miércoles, 19 de julio de 2017

Sollevate o porte i vostri capi, perché oggi entra la Madre del Re
L’omelia di Giacomo di Sarug per la festa della Dormizione della Madre di Dio
            Giacomo di Sarug è assieme ad Efrem di Nisibi una delle grandi figure della letteratura siriaca. Vissuto nella Mesopotamia tra il 451 circa ed il 521, fu monaco e quindi vescovo di Sarug nei dintorni di Edessa. Di lui si sono conservate una grande quantità di omelie in prosa o in verso, su svariati argomenti molti di essi riguardanti aspetti legati alle feste dell'anno liturgico. Sei omelie di Giacomo trattano della figura della Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e la sua sepoltura, composta servendosi della prosa poetica.
            L’inizio del testo è una lunga invocazione a Cristo il Figlio di Dio incarnatosi di Maria, invocazione fatta a modo quasi di professione di fede: “O Figlio, che per il tuo amore hai lasciato l’altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra. Hai rivestito un corpo e dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo. O Figlio unigenito che dal nulla hai creato Adamo… e hai dato a lui lo Spirito di vita…”. Si tratta di una invocazione indirizzata al Figlio con la richiesta di poter lodare e cantare la sepoltura della madre: “Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta l’economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata fedele”. Giacomo in primo luogo associa Maria alla morte e alla sepoltura di suo Figlio: “Molti dolori soffrì la madre tua per te quando fosti crocefisso… i suoi occhi versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato dalla lancia… e quando ti seppellirono”. Maria percorre il cammino verso la morte, come l’hanno percorso tutti i santi e giusti iniziando da quelli dell’Antico Testamento: “E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono dipartite e sono arrivate alla meta”.
Giacomo di Sarug si trattiene poi ad enumerare tutti quelli che sono morti, da Adamo fino a tutti i profeti; per ognuno di essi l’autore ne sottolinea un aspetto che lo contraddistingue: “In quella via camminò Adamo, primo delle generazioni, e Seth il buono, pure la generazione di Noè il giusto…; ed anche Abramo ed Isacco buoni operai, e Giacobbe giusto e umile…; e l’uomo di desiderio Daniele, ed Ezechiele delle profezie mirabili…, ed Isaia, l’uomo della parola di verità”. Giacomo prosegue con la descrizione di tutta l’economia di Cristo: “Discese ed abitò nel seno puro della vergine, una storia che vogliamo raccontare…”; e l’autore si sofferma nei momenti fondamentali del mistero della salvezza di Cristo: la sua incarnazione e nascita da Maria, il battesimo, i miracoli, la scelta dei dodici, fino alla sua passione, morte e risurrezione: “Poi il Signore nostro venne messo a morte, e morì e ci liberò e risuscitò dal sepolcro e ci sollevò con se”. La morte arriva anche a Maria affinché anche lei partecipasse alla passione del Figlio: “Anche alla madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio la morte arrivò, affinché gustasse il suo calice”. Anche altri autori orientali trattando la festa del transito di Maria sottolineano la sua morte come partecipazione piena alla passione, morte e risurrezione del Figlio.
Giacomo di Sarug enumera tutti coloro che si radunano per celebrare la morte di Maria, raduno, celebrazione, che anche nell’iconografia della festa ha un carattere chiaramente di celebrazione liturgica. Iniziano le figure veterotestamentarie: “Il Signore comandò agli angeli, e discesero a torme e cantarono i loro giubili di gloria… Convennero i giusti ed i patriarchi dall’antichità, i profeti, i sacerdoti e i figli di Levi…”. Infine sono gli apostoli che diventano i veri celebranti di questa liturgia che unisce il cielo alla terra: “Pure il coro dei dodici apostoli eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre benedetta”. L’autore poi si trattiene a fare un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella della Madre di Dio: “Il corpo del Figlio seppellì Nicodemo il giusto, ed il corpo della vergine Giovanni l’eletto figlio del tuono… In una caverna di pietra, in un sepolcro nuovo, introdussero e posero il Figlio della Benedetta. E pure la Madre del Figlio di Dio, nella caverna, nel sepolcro roccioso introdussero e deposero…”. La presenza di Cristo stesso e le schiere celesti alla sepoltura di Maria viene paragonata ancora a quella di Mosè, pure lui sepolto da Dio: “Il Signore discese per seppellire il suo servo Mosè; così anche assieme ali angeli egli seppellì la madre secondo il corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul vertice del monte; anche Dio con gli angeli seppellisce Maria sul monte degli ulivi”.
Tutta la creazione si raccoglie meravigliata nel giorno della sepoltura di Maria; in questo modo Giacomo di Sarug associa in un’unica liturgia quella della terra, nella sepoltura di Maria, e quella del cielo nella sua piena glorificazione: “Quando il Maestro seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli apostoli, e con essi i serafini di fuoco, ed i cherubini terribili associati al suo trono, e Gabriele e Michele con le loro schiere… tutti gli uccelli e tutti gli animali cantarono la gloria… tutti gli alberi con i loro frutti stillarono odore… le acque ed i pesci conobbero questo giorno”.
Infine con una lunga serie di versetti che iniziano tutti con la parola “oggi”, Giacomo di Sarug contempla la morte e la glorificazione di Maria, questo giorno che si celebra, come annuncio di salvezza per tutte le genti, iniziando da quei patriarchi e profeti che all’inizio dell'omelia Giacomo stesso ha elencato come passati anche loro per la morte: “Oggi Adamo ed Eva godono perché la loro figlia abita con loro… Oggi i giusti Noè ed Abramo godono perché la loro figlia li ha visitati… Oggi gode Giacobbe perché la figlia che germinò dalla sua radice lo ha chiamato a vita… Oggi godono Ezechiele ed Isaia perché colei che profetarono li visita nel luogo dei morti…”. Giacomo conclude l’omelia sottolineando il carattere pasquale della festa applicando anche a Maria il testo del salmo 23: “E i serafini di fuoco con grande voce dicono: «Sollevate o porte i vostri capi, perché vuol entrare la Madre del Re» Oggi il nome del Re Messia che sul Golgota fu crocefisso, concede ed effonde vita e misericordia a chi l’invoca”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma





