martes, 19 de noviembre de 2013

La festa dell’Ingresso della Madre di Dio nel Tempio nella tradizione bizantina.
Oggi è presentata al tempio colei che è Tempio del Verbo di Dio
            Il 21 del mese di novembre, nella tradizione bizantina, si celebra una delle Dodici Grandi feste, cioè quella dell’Ingresso della Madre di Dio nel tempio. È una festa che ha un’origine gerosolimitana, legata a la dedicazione di una chiesa nella Città Santa di Gerusalemme. Molti degli aspetti della festa, presenti nei testi liturgici, ci vengono dal Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha un influsso notevole su diverse feste liturgiche in Oriente ed in Occidente. Nella festa odierna vi troviamo: il corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con un chiaro riferimento anche a Mt 25: “vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine…”; ancora Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi: “Oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio, e Zaccaria la riceve…”; infine il cibo con cui Maria è alimentata dall’arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e i Santi Doni che si ricevono nel tempio, cioè nella Chiesa: “Nutrita fedelmente con pane celeste, o Vergine, nel tempio del Signore, tu hai generato al mondo il Verbo, pane di vita…”.
            La celebrazione del 21 novembre ha un giorno di prefesta, in cui i testi liturgici annunciano quello che sarà uno dei punti costanti nella celebrazione: la gioia del cielo, della creazione tutta, degli angeli e degli uomini per il mistero che Dio adopera in e per mezzo della Madre di Dio. La festa quindi si prolunga fino al giorno 25.
La liturgia del 21 novembre, usando delle immagini bibliche molto forti e spesso per via di contrasto, ci fa vedere Maria, accolta nel tempio, che diventa essa stessa tempio, colei che accoglie: essa è tabernacolo santificato, bimba che è anche abitazione di Dio, arca, tempio spirituale, trono, palazzo, letto nuziale, tutti titoli che la tradizione cristiana le ha applicato nel mistero della sua divina maternità: “…veneriamo la sua dimora santificata, l’arca vivente, che ha accolto il Verbo che nulla può contenere…”; “…da un angelo viene nutrita lei che realmente è tempio santissimo del Santo Dio nostro…”. Lo stesso arcangelo Gabriele, che sarà mandato da Dio a Nazaret per portare a Maria il lieto annuncio della nascita del Verbo di Dio nella carne, è mandato anche adesso a Maria nel suo soggiorno nel tempio: “…tu sei giunta nel tempio del Signore per essere allevata nel santo dei santi, quale creatura santificata. Allora a te, l’immacolata, fu inviato anche Gabriele, per portarti cibo…”; “…ascolta, Vergine giovinetta pura: dica Gabriele il disegno antico e veritiero dell’Altissimo. Apprèstati ad accogliere Dio, perché grazie a te l’immenso abiterà con i mortali.”
Uno dei tropari del vespro riassume in una bellezza quasi unica tutto il mistero della festa: la gioia della creazione, il mistero di Maria diventata figlia e Madre di Dio, la sua verginità e la sua maternità, l’angelo annunciatore della buona novella: “Oggi noi, moltitudini di fedeli qui convenuti, celebria­-mo spiritualmente una festa solenne, e piamente accla­miamo la Vergine, figlia di Dio e Madre di Dio, che viene condotta al tempio del Signore: lei che è stata prescelta da tutte le generazioni, per essere tabernacolo del Cristo, Sovrano universale e Dio di tutte le cose. O vergini, fate stra­da recando lampade, per onorare l’augusto incedere della sem­pre Vergine. O madri, deposta ogni tristezza, seguitela piene di gaudio, per celebrare colei che è divenuta Madre di Dio, causa della gioia del mondo. Tutti dunque, insieme con l’angelo, con gioia gridiamo: Gioisci! alla