miércoles, 21 de agosto de 2013

Proteggi Montecassino e tutti noi che ti cantiamo
                             San Benedetto e l=Oriente cristiano.

Nel 1897 papa Leone XIII affidò all=abate Primate dei monaci Benedettini la cura del Pontificio Collegio Greco di Roma, fondato da papa Gregorio XIII nel 1577. Inoltre, mentre la chiesa del Collegio è dedicata a sant’Atanasio di Alessandria, l=attuale cappella interna dello stesso Collegio, con un bel iconostasi in legno fatto a Costantinopoli nel XIX secolo, è dedicata a san Benedetto; lì, ogni mattina, la comunità del Collegio nella celebrazione della Divina Liturgia canta il tropario di san Benedetto, che lo loda come Aimitatore di Elia e di Giovanni Battista, come abitatore del deserto, come intercessore presso Dio@.

San Benedetto è un santo conosciuto, stimato e venerato nell=Oriente cristiano, soprattutto quello di ambito bizantino. La sua festa viene celebrata il 14 marzo, una data vicina a quella latina del 21 dello stesso mese, fatto che ci fa pensare ad un=antichità certa del mese di marzo come data obituaria del santo. San Benedetto è conosciuto soprattutto grazie alla traduzione greca dei Dialoghi fatta da papa Zaccaria (+752); Fozio nel IX secolo cita i Dialoghi di Gregorio Magno nella sua biblioteca. Infatti in ambito greco e slavo il papa biografo è conosciuto come Gregorio AO Dialogos@, il Dialogo. Probabilmente attorno al X secolo c’era una traduzione greca della Regola di san Benedetto; infatti tre brani di essa vengono citati nelle opere di san Atanasio l=Atonita, fondatore -primo testimone- del monachesimo nel Monte Athos. Nel XIX secolo sono state fatte delle traduzioni in arabo, russo, romeno e, nel 1980 una traduzione greca.

In queste righe vorrei cercare di rispondere alla domanda su perché san Benedetto è stimato e venerato in Oriente, oppure qual=è il collegamento tra un monaco dell=Italia del V-VI secolo e l=Oriente cristiano. Ci sono tre punti che vorrei mettere in luce: l=immagine -il tipo- di monaco che san Gregorio nei Dialoghi e lo stesso san Benedetto nella Regola propone; l=ufficiatura -la preghiera comunitaria- da Benedetto stabilita; quindi le fonti a cui san Benedetto attinge. Presento i tre aspetti in ordine inverso.

Per quanto riguarda le fonti, san Benedetto si collega con tutta una tradizione monastica anteriore a lui. È certamente originale, ma lo è nel senso di una originalità che è quella dei grandi monaci e che consiste nel sapersi collegare direttamente e saper trarre frutto da tutta la tradizione dei Padri. Quando Benedetto arriva a Subiaco trova lì un monaco che gli dà l=abito, che lo fa monaco. Nel capitolo LXXIII della Regola ci presenta le sue fonti che, oltre all=Antico ed il Nuovo Testamento, sono Cassiano, le Vite dei Padri e la Regola di san Basilio. Quindi i testi di Cassiano –importanti per conoscere il monachesimo di tradizione egiziana-, ed i testi di Basilio -fondamentali per conoscere il monachesimo dell=Asia Minore. Questo è un fatto importante in Oriente -ed anche in Occidente- cioè il fatto di collegarsi, di essere un anello nella catena di una grande Tradizione, in cui il monaco è discepolo, e concretamente discepolo della Sacra Scrittura e dei Santi Padri.

In secondo luogo, secondo punto che collega san Benedetto alla tradizione orientale bizantina, anche quella attuale, è il fatto dell=ufficiatura da lui proposta. Per primo la recita settimanale del salterio, come troviamo indicato nel capitolo XVIII della Regola; la tradizione bizantina poi introdurrà una doppia recita del salterio durante la Quaresima. Questa recita settimanale nella tradizione bizantina avviene con la recita di tra dodici e sedici salmi nel mattutino ed otto salmi nel vespro; per le altre ore troviamo dei salmi fissi ogni giorno. Poi le ore di preghiera proposte da Benedetto sono le stesse dell=ufficiatura di tutte le Chiese orientali: un=ufficiatura notturna con le lodi insieme oppure separate, quindi le ore di prima, terza, sesta, nona, vespro e compieta.

