Tradizione
liturgica siro-maronita.
Bibliografia.
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de l’Eglise Maronite, Beyrouth 1962 ;
Id., Etude sur la liturgie
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maronite. Histoire et textes eucharistiques, Paris 1964 ; Sfeir, N.P., Maria nella Chiesa
Maronita, Roma 1972.
La liturgia della Chiesa Maronita è di
stampo antiocheno, legata strettamente alla tradizione siro-occidentale, soprattutto
per quanto riguarda l’anno liturgico; per questo rimandiamo a quanto detto
sopra sulla tradizione siro-occidentale. La tradizione maronita, comunque, ha
aggiunto la celebrazione di tre mesi dedicati specialmente alla Madre di Dio:
agosto, collegato alla festa della Dormizione il giorno 15; maggio ed ottobre,
entrati per influsso della Chiesa latina.
Nella tradizione maronita Maria è
invocata sempre come colei che intercede per il suo popolo presso il suo
Figlio. Due aspetti sono particolarmente presenti: la divina maternità di Maria
e la sua verginità.
La
Madre di Dio nelle anafore maronite.
La tradizione maronita tramanda una
quindicina di anafore per la celebrazione dei Santi Misteri. La Madre di Dio vi
occupa un posto importante, sia nelle parti comuni della celebrazione, sia
nelle anafore e nelle litanie diaconali. Essa viene invocata come protettrice,
interceditrice, sostegno dei fedeli. Nelle preghiere che precedono l’anafora
Maria viene invocata con delle immagini prese molte dall’Antico Testamento: Madre
dell’Onnipotente… Madre dell’Antico che precede il sole… Madre del Vasaio che
formò Adamo dalla terra… Madre del Pittore che disegnò Eva e la diede ad Adamo….
All’interno delle anafore, Maria viene
commemorata dopo l’epiclesi, assieme ai santi, ai martiri, agli apostoli. Nelle
litanie diaconali, inoltre, Maria viene invocata ripetutamente col titolo di Figlia
di Davide.
Tradizione
liturgica copta.
Bibliografia.
Aranda, G., Maria y la predicacion del Evangelio. Alcunos rasgos de la
literatura apocrifa copta, in
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Millennio, 4. Padri ed altri autori orientali, Roma
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Éditions Universitaires, Fribourg 1968, pp. 134-141 ; Jugie, M., art. Monophysite (Église
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Liturgiques, Paris 1978, BEL subsidia 16, Roma 1979, pp. 311-314.
La Chiesa copta, come quella siro occidentale, è una Chiesa
di confessione cristologica anti calcedoniana, legata al patriarcato di
Alessandria. Le sue origini sono assai poco chiare; comunque è una Chiesa che
si vuol fondata da san Marco, dunque di origini apostoliche. Certo è che nel
180 c'è un episcopato ben organizzato ad Alessandria con Demetrio come
vescovo, ed una scuola teologica che darà come frutto il più grande teologo
cristiano di tutti i tempi: Origene. La Chiesa copta, come d'altronde da canto
suo quella siriaca, sarà fiorente anche in centri monastici. Lo sviluppo della
letteratura in lingua copta avviene alla fine del III sec., e sopratutto
durante il IV sec.; sarà da prima una letteratura di traduzione, ma subito
diventa anche una letteratura originale che pian piano si sviluppa di fronte
ed anche in contrapposto con quella bizantina greca, predominante nella
capitale, Alessandria. La lingua copta si sviluppa sopratutto accanto ai centri
monastici come il Monastero Bianco e legata ai nomi di Pacomio (+346), Shenute
(+466), Rufus di Shotep (fine VI sec.); sviluppa sopratutto il genere
letterario delle omelie -dietro questo concetto ci sono omelie, commenti
biblici, catechesi monastiche...- e delle traduzioni di testi dal greco. Dopo
Calcedonia, la grande maggioranza della Chiesa copta diventa anti calcedoniana
e già nel 537 c'è ad Alessandria un doppio patriarcato: uno calcedoniano,
fedele all'imperatore, ed uno anti calcedoniano, che tiene sotto di se tutte
le comunità copte ed i principali centri monastici.
La liturgia copta, come le altre liturgie orientali, è
sempre espressione della fede della Chiesa; è una liturgia in cui le frequenti
ripetizioni scandiscono questa professione di fede della Chiesa. Gli
"amen", "noi crediamo", "noi confessiamo",
"noi glorifichiamo" sono ripetuti a lungo dai fedeli; durante la
settimana di Pasqua la formula "a te la gloria... Emanuele ,
nostro Dio e nostro Re..." viene ripetuto più di seicento ottanta volte
dall'assemblea; la presenza dell'Emanuele, del "Dio con noi" è fortemente
segnata nel popolo copto. Questa presenza dell'Emanuele, si trova anche nel
rito che precede la comunione eucaristica, con l’esclamazione del sacerdote: Questo
è veramente il Corpo e il Sangue dell'Emanuele nostro Dio, amen.