piena di gra­zia, a colei che sempre intercede per le anime nostre”. Il tropario della festa, inoltre, presenta questo giorno come il preludio della benevolenza e della salvezza di Dio, cioè l’Incarnazione del Verbo di Dio: “Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, e il primo annuncio della salvezza degli uomini…”. Infatti a partire dal giorno 16 novembre la tradizione bizantina inizia la “Quaresima di Natale”, il periodo in cui, soprattutto da un punto di vista ascetico, la Chiesa si prepara alla celebrazione del Natale di nostro Signore Gesù Cristo.
            L’ufficiatura del vespro prevede tre letture dell’Antico Testamento: Es 40, 1ss: la consacrazione della tenda della testimonianza e la presenza gloriosa della nube per indicare la gloria del Signore che la riempie. 3Re 8, 1ss: Introduzione dell’arca dell’alleanza del Signore nel tempio di Salomone. Ez 43,27-44,4: La gloria del Signore che riempie il tempio, e la porta chiusa, aperta soltanto dal Signore. Per quanto riguarda le letture del vangelo, quello del mattutino è la pericope di Lc 1, 39-49. 56: la Visitazione; mentre che nella Divina Liturgia troviamo Lc 10, 38-42; 11, 27-28: la pericope di Marta e Maria e l’acclamazione “beati coloro che ascoltano la Parola di Dio”.
       Nell’ufficiatura del mattutino, il cànone attribuito a Giorgio di Nicomedia (+860) collega ognuna delle odi cantate con la Madre di Dio: “Aprirò la mia bocca, si colmerà di Spirito, e proferirò un discorso per la Madre e regina…”; “Quale sorgente viva e copiosa, o Madre di Dio, rafforza i tuoi cantori…”; “Contemplando l’imperscrutabile consiglio divino della tua incarnazione dalla Vergine, o Al­tissimo, il profeta Abacuc esclamava: Gloria alla tua potenza, Signore”. Inoltre l’ultimo dei tropari di ognuna delle odi ci danno la chiave cristologica di lettura ad ognuna di esse: “Cristo nasce, rendete gloria; Cristo scende dai cieli, andategli incontro; Cristo è sulla terra, elevatevi. Can­tate al Signore da tutta la terra, e con letizia celebratelo, o popoli, perché si è glorificato”; “Al Figlio che prima dei secoli immutabilmente dal Padre è stato generato, e negli ultimi tempi dalla Vergine, senza seme, si è incarnato, al Cristo Dio acclamiamo: Tu che hai innalzato la nostra fronte, santo tu sei, Signore”;Il mostro marino, dalle sue viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta: poiché egli ha pre­ser­vato la madre indenne dalla cor­ruzione cui non era sottostata”.
            L’icona della festa ci mostra la Madre di Dio accolta dal gran sacerdote nel tempio, presentata da Gioacchino ed Anna. Maria è una fanciulla adulta, che entra nel tempio della terra per prepararsi a diventare tempio dell’Altissimo. In un angolo dell’icona vediamo il corteo delle vergini che hanno accompagnato Maria, e a destra l’angelo Gabriele che porta il nutrimento a Maria.
La Madre di Dio, il 21 novembre, è presentata soprattutto come colei che diventa tempio, abitacolo di Cristo, e quindi tipo, immagine di quello che ogni cristiano diventa per mezzo del battesimo. Il suo ingresso, la sua vita nel tempio, sono anche il nostro ingresso, la nostra vita nel tempio cioè in Cristo, secondo il suo vangelo. Questa è, allora, la benevolenza di Dio, la salvezza degli uomini, cioè farli diventare il tabernacolo, il tempio, il trono, il palazzo, l=abitazione di Cristo, Dio tra gli uomini, come canta il tropario proprio della festa: “Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, e il primo annuncio della salvezza degli uomini. Agli oc­chi di tutti la Vergine si mostra nel tempio di Dio, e a tutti prean­nuncia il Cristo. Anche noi a gran voce a lei acclamia­mo: Gioisci, compimento dell’economia del Creatore”.



