…per la Croce il ladrone divenne teologo…
Domenica III di Quaresima nella
tradizione bizantina
Gioisci, o
croce, per la quale in un attimo il ladrone divenne teologo, gridando:
Ricòrdati di me, Signore, nel tuo regno. Della sua sorte facci partecipi.
Questo
tropario del martedì della terza settimana di Quaresima raccoglie la
confessione di fede del ladrone sulla Croce, e di tutta la Chiesa che confessa
il Signore crocefisso come Re, Signore e Datore di vita. Dalla sera del lunedì
della terza settimana di Quaresima, fino al venerdì della quarta settimana, la
liturgia bizantina celebra e contempla la santa Croce come luogo di vittoria di
Cristo sul peccato e sulla morte. Tutte le liturgie cristiane hanno lungo
l’anno liturgico diverse feste della Croce, feste che di solito hanno l=origine
legato alle celebrazioni della città santa di Gerusalemme, e che hanno come
punto di partenza la venerazione solenne della Croce il Venerdì Santo, di cui
ce ne offre un bel racconto nel suo Diario la peregrina Egeria nella
seconda metà del IV secolo.
Nella
tradizione bizantina, ci sono diversi giorni in cui si celebra la Croce in
modo speciale, giorni in cui ci viene ricordato che essa è presente, nel cuore della
vita della Chiesa, come l=albero è
presente nel bel mezzo del paradiso. Ogni mercoledì e venerdì si cantano dei
tropari dedicati alla Croce; poi ci sono quattro giorni annuali ad essa dedicati:
il 14 settembre l=Esaltazione
della Santa Croce, il 7 maggio, il 1 agosto e quindi la terza domenica di
Quaresima. La celebrazione della santa Croce in questa domenica quaresimale ha
un’origine costantinopolitano, legato ad una traslazione di una reliquia
della Croce da Apamea in Siria a Costantinopoli nel VI sec. Una testimonianza
e quindi una data sicura di questa celebrazione è un=omelia del
patriarca Germano I di Costantinopoli (715-730), tenuta proprio per questa
domenica.
È una domenica
messa proprio nel mezzo della Quaresima, con una settimana che la prepara -la
fa pregustare- ed un=altra
settimana che la prolunga. In alcuni dei tropari della terza settimana si
accenna al desiderio della Avisione@ della Croce:
contemplare con gioia la Croce..., contemplare la passione..., abbracciare
con timore la Croce..., la Chiesa anela di vedere la Croce e contemplare con sguardo
purificato il legno della Croce..., quasi come se la liturgia volesse
metterci in ansia per arrivare alla domenica.
I testi
liturgici si compiacciono anche a mettere in rilievo i passi veterotestamentari
un cui si scorgono tipi, immagini, prefigurazioni della Croce salvifica di
Cristo: l=albero del
paradiso (Gn 2,9); Giacobbe che incrocia le braccia per benedire i figli di
Giuseppe (Gn 48,14); Mosè con le mani alzate sul popolo che combatteva Amalek (Es
17,8); il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Nm 21,4). I testi della III
domenica ci presentano la Croce come la porta del paradiso -la Quaresima infatti
comincia con l=espulsione
di Adamo dal paradiso e diventa un camino di ritorno al paradiso. Come se la
pedagogia di Dio, che ci vuol riportare al paradiso, a metà del nostro cammino ce
ne fa vedere già la chiave, la porta, cioè la Croce.
