martes, 5 de marzo de 2013


Tradizione liturgica siro-maronita.
Bibliografia.
Dib, P., Histoire de l’Eglise Maronite, Beyrouth 1962 ; Id., Etude sur la liturgie maronite, Paris 1919 ; Doumith, M., Marie dans la liturgie syro-maronite, in Maria 1 (1949) 327-340 ; Gharib, G., Testi Mariani del Primo Millennio, 4. Padri ed altri autori orientali, Roma 1991, pp. 441-534; Hänggi, A.-Pahl, I., Prex Eucharistica. Textus e variis liturgiis antiquioribus selecti. Éditions Universitaires, Fribourg 1968, pp. 410-420 ; Hayek, M., Maronite (Eglise), in Dictionnaire de Spiritualité 10, 631-644 ; Id., Liturgie maronite. Histoire et textes eucharistiques, Paris 1964 ; Sfeir, N.P., Maria nella Chiesa Maronita, Roma 1972.

La liturgia della Chiesa Maronita è di stampo antiocheno, legata strettamente alla tradizione siro-occidentale, soprattutto per quanto riguarda l’anno liturgico; per questo rimandiamo a quanto detto sopra sulla tradizione siro-occidentale. La tradizione maronita, comunque, ha aggiunto la celebrazione di tre mesi dedicati specialmente alla Madre di Dio: agosto, collegato alla festa della Dormizione il giorno 15; maggio ed ottobre, entrati per influsso della Chiesa latina.
Nella tradizione maronita Maria è invocata sempre come colei che intercede per il suo popolo presso il suo Figlio. Due aspetti sono particolarmente presenti: la divina maternità di Maria e la sua verginità.

La Madre di Dio nelle anafore maronite.
La tradizione maronita tramanda una quindicina di anafore per la celebrazione dei Santi Misteri. La Madre di Dio vi occupa un posto importante, sia nelle parti comuni della celebrazione, sia nelle anafore e nelle litanie diaconali. Essa viene invocata come protettrice, interceditrice, sostegno dei fedeli. Nelle preghiere che precedono l’anafora Maria viene invocata con delle immagini prese molte dall’Antico Testamento: Madre dell’Onnipotente… Madre dell’Antico che precede il sole… Madre del Vasaio che formò Adamo dalla terra… Madre del Pittore che disegnò Eva e la diede ad Adamo….
All’interno delle anafore, Maria viene commemorata dopo l’epiclesi, assieme ai santi, ai martiri, agli apostoli. Nelle litanie diaconali, inoltre, Maria viene invocata ripetutamente col titolo di Figlia di Davide.

Tradizione liturgica copta.
Bibliografia.
Aranda, G., Maria y la predicacion del Evangelio. Alcunos rasgos de la literatura apocrifa copta, in Estudios Marianos 46 (1981) 161-176; Brackmann, H., La "Mystagogie" de la liturgie alexandrine et copte, in Mystagogie: pensée liturgique d'aujourd'hui et liturgie ancienne, conférences Saint-Serge, XXXIX Semaine d'Etudes Liturgiques, Paris 1992, BEL subsidia 70, Roma 1993, pp. 55-66 ; Gharib, G., Maria nella Chiesa copta, in Nuovo Dizionario di Mariologia, 1036-1038; Id., Testi Mariani del Primo Millennio, 4. Padri ed altri autori orientali, Roma 1991, pp. 665-832; Giamberardini, G., Il culto mariano in Egitto, 3 voll., Jerusa­lem 1975-1978 ; Hänggi, A.-Pahl, I., Prex Eucharistica. Textus e variis liturgiis antiquioribus selecti. Éditions Universitaires, Fribourg 1968, pp. 134-141 ; Jugie, M., art. Monophysite (Église Copte), VI. Vie liturgique et rituel, in DTC 10, coll. 2298-2303 ; Lanne, E., Textes et rites de la liturgie pascale dans l'ancienne Eglise copte, in L'Orient Syrien 6 (1961) 81-94 ; Lantschoot, A.V., L’Assomption de la Sainte Vierge chez les Coptes, in Gregorianum 27 (1946) 493-526; Viaud, G., La liturgie expression de la foi chez les coptes d'Égypte, in La liturgie expression de la foi, conférences Saint-Serge, XXV Semaine d'Etudes Liturgiques, Paris 1978, BEL subsidia 16, Roma 1979, pp. 311-314.