L’omelia di Giacomo di Sarug per la Dormizione di Maria
Spalancatevi porte
entra la Madre del Re
Di Giacomo di Sarug — monaco siriaco (451-521) vissuto in Mesopotamia e poi vescovo di Sarug presso Edessa — si sono conservate molte omelie. Sei sono dedicate alla Madre di Dio, di cui una sulla sua morte e sepoltura. Il testo invoca innanzi tutto Cristo: «O Figlio, che per il tuo amore hai lasciato l’altezza e ti sei umiliato e sei disceso sulla terra, hai rivestito un corpo e dalla figlia di Davide ti sei fatto uomo, o Figlio unigenito che dal nulla hai creato Adamo e hai dato a lui lo Spirito di vita». Ma il Figlio è invocato per poter lodare la madre: «Tu che ci hai visitati e hai voluto compiere tutta l’economia di salvezza, concedimi di cantare la sepoltura di colei che è stata fedele».

Subito Giacomo associa Maria alla morte di Cristo: «Molti dolori soffrì la madre tua per te quando fosti crocefisso, i suoi occhi versarono lacrime quando ti vide sospeso sulla croce, squarciato dalla lancia, e quando ti seppellirono». Maria percorre il cammino come tutti i santi e giusti: «E anche alla madre giunse la fine, per emigrare nel mondo pieno di beni. Venne il tempo di camminare sulla via di tutte le generazioni che sono dipartite e sono arrivate alla meta».
L’omelia enumera quanti sono morti, da Adamo ai profeti: «In quella via camminò Adamo, primo delle generazioni, e Seth il buono; e anche Abramo e Isacco buoni operai, e Giacobbe giusto e umile; e l’uomo di desiderio Daniele ed Ezechiele dalle profezie mirabili, e Isaia, l’uomo della parola di verità». Giacomo descrive poi l’economia di Cristo, che «discese e abitò nel seno puro della Vergine», e i suoi momenti fondamentali: incarnazione e nascita da Maria, battesimo, miracoli, scelta dei Dodici, fino alla passione, morte e risurrezione.
La morte giunge anche per Maria, che partecipa alla passione del Figlio, come sottolineano pure altri autori orientali: «Anche alla madre di Gesù Cristo, Figlio di Dio, la morte arrivò, affinché gustasse il suo calice». Sono quindi nominati coloro che si radunano per celebrare la morte di Maria, celebrazione che anche nell’iconografia della festa ha carattere liturgico: angeli, giusti e patriarchi, profeti, sacerdoti e leviti, e infine gli apostoli, i veri celebranti di questa liturgia che unisce cielo e terra: «Pure il coro dei dodici apostoli eletti, che seppellisce il corpo della vergine sempre benedetta».
Giacomo fa un parallelo tra la sepoltura di Cristo e quella di Maria: «Il corpo del Figlio seppellì Nicodemo il giusto, e il corpo della Vergine Giovanni l’eletto figlio del tuono. In una caverna di pietra, in un sepolcro nuovo, introdussero e posero il Figlio della Benedetta. E pure la Madre del Figlio di Dio nella caverna, nel sepolcro roccioso, introdussero e deposero». La sepoltura di Maria è paragonata anche a quella di Mosè: «Il Signore discese per seppellire il suo servo Mosè; così anche assieme agli angeli egli seppellì la madre secondo il corpo. Mosè il profeta fu da Dio sepolto sul vertice del monte; anche Dio con gli angeli seppellisce Maria sul monte degli Ulivi».
E in un’unica liturgia tra terra e cielo la creazione si raccoglie meravigliata: «Quando il Maestro seppellì sua madre, si raccolse tutto il coro degli apostoli, e con essi i serafini di fuoco, e i cherubini terribili associati al suo trono, e Gabriele e Michele con le loro schiere; tutti gli uccelli e tutti gli animali cantarono la gloria, tutti gli alberi con i loro frutti stillarono odore, le acque e i pesci conobbero questo giorno».
L’autore contempla infine la morte e la glorificazione di Maria, nel giorno che si celebra come annuncio di salvezza per tutte le genti: «Oggi Adamo ed Eva godono perché la loro figlia abita con loro. Oggi i giusti Noè ed Abramo godono perché la loro figlia li ha visitati. Oggi gode Giacobbe perché la figlia che germinò dalla sua radice lo ha chiamato a vita. Oggi godono Ezechiele e Isaia perché colei che profetarono li visita nel luogo dei morti». Giacomo conclude l’omelia applicando a Maria il salmo 23: «E i serafini di fuoco con grande voce dicono: Sollevate, o porte, i vostri capi, perché vuole entrare la Madre del re. Oggi il nome del re Messia, che sul Golgota fu crocefisso, concede ed effonde vita e misericordia a chi l’invoca».
  Manuel Nin
14 agosto 2011
[parola chiave: Mariologia]