Il
Sinassario bizantino nella Quaresima di Natale.
Santi
e profeti nell’annuncio dell’Incarnazione di Cristo
La tradizione
bizantina a metta del mese di novembre inizia la cosiddetta Quaresima di Natale,
una preparazione fatta in un modo discreto ed umile. Diverse celebrazioni ne
scandiscono il percorso. Il 9 dicembre la celebrazione della Concezione di
sant’Anna; le commemorazioni dei profeti, dottori, monaci, ed infine le due
domeniche prima di Natale chiamate dei Progenitori e dei santi Padri. La liturgia
bizantina prepara l=umiliazione, la
kenosi del Verbo di Dio nell=umiltà della
liturgia. Dando uno sguardo al sinassario del mese di dicembre, si può vedere
che nell’arco praticamente di tre settimane vi ricorrono tutta una serie di
figure importanti: la Madre di Dio, profeti, martiri, grandi vescovi, monaci. Come
se la liturgia volesse radunare tutti questi grandi cristiani -e radunarci a
noi con loro- per preparare e per testimoniare il mistero dell=Incarnazione del Verbo di Dio.
La Madre di Dio
la troviamo presente nella festa del 9 dicembre, che porta come titolo:
“Concepimento di sant’Anna, Madre della Madre di Dio”, e che contempla la
benedizione di Dio verso Gioacchino ed Anna, ed allo stesso tempo la divina
maternità di Maria: “Una coppia di sposi produce la venerabile e divina
giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso,
immolato per il mondo intero...; …Lo straordinario mistero, profetizzato
dall’eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna: è
Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell’universale Re dei
secoli e per riplasmare la nostra stirpe”.
Cinque profeti vengono celebrati in
questo mese: Naum, Abacuc, Sofonia, Ageo, Daniele e i tre fanciulli Anania,
Azaria e Misaele. Essi vengono presentati come coloro che hanno preannunciato
l’avvento di Cristo. I tropari rileggono i testi dei profeti stessi in un’esegesi
chiaramente cristologica, in modo speciale Abacuc di cui si canta: “Stando
sulla sua divina vedetta, il venerabile Abacuc ha udito il mistero ineffabile
del tuo avvento fra noi, o Cristo, e profetizza l’annuncio che si farà di te,
poiché vede in anticipo i sapienti apostoli come cavalli che sconvolgono il
mare delle genti numerose”. La celebrazione di Daniele e dei tre fanciulli
Anania, Azaria e Misaele li presenta come modelli di vita integra e di virtù: “Ci
ha oggi spiritualmente riuniti, o fedeli, il profeta Daniele e appresta una
mensa di copiose virtú per ricchi e poveri, stranieri e abitanti del paese, e
un calice spirituale che riversa rivi di pietà, rallegra il cuore dei fedeli e
trasmette la grazia dello Spirito Santo…; …anche i tre fanciulli, che, non
d’oro per natura, si rivelano piú provati dell’oro: infatti, non li fuse il
fuoco della fornace, ma li conservò illesi…”. Daniele ancora è cantato da uno
dei tropari come il profeta della divinità di Cristo e della divina maternità
di Maria: “Si onori ora Daniele, sommo tra i profeti: egli vide infatti il
Cristo Dio nostro come pietra tagliata, non per mano d’uomo, dal monte che è
la pura Madre-di-Dio…”.
Le figure
dei martiri sono sempre numerose nel sinassario bizantino, e quattro in modo
speciale nel mese di dicembre: Barbara, Lucia, Sebastiano, Bonifacio. Nella
festa di santa Barbara la liturgia bizantina ne sottolinea il ruolo della croce
dove la martire, come Cristo, vince la morte. Di Lucia il tropario della festa
mette in evidenza la dimensione sponsale in un testo dove si parla della
martire, ma anche della Chiesa e dell’anima di ogni cristiano: “La tua agnella,
o Gesú, grida a gran voce: Te, mio sposo, io desidero, e per cercare te
combatto, sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo; soffro con
te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in te…”
Cinque
figure di grandi vescovi e Padri della Chiesa troviamo radunate in questo
periodo: Giovanni Damasceno, Nicola, Ambrogio di Milano, Spiridione e Ignazio di Antiochia. Giovanni Damasceno la
liturgia bizantina ce lo presenta come teologo e come cantore della fede
cristiana: “Come e ti chiameremo, santo? Giovanni teologo, o Davide il melode?