La Chiesa copta, come quella siro occidentale, è una Chiesa di confessione cristologica anti calcedoniana, legata al patriarcato di Alessandria. Le sue origini sono assai poco chiare; comunque è una Chiesa che si vuol fondata da san Marco, dunque di origini apostoliche. Certo è che nel 180 c'è un episcopato ben organiz­zato ad Alessandria con Demetrio come vescovo, ed una scuola teologica che darà come frutto il più grande teologo cristiano di tutti i tempi: Origene. La Chiesa copta, come d'altronde da canto suo quella siriaca, sarà fiorente anche in centri monastici. Lo sviluppo della letteratura in lingua copta avviene alla fine del III sec., e sopratutto durante il IV sec.; sarà da prima una letteratura di traduzione, ma subito diventa anche una letteratu­ra originale che pian piano si sviluppa di fronte ed anche in contrapposto con quella bizantina greca, predominante nella capitale, Alessandria. La lingua copta si sviluppa sopratutto accanto ai centri monastici come il Monastero Bianco e legata ai nomi di Pacomio (+346), Shenute (+466), Rufus di Shotep (fine VI sec.); sviluppa sopratutto il genere letterario delle omelie -dietro questo concetto ci sono omelie, commenti biblici, catechesi monastiche...- e delle traduzioni di testi dal greco. Dopo Calcedonia, la grande maggioranza della Chiesa copta diventa anti calcedoniana e già nel 537 c'è ad Alessan­dria un doppio patriarca­to: uno calcedoniano, fedele all'impera­tore, ed uno anti calcedoniano, che tiene sotto di se tutte le comunità copte ed i principali centri monastici.
La liturgia copta, come le altre liturgie orientali, è sempre espressione della fede della Chiesa; è una liturgia in cui le frequenti ripetizioni scandiscono questa professione di fede della Chiesa. Gli "amen", "noi crediamo", "noi confessiamo", "noi glorifichiamo" sono ripetuti a lungo dai fedeli; durante la settimana di Pasqua la formula "a te la gloria... Emanuele, nostro Dio e nostro Re..." viene ripetuto più di seicento ottanta volte dall'assemblea; la presenza dell'Emanuele, del "Dio con noi" è fortemente segnata nel popolo copto. Questa presenza dell'Emanuele, si trova anche nel rito che precede la comunione eucaristica, con l’esclamazione del sacerdote: Questo è veramente il Corpo e il Sangue dell'Emanuele nostro Dio, amen.
L’anno liturgico nella liturgia copta rispecchia la divisione dei periodi annuali della terra egiziana stessa. Il computo degli anni si conta secondo "l'era dei martiri", cioè comincian­do il 29 agosto 284, giorno dell'inizio del governo di Diocleziano. L'anno è diviso in 13 mesi: 12 di 30 giorni ed 1 di 5/6 giorni; ci sono 3 stagioni lungo l'anno, che scandiscono la vita del popolo e della stessa Chiesa: 1. Inondazione (dal 19 giugno al 19 ottobre); 2. Semina (dal 20 agosto al 18 gennaio); 3. Raccolta (dal 19 gennaio al 18 giugno).