All’inizio
della Divina Liturgia della III domenica di Quaresima, la Croce è presa
dall’altare e innalzata e messa su un vasoio con dei fiori ed erbe profumate, quindi
portata dal sacerdote sul capo in processione e deposta nel bel mezzo della
chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci
viene presentata in termini di sofferenza, bensì in termini di gioia e di
vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebriamo la Croce di Cristo che
ci ristora, che ci dà la vita, che ci fa presente già la risurrezione di
Cristo: Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa
Risurrezione. Nei tropari che vengono cantati durante la processione e l=adorazione
della Croce, troviamo delle immagini contrastanti che collegano l’Antico ed il Nuovo
Testamento: oggi il Signore dell=universo si
lascia inchiodare sulla Croce... riceve la corona di spine colui che cavalca i
cieli sulle nubi... rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua
mano ha modellato l=uomo...
colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure... Croce
vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell’incorruttibilità,
porta del paradiso…
La
venerazione della Croce nella III domenica di Quaresima ci vuol sottolineare
che essa ha valore sempre in rapporto con Cristo; essa ci ricorda che Lui vi fu
crocifisso per la salvezza dell’uomo. Venerando, adorando la Croce è Cristo
stesso che veneriamo ed adoriamo e quindi anche i gesti esterni di adorazione e
venerazione –le prostrazioni, i baci alla Croce- coinvolgono, assieme ai canti
e alle preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza,
all=esperienza
della presenza misericordiosa di Dio attraverso il mistero di Cristo
crocifisso, morto e risorto.
La III
Domenica situa la Chiesa nel cuore della Quaresima, del cammino in cui siamo
chiamati a seguire Cristo a partire del suo comandamento: Se qualcuno vuol
venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua… La
III Domenica è una celebrazione fatta nella gioia. Veneriamo la Croce come
albero della vita: una volta mediante l'albero il serpente aveva chiuso
l'Eden, ma l'albero della Croce lo apre a tutti coloro che desiderano
purificarsi col digiuno e le lacrime… Quindi il nuovo paradiso in cui
questo albero viene piantato è la Chiesa –la Croce per la venerazione è
collocata al centro della chiesa: Si è rivelato un altro paradiso, cioè la
Chiesa. Come una volta, essa porta l'albero della vita, la tua Croce o Signore,
il cui contatto ci fa comunicare con l'immortalità… Croce-albero della
vita, Chiesa-paradiso. Due aspetti presenti nella liturgia e nell’iconografia
di tradizione bizantina e delle altre tradizioni orientali, ed anche nella
liturgia ed iconografia di tradizione latina. Nel cuore della vecchia Roma, la
chiesa di San Clemente contiene il bellissimo mosaico della Croce. In esso,
senza soluzione di continuità tra Oriente ed Occidente, possiamo contemplare la
bellezza della Croce che non mostra la sofferenza, la morte, bensì la serenità,
il sonno, la pace; Colui che vi è appeso, vi dorme. Una Croce dalla cui base germogliano
grandi rami, abbondanti e vigorosi che avvolgono tutto l=abside,
tutto il creato, ad indicare che dalla Croce nasce la vita. Croce che ha
attorno dodici colombe e quattro ruscelli ai piedi, icona della Chiesa che nasce
dalla Croce da cui sgorgano i quattro Vangeli.
Uno dei tropari della III domenica
riassume in modo molto bello la teologia della Croce di Cristo venerata e
celebrata nel bel mezzo del cammino quaresimale: Tre croci piantò Pilato sul
Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l’ade la vide e disse a
quelli di laggiú: O miei ministri e miei eserciti, chi ha conficcato un chiodo
nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all’improvviso, le mie
viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori… infuria il mio spirito,
e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero
erano stati dati: un albero li introduce di nuovo nel paradiso.
P. Manuel
Nin
Pontificio
Collegio Greco
Roma
E il ladrone divenne teologo
di Manuel
Nin
"Gioisci,
o Croce, per la quale in un attimo il ladrone divenne teologo, gridando:
"Ricordati di me, Signore, nel tuo regno". Della sua sorte facci
partecipi". Questo tropario del martedì della terza settimana di quaresima
raccoglie la confessione di fede del ladrone e di tutta la Chiesa che confessa
il Signore crocefisso come re, Signore e datore di vita. Dalla sera del lunedì
della terza settimana di quaresima al venerdì della quarta settimana la
liturgia bizantina celebra e contempla la santa Croce come luogo di vittoria di
Cristo sul peccato e la morte. Tutte le liturgie cristiane hanno lungo l'anno
liturgico diverse feste della Croce, che di solito hanno origine da
celebrazioni a Gerusalemme nate dalla venerazione solenne della Croce il
Venerdì santo, come racconta Egeria intorno all'anno 383.
