Oggi è stata generata
la porta che guarda a Oriente
la porta che guarda a Oriente
di Manuel Nin
L'anno liturgico nella tradizione bizantina inizia il
1° settembre, quando un tempo in Oriente iniziava anche l'anno civile, e la
prima delle grandi feste è la Natività della Madre di Dio, così come l'ultima è
quella della sua Dormizione. Di origine gerosolimitana, la festa - che si
protrae fino al 12 settembre - è legata alla dedicazione di una chiesa nel
luogo ritenuto casa di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, e viene introdotta
a Costantinopoli nel vi secolo e a Roma alla fine del secolo successivo.
Il 7 una prefesta annuncia la gioia che la Natività di Maria porta al mondo,
perché la Vergine diventa la porta da cui entra il Signore. La celebrazione ha
uno sfondo di personaggi e temi presi dal Protovangelo di Giacomo, con la
narrazione della storia di Gioacchino e Anna - entrambi anziani e lei sterile -
che accolgono nello stupore e nella meraviglia la benedizione di Dio nella
nascita della loro figlia.
L'ufficiatura con la parola "oggi" sottolinea l'attualità salvifica
del mistero che celebra la liturgia, che non evoca fatti passati, avvenuti una
volta e soltanto ricordati, ma li fa presenti in modo vivo e reale nella vita
della Chiesa e di ciascuno dei cristiani. Il vespro prevede tre letture
dell'Antico Testamento: la scala vista in sogno da Giacobbe (Genesi,
28, 10-17); la porta chiusa attraverso la quale passerà soltanto il Signore (Ezechiele,
43-44); la Sapienza che si costruisce una casa (Proverbi, 9, 1-11).
Il testo della profezia di Ezechiele scandisce diversi tropari che lo cantano
in chiave cristologica: "Il libro del Verbo della vita è uscito dal
grembo; la porta che guarda a oriente è stata generata e attende l'ingresso del
sommo sacerdote"; "unica porta dell'unigenito Figlio di Dio, che
attraversandola l'ha custodita chiusa"; "oggi le porte sterili si
aprono e ne esce la divina porta verginale"; "il profeta ha chiamato
la Santa Vergine porta invalicabile, custodita per il solo Dio nostro:
per essa è passato il Signore, da essa procede l'Altissimo e la lascia
sigillata".
Ed ecco le figure di madre e figlia, Anna e Maria: la sterile genera
colei che genererà l'autore della vita "perché da sterile radice ha fatto
germogliare per noi, come pianta portatrice di vita, la Madre sua";
"oggi le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale. Oggi
la grazia comincia a dare i suoi frutti, manifestando al mondo la Madre di Dio,
per la quale le cose terrestri si uniscono a quelle celesti, a salvezza delle
anime nostre".
I testi innografici sottolineano il parallelo tra colei che era sterile e colei
che genera la vita: da una donna sterile il Signore fa nascere la
Vergine. Uno dei tropari del mattutino, inoltre, a partire dal libro dei Numeri
(17, 23, con la verga di Aronne fiorita), introduce il tema dell'albero della
croce nella vita della Chiesa: "Una verga è assunta come figura del
mistero perché, con la sua fioritura, essa designa il sacerdote: e per la
Chiesa, un tempo sterile, è fiorito ora l'albero della croce come forza e
sostegno".
I testi mettono in rilievo la centralità di Maria nel mistero della salvezza
adoperato da Cristo: "La regina, l'immacolata sposa del Padre";
"lo strumento verginale, il talamo regale nel quale è stato portato a
compimento lo straordinario mistero della ineffabile unione delle nature che si
congiungono in Cristo". Ancora, a partire dalla lettura di Isaia (6,
6), Maria viene invocata come "incensiere d'oro del divino carbone
ardente" che "colma di fragranza il mio cuore". Nelle tradizioni
liturgiche orientali i santi misteri del Corpo e del Sangue di Cristo vengono
chiamati "brace divina", carbone ardente che purifica le labbra e il
cuore dell'uomo.
L'icona della festa riprende con molte somiglianze quelle della nascita del
Battista e di Cristo. Nella parte centrale Anna è sdraiata sul letto, dopo aver
partorito Maria, nella stessa posizione di Elisabetta e di Maria. La vecchiaia
di Elisabetta, la sterilità di Anna, la verginità di Maria, donne simbolo della
Chiesa diventata feconda per mezzo del battesimo. E in tutte e tre le icone il
neonato viene lavato in un catino, con simbologia chiaramente battesimale. La
celebrazione della Natività della Madre di Dio porta così la gioia a tutte le
Chiese, perché da essa nascerà colui che, per mezzo della croce e della
risurrezione, è la vita e la salvezza degli uomini.
P. Manuel
Nin osb
Pontificio
Collegio Greco