Tradizione
liturgica siro-orientale.
Bibliografia.
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Vengono chiamate Chiese Siro orientali
quelle comunità cristiane situate nella Persia e nella Mesopotamia, eredi
della tradizione esegetica e teologica della sede patriarcale di Antiochia. Il
nome di "nestoriane" veniva loro dato dalle altre Chiese cristiane in
tanto che questa Chiesa propone una formula di fede in cui vengono citati come
maestri autori come Diodoro di Tarso e Teodoro di Mopsuestia che dalle Chiese
dell'Impero erano considerati come i maestri di Nestorio. Rifiuta il concilio
di Efeso (431) ed è la prima che si stacca dalla Chiesa Imperiale. La
fondazione di questa Chiesa rissale probabilmente verso l'inizio del secondo secolo,
ma lo sviluppo principale si colloca sotto il dominio dei sassanidi all'inizio
del terzo secolo -fu un'epoca di grande sviluppo ma anche di grandi
persecuzioni per questa Chiesa-, fino alle invasioni arabe verso 632. La sede
metropolitana di questa Chiesa è prima Antiochia e, dopo la rottura che va
dalla fine del IV sec. Alla prima metà del V sec., diventa Seleucia-Ctesifonte.
Fu una Chiesa con uno slancio missionario molto spicco, e i missionari di
questa Chiesa arrivarono senz'altro fino all'India ed in Cina. Per quanto
riguarda la produzione letteraria di questa tradizione ecclesiale, i secoli
III-IV hanno gli stessi autori della tradizione siro occidentale: Afraate,
Efrem. Dopo la prima metà del V secolo, con l’affermazione dell’indirizzo
prettamente antiocheno sia a livello esegetico che cristologico, troviamo
autori come Ibas (+457), Narsai (+503). Dopo le invasioni del VII secolo si
sviluppa un’importante letteratura siro orientale con nomi come: Abramo di
Natpar, Giuseppe Hazzaya, Martyrios (Sahdona), Isacco di Ninive. Il centro
culturale iniziale della Chiesa e, dunque, della liturgia siro-orientale fu la
città di Edessa, asse della cultura semitico cristiana che si aprì verso la
Persia e arrivò fino all'India; Edessa fu la sede di una importantissima scuola
teologica, di cui Sant'Efrem sarà uno dei nomi più rilevanti. Il centro
ecclesiastico più importante, sopratutto dopo la caduta di Edessa in mani dei
persiani nel 363, fu Seleucia-Ctesifonte, città situata accanto al fiume Tigri.
Ci troviamo con una liturgia dal volto fortemente semitico, che ha avuto un
influsso assai debole da parte ellenistica.
La
liturgia siro-orientale può considerarsi come una liturgia che ha il suo
origine remoto nel ramo siro-antiocheno, benché tappe di allontanamento dalla
sede patriarcale di Antiochia portano questa famiglia liturgica ad
un'evoluzione per conto proprio. Possiamo conoscere le diverse tappe
dell'evoluzione della liturgia siro-orientale a partire specialmente di due
fonti che sono: per i primi secoli i commenti alla liturgia che troviamo in
area siro-orientale, e per i secoli posteriori i diversi manoscritti -e più
tardi le diverse edizioni- che ci trasmettono il testo dell'eucaristia, degli
altri sacramenti oppure dell'ufficiatura. Tra i principali commentatori della
liturgia siro-orientale, accenno soltanto alcuni nomi: Teodoro di Mopsuestia
(+428), autore di un importante corpus di Omelie Catechetiche in cui
viene commentata anche la celebrazione eucaristica; Narsai di Edessa (V sec.)
autore di una serie di Omelie Metriche di un grande contenuto teologico e
liturgico; Gabriele Qatraia (VII sec.) autore di una spiegazione simbolica
della celebrazione eucaristica, e che offre delle buone informazioni
liturgiche; Pseudo Giorgio di Arbela (IX-X sec.) autore anche di un commento
simbolicamente molto sviluppato alla liturgia. Troviamo nella storia della
liturgia siro-orientale tre tappe importanti di evoluzione liturgica: a) La
riforma del "catolicos" Isho'yahb III (650-658), che promuove
l'unificazione di diversi riti della Chiesa siro-orientale. Fa specialmente una
codificazione dell'ufficiatura, prende quasi unicamente le grandi ore: vespri,
vigilie e lodi, e le altre ore le lascia per i monasteri a cui permette anche
di adattare le vigilie con una distribuzione salmica più adatta alle loro
abitudini. b) La riforma di Elia II (1176-1190) che arricchisce l'ufficiatura
con una serie di preghiere fatte dopo ognuno dei salmi o dei gruppi dei salmi. c)
La riforma di Yahballaha (1190-1223)che raggruppa il cosiddetto Gazza
-tesoro-, che è una raccolta di inni liturgici.