Nella
tradizione bizantina, in diversi giorni si celebra in modo speciale la Croce,
ricordando che essa è presente nel cuore della vita della Chiesa, come l'albero
è presente al centro del paradiso. Ogni mercoledì e venerdì si cantano tropari dedicati
alla Croce, a cui sono dedicati il 14 settembre per l'Esaltazione della Croce,
la terza domenica di quaresima, il 7 maggio e il 1 agosto. La celebrazione in
questa domenica quaresimale ha un'origine costantinopolitana, legata a una
traslazione di una reliquia della Croce da Apamea in Siria a Costantinopoli nel
vi secolo, dov'è poi attestata dal patriarca Germano (715-730).
La terza
domenica è messa nel mezzo della quaresima, con una settimana che la prepara -
facendola pregustare - e un'altra che la prolunga. In alcuni tropari della
terza settimana si accenna al desiderio della "visione" della Croce,
quasi che la liturgia volesse metterci in ansia per arrivare alla domenica.
I testi
liturgici mettono anche in rilievo i passi veterotestamentari che prefigurano
la Croce di Cristo: l'albero del paradiso (Genesi, 2, 9); Giacobbe
che incrocia le braccia per benedire i figli di Giuseppe (Genesi, 48,
14); Mosè con le mani alzate sul popolo che combatteva Amalek (Esodo,
17, 8); il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Numeri, 21, 4). I testi
della terza domenica ci presentano la Croce come porta del paradiso: la
quaresima infatti comincia con l'espulsione di Adamo dall'Eden e diventa un
cammino di ritorno. Come se la pedagogia di Dio, che ci vuol riportare al
paradiso, a metà del nostro cammino ce ne facesse vedere già l'accesso, cioè la
Croce.
All'inizio della Divina liturgia della terza domenica di quaresima, la Croce è presa dall'altare, innalzata e posta su un vassoio con fiori ed erbe profumate, quindi portata dal sacerdote in processione e deposta al centro della chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci viene presentata in termini di sofferenza, ma in termini di gioia e di vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebriamo la Croce di Cristo che ci ristora, ci dà la vita e rende già presente la risurrezione di Cristo: "Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa Risurrezione". Nei tropari cantati durante la processione e l'adorazione della Croce immagini contrastanti collegano l'Antico e il Nuovo Testamento: "Oggi il Signore dell'universo si lascia inchiodare sulla Croce, riceve la corona di spine colui che cavalca i cieli sulle nubi, rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua mano ha modellato l'uomo, colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure, Croce vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell'incorruttibilità, porta del paradiso".
La venerazione della Croce nella terza domenica di quaresima vuole sottolineare che essa ha valore in rapporto con Cristo e ci ricorda che il Signore vi fu crocifisso per la salvezza dell'uomo. Adorando la Croce è Cristo stesso che adoriamo, e anche i gesti esterni di adorazione e venerazione - le prostrazioni, i baci alla Croce - coinvolgono, con i canti e le preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza, all'esperienza della presenza misericordiosa di Dio attraverso il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto.