La bimba
dove abita Dio

di Manuel Nin
Il 21 novembre, nella tradizione bizantina, si celebra una delle Dodici Grandi feste, cioè quella dell'Ingresso della Madre di Dio nel tempio. Di origine gerosolimitana, è legata alla dedicazione di una chiesa. Molti aspetti della festa, presenti nei testi liturgici, vengono dal Protovangelo di Giacomo, un apocrifo che ha avuto un notevole influsso in oriente e occidente.
Da qui provengono questi elementi:  il corteo delle dieci fanciulle che accompagnano Maria, con un chiaro riferimento alla parabola evangelica ("vergini recanti lampade, facendo lietamente strada alla sempre Vergine"); Zaccaria che introduce Maria nel tempio e nel Santo dei Santi ("oggi è condotto al tempio del Signore il tempio che accoglie Dio, la Madre di Dio, e Zaccaria la riceve"); il cibo con cui Maria è alimentata dall'arcangelo Gabriele, prefigurazione del cibo che è la Parola di Dio e dei Santi Doni che si ricevono nella Chiesa ("nutrita fedelmente con pane celeste, o Vergine, nel tempio del Signore, tu hai generato al mondo il Verbo, pane di vita"). 

La celebrazione del 21 novembre, che si prolunga fino al 25, ha un giorno di prefesta, in cui i testi liturgici annunciano la gioia del cielo e della creazione per il mistero che Dio opera nella Madre di Dio e per suo mezzo. La liturgia, con immagini bibliche molto forti e spesso per via di contrasto, mostra Maria accolta nel tempio che diventa essa stessa tempio e colei che accoglie:  essa è tabernacolo santificato, bimba che è anche abitazione di Dio, arca, tempio spirituale, trono, palazzo, letto nuziale, titoli che la tradizione cristiana le ha applicato nel mistero della sua divina maternità ("veneriamo la sua dimora santificata, l'arca vivente, che ha accolto il Verbo che nulla può contenere").
Lo stesso arcangelo Gabriele, che sarà mandato da Dio a Nazaret per portare a Maria l'annuncio della nascita del Verbo di Dio nella carne, è mandato a Maria "giunta nel tempio del Signore per essere allevata nel santo dei santi, quale creatura santificata. Allora a te, l'immacolata, fu inviato anche Gabriele, per portarti cibo". Uno dei tropari del vespro riassume in una bellezza quasi unica tutto il mistero della festa:  la gioia della creazione, il mistero di Maria diventata figlia e Madre di Dio, la sua verginità e la sua maternità, l'angelo che annuncia la buona novella. Il tropario della festa, inoltre, presenta questo giorno come preludio della benevolenza e della salvezza di Dio, cioè dell'Incarnazione.
A partire dal 16 novembre, infatti, la tradizione bizantina inizia la cosiddetta "quaresima di Natale", il periodo in cui, soprattutto asceticamente, la Chiesa si prepara alla celebrazione del Natale di Gesù Cristo. L'ufficiatura prevede tre letture dell'Antico Testamento:  la consacrazione della tenda della testimonianza e la presenza gloriosa della nube per indicare la gloria del Signore che la riempie (Esodo, 40); l'introduzione dell'arca dell'alleanza del Signore nel tempio di Salomone (1 Re, 8); la gloria del Signore che riempie il tempio e la porta chiusa aperta soltanto dal Signore (Ezechiele, 43, 27 - 44, 4).
Nell'ufficiatura del mattutino, il canone collega ognuna delle odi cantate con la Madre di Dio, e l'ultimo dei tropari ne dà una lettura cristologica:  "Il mostro marino, dalle sue viscere, ha espulso come embrione Giona, quale lo aveva ricevuto; il Verbo, dopo aver dimorato nella Vergine e avere assunto la carne, da lei è uscito, custodendola incorrotta:  poiché egli ha preservato la madre indenne dalla corruzione cui non era sottostata".
L'icona della festa mostra la Madre di Dio accolta dal gran sacerdote nel tempio, presentata da Gioacchino e Anna. Maria è una fanciulla che entra nel tempio terreno per prepararsi a diventare tempio dell'Altissimo. In un angolo vi è il corteo delle vergini che l'hanno accompagnata e a destra l'arcangelo Gabriele che le porta il nutrimento.
La Madre di Dio è presentata dunque come colei che diventa tempio di Cristo, immagine di quello che ogni cristiano diventa per mezzo del battesimo. Il suo ingresso e la sua vita nel tempio sono dunque anche il nostro ingresso e la nostra vita nel tempio che è Cristo, secondo il vangelo. Questa è, allora, la benevolenza di Dio e la salvezza degli uomini:  farli diventare abitazione di Cristo, Dio tra gli uomini, come canta il tropario della festa:  "Oggi è il preludio del beneplacito del Signore, e il primo annuncio della salvezza degli uomini. Agli occhi di tutti la Vergine si mostra nel tempio di Dio, e a tutti preannuncia il Cristo".


(©L'Osservatore Romano - 21 novembre 2009)