Come ultimo punto, possiamo chiederci quale immagine di san Benedetto, del monaco, ci offrono i testi dell=ufficiatura previsti per la festa nella tradizione bizantina. I testi dell=attuale ufficiatura del 14 marzo sono di due autori: Giuseppe l=Innografo, autore del IX secolo, e san Nilo di Rosano, autore del x secolo che ebbe dei rapporti stretti con il monastero di Montecassino. Due autori, quindi, uno costantinopolitano e l=altro quasi cassinese, che si collocano nella tradizione -la grande Tradizione- dei testi monastici di Oriente e di Occidente che sottolineano questi due aspetti nella vita del monaco: quello più personale -il progresso, il cammino nelle virtù-, e quello più ecclesiale: cioè il monaco come padre per gli altri monaci e per gli altri cristiani.

Nel primo aspetto –quello più personale- i testi presentano san Benedetto, il monaco, come l=uomo pieno delle virtù e vittorioso, dopo la lotta, sulle passioni. Questo è un tema comune nella letteratura monastica e la stessa Vita Antonii ce ne dà un buon esempio. Questa vittoria sulle passioni, che è un dono di Dio, porta il monaco a diventare Aluce, lampada@ per il mondo. I testi di Nilo di Rossano parlano della Avita divina e luminosa di Benedetto@... Atu ti sei innalzato alla cima delle virtù, e con la luce che viene di esse hai illuminato l=universo@... Più Nilo che Giuseppe l=Innografo, nei suoi tropari segue da vicino i Dialoghi di Gregorio Magno, forse anche per il suo legame con Montecassino. Nilo ancora sottolinea diverse volte l=importanza dell=esperienza eremitica di Benedetto però sempre sotto la guida di un padre spirituale; e questo è un tema che troviamo spesso nella tradizione monastica orientale. Nilo, ancora, ci presenta Benedetto ben radicato nella geografia del luogo; uno dei tropari del vespro del 14 marzo lo canta come Aluce dei romani, protezione della Campania, baluardo invincibile di Napoli@; Nilo nei suoi testi canta Benedetto e canta pure Montecassino. Ancora i testi sia di Nilo che di Giuseppe lodano in san Benedetto il mistero trinitario di Dio; è la Trinità che opera nel suo servo, sia Cristo attraverso il mistero della sua croce: Acon fede e amore sinceri... hai camminato sulle orme di Cristo crocifisso@; Ate stesso crocifisso al mondo e alle passioni, hai servito Cristo, lui che stese me nani sulla croce@... , sia lo Spirito Santo: Ail vaso fecondo della sua anima (di Benedetto) fu pieno dello Spirito Santo@; Ala forza del Paraclito ha piantato in te la sua tenda e... ti ha fatto diventare luce nelle tenebre@...

Nel secondo aspetto –quello ecclesiale- i testi dell=ufficiatura sottolineano la paternità spirituale di san Benedetto. APer mezzo dei tuoi miracoli tu ti sei manifestato come pastore ispirato da Dio@... Giuseppe l=Innografo canta: Atu hai radunato una moltitudine di uomini, hai fondato un santo monastero... i cori dei monaci che tu hai radunati ti celebrano notte e giorno, e possiedono il tuo corpo da cui sgorgano abbondanti flutti di miracoli...@. San Nilo ancora è più preciso: APer Occidente ti sei innalzato come il sole, illuminando con la luce delle tue virtù gli estremi confini dell=universo. Roma si pregia della tua vita, Norcia canta la tua fanciullezza e tutta la Campania grida di gioia. Che l=Italia danzi nella gioia, Montecassino ti lodi e sia pieno di gloria per la tua tomba. Proteggi lui -cioè Montecassino- e noi che ti cantiamo@.