All'inizio della Divina liturgia della terza domenica di quaresima, la Croce è presa dall'altare, innalzata e posta su un vassoio con fiori ed erbe profumate, quindi portata dal sacerdote in processione e deposta al centro della chiesa, dove viene venerata dai fedeli. Nei testi liturgici la Croce non ci viene presentata in termini di sofferenza, ma in termini di gioia e di vittoria. Venerando e celebrando la Croce, celebriamo la Croce di Cristo che ci ristora, ci dà la vita e rende già presente la risurrezione di Cristo: "Ci prosterniamo davanti alla tua Croce e glorifichiamo la tua santa Risurrezione". Nei tropari cantati durante la processione e l'adorazione della Croce immagini contrastanti collegano l'Antico e il Nuovo Testamento: "Oggi il Signore dell'universo si lascia inchiodare sulla Croce, riceve la corona di spine colui che cavalca i cieli sulle nubi, rivestito di un mantello di derisione colui che con la sua mano ha modellato l'uomo, colui che dà la luce ai ciechi, riceve gli sputi da labbra impure, Croce vivificante, splendido paradiso della Chiesa, albero dell'incorruttibilità, porta del paradiso".
La venerazione della Croce nella terza domenica di quaresima vuole sottolineare che essa ha valore in rapporto con Cristo e ci ricorda che il Signore vi fu crocifisso per la salvezza dell'uomo. Adorando la Croce è Cristo stesso che adoriamo, e anche i gesti esterni di adorazione e venerazione - le prostrazioni, i baci alla Croce - coinvolgono, con i canti e le preghiere, tutta la nostra persona, per portarci alla consapevolezza, all'esperienza della presenza misericordiosa di Dio attraverso il mistero di Cristo crocifisso, morto e risorto.
La terza
domenica situa la Chiesa nel cuore della quaresima, del cammino in cui siamo
chiamati a seguire Cristo secondo la sua parola: "Se qualcuno vuol
venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua Croce e mi segua".
Con una celebrazione nella gioia per venerare la Croce come albero della
vita: "Una volta mediante l'albero il serpente aveva chiuso l'Eden,
ma l'albero della Croce lo apre a tutti coloro che desiderano purificarsi col
digiuno e le lacrime". Il nuovo paradiso dove questo albero viene piantato
è la Chiesa, e la Croce per la venerazione è collocata al centro della
chiesa: "Si è rivelato un altro paradiso, cioè la
Chiesa. Come una volta, essa porta l'albero della vita, la tua Croce o Signore,
il cui contatto ci fa comunicare con l'immortalità".
La Croce dunque
come albero della vita, la Chiesa come paradiso, aspetti presenti nella
liturgia e nell'iconografia orientali e latine. Nel bellissimo mosaico della
Croce di San Clemente a Roma, senza differenza tra Oriente e Occidente,
contempliamo la bellezza della Croce che non mostra la sofferenza, la morte, ma
la serenità, il sonno, la pace: colui che vi è appeso, vi dorme. Una
Croce dalla cui base germogliano rami abbondanti e vigorosi che avvolgono tutta
l'abside, tutto il creato, a indicare che dalla Croce nasce la vita. Croce che
ha attorno dodici colombe e quattro ruscelli ai piedi, icona della Chiesa che
nasce dalla Croce da cui sgorgano i quattro Vangeli.
Uno dei tropari della terza domenica riassume in modo molto bello la teologia della Croce: "Tre croci piantò Pilato sul Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l'Ade la vide e disse a quelli di laggiù: "O miei ministri e miei eserciti, chi ha conficcato un chiodo nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all'improvviso, le mie viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori, infuria il mio spirito, e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero erano stati dati: un albero li introduce di nuovo nel paradiso"".
Uno dei tropari della terza domenica riassume in modo molto bello la teologia della Croce: "Tre croci piantò Pilato sul Golgota, due per i ladroni e una per il datore di vita; l'Ade la vide e disse a quelli di laggiù: "O miei ministri e miei eserciti, chi ha conficcato un chiodo nel mio cuore? Una lancia di legno mi ha trafitto all'improvviso, le mie viscere vanno squarciandosi, il mio ventre è nei dolori, infuria il mio spirito, e sono costretto a rigettare Adamo e i nati da lui che a me mediante un albero erano stati dati: un albero li introduce di nuovo nel paradiso"".
P. Manuel
Nin
Pontificio
Collegio Greco
Roma
Nota: Pubblicato all’Osservatore Romano, 15 marzo 2009)