jueves, 17 de agosto de 2017

La festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel Tempio.
Oggi la sposa di Dio rifulge nella casa del Signore.
            Il 21 del mese di novembre le Chiese cristiane celebrano una delle dodici grandi feste, cioè l’Ingresso della Madre di Dio nel tempio. È una festa che ha un’origine gerosolimitana, legata a la dedicazione di una chiesa nella Città Santa di Gerusalemme. Molti degli aspetti della festa, presenti nei testi liturgici, ci vengono dal Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha un influsso notevole su diverse feste liturgiche in Oriente ed in Occidente. L’icona stessa della festa mette in evidenza i diversi aspetti che poi troviamo presenti nei testi liturgici: il corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con un chiaro riferimento anche a Mt 25: “vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine…”; ancora Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi: “Oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio, e Zaccaria la riceve…”; infine il cibo con cui Maria è alimentata dall’arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e i Santi Doni che si ricevono nel tempio, cioè nella Chiesa: “Nutrita fedelmente con pane celeste, o Vergine, nel tempio del Signore, tu hai generato al mondo il Verbo, pane di vita…”.
       Il cànone del mattutino è attribuito a Giorgio (+860), metropolita di Nicomedia e autori di diversi testi entrati nella liturgia bizantina. Lungo tutte le nove odi del mattutino si snoda, a partire dai titoli dati alla Madre di Dio, il tema centrale della festa: Maria entra nel tempio di Dio per diventare lei stessa Tempio del Verbo di Dio. In primo luogo Maria viene invocata come abitazione e dimora di Dio: “Tu, divenuta più elevata dei cieli, o tutta pura, sei riposta nel tempio di Dio, per essergli prepa­ra­ta come divina abitazione per il suo avvento… Santuario glorioso e sacra offerta, la Vergine puris­sima, riposta oggi nel tempio di Dio, qui è custodita per divenire dimora del Re dell’u­niverso, unico Dio nostro”. A partire dall’immagine veterotestamentaria dell'arca dell'alleanza, Maria è anche chiamata arca, ricettacolo di Colui che è la vera alleanza tra Dio e l’uomo: “Come tempio vivente, arca di Dio, mai accada che mano di profani la tocchi… Meravigliosamente, o pura, la Legge ti ha prefi­gurata come tenda e urna divina, come singolare ar­ca, velo e ver­ga, tempio indissolubile e porta di Dio…”. Ancora troviamo il titolo di tabernacolo, in riferimento a Cristo stesso: “Oggi è condotta al tempio la Vergine tutta imma­colata, per divenire tabernacolo di Dio, Re dell’u­ni­verso…; mentre è ancora bambina nella carne; e il gran­de sacerdote Zaccaria lieto l’ac­coglie come tabernacolo di Dio...; celebriamo spiritualmente una festa solenne, e piamente accla­miamo la Vergine, figlia di Dio e Madre-di-Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo, Sovrano universale e Dio di tutte le cose”.
            Il titolo più presente in tutto il canone della festa è quello di tempio. Essa è il tempio che accoglie Dio stesso: “Oggi il tempio vivente della santa gloria del Cristo Dio nostro, la pura, la sola benedetta tra le donne, è presen­tata al tempio della Legge per dimorare nel santo dei santi… È posto all’interno del tempio di Dio il tempio che accoglie Dio, la Vergine santissima…”. Il titolo di tempio associato anche a quello di reggia: “Apparsa come tempio, reggia e vivente cielo del Re, o spo­sa di Dio, oggi sei consacrata nel tempio della Legge…”. Inoltre accogliendo Maria il titolo di tempio collegato all’incarnazione in lei del Verbo eterno di Dio, gli vengono associati anche gli appellativi di immacolato, vivente e indissolubile: “Meravigliosamente, o pura, la Legge ti ha prefi­gurata come tenda e urna divina, come singolare ar­ca, velo e ver­ga, tempio indissolubile e porta di Dio…”. Finalmente legato e alla verginità di Maria e alla sua dimensione sponsale, essa è lodata anche come talamo: “Il purissimo tempio del Salvatore, il talamo pre­­ziosissimo e verginale, il tesoro sacro della gloria di Dio, è oggi introdotto nella casa del Signore…; oggi il tempio è divenuto come amabile paraninfo della Vergine, e stanza nuziale che riceve il vivente talamo di Dio, puro e immacolato, più fulgido di ogni creatura”.