Arpa spirituale, o flauto pastorale? Tu dai dolcezza all’udito e alla mente,
rallegri le assemblee della Chiesa…”. Gli stessi tropari gli danno numerosi
titoli che ne definiscono la figura: poeta, cantore, guida, ornamento dei
monaci, liturgo, fonte di bellezza per la Chiesa: “Come ti chiamerò, o
celebratissimo? Splendido portatore di luce, illustre guida, liturgo o contemplatore
dei misteri di Dio? Astro che rischiara le Chiese? Lampada che illumina quelli
che sono nella tenebra? Sapientissimo padre Giovanni, hai fatto bella la Chiesa
con inni, cantando con alta ispirazione, toccando la tua cetra, o padre, per
l’energia dello Spirito, a imitazione di quella armoniosissima di Davide…”.
Di Nicola di Mira il Taumaturgo, la tradizione bizantina ne mette in risalto la
figura di vescovo e di taumaturgo, ed anche, con abbondanza di attributi, il
ruolo di intercessore: “Diamo il segno con la tromba dei canti, tripudiamo
festosamente e danziamo esultanti per l’annuale solennità del padre teòforo...
Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon
pastore; i malati facendo l’elogio del medico; quelli che sono nei pericoli,
del liberatore; i peccatori, dell’avvocato; i poveri, del tesoro, gli afflitti,
del conforto; i viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare,
del nocchiero: tutti, facendo l’elogio del grandissimo pontefice…”. La figura
di Ambrogio di Milano, uno dei pochi padri latini presenti nel sinassario
bizantino, ci viene presentata come pastore e teologo, difensore della vera
professione di fede della Chiesa: “Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che
canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse…, cetra
sonora del divino Paraclito; grande strumento di Dio…, tu proclami con
chiarezza un unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a
noi dall’ignara di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e
a lui naturalmente unito; hai cosí represso con la potenza dello Spirito la blasfema
loquacità di Ario…”. Ignazio di Antiochia, celebrato già alle porte del Natale,
ha dei tropari che sono un intreccio di testi ispirati o presi direttamente
alle lettere scritte dal vescovo di Antiochia: “O ferito dalla carità perfetta,
quando la folgorante passione infiammò la tua anima, o sacratissimo, affrettandoti,
o padre, ad andare verso il Sovrano, gridasti quella parola degna d’esser
celebrata: Frumento del Creatore io sono, e bisogna che io sia macinato dai
denti delle fiere, affinché io divenga purissimo pane per il Verbo Dio nostro.
Alcune
figure di santi monaci cospargono questo periodo: Saba, Patapio, Daniele
Stilita. In modo speciale viene celebrato san Saba, con un’ufficiatura propria,
che lo canta come modello per i monaci e per tutti i battezzati: “Saba di mente
divina, simile agli angeli, compagno dei santi, consorte dei profeti, coerede
dei martiri e degli apostoli…, …lampada inestinguibile della continenza,
tersissimo luminare dei monaci, risplendente per i fulgori della carità,
torre inconcussa della pazienza, sostegno e forza di chi ti onora con fede,
tesoro di guarigioni, vero colonizzatore del deserto, da te reso come
giardino divino che produce sacri frutti di salvati…”.
La Madre di
Dio, i profeti, i martiri, i padri ed i monaci costituiscono il percorso, i
punti di riferimento, la pedagogia della Chiesa nel portarci verso la
celebrazione e la contemplazione dell’Incarnazione del Verbo, il nuovo bambino
e Dio prima dei secoli.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco
I profeti e i santi che annunciano
l'Incarnazione di Cristo
l'Incarnazione di Cristo
di Manuel Nin
Nella
tradizione bizantina a metà novembre inizia la quaresima di Natale, una preparazione
fatta in un modo discreto e umile. Diverse celebrazioni ne scandiscono il
percorso: il concepimento di sant'Anna; le commemorazioni di profeti,
dottori, monaci, le due domeniche prima di Natale chiamate dei progenitori e
dei santi Padri. La liturgia bizantina prepara l'umiliazione (kènosis)
del Verbo di Dio nell'umiltà della liturgia. Nel sinassario di dicembre
ricorrono la Madre di Dio, profeti, martiri, vescovi, monaci, come se la
liturgia volesse radunare questi grandi cristiani - e noi con loro - per
preparare e testimoniare il mistero dell'Incarnazione.
La Madre di Dio è presente nella festa del concepimento di sant'Anna, "madre della Madre di Dio", che contempla la benedizione di Dio verso Gioacchino e Anna, con la divina maternità di Maria: "Una coppia di sposi produce la venerabile e divina giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso, immolato per il mondo intero; lo straordinario mistero, profetizzato dall'eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna: è Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell'universale Re dei secoli e per riplasmare la nostra stirpe".