P. Manuel Nin osb
Pontificio Collegio Greco
Roma


Proteggi Montecassino e tutti noi che ti cantiamo
di Manuel Nin

Nel 1897 Leone XIII affidò all'abate primate dei benedettini la cura del Pontificio Collegio Greco  di  Roma, fondato  da  Gregorio XIII nel 1577. Del resto, mentre la chiesa del Collegio è dedicata a sant'Atanasio di Alessandria, l'attuale cappella interna è dedicata proprio al santo di Norcia; lì, celebrando ogni mattina la divina liturgia, la comunità canta il tropario di san Benedetto, che lo loda come "imitatore di Elia e di Giovanni Battista, come abitatore del deserto, come intercessore presso Dio".
Benedetto è un santo conosciuto, stimato e venerato nell'Oriente cristiano, soprattutto in ambito bizantino. La sua festa viene celebrata il 14 marzo - in una data vicina a quella latina del 21 marzo - fatto che rende probabile il mese di marzo come data reale della sua morte. San Benedetto è conosciuto soprattutto grazie alla traduzione greca dei Dialoghi fatta da Papa Zaccaria (morto nel 752) e citata da Fozio nel IX secolo, tanto che in ambito greco e slavo il Papa biografo è conosciuto come "Gregorio il Dialogo". Probabilmente già nel X secolo circolava una traduzione greca della Regola di san Benedetto e tre brani di essa vengono citati nelle opere di sant'Atanasio l'Atonita, fondatore del monachesimo nel monte Athos. Al XIX secolo risalgono alcune traduzioni in arabo, russo, romeno, e del 1980 è una nuova traduzione greca.

Perché san Benedetto è stimato e venerato in Oriente e qual è il collegamento tra un monaco dell'Italia del V-VI secolo e l'Oriente cristiano? Per quanto riguarda le fonti, san Benedetto si collega a una tradizione monastica anteriore. È certamente originale, ma nel senso di una originalità che sa trarre frutto dall'intera tradizione dei Padri. Quando Benedetto arriva a Subiaco trova un monaco che gli dà l'abito. Nel capitolo lxXIII della Regola egli ci presenta le sue fonti che, oltre alla Bibbia, sono Cassiano, le Vite dei Padri e la Regola di san Basilio, quindi testi di rilievo per conoscere il monachesimo di tradizione egiziana e dell'Asia Minore. In Oriente e in Occidente è importante essere un anello nella catena di una grande tradizione, in cui il monaco è discepolo della Sacra Scrittura e dei santi Padri. L'ufficiatura per la festa di san Benedetto nella tradizione bizantina lo presenta come l'uomo pieno di virtù e vittorioso, dopo la lotta, sulle passioni. È un tema comune nella letteratura monastica e la stessa Vita Antonii ne offre un buon esempio. Questa vittoria sulle passioni, che è un dono di Dio, porta il monaco a diventare "luce" e "lampada" per il mondo. I testi di Nilo di Rossano parlano della "vita divina e luminosa di Benedetto". Più Nilo che Giuseppe l'Innografo, nei suoi tropari, segue da vicino i Dialoghi di Gregorio Magno, forse anche per il suo legame con Montecassino. Nilo ancora sottolinea diverse volte l'importanza dell'esperienza eremitica di Benedetto sia pure sotto la guida di un padre spirituale; e questo è un tema che troviamo spesso nella tradizione monastica orientale. Nilo, ancora, ci presenta Benedetto ben radicato nella geografia del luogo:  uno dei tropari del vespro del 14 marzo lo canta come "luce dei romani, protezione della Campania, baluardo invincibile di Napoli"; egli nei suoi testi canta Benedetto e canta pure Montecassino. Sia Nilo che Giuseppe lodano in san Benedetto il mistero trinitario di Dio:  "Con fede e amore sinceri hai camminato sulle orme di Cristo crocifisso" e "la forza del Paraclito ha piantato in te la sua tenda e ti ha fatto diventare luce nelle tenebre".
I testi dell'ufficiatura sottolineano poi la paternità spirituale di san Benedetto:  "Per mezzo dei tuoi miracoli tu ti sei manifestato come pastore ispirato da Dio". E Giuseppe l'Innografo canta:  "Tu hai radunato una moltitudine di uomini, hai fondato un santo monastero, i cori dei monaci che tu hai radunati ti celebrano notte e giorno, e possiedono il tuo corpo da cui sgorgano abbondanti flutti di miracoli". San Nilo ancora è più preciso:  "Per Occidente ti sei innalzato come il sole, illuminando con la luce delle tue virtù gli estremi confini dell'universo. Roma si pregia della tua vita, Norcia canta la tua fanciullezza e tutta la Campania grida di gioia. Che l'Italia danzi nella gioia, Montecassino ti lodi e sia pieno di gloria per la tua tomba. Proteggi Montecassino e noi che ti cantiamo".

P. Manuel Nin osb
Pontificio Collegio Greco
Roma