            L’innografo Giorgio, a partire dall’immagine della porta del tempio invalicabile presa dal profeta Ezechiele cap. 44, vede ancora Maria che diventa lei stessa anche porta invalicabile nella sua verginità, entrata del Verbo di Dio nel mondo nella sua incarnazione: “La porta gloriosa, inaccessibile ai pensieri, var­cate le porte del tempio di Dio, ci invita ora a riunirci godere del­le sue divine meraviglie…; la Legge ti ha prefi­gurata come tenda e urna divina, come singolare ar­ca, velo e ver­ga, tempio indissolubile e porta di Dio…; vedendoti profeticamente Salomone come colei che avrebbe accolto Dio, ti chiamò con parole enigmatiche porta del Re, vivente fonte sigillata, o Madre-di-Dio, dal­­la quale è sgorgata l’acqua limpida…”.
            Ognuna delle odi del canone di Giorgio di Nicomedia si chiude con una strofa che dà la chiave cristologica di tutto il testo: ”Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi…; al Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato…; virgulto dalla radice di Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato, dal boscoso monte adombrato, o degno di lo­de…; il mostro marino, dalle sue viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta…”.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma


Oggi la sposa di Dio rifulge nella casa del Signore
di MANUEL NIN
Il 21 novembre le Chiese cristiane celebrano una delle dodici grandi feste, l'Ingresso della Madre di Dio nel tempio. È una festa legata alla dedicazione di una chiesa nella città santa di Gerusalemme. Molti degli aspetti presenti nei testi liturgici, vengono dal Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha un influsso notevole su diverse feste in oriente e occidente.L'icona stessa della ricorrenza mette in evidenza i diversi aspetti presenti nei testi liturgici: il corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con riferimento al vangelo di Matteo ("vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine"); Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi: "Oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio"; infine il cibo con cui Maria è alimentata dall'arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e i santi doni che si ricevono nella Chiesa.
Il canone del mattutino è attribuito a Giorgio (+860), metropolita di Nicomedia, autore di diversi testi entrati nella liturgia bizantina. Lungo le nove odi del mattutino si snoda, a partire dai titoli dati alla Madre di Dio, il tema centrale della festa: Maria entra nel tempio di Dio per diventare lei stessa tempio del Verbo di Dio.
A partire dall'immagine veterotestamentaria dell'arca dell'alleanza, Maria è anche chiamata arca, ricettacolo di colui che è la vera alleanza tra Dio e l'uomo: "Come tempio vivente, arca di Dio, mai accada che mano di profani la tocchi. Meravigliosamente, o pura, la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio". Il titolo di tabernacolo si riferisce poi a Cristo stesso: "Oggi è condotta al tempio la Vergine tutta immacolata, per divenire tabernacolo di Dio, re dell'universo; mentre è ancora bambina nella carne; e il grande sacerdote Zaccaria lieto l'accoglie come tabernacolo di Dio, la Vergine, figlia di Dio e Madre di Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo, sovrano universale e Dio di tutte le cose".
Il titolo più presente in tutto il canone della festa è quello di tempio. Essa è il tempio che accoglie Dio stesso: "Oggi il tempio vivente della santa gloria del Cristo Dio nostro, la pura, la sola benedetta tra le donne, è presentata al tempio della Legge per dimorare nel santo dei santi. È posto all'interno del tempio di Dio il tempio che accoglie Dio, la Vergine santissima".
L'innografo Giorgio, a partire dall'immagine della porta del tempio invalicabile presa dal profeta Ezechiele (44, 1-3), vede Maria che diventa lei stessa anche porta invalicabile nella sua verginità, entrata del Verbo di Dio nel mondo nella sua incarnazione: "La porta gloriosa, inaccessibile ai pensieri, varcate le porte del tempio di Dio, ci invita ora a riunirci a godere delle sue divine meraviglie; la Legge ti ha prefigurata come tenda e urna divina, come singolare arca, velo e verga, tempio indissolubile e porta di Dio; vedendoti profeticamente Salomone come colei che avrebbe accolto Dio, ti chiamò con parole enigmatiche porta del re, vivente fonte sigillata, o Madre di Dio, dalla quale è sgorgata l'acqua limpida".
Ognuna delle odi del canone di Giorgio di Nicomedia si chiude con una strofa che dà la chiave cristologica di tutto il testo: "Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi; al Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato; virgulto dalla radice di Iesse, e fiore che da essa procede, o Cristo, dalla Vergine sei germogliato".
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
Roma