo la visitazione di Maria a Elisabetta con il battesimo di Cristo nel Giordano da Giovanni: "Si avvicinò Giovanni assieme ai suoi genitori e adorò il Figlio, e un bagliore si posò sul suo volto. Non fece capriole come quand'era nell'utero. Qui adora e là aveva esultato".
            Il concepimento del Battista all'inizio dell'autunno quando la notte si allunga, e quello di Cristo all'inizio della primavera quando è il giorno a crescere vengono messi in parallelo da Efrem nella stessa linea simbolica adoperata con il raggio e la luce, la voce e la parola: "Anche il tipo del tuo concepimento, Rabbuli, e quello di Giovanni, tuo araldo, il simbolo del vostro concepimento e della vostra nascita è raffigurato e svelato nella luce e nella tenebra… Il concepimento di Giovanni avvenne in Tishri, quando la tenebra va all'assalto. Il tuo concepimento avvenne nel Nissan, quando la luce prende a regnare sulla tenebra e la soggioga".
            L'icona che proponiamo è quella del battesimo di Cristo, del XI secolo, che si trova nel monastero di nostra Signora di Kaftoun, in libano. Cristo nel bel mezzo dell'icona, immerso nel Giordano è battezzato da Giovanni; a sinistra Giovanni che battezza immergendo Cristo ed imponendogli la mano; a destra dell'immagine appare una schiera di sei angeli. Dall'altro scendono su Cristo tre raggi con la figura di una colomba in mezzo ad essi. Ai lati dell'immagine in alto troviamo nella parte destra il profeta Isaia con un rotolo spiegato in mano, con un testo scritto in siriaco con tre brani diversi presi dallo stesso profeta: 1,16: "Lavatevi, purificatevi, togliete il male dalle vostre azioni davanti ai miei occhi"; 55,1: "O voi assetati venite all'acqua"; 12,3: "Attingete acqua con gioia alle fonti della salvezza". Sempre in'alto a sinistra si vede il re Davide con un'altro rotolo scritto questa volta in arabo con due versetti presi dal salmo 113,3: "Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro…", e dal salmo 76,17: "Ti videro le acque o Dio, ti videro e ne furono sconvolte…".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore Romano - 24 giugno 2010)



Una stella che si leva
prima del sole di giustizia

di Manuel Nin
La figura del profeta e araldo Giovanni Battista è molto celebrata nella tradizione liturgica siro-occidentale. Come di Cristo e della Madre di Dio, la liturgia ne celebra la concezione il 23 settembre, la nascita il 24 giugno e la decollazione il 29 agosto. Ancora, nelle sei domeniche del periodo prenatalizio, all'inizio del ciclo liturgico chiamato del Subbara o delle Annunciazioni, due sono dedicate a Giovanni:  nella prima si celebra l'annuncio a Zaccaria e nella quarta la nascita del Battista. Inoltre Giovanni viene celebrato il 7 gennaio, subito dopo la festa del Battesimo di Cristo, secondo la prassi delle liturgie orientali che il giorno dopo una grande festa ricordano il personaggio per mezzo del quale Dio porta a termine il suo mistero di salvezza. Le tre celebrazioni della concezione, della nascita e della morte mettono il Battista in parallelo con Cristo stesso e con la Madre di Dio.
Nella festa della nascita del Battista la liturgia siro-occidentale enumera i titoli che gli vengono dati:  "Voce vera, seminata nel grembo di una sterile; grande profeta, intercessore; virgulto desiderato, germogliato in un campo assetato; mattino gioioso che annunci il giorno glorioso; luna transitoria che glorifichi il sole eterno; sacerdote terrestre che hai svelato il mistero del grande sacerdote celeste". I testi mettono in luce il parallelo e la contrapposizione tra voce, silenzio e parola:  "Un angelo annunciò il tuo concepimento e il silenzio legò la lingua di tuo padre; voce vera, intercessore dotato di parola per diventare segno della voce risuonante che ammutolisce nel grembo della Vergine". 
I testi dell'ufficiatura notturna, soprattutto quelli attribuiti a sant'Efrem, mettono a confronto Cristo e il Battista dal loro concepimento fino al battesimo nel Giordano:  "Terribile per Giovanni che temeva di sciogliere i suoi sandali; amabile per i peccatori che baciarono i suoi piedi. Grazie alla forza del suo dono Giovanni ne fu capace:  un terrestre battezzò il celeste". Con la sua predicazione e il battesimo nel Giordano, Giovanni diventa testimone dell'incarnazione di Cristo:  "Nelle altezze e nelle profondità due araldi ebbe il Figlio:  la stella lucente gridò di giubilo nell'alto e Giovanni annunciò dal basso". La stella e Giovanni, quindi, annunciano la divinità e l'umanità di Cristo:  "Chi lo riteneva solo terrestre, la stella lucente lo convinceva che egli è celeste. E chi lo riteneva solo spirituale, era Giovanni a convincere che egli è anche corporeo". 
In un altro inno Efrem riprende il parallelo tra gli annunciatori e l'annunciato:  "Una coppia di araldi hanno espresso la qualità dell'unigenito, la stella e Giovanni:  il primo l'astro levante, il secondo la voce. Anche l'annunciato è parola e luce; la voce e il raggio lo hanno servito". Ancora i testi liturgici accostano la visitazione di Maria a Elisabetta al battesimo di Cristo:  "Si avvicinò Giovanni assieme ai suoi genitori e adorò il Figlio, e un bagliore si posò sul suo volto. Non fece capriole come quand'era nell'utero. Qui adora e là aveva esultato".
Il concepimento del Battista all'inizio dell'autunno quando la notte si allunga, e quello di Cristo all'inizio della primavera quando è il giorno a crescere vengono messi in parallelo da Efrem nella stessa linea simbolica adoperata con il raggio e la luce, la voce e la parola:  "Anche il tipo del tuo concepimento, rabbuli ("maestro mio"), e di quello di Giovanni, tuo araldo, il simbolo del vostro concepimento e della vostra nascita, è raffigurato e svelato nella luce e nella tenebra. Il concepimento di Giovanni avvenne nel mese di tishri, quando la tenebra va all'assalto. Il tuo concepimento avvenne nel mese di nisan, quando la luce prende a regnare sulla tenebra e la soggioga".
Nell'icona del battesimo di Cristo, appare una schiera di sei angeli. Dall'alto scendono su Gesù tre raggi con al centro una colomba. In alto a destra sta il profeta Isaia con in mano un rotolo, con tre brani del suo libro in siriaco:  "Lavatevi, purificatevi, togliete il male dalle vostre azioni davanti ai miei occhi" (1, 16); "O voi assetati venite all'acqua" (55, 1); "Attingete acqua con gioia alle fonti della salvezza" (12, 3). A sinistra il re Davide regge invece un rotolo in arabo con due versetti del salterio (113, 3, e 76, 17):  "Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro", e "Ti videro le acque o Dio, ti videro e ne furono sconvolte".


P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
(©L'Osservatore Romano - 24 giugno 2010)