martes, 9 de abril de 2013


di Manuel Nin
Benedettino Rettore
del Pontificio Collegio Greco
Secondo una tradizione dei cristiani di lingua siriaca le anime dei defunti che arrivano alla porta del paradiso non vi trovano san Pietro ma il Buon Ladrone:  questi - redento dalla croce di Cristo, che ne è la chiave di ingresso - è stato il primo a entrarvi, dopo una disputa con il Cherubino che dopo l'espulsione di Adamo custodiva l'ingresso del paradiso. L'apocrifo Vangelo di Nicodemo, nella seconda parte intitolata Discesa di Cristo negli inferi, parla di un uomo miserabile, con una croce sulle spalle, che l'angelo guardiano aveva messo alla destra della porta del paradiso. E in molti testi liturgici della Settimana Santa le Chiese orientali celebrano il Buon Ladrone come figura del cristiano - dell'essere umano - che trova nella croce di Cristo la sua salvezza. La stessa liturgia bizantina insiste sul rapporto tra il ladrone e la croce:  è la croce a portare il ladrone alla fede, a farlo divenire teologo, a condurlo in paradiso.

Le Chiese di tradizione siro-orientale conservano un Dialogo tra il Cherubino e il Buon Ladrone, messo in scena la domenica di Pasqua oppure la mattina del lunedì, chiamato "dell'angelo" o, appunto, "del ladrone". È una vera celebrazione liturgica, molto popolare, rappresentata in chiesa da due diaconi, secondo un testo che risale probabilmente al V secolo (attribuibile forse a Narsai o, ancor prima, a Efrem) ed è preceduto dal canto di alcuni salmi da parte del coro. Poi due diaconi vestiti di bianco si collocano l'uno alla porta del santuario - la porta del cielo - con una spada fiammeggiante nella mano, l'altro nella navata con una piccola croce di legno nascosta nelle maniche. Mentre il coro intona le sette prime strofe del dialogo, i due diaconi vanno ai loro posti e intonano poi in forma dialogata le altre strofe del testo. Alla fine, il ladro mostra al cherubino la croce dicendo:  "Ti ho portato la croce come segno. Guarda se è genuino. Non contestare". Entrambi, allora, entrano nel santuario fino all'altare. Questa forma liturgica ha ancora oggi una grande popolarità, e in alcune chiese siriache dell'Iraq viene celebrata diverse volte durante l'anno e applicata come suffragio per i defunti.

Il testo ha come sfondo generale il brano evangelico:  "Poi (uno dei malfattori) aggiunse:  Gesù, ricordati di me, quando andrai nel tuo regno. Gesù gli rispose:  In verità ti dico, oggi, sarai con me in paradiso" (Luca, 23, 42-43). Nelle sette prime strofe è riassunta tutta la redenzione di Cristo:  per mezzo della sua croce gloriosa il ladro - Adamo, l'umanità - viene riportato in paradiso. In tutte le liturgie dell'Oriente cristiano, infatti, la Pasqua di Cristo è la sua risurrezione dai morti, dal sepolcro, che suppone la sua discesa negli inferi per tirarne fuori Adamo e tutta la sua discendenza.
Nel dialogo vi è poi uno stretto legame tra Regno e Eden:  il luogo da dove Adamo è stato espulso e il regno promesso da Cristo al ladro sulla croce vengono collegati, e le parole di Cristo non sono "sarai oggi nel paradiso", come nel testo di Luca, ma "sarai oggi nell'Eden". Spicca la centralità della croce come chiave di apertura dell'Eden:  così le ragioni presentate dal cherubino sono legate all'antica alleanza, mentre quelle del ladrone sono nate dalla nuova alleanza nella croce di Cristo. Per il cherubino colui che arriva è un ladro; il ladrone riconosce invece la sua colpevolezza:  "Sono stato un ladrone", ma cambiato e redento. Per il cherubino, l'Eden è un luogo terribile, mentre per il ladro il luogo terribile è il Golgota, la croce di Cristo. L'Eden per il cherubino è un luogo chiuso, per il ladrone è stato aperto da Cristo, con lo sviluppo dell'idea paolina del debito di Adamo cancellato da Cristo sulla croce. Ma vi è pure il tema dell'espulsione dal paradiso e del rientro in esso attraverso le immagini neotestamentarie del ritorno del figlio prodigo e del ritrovamento della pecora smarrita.
Nell'Oriente cristiano fortunatamente non c'è spaccatura tra teologia, liturgia e spiritualità, e la liturgia di ogni Chiesa cristiana orientale è il luogo dove quella chiesa professa, celebra e vive la sua fede. E nella celebrazione pasquale il Dialogo tra il Cherubino e il Buon Ladrone mostra come una Chiesa cristiana è riuscita a presentare e vivere la propria fede nel cuore della liturgia:  il mistero della redenzione operato da Cristo per mezzo della sua croce.



Nota: Gentileza del Padre Manuel Nim, previamente Publicado en Osservatore Romano, año 2008