La Madre di Dio è presente nella festa del concepimento di sant'Anna, "madre della Madre di Dio", che contempla la benedizione di Dio verso Gioacchino e Anna, con la divina maternità di Maria: "Una coppia di sposi produce la venerabile e divina giovenca dalla quale in modo inesprimibile procederà il vero vitello grasso, immolato per il mondo intero; lo straordinario mistero, profetizzato dall'eternità, si mostra oggi in un infante nei lombi della casta Anna: è Maria, la bimba divina, preparata per divenire dimora dell'universale Re dei secoli e per riplasmare la nostra stirpe".
Cinque profeti - Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Daniele - vengono celebrati con i tre fanciulli Anania, Azaria e Misaele come coloro che hanno preannunciato l'avvento di Cristo: "Stando sulla sua divina vedetta, il venerabile Abacuc ha udito il mistero ineffabile del tuo avvento fra noi, o Cristo, e profetizza l'annuncio che si farà di te, poiché vede in anticipo i sapienti apostoli come cavalli che sconvolgono il mare delle genti numerose". Daniele e i tre fanciulli sono presentati come modelli di vita integra e di virtù, "che, non d'oro per natura, si rivelano più provati dell'oro: infatti, non li fuse il fuoco della fornace, ma li conservò illesi". E Daniele è cantato come profeta della divinità di Cristo e della divina maternità di Maria: "Si onori ora Daniele, sommo tra i profeti: egli vide infatti il Cristo Dio nostro come pietra tagliata, non per mano d'uomo, dal monte che è la pura Madre di Dio".
Quattro martiri - Barbara, Lucia, Sebastiano, Bonifacio - sono ricordati in
dicembre. Per Barbara la liturgia bizantina sottolinea il ruolo della croce
dove la martire, come Cristo, vince la morte. E di Lucia il tropario della
festa mette in evidenza la dimensione sponsale della martire, della Chiesa e
dell'anima di ogni cristiano: "Te, mio sposo, io desidero, e per
cercare te combatto, sono con te crocifissa e con te sepolta nel tuo battesimo;
soffro con te, per poter regnare con te, e muoio per te, per vivere in
te".
Grandi vescovi e Padri della Chiesa
- Giovanni Damasceno, Nicola di Mira, Ambrogio di Milano, Spiridione e Ignazio
di Antiochia - sono radunati in questo periodo. Il Damasceno è presentato come
teologo e cantore della fede: "Sapientissimo padre Giovanni, hai
fatto bella la Chiesa con inni, cantando con alta ispirazione, toccando la tua
cetra, o padre, per l'energia dello Spirito, a imitazione di quella
armoniosissima di Davide". Di Nicola la tradizione bizantina mette in
risalto la figura di taumaturgo e intercessore: "Pastori e maestri,
conveniamo insieme per lodare il pastore emulo del buon pastore; i malati
facendo l'elogio del medico; quelli che sono nei pericoli, del liberatore; i peccatori,
dell'avvocato; i poveri, del tesoro, gli afflitti, del conforto; i
viaggiatori, del compagno di viaggio; quelli che sono in mare, del
nocchiero".
Ambrogio, uno dei pochi Padri latini
presenti nel sinassario bizantino, è presentato come difensore della vera professione
di fede della Chiesa: "Padre santo, Ambrogio sacratissimo, lira che
canta per tutti noi la melodia salvifica delle dottrine ortodosse, cetra sonora
del divino Paraclito; grande strumento di Dio, tu proclami con chiarezza un
unico Figlio in due nature, fatto carne, che si è manifestato a noi dall'ignara
di nozze, e che è consustanziale al Padre, al Padre coeterno e a lui
naturalmente unito; hai così represso con la potenza dello Spirito la blasfema
loquacità di Ario".
Ignazio di Antiochia viene celebrato
alle porte del Natale con un intreccio di testi ispirati o presi dalle sue
lettere: "O ferito dalla carità perfetta, quando la folgorante
passione infiammò la tua anima, o sacratissimo, affrettandoti, o padre, ad
andare verso il Sovrano, gridasti quella parola degna d'esser celebrata:
Frumento del Creatore io sono, e bisogna che io sia macinato dai denti delle
fiere, affinché io divenga purissimo pane per il Verbo Dio nostro".
Tra i
santi monaci di questo periodo - Saba, Patapio, Daniele Stilita
- in modo speciale viene celebrato san Saba, "simile agli angeli, compagno
dei santi, consorte dei profeti, coerede dei martiri e degli apostoli, lampada
inestinguibile della continenza, tersissimo luminare dei monaci, risplendente
per i fulgori della carità". La Madre di Dio, i profeti, i martiri, i
Padri e i monaci sono così i punti di riferimento verso la celebrazione e la
contemplazione dell'Incarnazione del Verbo, il nuovo bambino e Dio prima dei
secoli.
P. Manuel Nin
Pontificio Collegio Greco