La Madre di Dio nell’anno liturgico copto.
La presenza della Madre di Dio nella liturgia della Chiesa copta è notevole, e va legata alla venerazione del popolo copto verso la Theotokos (Madre di Dio), ed anche al legame della Chiesa copta con la cristologia di stampo cirilliano. In ambito ed in lingua copta abbiamo le testimonianze più antiche –III-IV secoli- del titolo cristologico Theotokos applicato a Maria nella antifona, poi passata alle altre tradizioni cristiane orientali ed occidentali, Sub tuum praesidium. L’enorme quantità di santuari dedicati alla Madre di Dio in Egitto va legata alla tradizione del soggiorno della Sacra Famiglia in questa terra (cf., Mt 2, 13-14. 19-23); molti dei monasteri egiziani, soprattutto dopo il concilio di Efeso (431) vengono dedicati alla Madre di Dio. Il soggiorno egiziano della Sacra Famiglia porta ad uno sviluppo dell’interesse della letteratura copta verso gli apocrifi legati all’infanzia di Cristo. La letteratura copta possiede un’abbondante letteratura omiletica di contenuto mariano, legata ai grandi nomi dei Padri sia di tradizione alessandrina che antiochena: Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Efrem il Siro, Giacomo di Sarug. Tra i testi della liturgia sono importanti per il loro contenuto mariologico i tropari chiamati theotokia (della Madre di Dio), nei quali, sempre in un contesto cristologico, si canta il ruolo della Madre di Dio nei misteri della salvezza.
Nell’anno liturgico copto troviamo diverse feste della Madre di Dio; molte di esse sono legate alla dedicazione di molti santuari in Egitto, legati a luoghi “di passaggio” della Sacra Famiglia. Altre feste sono in comune con Cristo stesso, come l’Annunciazione, il Natale, la Presentazione al Tempio, la Fuga in Egitto. Alcune delle feste mariane la Chiesa copta le ha in comune con le altre Chiese cristiane: la Natività della Madre di Dio (8 settembre), l’Ingresso nel Tempio (21 novembre), la Dormizione (16 gennaio), l’Assunzione (22 agosto); la Chiesa copta celebra quindi la morte e l’Assunzione della Madre di Dio separatamente. Il 21 di ogni mese nel calendario copto si commemora la Dormizione della Madre di Dio. Specialmente dedicato alla Madre di Dio è il mese che precede la festa del Natale, con un periodo di digiuno che viene anche chiamato “Digiuno della Madre di Dio”. I testi liturgici copti insistono è nella verginità e nella divina maternità di Maria, nella linea della cristologia cirilliana della scuola alessandrina; Maria è veramente madre di Cristo come Dio, come uomo, ed anche questa sua maternità si estende a tutti i fedeli. Maria viene vista anche nella letteratura copta come colei che intercede, media, tra Cristo ed i fedeli. Come Cristo, anche Maria, dopo la sua morte, non ebbe la corruzione del sepolcro; dopo 206 giorni dalla sua morte l’anima di Maria si riunì al suo copro e fu glorificata in cielo.

La Madre di Dio nelle anafore copte.
Nella liturgia copta vengono usate tre anafore che sono: l'anafora di San Basilio, che è una traduzione abbreviata di quella greca; la di San Gregorio di Nazianzo e quella di San Cirillo, le due prime di tradizione antiochena, mentre la terza è di tradizione alessandrina. In questi testi Maria viene invocata con dei titoli presi della Sacra Scrittura ed applicati con una lettura cristologica. Oltre ai titoli Madre di Dio, semprevergine, tuttasanta… la troviamo invocata come incensiere d’oro che contiene il profumo (Cristo)… turibolo d’oro che contiene il carbone ardente…. Nelle tre anafore la Madre di Dio viene commemorata dopo l’epiclesi tra i santi. Nella confessione di fede eucaristica prima della comunione, viene collegato direttamente il corpo eucaristico di Cristo col corpo che prese da Maria: Credo, credo, credo e confesso fino all’ultimo respiro, che questo è il corpo vivificante, tuo Figlio unigenito, nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli lo prese dalla nostra Signora e Regina di tutti noi, la Madre di Dio, la santa e immacolata Maria, e lo fece uno con la sua divinità senza confusione, senza mescolanza, senza cambiamento… Infine nel canto di comunione, si riprende questo collegamento tra l’Incarnazione e l’Eucaristia: Tu anche, o Maria, hai portato nel tuo grembo la manna spirituale che viene dal Padre. Lo hai portato senza macchia, ed egli ci ha donato il suo corpo ed il suo sangue prezioso. Per questo noi ti magnifichiamo degnamente con inni profetici.
P. Manuel Nin osb
Roma