Per annunciare
ad Adamo che ho visto Dio
fatto bambino
ad Adamo che ho visto Dio
fatto bambino
di Manuel
Nin
"Il
quarantesimo giorno dopo l'Epifania è qui celebrato veramente con grande
solennità". Così la pellegrina Egeria, nella seconda metà del iv secolo,
ci dà testimonianza della celebrazione a Gerusalemme, nella basilica della
Risurrezione, della festa dell'Incontro del Signore, con la proclamazione del
vangelo di Luca (2, 22-40). La festa del 2 febbraio è una delle Dodici Grandi
feste dell'anno liturgico, e così la considera Egeria paragonandola quasi alla
Pasqua. Tra i secoli v e vi viene celebrata ad Alessandria, Antiochia e
Costantinopoli e, alla fine del vii secolo è introdotta a Roma da un Papa di
origine orientale, Sergio i, che vi introdurrà anche le feste della Natività di
Maria (8 settembre), dell'Annunciazione (25 marzo) e della Dormizione della
Madre di Dio (15 agosto).
Con il titolo di "incontro" (hypapànte) la Chiesa bizantina in questa festa vuol soprattutto sottolineare l'incontro di Gesù con l'anziano Simeone, cioè l'Uomo nuovo con l'uomo vecchio, e l'adempimento dell'attesa di tutto il popolo di Israele rappresentato da Simeone e Anna. La festa ha un giorno prefestivo e un'ottava. L'ufficiatura del giorno, molto ricca dal punto di vista cristologico, sottolinea il mistero dell'incontro del Verbo di Dio incarnato con l'uomo, "il nuovo bambino", "il Dio prima dei secoli" - come lo cantavamo a Natale - viene incontro all'uomo. Uno dei tropari del vespro è entrato anche come canto di offertorio della liturgia romana: "Adorna il tuo talamo, o Sion, e accogli il Re Cristo; abbraccia Maria, la celeste porta, perché essa è divenuta trono di cherubini, essa porta il Re della gloria; è nube di luce la Vergine perché reca in sé, nella carne, il Figlio che è prima della stella del mattino".
Nei testi dell'ufficiatura
ci viene offerta tutta una raccolta di immagini bibliche applicate alla Madre
di Dio con un retroterra chiaramente cristologico. Tipiche e bellissime
risultano confessioni cristologiche in un costante gioco di contrasti:
"Colui che portano i cherubini e cantano i serafini" eccolo
"nelle braccia di Maria" e "nelle mani del santo
vegliardo". E Simeone, "portando la Vita, chiede di essere
sciolto dalla vita", con un riferimento conclusivo direttamente
pasquale: "Lascia che io me ne vada, o Sovrano, per annunciare ad
Adamo che ho visto il Dio che è prima dei secoli fatto bambino".
L'ufficiatura
del vespro prevede anche tre letture veterotestamentarie. La prima è tratta dai
libri dell'Esodo (13) e del Levitico (12), con la presentazione e consacrazione
a Dio dei primogeniti collegata alla festa della Presentazione di Gesù nel
tempio il quarantesimo giorno dopo la sua nascita. Le altre due letture sono
tratte dal profeta Isaia (6 e 12), con il tema della santità di Dio e della sua
salvezza portata all'uomo.
La stessa icona della festa si fonda sui testi dell'Esodo, con la presentazione dei primogeniti, e soprattutto sul vangelo di Luca con l'incontro del Bambino con Simeone. L'icona mette in luce particolarmente l'incontro di Dio con l'uomo insistendo ancora una volta sul mistero dell'Incarnazione. La distribuzione iconografica è molto chiara: Gesù bambino al centro, poi ai lati, più vicini, Maria e Simeone, e poi Giuseppe e Anna. In fondo l'altare e il baldacchino che lo copre, richiamando la disposizione tipica dell'altare cristiano: baldacchino, altare ed evangeliario sopra.
La stessa icona della festa si fonda sui testi dell'Esodo, con la presentazione dei primogeniti, e soprattutto sul vangelo di Luca con l'incontro del Bambino con Simeone. L'icona mette in luce particolarmente l'incontro di Dio con l'uomo insistendo ancora una volta sul mistero dell'Incarnazione. La distribuzione iconografica è molto chiara: Gesù bambino al centro, poi ai lati, più vicini, Maria e Simeone, e poi Giuseppe e Anna. In fondo l'altare e il baldacchino che lo copre, richiamando la disposizione tipica dell'altare cristiano: baldacchino, altare ed evangeliario sopra.
Bisogna
sottolineare ancora la somiglianza tra Simeone e Anna, per disposizione e
caratteristiche iconografiche, e Adamo ed Eva nell'icona pasquale della discesa
di Cristo agli inferi: con lo stesso sguardo Simeone e Adamo, e Anna ed
Eva si rivolgono a Cristo sia nell'una che nell'altra delle icone. In quella
del 2 febbraio è Simeone che si china per accogliere e abbracciare Cristo; in
quella della Pasqua è Cristo che si china per accogliere e abbracciare Adamo.
L'icona della festa dell'Incontro diventa così preannuncio dell'altro grande
incontro: quando l'Uomo nuovo, Cristo scende nell'Ade per riscattarne
l'uomo vecchio, Adamo.
La festa del 2 febbraio è dunque una festa dal carattere fortemente pasquale, e della risurrezione è un annunzio evidente. "Gioisci, Madre di Dio Vergine piena di grazia: da te infatti è sorto il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, che illumina quanti sono nelle tenebre. Gioisci anche tu, o giusto vegliardo, accogliendo fra le braccia il liberatore delle anime nostre che ci dona anche la risurrezione". Questo tropario della festa, che si conclude con la frase "ci dona anche la risurrezione", riecheggia i versi conclusivi del tropario pasquale, che recita "e a coloro che sono nei sepolcri ha fatto il dono della vita". Così la festa dell'Incontro di Gesù bambino con l'anziano Simeone è la festa dell'incontro di Dio, per mezzo dell'incarnazione del Figlio, con l'umanità, con ogni uomo. Incontro che ha luogo nel Tempio, cioè nella vita ecclesiale di ogni cristiano, di ognuno di noi.
La festa del 2 febbraio è dunque una festa dal carattere fortemente pasquale, e della risurrezione è un annunzio evidente. "Gioisci, Madre di Dio Vergine piena di grazia: da te infatti è sorto il sole di giustizia, Cristo Dio nostro, che illumina quanti sono nelle tenebre. Gioisci anche tu, o giusto vegliardo, accogliendo fra le braccia il liberatore delle anime nostre che ci dona anche la risurrezione". Questo tropario della festa, che si conclude con la frase "ci dona anche la risurrezione", riecheggia i versi conclusivi del tropario pasquale, che recita "e a coloro che sono nei sepolcri ha fatto il dono della vita". Così la festa dell'Incontro di Gesù bambino con l'anziano Simeone è la festa dell'incontro di Dio, per mezzo dell'incarnazione del Figlio, con l'umanità, con ogni uomo. Incontro che ha luogo nel Tempio, cioè nella vita ecclesiale di ogni cristiano, di ognuno di noi.
P. Manuel Nin osb
Rettore
Pontificio Collegio Greco
Nota: Pubblicato aull’Osservatore Romano del 2 febbraio 2009