L’anno liturgico nella liturgia copta rispecchia la
divisione dei periodi annuali della terra egiziana stessa. Il computo degli
anni si conta secondo "l'era dei martiri", cioè cominciando il 29
agosto 284, giorno dell'inizio del governo di Diocleziano. L'anno è diviso in
13 mesi: 12 di 30 giorni ed 1 di 5/6 giorni; ci sono 3 stagioni lungo l'anno,
che scandiscono la vita del popolo e della stessa Chiesa: 1. Inondazione (dal
19 giugno al 19 ottobre); 2. Semina (dal 20 agosto al 18 gennaio); 3. Raccolta
(dal 19 gennaio al 18 giugno).
La Madre di Dio
nell’anno liturgico copto.
La presenza della Madre di Dio nella liturgia della Chiesa
copta è notevole, e va legata alla venerazione del popolo copto verso la Theotokos
(Madre di Dio), ed anche al legame della Chiesa copta con la cristologia di
stampo cirilliano. In ambito ed in lingua copta abbiamo le testimonianze più
antiche –III-IV secoli- del titolo cristologico Theotokos applicato a
Maria nella antifona, poi passata alle altre tradizioni cristiane orientali ed
occidentali, Sub tuum praesidium. L’enorme quantità di santuari dedicati
alla Madre di Dio in Egitto va legata alla tradizione del soggiorno della Sacra
Famiglia in questa terra (cf., Mt 2, 13-14. 19-23); molti dei monasteri
egiziani, soprattutto dopo il concilio di Efeso (431) vengono dedicati alla
Madre di Dio. Il soggiorno egiziano della Sacra Famiglia porta ad uno sviluppo
dell’interesse della letteratura copta verso gli apocrifi legati all’infanzia
di Cristo. La letteratura copta possiede un’abbondante letteratura omiletica di
contenuto mariano, legata ai grandi nomi dei Padri sia di tradizione
alessandrina che antiochena: Cirillo di Alessandria, Giovanni Crisostomo, Efrem
il Siro, Giacomo di Sarug. Tra i testi della liturgia sono importanti per il
loro contenuto mariologico i tropari chiamati theotokia (della Madre di
Dio), nei quali, sempre in un contesto cristologico, si canta il ruolo della
Madre di Dio nei misteri della salvezza.
Nell’anno liturgico copto troviamo diverse feste della Madre
di Dio; molte di esse sono legate alla dedicazione di molti santuari in Egitto,
legati a luoghi “di passaggio” della Sacra Famiglia. Altre feste sono in comune
con Cristo stesso, come l’Annunciazione, il Natale, la Presentazione al Tempio,
la Fuga in Egitto. Alcune delle feste mariane la Chiesa copta le ha in comune
con le altre Chiese cristiane: la Natività della Madre di Dio (8 settembre),
l’Ingresso nel Tempio (21 novembre), la Dormizione (16 gennaio), l’Assunzione
(22 agosto); la Chiesa copta celebra quindi la morte e l’Assunzione della Madre
di Dio separatamente. Il 21 di ogni mese nel calendario copto si commemora la
Dormizione della Madre di Dio. Specialmente dedicato alla Madre di Dio è il
mese che precede la festa del Natale, con un periodo di digiuno che viene anche
chiamato “Digiuno della Madre di Dio”. I testi liturgici copti insistono è
nella verginità e nella divina maternità di Maria, nella linea della
cristologia cirilliana della scuola alessandrina; Maria è veramente madre di
Cristo come Dio, come uomo, ed anche questa sua maternità si estende a tutti i
fedeli. Maria viene vista anche nella letteratura copta come colei che
intercede, media, tra Cristo ed i fedeli. Come Cristo, anche Maria, dopo la sua
morte, non ebbe la corruzione del sepolcro; dopo 206 giorni dalla sua morte
l’anima di Maria si riunì al suo copro e fu glorificata in cielo.
La Madre di Dio
nelle anafore copte.
Nella liturgia copta vengono usate tre anafore che sono:
l'anafora di San Basilio, che è una traduzione abbreviata di quella greca; la di San Gregorio di
Nazianzo e quella di San Cirillo, le due prime di tradizione antiochena, mentre
la terza è di tradizione alessandrina. In questi testi Maria viene invocata con
dei titoli presi della Sacra Scrittura ed applicati con una lettura
cristologica. Oltre ai titoli Madre di Dio, semprevergine, tuttasanta… la
troviamo invocata come incensiere d’oro che contiene il profumo (Cristo)…
turibolo d’oro che contiene il carbone ardente…. Nelle tre anafore la Madre
di Dio viene commemorata dopo l’epiclesi tra i santi. Nella confessione di fede
eucaristica prima della comunione, viene collegato direttamente il corpo
eucaristico di Cristo col corpo che prese da Maria: Credo, credo, credo e
confesso fino all’ultimo respiro, che questo è il corpo vivificante, tuo Figlio
unigenito, nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli lo prese dalla
nostra Signora e Regina di tutti noi, la Madre di Dio, la santa e immacolata
Maria, e lo fece uno con la sua divinità senza confusione, senza mescolanza,
senza cambiamento… Infine nel canto di comunione, si riprende questo
collegamento tra l’Incarnazione e l’Eucaristia: Tu anche, o Maria, hai
portato nel tuo grembo la manna spirituale che viene dal Padre. Lo hai portato
senza macchia, ed egli ci ha donato il suo corpo ed il suo sangue prezioso. Per
questo noi ti magnifichiamo degnamente con inni profetici.
P. Manuel Nin osb
Roma