Maria
nell’anno liturgico siro-orientale.
Il ciclo liturgico siro orientale è
formato da nove periodi: 1 Subbara (Annunciazione), che comprende
le quattro domeniche con cui inizia il ciclo liturgico: Annunciazione della
nascita di Giovani Battista; annunciazione della nascita di Cristo; nascita di
Giovanni Battista e nascita di Cristo. In questo tempo vengono contemplati i
due annunci e le due nascite, di Giovanni e di Gesù. Tra il Subbara e il
Denha c'è la festa del 25 dicembre, Natale, e il 26 la festa delle
Congratulazioni alla Vergine Maria. 2 Denha (Manifestazione), periodo
che dura tra 4 e 9 settimane a partire del 6 gennaio. Alla fine di questo tempo
troviamo il periodo chiamato delle "Rogazioni di Ninive" oppure dei
"Niniviti", che è una pre quaresima con la durata di 20 giorni. 3
Sauma (Digiuno), periodo che comprende sette settimane di digiuno a
partire di lunedì primo fino alla Settimana Santa. 4 Qyamta (Risurrezione),
che comprende sette domeniche fino alla Pentecoste; il giovedì della sesta
settimana si celebra la festa dell'Ascensione. 5 Shlihe (Apostoli),
che comprende sette domeniche a partire dalla Pentecoste. 6 Qayta
(Estate), periodo di sette domeniche, a partire della settima dopo Pentecoste.
7 Eliyya (Elia), periodo di 6 oppure 7 domeniche. 8 Moshe
(Mosè), periodo che può comprendere tra 1, 4 oppure 7 domeniche, fino alla
prima domenica della Dedicazione. 9 Quddash'edta (Dedicazione
della Chiesa); è un periodo che comprende quattro domeniche, dall'ottava prima
di Natale. È un tempo in cui viene commemorata la Chiesa come comunità dei
fedeli che si raduna per pregare, che è comunità dedicata a Dio, comunità
offerta da Cristo al Padre come porzione scelta e dedicata.
La figura della Vergine Maria, nella
tradizione siro orientale è meno presente che in quella occidentale; pur
rifiutando il titolo di “Madre di Dio” a Maria, essa viene invocata come Madre
di Cristo. Con un ciclo di feste mariane piuttosto ridotto. Più che feste
speciali dedicate a Maria, essa viene venerata all’interno dell’anno liturgico,
a cominciare dal periodo del Subbara; in esso, specialmente nella
seconda e la quarta delle domeniche Maria viene venerata come madre del Messia,
vergine da cui nasce il Cristo. Il giorno 26 dicembre o il venerdì dopo Natale
troviamo la celebrazione delle congratulazione alla Vergine Maria, celebrandone
soprattutto la sua maternità verginale. Tre feste di origine agricola troviamo
in questa tradizione, allo stesso modo che le troviamo nella tradizione siro
occidentale: il giorno 15 dei mesi di gennaio “nostra Signora delle sementi”,
maggio “nostra Signora delle spighe”, e agosto “nostra Signora delle vigne”. Il
giorno 15 agosto inoltre si celebra il Transito di Maria, come festa della sua
glorificazione in cielo.
La Chiesa siro orientale cattolica ha
introdotto inoltre nel calendario le feste dell’8 settembre, nascita della
Madre di Dio; 8 dicembre, l’Immacolata concezione; il 25 marzo,
l’Annunciazione; il 2 giugno, la Visitazione; il 2 febbraio, la Presentazione
di Gesù al tempio.
Maria
nelle anafore siro-orientali.
La liturgia siro-orientale si serve di
tre anafore attribuite a Teodoro di Mopsuestia, Nestorio e Addai e Mari. In
riferimento a Maria essa viene invocata nella narrazione dopo il Santo, come la
Vergine santa in cui Dio Verbo si è rivestito della nostra umanità, il corpo
mortale, l’anima razionale e intelligente ed immortale, per la potenza dello
Spirito Santo (anafora di Teodoro di Mopsuestia). L’anafora di Nestorio,
nella narrazione dopo il Santo, accenna al Dio Verbo nato (fatto) da donna.
Nell’anafora di Addai e Mari, una delle anafore cristiane più arcaiche,
troviamo soltanto un riferimento al Verbo di Dio nato da donna, nella
preghiera dopo il Santo, e nelle intercessioni prima della conclusione
dell’anafora l’accenno a Maria santa e sempre vergine, su cui Dio ha
effuso la sua grazia.
P. Manuel Nin osb
Roma